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Diario dal Braccio - di Fabrizio De Rosso

Questo diario è dedicato a Todd, Amber, Karmen e Kameron Willingham e ad Anna, Lydia, Lorenzo, Alberto, Anto, Sabrina,  Stefania e Isabella, che mi hanno sostenuto e incoraggiato nella preparazione e nella realizzazione del viaggio in Texas.

 

Cameron Todd Willingham nacque il 9 gennaio 1968 ad Ardmore, Oklahoma. Il 23 dicembre 1991, a seguito di un incendio sviluppatosi nella sua casa di Corsicana, Texas, le sue tre figlie Amber (30 mesi) e Karmen e Kameron (12 mesi) persero la vita. Todd fu accusato di aver volontariamente causato l'incendio – fatto da lui sempre negato – e, dopo un breve processo, condannato a morte dallo stato del Texas. Nel 1993 iniziai con lui una corrispondenza che è proseguita fino alla sua esecuzione, il 17 febbraio 2004. [*]

Quella che segue è la cronaca del mio viaggio, avvenuto dall'11 al 16 febbraio 2004, e del nostro incontro presso la Allan B. Polunsky Unit, il Braccio della Morte di Livingston, Texas.

 

 

11 febbraio

 

Let it begin then! 8.10 a.m., over the Alps. Alla partenza da Venezia, shock da aeromobile standard, ovvero me la faccio sotto come al solito. Nuvole grigie. Un mare. Strati di nuvole leggere che corrono su altre nuvole che sembrano immobili. Mangiato tramezzino e plum-cake. Acqua gelata. Stomaco brontola. Vi penso tutti, vi porto tutti con me.

Inizia la discesa su Parigi… oooh... le mie coronarie, non so se ce la faranno a reggere. Mani che sudano, tachicardia. Scrittura in vistoso peggioramento.

Virata a sinistra. Nuvole increspate. Boutique Alitalia aperta… chi se ne frega. Buy duty now.

Cinzia mi ha chiesto: cosa gli dirai ? Non lo so. Per ora tutto è un miracolo (soprattutto essere ancora vivi), il Texas è un punto sul mappamondo, un luogo della mente. Lontano come la stella polare. Questo volo sembra cortissimo. Christa ( la mia host negli USA), esisti veramente? Ci sarai a Houston? Avrò anche questa botta di fortuna? Dio mio, qui la lista dei debiti si allunga sempre più. Non mi basterà una vita per ripagarli.

Le orecchie fischiano. La discesa è lenta. Christa, my saviour, Christ my Saviour. Sono in una botte di ferro, or so it seems! Quello seduto vicino a me dorme da quando siamo saliti sull'aereo. Mi fa una rabbia! Lo strangolerei volentieri. In alternativa, gli urlerei in un orecchio STIAMO PRECIPITANDO CONFESSA I TUOI PECCATI ALL'ONNIPOTENTE !

Virata a destra. Wow. Stiamo per entrare nelle nuvole. Speriamo non ci sia la sorpresa dentro, tipo muraglia cinese. Ma  come fa il pilota a sapere che non c'è la sorpresa? Mah, o comandante, console romano, porti le sue legioni in salvo, please. Non si vede nulla, si balla il rock soltanto.

Segnale di allaccio cinture. E chi se l'è mai tolte, mia gentile hostess?

Virata a destra ancora. Giù!

 

Ci sono! L'aereo per Huston! (1 hour late) Che spettacolo! Un Boeing 777/200. Che aereo. In fondo, stavolta. Davanti, una spagnola: di lato, una coppia di anziani signori indiani, dell'India intendo.

Si parte. Il Charles De Gaulle è una meraviglia per gli occhi. Vedo un 747 al traino e decine di altri aerei. ETA Houston: 15.30. Christa mi dispiace, non andartene mi raccomando!

Sullo scivolo, un Clouseau perquisisce me e bagaglio. Apre borsa e borsello. Mi fa togliere le scarpe e le controlla. Colmo dei colmi, quello zozzone appoggia il cardigan e un libro a terra! Perfino la penna controlla, l' inquisitore!

 

A bordo, compilo due moduli per Georgie boy! Dear Georgie boy, che ti frega di dove alloggerò o della mia data di nascita? Vorrei davvero essere entrato in contatto con livestock e diffondere lì in USA qualche pericolosa malattia dei polli. Non credo si noterebbe la differenza tra i tuoi elettori, Georgino caro!

Siamo sulla runway (di nuovo, oh non di nuovo nello stesso giorno!) Vai con Dio, teacher. Non creparmi adesso, a un passo dagli States! Piove. Il pleut sur la ville comme il pleut dans mon coeur.

Siamo in coda per il decollo. Siamo i terzi, mi sembra. Davanti il 747 di prima. Eh beh, ubi maior…

Is the world THAT big?

No, siamo quarti... o quinti? Quinti. Accidenti, non si parte più. ETA: 16.00. Il comandante: siamo ottavi. OTTAVI? Christa, please, WAIT!

 

Da qualche parte sopra il Labrador. Miglia percorse 2148, da percorrere 3000 e spiccioli. Pranzato sontuosamente, ascoltato Handel e Chieftains. Ora scrivo perché almeno faccio qualcosa. Gli steward ci hanno messo a nanna alle due, obbligandoci ad abbassare gli scuri degli oblò.

Adesso però sono stufo di buio. Dormito una mezz'oretta, impossibile dormire di più. Ma is the world THAT big? Stamani il Charles De Gaulle era una festa di popoli e abbigliamenti – un certo numero di persone in maniche corte come me! Texani, ovviamente, in coda con me all'imbarco, con quella parlata molto cow class, camicie aperte sul petto villoso, crociazze da chilo al collo, jeans e occhiali a goccia modello Venditti. Gente che è venuta a Paris per comprare profumi, immagino.

Il rombo dei motori mi assorda, sono seduto vicino al dx. Handel al turbopropulsore. Io pensavo la rotta Parigi-Houston l'avessero fatta tirando una linea col righello, le due estremità posizionate sulle due città. Macché, questi fanno il giro panoramico, con tanto di Canada e East Coast.

Ma George Bush Intercontinental è il nome dell'aeroporto o quello di una nota multinazionale del crimine? O ancora la versione terzo millennio di USA, con definitivo passaggio alla dinastia Bush?

Ma Georgie, tu non hai figli maschi VERO?

Oh che bello, ho trovato il pulsante della luce! Una vita che scrivevo quasi alla cieca, senza accorgermi delle risorse hi-tech Air France.

Tornando al George Bush Intercontinental, posso almeno dare un calcio ad un cestino di cotanto aeroporto? Fare pipì su di una pianta ornamentale? Cantare Bandiera Rossa nei cessi? […]

Comunque, mi aspetto un terzo grado alla US Immigration. Il problema è che, non essendo Neo, non posso give them the finger  and say I want my phone call (fargli vedere il dito medio e dire loro che voglio fare la mia telefonata). Devo fare il bravo, lasciarmi inquisire, giurare fedeltà alla Costituzione e alla bandiera, NO a te NO, Georgie boy, tutto ma questo NO.

Sul modulo che ho compilato ci sono domande del tipo: lei è venuto negli Usa con l'intenzione di commettere un crimine o avviare un'attività delittuosa o immorale? E' stato mai coinvolto in attività di spionaggio e sabotaggio? Tra il 1933 e il 1945 è stato coinvolto in persecuzioni associate alla Germania nazista? (giuro, non ho bevuto che acqua, c'è scritto così) Ha mai trattenuto presso di sé unbambino la cui custodia era stata affidata a un cittadino statunitense?

E dove lo trovano il mona che gli risponde di sì?

 

Siamo ora sulla Goose Bay. Sterminate distese di terre brulle e innevate. Fabriziodaseghedivelo. Chi l'avrebbe mai detto? Grazie Wilbur, grazie Orville. Grazie Georgie boy che ci dai l'aeroporto dove atterrare. Tutto questo è molto bello. Un disvelamento, una meraviglia, un lusso per pochi. Mi vergogno un po’, lo ammetto. Ma sono anche contento di questo dono.

Molti come me seguono sui piccoli monitor l'aggiornamento in tempo reale sul volo (quota, velocità, distanza restante ....) Adesso sono le 10.19 in Texas. In Italia sta calando la notte. Qui il sole è alto. The longest day in my life. Ma quando si arriva?

Siamo a metà strada circa.

 

Lake Huron, meno di 2000 km all'arrivo. Cerchio alla testa.

“Questo tu percepisci, che fa il tuo amore più forte, così da amare appieno chi devi lasciare presto” (sonetto 73 di Shakespeare)

Bello il tuo libro Anto (“Il ragazzo che amava Shakespeare”, di Bob Smith). Proprio bello. Commovente, poetico. Fellinianamente la realtà guarda. Mai banale. Storie di persone umili ma mai umiliate. Mi piace molto che Bob abbia saputo non rimanere prigioniero della sua educazione, del cattolicesimo da suore di cui si era nutrita la sua infanzia; che non si sia lasciato al risentimento, alla cupezza dopo un'infanzia vissuta con una madre fissata con le pulizie. Che abbia amato la vita attraverso la sorella prima e i vecchi poi, che abbia cercato di conservare tracce del passato, con devozione, preservandole dalla devastazione del tempo. Una lezione di vita, di quelle che ogni teacher che si rispetti vorrebbe poter dare.

 

Stiamo per sorvolare il lago Michigan. 1021 miglia a Huston. Tra le nubi, uno squarcio di lago. Ecco, vedo la riva laggiù. L'ala dx è così inclinata verso l'alto che sembra quella di un uccello per davvero. Un albatro in procinto di dare un nuovo battito. Penso a Todd ma non mi viene in mente niente. Come sarà?

Stile “Dead Man Walking”, battute e qualche machismo prima delle lacrime finali, strazianti? Un incontro sobrio, fatto di sguardi? Un cerchio familiare, con tutti che parlano a tutti, uno per volta? Un incontro con preghiere, letture di salmi? Non ne ho idea.

E io che ci farò lì? Abbiamo sempre comunicato per lettera. Come ce la caveremo parlando?

 

Ci siamo, stiamo atterrando. Leggo l'altezza sul display: 3000 piedi, 2500, 2300. 2000. Rimane fermo sui 2000 per un po’. Nuvole tutto intorno. 316 km all'ora.

1800, 1500, 1000 piedi. Nuvole ancora.

Ai 350 piedi vedo le prime case, poi la pista. L'aereo tocca e si sente, eccome. Grosso e pesante, ci mette un bel po’ prima di fermarsi.

Sono in Texas. Dopo un bel po’ di giri ci fermiamo. Guardo l'orologio, sono le 15.30. Scendiamo e ci avviamo all'immigrazione. Il poliziotto mi guarda, apre il passaporto e mi chiede perché sono negli USA. I suoi bicipiti mi sconsigliano dal rispondergli che sono cazzi miei.

 

Sono qui per un amico.

Da quanto siete amici?

Da 12 anni.

Quando vi siete conosciuti?

Non ci siamo mai incontrati, ci scriviamo.

Come hai fatto a sapere di lui?

Su un giornale.

E perché gli hai scritto?

OK, ne ho abbastanza.

E' nel braccio della morte. Tra quattro giorni lo uccidono.

Mi guarda senza dire una parola per un pò. Mi fa mostrare il biglietto di ritorno, poi mi fa cenno di andare. Il tizio alla dogana si fa dare l'altro modulo, sogghigna mentre mi chiede se sono sicuro delle risposte che ho dato. Poi mi fa cenno di proseguire.

Sono fuori. Mi guardo intorno. Vedo una rossa seduta. Mi avvicino: are you Christa...? L'abbraccio, felice.

Fuori c'è Troy (io non lo so ma non è Troy, è Heiko) con il pick-up verde. Salgo e parliamo di Todd, di loro due, della pena di morte e dei detenuti, del Texas. Parla solo Christa, Troy non risponde alle mie domande e io lascio perdere e converso con lei solamente.

Il pick-up si ferma davanti ad una specie di fortezza in mattoni rossi. E' la Death Row, il Braccio della Morte, di Huntsville, the Walls come la chiamano i detenuti, dove anche Todd verrà portato per morire.

Fuori, all'imbocco del viale d'accesso, due poliziotti impediscono di avvicinarsi. Dall'altro lato, un drappello di persone con in mano candele e poster. No to the death penalty.

Realizzo che è una veglia per qualche condannato. Anche Christa tira fuori una grossa candela profumata alla vaniglia e l'accende, ma il vento la spegne. E' costretta ad accenderla più volte, invano. Sono le 17.50. Alle 18.00 un condannato verrà ucciso. Il cognome è Legronde o qualcosa del genere [**]. I minuti scorrono, un fotografo ci chiede il permesso di fotografarci: Christa dice di sì. Sono colto di sorpresa, non mi aspettavo una cosa del genere così di brutto. Rimaniamo in silenzio, osserviamo il silenzio per Legronde.

Chiedo a Christa dov'è il cimitero che accoglie i detenuti uccisi, che ho visto in una foto mandatami da Todd. Lei dice che è fuori dal carcere, che si può visitarlo. Risaliamo in macchina e mi ci portano. Lungo la strada, una distesa di qualche centinaia di croci di legno, stile cimitero militare della seconda guerra, a malapena distinguibili nell'ultima luce del giorno.

Ripartiamo alla volta di Livingston, della guest-house (pensione). Nessuno ha voglia di parlare. Sono a pezzi, la testa mi fa male, la strada è ancora lunga. A Livingston, ci fermiamo un attimo alla Polunsky Unit, il carcere dove si trova Todd. Sono qui, brother. Una serie interminabile di luci fa intuire quanto grande è questa prigione.  Mi indicano il portone principale. Oltre a qualche centinaio di condannati a morte, la prigione ospita circa tremila detenuti comuni.

Ripartiamo e, man mano che procediamo, mi faccio il conto di quanto mi ci vorrà a piedi l'indomani. Dopo aver percorso una distanza che mi sembra lunghissima, arriviamo. Entriamo e mi sembra tutto molto bello. Ci salutiamo con calore. Mi guardo un pò intorno, mi faccio la doccia e vado a letto.

 

 

12 febbraio

 

Day 2: otto ore nel braccio. OK, ci siamo. Todd sono qui.

Sveglia alle 6.15, colazione, alle 6.50 in strada. A piedi, 55 minuti. Alle otto meno un quarto sono alla prigione. Alle 8.10 varco la soglia del parlatorio, la visitation room. A destra le macchinette del cibo e delle bevande, a sinistra una fila di postazioni – una trentina – con due telefoni ciascuna. Separate da uno spesso vetro, altrettante gabbie metalliche, ognuna con la sua porta d'ingresso. Quella di Todd è la 28. Prima di incontrare lui, vedo i genitori. Il tempo di presentarmi e lo fanno entrare nella gabbia, chiudendolo all'interno.

Lo intravedo, è seduto e piegato in avanti, le mani protese all'indietro per farsi togliere le manette, operazione compiuta attraverso una finestrella della porta apribile a mezza altezza. Mi giro dall'altra parte perché non vorrei metterlo a disagio – la sensazione che proverei io in quella gabbia metallica. I genitori mi invitano a sedere per primo. Ho paura, mi siedo e solo ora alzo lo sguardo. Scoppio a piangere davanti a questo ragazzo. Mi sembra molto più giovane dei suoi 36 anni, gli occhi mobili e vispi, il viso sbarbato e un sorriso che non mi aspettavo. Piango e lui parla. Non capisco niente. Il tono è tranquillo. La madre mi passa una salvietta di carta. Quando riesco a smettere, cominciamo a parlare. La divisa del detenuto è una sorta di tuta con le maniche corte sopra una T-shirt, entrambe bianche.  Sulla schiena le iniziali in nero DR (Death Row). Per parlare con lui ci diamo il turno, a volte da soli a volte in coppia. Nel frattempo la sala si popola di persone, una fila di schiene al telefono. Non ho il coraggio di guardare i detenuti passeggiando lungo il centro del parlatorio. C'è una famiglia di colore con tanto di bambini che fanno confusione, giocano e si divertono.

Todd mi chiede di Anna, di Lydia, Lorenzo e Alberto, del viaggio, mi parla dei suoi genitori, delle altre persone che vedrò oggi e domani, delle sue corrispondenti, della Parmalat, della MV Agusta, del braccio e dei detenuti suoi amici. Ha tanta voglia di parlare e mette a dura prova i suoi genitori, suo padre Gene soprattutto, e anche me. Non sempre capisco il suo texano, a volte per non fargli ripetere le cose annuisco e basta. Il padre invece non lo capisco proprio e quando rimango solo con lui la conversazione langue; se parla lui io annuisco, ridacchio se penso abbia fatto una battuta – magari si è appena lamentato della pressione alta. La madre, Eugenia, la capisco bene. E' molto dolce, molto americana nei tratti e nel comportamento, una mamma dei film in bianco e nero. Si vede come sa prendersi cura del marito, come vuole bene a Todd. Eugenia è la madre adottiva – si è presa cura di Todd quando lui aveva 13 mesi, dopo che il padre aveva divorziato dalla prima moglie – e affronta con molta dignità il tutto, con molta attenzione alle persone intorno a lei, anche coloro che vede oggi per la prima volta. E' religiosa, in forma meno riservata di Gene. Il padre non sta bene fisicamente, è stanco e si appisola sul tavolo e sulla sedia. L'unica volta che lo capisco mi dice di come il corpo ci sia stato soltanto dato in prestito da Dio. L'anima è nostra, il corpo no. Dio ce lo può richiedere a suo piacimento. A me, comunque, sembra un pò acido, non so se per quello che deve affrontare o come suo tratto personale. Lui e Todd non sono sempre stati in buoni rapporti e Eugenia mi racconta di come lei abbia agito da paciere tra i due.

Todd vuole fare l'americano, credo sia la sua maschera, racconta barzellette, fa battute, disquisisce di storia della chiesa e di storia europea, crociate e papi. La madre lo guarda e dice: Whatever.... come dire: io non ne so nulla, fate un pò voi.

Questo stare sopra le righe  di Todd mi mette un pò a disagio, ma lascio che sia come vuole lui. Se a lui sta bene così. Del resto io a volte non so bene di cosa parlare, anche perché l'aspetto fisico e l'atteggiamento mi sembrano “giovanili” e penso che io sono più vecchio e mi sconcerta questa discrepanza tra le lettere e l'uomo che ho davanti. Sono veri entrambi ma la lettera è il mio forte, il dialogo a quattr'occhi no, per di più se per otto ore filate – anche se non è vero che io sto alla postazione tutto il tempo.

In apparenza, sembrerebbe impossibile lo so, il braccio ha una sua normalità, le persone fanno quello che devono fare; i guardiani il loro lavoro, i parenti fanno  le loro visite, i detenuti le ricevono. Ci sono persino i bambini. E le macchinette della Pepsi. Come può un posto del genere essere intrinsecamente malvagio ? Io parlo con la guardia; quanto dura il turno, dove abita, dice che è contenta perché lunedì è vacanza.... . Solo quando una giovane donna dal fondo del parlatorio si alza e sostenuta da un'altra donna si avvia verso l'uscita gemendo e dicendo ad alta voce HAVE MERCY mi rendo conto che non è poi così normale, che un'altra vita sarà spezzata stasera.

Una volta uscite, tutto riprende come prima. Mi vergogno un pò, dovremmo tutti fare come lei, penso, levare la nostra voce per chiedere pietà.

La guardia riempie sacchetti di patatine, dolci, panini e bibite offerti da amici e familiari ai rispettivi detenuti.

Le due anziane signore entrate con me alle 8, Kathy e Irene, continuano a parlare con i loro detenuti. Sono volontarie e vengono qui ogni giorno. Irene ha 77 anni, ne dimostra almeno 10 di meno. Racconta la storia di suo figlio Jack, fotografo paracadutista morto in seguito ad un grave incidente. Di come, circondato dai compagni di lavoro, morente per le emorragie interne riportate, si scusava con loro perché il suo incidente avrebbe impedito loro di terminare il lavoro che stavano svolgendo.

Alle 12 arriva Monte, fratello di Todd. Un pezzo d'uomo di 53 anni. Ha modi di fare molto concreti, è stato in Vietnam, militare in Germania, ora proprietario di una ditta di autotrasporti. Molto gentile a modo suo, mi chiede di me, del viaggio e mi darà un passaggio dalla prigione a casa a fine giornata. Sul suo pick-up molto americano, enorme, mi dice due volte che è contento che io sia stato vicino a Todd per tutti questi anni, mi dà il suo biglietto da visita e mi dice che dovessi avere bisogno....... . Mi chiede se sono cattolico. Stretta di mano vigorosamente texana, gli dico che gli mando una mail dall'Italia. Si ferma e aspetta che io abbia aperto la porta di casa prima di ripartire. Ciao Monte, won't forget you (non ti dimenticherò).

Con Eugenia avevo parlato dell'incendio, di Stacy, degli altri membri della famiglia. Una miriade di persone, Gene ha avuto figli da altre donne in precedenza. Non ho capito molto bene le varie ramificazioni dei Willingham. L'unica cosa che ho capito è che Todd ha un fratellastro  che si chiama Davy Crockett ( lo giuro, è vero) che è in galera pure lui, ad Huntsville, reo confesso dell'uccisione di quattro persone in tre stati diversi. Todd mi chiede il permesso di passargli il mio indirizzo perché mi possa scrivere. Io gli dico di sì, naturalmente.

Todd mi fa promettere che tornerò domani alle 8 e mi fa richiedere una visita speciale per sabato sera. Mi dice che incontrerò la madre naturale, sua figlia e la famiglia di quest'ultima.

 

 

13 febbraio

 

Un'insegnante mi dà un passaggio alla prigione. Mi vede per strada e si ferma, impietosita dall'unico essere umano che gira a piedi in Texas. Alla prigione bocche spalancate e occhi sgranati ogni volta che dico: vengo qui a piedi, un'ora di strada. UN'ORA ????

All'entrata parlo con Kathy, una delle volontarie. Mi inchioda per venti minuti buoni. Mi dice che fa questo da trent'anni e che ha assistito a trentasette esecuzioni. Mi sento come colui che disse: non sono degno di scioglierti i legacci dei sandali.

Tento di chiamare a casa, ma il telefono della prigione non è abilitato per le chiamate internazionali. 

Arrivano la madre naturale di Todd, Coletha, la sorella Yvetta, suo marito Robert e i loro tre figli: Kobie, 18 anni, Colt, 15, e Cali, 10. Mi presento ed entro con loro. Numero 23 stavolta.

Todd è spavaldo come ieri, come ieri smista il traffico alla postazione con sicurezza e tempistica da professionista. Io però non voglio rubare tempo agli altri e mi concedo un lungo colloquio più tardi quando la famiglia, ad eccezione di Coletha, esce per pranzare. Sarà un colloquio a tre, io Coletha e Todd. Ma andiamo con ordine.

Mi siedo con loro al tavolo mentre Todd riceve i primi due clienti. La conversazione stenta ad avviarsi, io mi sento un po’ intruso e, come al solito, non sempre li capisco con il loro maledetto accento. Cali ha un viso delizioso, è bionda e un pò paffuta. Colt è lungo e smilzo con capello biondo fino alle spalle, baggy jeans. E' molto timido. Quando i miei occhi incontrano i suoi capisco che lo incuriosisco. Coletha è grassa e Yvetta grassissima, con un sedere smisurato che fa da pendant con la pancia del marito, Robert, un uomo con la faccia da camionista e i baffi da camionista che fa il camionista. La pancia gli sporge dai pantaloni e ricade abbondantemente sotto la cintura. Il volto è vichingo, l'espressione buona. Appoggia la mano sulla pancia, guarda verso la moglie e dice:  good cook (brava cuoca)! Il figlio maggiore Kobie è pure molto grasso e mi sembra un po’ addormentato. Dopo un po’ comincia a parlare con me e ci prende gusto. Fortunatamente capisco quasi tutto di quello che dice e così vado forte. I genitori ad un certo punto si spazientiscono e cominciano a lanciargli segnali per farlo smettere ma non ci riescono. Io dico di lasciarlo fare e spaziamo dalle auto – ama alla follia i modelli sportivi della Nissan per la cronaca – al cinema  (Johnny Depp favorite actor), all'economia, alla politica: che forma di governo avete in Italia?

Non può intendere se abbiamo la democrazia o la tirannide, penso, e attacco una digressione sui poteri del presidente della repubblica, del parlamento, del governo. Dopo un buon quarto d'ora viene fuori che intendeva proprio quello. Intanto penso: il solito americano ignorante fino all'inverosimile. Ma non posso attaccar briga in Texas, dove tutto è più grande che nel resto del mondo e anche questo qui è più grande e grosso dell' italiano grasso e grosso medio. Allora gli rispondo con tono cortese, come Venerdì a Robinson, che abbiamo la democrazia, aggiungendo però: No, abbiamo Berlusconi. Berchi? fa lui di rimando.  Il padre mi viene in soccorso, lui sa chi è. Io aggiungo velenoso che né l'Italia né gli USA sono ormai delle democrazie sostanziali. Come si fa a chiamare democrazia un paese dove un petroliere ha rubato la presidenza ad Al Gore con la complicità della Corte Suprema? O un paese dove l'uomo più ricco si è insediato per garantire i propri affari? Kobie capisce che non è aria e passa ad altro. Geografia europea e italiana. Differenze tra protestantesimo e cattolicesimo. La chiesa cattolica è quella che più si preoccupa di giudicare, dice. Dà voti e pagelle a tutto e a tutti, ti dice se sei bravo o meno. Poi Todd mi fa cenno di andare alla postazione.

Prima di accogliere il suo invito, parlo con Robert. Lavoro, difficoltà di tirare su i figli in modo decoroso. Mi chiede quanto guadagno. Ovviamente nessuno sa quanto vale un euro. Gli chiedo del posto dove stanno. Yvetta dice che la figlia è campionessa di classe di spelling. Robert dice che Kobie ha finito la scuola l'estate scorsa ma non ha ancora deciso cosa fare nella vita. Coletha mi dice che Kobie è intelligente, ma quando cerchi un lavoro negli Usa la prima cosa che conta è l'impressione che fai e purtroppo Kobie non ha molte frecce al suo arco. Coletha ha l'aspetto di una donna che ne ha passate tante. Todd le assomiglia molto, un carattere non facile quello di entrambi. Faccio fatica ad entrare in contatto con lei.

Arriva l'ora di pranzo. Todd, io e lei. La gioventù di Todd, ribelle attaccabrighe, bevitore, uno che se gli dicevi di fare A faceva B, che non aveva paura di niente e di nessuno. Si guadagnava qualche dollaro con dei lavoretti, tipo tagliare l'erba nel giardino del vicino, poi spendeva tutto. Racconta di quella volta che era stato arrestato per assault and battling ( rissa, ma lui dice che aveva difeso una ragazza da un molestatore ) di quell'altra per feloniously pointing a firearm ( minaccia di persone a mano armata, con una pistola giocattolo dice lui ), dei suoi furti d'auto e di come questi fatti siano stati usati contro di lui al processo. Di come il Dr Grigson, il famigerato psichiatra soprannominato Doctor Death per il centinaio di condanne a morte cui ha attivamente contribuito, lo avesse dipinto come un pericoloso criminale. Di come il suo avvocato difensore, nominato d'ufficio, lo avesse persuaso a non far deporre i suoi testimoni a discarico, talmente inconsistenti erano a suo avviso le prove in mano all'accusa. Di come il perito dei vigili del fuoco avesse sostenuto che il fuoco fosse stato appiccato all'interno della casa e che Todd se l'era  poi svignata dalla porta principale, facendo così morire le tre bambine. Todd afferma che no, non era possibile che lui fosse scappato da quella porta perché le foto mostravano i cardini fusi dal calore in posizione ripiegata e non aperta. La giuria, la fase guilt/ innocence (colpevole/ innocente) durata un giorno e mezzo, la fase life sentence/ death penalty sentence (condanna all'ergastolo/ alla pena di morte), un altro giorno e mezzo.

Poi si parla delle tre figlie, Amber ( 30 mesi ) e le twins, Kameron e Karmen ( 12 mesi ), della moglie Stacy. Stacy che dice: You have fucked up my life, mi hai completamente rovinato la vita. Stacy che non vuole saperne di stare con le bambine, prendersi cura di loro. Todd che ammette: I was mean to her, sono stato meschino con lei. Lui e le  bambine, lui che cambia i pannolini, lui che, in prigione al tempo della nascita di Amber, giura a se stesso di cambiare vita, di smetterla con le cazzate, lui che insegna ad Amber a dare il cinque. Amber che pronuncia la prima parola: TATTOO (Todd ha un grosso tatuaggio sul braccio sinistro). Poi lui che le insegna HEY MAN e glielo fa ripetere davanti al nonno, Gene, che odiava quell'espressione  che il figlio usava sempre. Amber che vuole per sé l'attenzione dei presenti, Amber who was the cutest girl I've ever seen, la bimba più in gamba che abbia mai visto. Amber che muore soffocata dal fumo, Karmen e Kameron che muoiono bruciate vive. Amber che sveglia il padre urlando: HOT, DADDY, HOT. Lui che sfonda il vetro della finestra, i testimoni che dicono che all'esterno non c'era fuoco, solo all'interno. Todd con i capelli e le sopracciglia bruciate, ustioni alle mani. I periti che dicono che se l'è procurate accendendo il liquido infiammabile.

La madre: è stata la solita storia. La Peyton Place locale che se la prende con l'outsider di turno, con precedenti penali. Dagli all'outsider. La famiglia di Stacy che, sotto i riflettori della polizia, sospinge le indagini su Todd per farne il capro espiatorio. Il colpevole perfetto. L'accusa che mostra alla giuria i capi di imputazione per i quali Todd era stato arrestato – ma non quelli per i quali era stato poi prosciolto. Todd che dice: riconosco di avere trattato male Stacy. La madre: don't be too hard on yourself, non essere troppo duro con te stesso, hai fatto quello che qualunque altro uomo al tuo posto avrebbe fatto. Parole di una donna che ha avuto quattro matrimoni.

Tornano gli altri e cedo il posto. Vado al tavolo e lì converso con la madre. Lei mi chiede dei figli; Lydia, Lorenzo e Alberto. Il mondo della fantasia e quello della realtà di Lydia, voglio avere 20 anni e non 16, voglio un ragazzo. Lydia parla molto con noi, sì questo è molto bello. Lorenzo e la Charcot- Marie- Tooth. Digli che deve hang in, tenere duro, può fare qualunque cosa as long as he wants to, se davvero lo vuole. Suo figlio Davy, per esempio, ha perso un occhio ma disegna, sa fare di tutto con le mani, fa il plumber, l'idraulico, all'interno della prigione. Davy è dentro da 15 anni, da quando ne aveva 17.

Coletha ha due figli in galera. Domani va da Davy. Todd non lo tocca da 12 anni, ma con Davy è diverso, può toccarlo e stare solo con lui. Gli occhi le si inumidiscono. Provo pietà per questa donna che deve soffrire. Dice: è duro per una madre dover vivere vedendo due suoi figli in prigione. “Sì, Coletha, capisco”, abbozzo. Lei mi dice queste cose mentre io mangiucchio patatine in preda ad una fame devastante e ad un senso di colpa non da meno.

Sono le tre e io comincio a dare segni di cedimento. Todd mi vede sbadigliare e mi fa cenno di uscire. Mi aggiro per il parlatorio infreddolito e stanco. Poi mi risiedo e parlo con Colt di quello che gli piace fare, della sua moto,  di baseball, basket e football. Non gli piace molto la scuola.  Poi parlo con Cali. Le chiedo se ha un animale e mi parla dei suoi tre gattini e dei suoi animali preferiti, le scimmie. Le piacciono anche i ghepardi. Ne hai mai visto uno? E una tigre? Un orso polare? Poi mi chiede delle monete in uso in Europa. Tiro fuori tutti gli spiccioli che ho e spiego le figure sul retro. Poi lascio tutto a lei. Cali ha l'aria della brava ragazzina ed è la coccola del papà, con cui si mette a giocare a peanut. Assomiglia a mia nipote Isabella però, per cui tanto brava poi non deve essere.

Coletha mi chiede del mio lavoro. Lei fa la radiologa in ospedale e dice che le piace molto. Parliamo ancora e alla fine ci scambiamo indirizzi e cose del genere. Torna da Todd e quando rientra alla base gli occhi sono lucidi. Todd inizia la fase dei saluti e anche i suoi occhi perdono l'aria spavalda e si inumidiscono. Quando arriva il mio turno fa fatica a trattenere le lacrime. Mi ringrazia della mia presenza, gli dico che sono contento di avere incontrato la sua famiglia, è stato un onore per me. Adesso non ci sono più filtri, la sua fragilità me lo rende vicino, mi sento più a mio agio ora nonostante il dolore. Mi congedo da lui per lasciare agli altri il tempo di un ultimo rapido saluto. Il momento è doloroso, per tutti.

Usciamo e Coletha mi chiede come sto. Cerco di non attirare troppo l'attenzione e glisso la domanda. Poi siamo fuori. Mi accompagnano a casa. Arriviamo e scendiamo dall'auto io e le due donne. Mi abbraccia Yvetta con il suo seno enorme premuto contro di me. Mi saluta e mi ringrazia per tutto. Mi giro e do la mano a Robert e ai ragazzi. Per ultima, Coletha. Quando mi abbraccia e mi dice che è riconoscente per tutto quello che ho fatto mi viene da piangere. Mi riprendo e dico che non ho fatto niente. Lei replica che no, che sono stato vicino a Todd per tutti questi anni. Poi sale in macchina.

Mi fermo sulla soglia per un ultimo saluto. Mani oltre i finestrini. Anche questa giornata è finita.

 

La guest-house. Il suo nome è Blue Shelter, Rifugio Blu. Costruzione ad un solo piano, in legno, ovviamente colorato di blu. Veranda sul davanti con coccarda gigante colori USA a sinistra dell'ingresso e panchina a dondolo a destra. Cartello d'ordinanza Do not trespass inchiodato ad un albero. Faggi e conifere tutt' intorno. L'interno nel complesso è carino, con grande dotazione per la cucina: forno a microonde, tostapane ad espulsione, bollitore, lavastoviglie, uno strano apparecchio per cucinare la pizza.

La parte anteriore è costituita da due sale: nella prima due divani, un tavolino basso al centro sopra un enorme tappeto molto spesso, due poltrone alla Fantozzi di lato, credenza in legno massiccio sulla destra: nella seconda un bel tavolo con sei sedie in centro, agli angoli rispettivamente una poltrona, uno stereo, un videoregistratore e un lettore DVD e apparecchio TV, una pianta finta.

Nella parte posteriore e sul lato destro tre camere con bagno. La mia è la più piccola. Il bagno è essenziale, con tavoletta del water in mogano e vasca da bagno posata in modo approssimativo, per cui l'acqua ristagna dalla parte opposta allo scarico.

Un bel posticino, con tanto di tendine decorate alle finestre, da cui però entrano spifferi micidiali. Handel mi tiene compagnia in attesa dell'austriaca il cui arrivo mi è stato preannunciato da Christa. Anche lei in visita a qualcuno alla Polunsky. E se è bella e simpatica? No, sarà sicuramente aldilà di ogni tentazione, con la mia solita fortuna.

La strada per arrivare alla Polunsky è contornata da due ali di alberi maestosi, bellissime conifere. Ogni 50/100 metri una casa, di solito ad un piano, log cabins per lo più, non di rado ridotte piuttosto male, con baracche che ospitano macchine fuori uso, vecchi attrezzi, elettrodomestici arrugginiti, trattori decrepiti, giocattoli. Ai bordi della strada le buche per le lettere fissate in cima ad un palo, quelle a forma di vagone ferroviario con la parte anteriore apribile.

Sul terreno antistante alle case, un pick-up, un'auto e un trailer per i cavalli attestano presenze umane di cui io non ho ancora verificato l'esistenza. Negozi, zero. Luoghi pubblici, zero, a parte la Lake Livingston Church of God – A Church ALIVE ( una chiesa VIVA ) come recita il cartello. Effettivamente il dubbio ti viene, anche se è vero che io vado e vengo ad orari strani, quando la brava gente è in casa o al lavoro. Davanti ad un paio di case, appoggiata ad un tronco, una silhouette in legno di un cowboy; davanti ad altre case la Stars & Stripes, la bandiera americana; davanti a quasi tutte il cartello DO NOT TRESPASS. Con una certa preoccupazione noto cartelli che recitano: la presenza di individui sospetti in questa zona verrà immediatamente riferita alla polizia. Il Texas che vedo sembra proprio il Texas della mia mente. Gente che si fa i fatti suoi, che ama stare da sola e difendere la proprietà. Se oltrepasso il cartello Do not trespass esce di sicuro un tizio con cappellone a falde larghe e fucile calibro 22 che prima mi spara e poi mi chiede cosa voglio. 

 

 

14 febbraio

 

Cautiously hopeful: cautamente ottimistico. Avant' ieri così si era espresso l'avvocato con Todd al telefono riguardo alla possibilità di ottenere una stay, sospensione, dell'esecuzione. Un perito da lui contattato era pronto a firmare un affidavit nel quale si rilevavano alcuni errori marchiani commessi dal perito del processo nel 1992.

Il tempo passa e si avvicinano le sei di martedì pomeriggio, l'ora e il giorno dell'esecuzione. Oggi vedo Todd dalle 17.30 alle 19.30. Forse per l'ultima volta. Il giorno più difficile. Non so come farò a non farmi sopraffare dall'emozione, a non piangere per due ore filate.

Cosa è meglio fare? Buttare giù il boccone a forza o lasciarlo risalire e sputarlo fuori?

Io e Todd da soli stavolta, non come le due giornate precedenti. Stanotte mi sono svegliato un sacco di volte, pioggia che batte sul tetto e sui vetri, Texas come la foresta tropicale – piove da quando sono arrivato. Poi dormo da solo qui nella guest-house e la cosa mi fa un po’ paura. Non è che la log cabin con tutta quest' acqua prende il largo, come l'arca di Noè? O che qualche balordo entra e mi fa del male o mi ruba il biglietto per il ritorno o tutte e due le cose? Ce n'è una terza di ipotesi: che arrivi la polizia chiamata dai vicini  - ammesso che le log cabins qui vicino siano abitate – che hanno sentito l'allarme antincendio della guest-house che io ho fatto inavvertitamente scattare per ben due volte abbrustolendo il pane nel tostapane?

Come out! (Fuori!)

Raise your hands! (Mani in alto!)

Spread out your legs! (Allarga le gambe!)

What the fuck is going on over here?  (Che cazzo succede qui?)

A stupid Italian playing with the fire alarm? (Uno stupido italiano che gioca con l'antincendio?)

Ed eccomi qui a fare compagnia a Todd alla Polunsky, ci salutiamo dalle rispettive postazioni nel parlatorio, lui con sua madre ed io con Anna : imbecille di un De Rosso, che cazzo hai combinato?

 

Ma non è successo niente. Solo tanto freddo. Se tengo il riscaldamento acceso di notte non dormo perché funziona a ventilazione forzata e fa un casino della malora che neanche un motore a reazione, quindi di notte lo spengo, preferendo l'assideramento all'assordamento.

Da tre giorni mangio solo uova e pancetta e pane abbrustolito cosparso di gelatina d'uva – non è poi così male ve lo giuro. Qui in casa non c'è altro, niente frutta o verdura. In compenso faccio delle bevute pazzesche di tè e ascolto musica mentre scrivo. Ieri sera ho guardato un film per rilassarmi – Dead Man Walking – ma dopo trenta minuti ero talmente rilassato che mi veniva da piangere. Certo, forse avrei dovuto scegliere “Mezzogiorno di fuoco”.

Ieri Christa e Heiko, il suo nonsocosa tedesco con il nome da giapponese, sono venuti qui a portare biancheria di ricambio e carabattole varie. Ho saldato il conto e ho lasciato 60 dollari in più per la loro cortesia. Christa non li voleva, io ho insistito e lei ha detto che li metterà nel maialino per i detenuti che ha a casa. Heiko, che non essendo da me più chiamato Troy era finalmente disposto a parlarmi, ha detto che mi riaccompagnerà a casa lui dopo la mia visita a Todd, la cui fine coincide fortunosamente con l'inizio della visita di Christa a Troy, quello vero. Ho ringraziato, contento perché non mi va proprio di fare quella strada al buio, con tutti quei Texani che sfrecciano nelle loro automobili supermotorizzate e i coguari in agguato nell'oscurità.

 

Arrivo alla Polunsky un'ora e mezzo prima del colloquio. Le guardie mi dicono che non si potrebbe ma mi lasciano stare in entrata. Fuori tira un vento gelido. Quando arriva il momento, mi alzo e vado.

Todd è già lì. Mi siedo e cominciamo a parlare. Mi chiede della giornata di ieri, della sua famiglia. Io gli racconto della guest-house, del fatto che ho fatto partire l'allarme con il tostapane, delle mie impressioni sui Texani. Lui mi dice che sono gente ottusa, ditch-diggers ( scavafossi ) li chiama lui. Dice che l'unica cosa che conta per loro è sé stessi – leave me alone ( lasciami in pace ). Dico che forse potrei comprare ad Alberto un cappello da texano. Poi aggiungo che però ci sono persone come Irene e Kathy che con il loro lavoro riscattano tutto il resto. Chiedo se ci sono novità sul fronte legale. Mi risponde di no. Mi chiede che libri ho letto di recente. “The Corrections”, ho appena cominciato “David Copperfield”. Lui racconta delle sue letture bibliche, di come sia riuscito a mettere in difficoltà dei detenuti cattolici, lui che cattolico non è. Mi spiega come i simboli religiosi cristiani possano essere letti in altro modo. Si diffonde in una lecture sui quattro elementi e su come il quinto, lo spirito di Dio, insufflando gli altri abbia reso possibile la creazione dell'uomo. Ci tiene a fare bella figura con me e io lo lascio parlare anche perché non sempre riesco  a seguirlo. Poi arriva il suo turno di ordinare del cibo e glielo offro: submarine sandwich e soda (una Pepsi).

Quando riprendiamo gli dico che mi sento un po’ stupido perché la sabbia nella clessidra scende e penso che dovremmo stare parlando del senso della vita e invece...

Ah, vuoi parlare dei Monty Python? E improvvisa un paio di scene madri da “Monty Python e il Sacro Graal”. E' molto bravo negli sketch, imita alla perfezione Cleese e compagnia – abbandonando il texano e abbracciando il vecchio caro British English – e ridiamo come due idioti, piegati io sulla sedia e lui sullo sgabello.

Racconta delle figlie, di quella volta che Stacy si era rifiutata di festeggiare il Thanksgiving con tutta la famiglia e lui aveva preso le figlie e la cena – comprata da Wal-Mart – e aveva raggiunto i suoi in Oklahoma. C'era la neve là però e quando aveva fatto scendere Amber lei si era messa a piangere: My feet daddy! - i suoi piedi erano affondati nella neve e lei credeva di averli persi! Poi avevano cenato tutti insieme e, mentre lui cambiava il panno alle gemelle, Coletha e Eugenia si erano complimentate con lui per la sua abilità.

Ma io facevo quello che c'era da fare, nulla di più. What's so special about that? No big deal! Ho pensato alle mie figlie ogni giorno della mia vita.

Todd, come fai ad essere così tranquillo? Tra tre giorni ti uccidono.

Ho vissuto la mia vita in pieno, non ho rimpianti, anzi uno ne ho, non ho trattato Stacy come avrei dovuto. Ho avuto te, Isabella, i miei familiari e altre persone. Sono riuscito a stare qui dentro per questi anni senza impazzire grazie a voi. Mi dispiace di aver tentato di fare del male a quell'uomo (Todd qualche tempo fa aveva aggredito con un'arma di fortuna un detenuto che aveva sostenuto la sua colpevolezza per la morte delle figlie), ma dovevo farlo, capisci, o mi avrebbero picchiato o violentato o altro .... .

Guardami, Fab, non mi sono lasciato andare, ho conservato il rispetto di me stesso, sono stato contento di avere detto a Stacy quindici giorni fa ( la moglie gli aveva fatto inaspettatamente visita, la prima volta in dodici anni ) che mi dispiaceva non essere stato un buon marito. Lei non se lo aspettava e si aspettava di vedere un uomo sconfitto, con la testa affondata tra le spalle e lo sguardo abbassato. Invece io l'ho guardata negli occhi e gliel'ho detto. Avresti dovuto vederla, Fab. Lei sì che è diventata un'altra persona. Si è imbruttita, lei che è stata fuori in questi dodici anni. Io invece sono stato qui e sono quello di dodici anni fa.

Ma non hai paura di morire? Non è una maschera quella che porti?

No, non credo che avrò una stay, ma sono pronto. Ho fatto i conti con la mia coscienza e sono pronto.

Non provi odio, desiderio di vendetta per il fatto che ti mandano a morire anche se sei innocente?

No, non mi consegnerò di mia spontanea volontà ma non farò del male a nessuno intenzionalmente. Mio fratello Davy mi ha scritto: non rovinare con la violenza la tua uscita di scena. Ho deciso che aveva ragione. Non farò del male a nessuno.

Dio, Todd, non so se ce la farei a fare come te. Sono un teacher ma sei tu che mi stai dando una lezione.

Beh, è giusto che ogni tanto gli insegnanti ricevano delle lezioni, o no?

Vuoi che qualcuno assista?

No, non voglio nessuno. Solo Irene. Non voglio che i miei familiari mi vedano. Voglio essere cremato e sepolto vicino alle bambine.

Il tempo è finito, dice la guardia.

Grazie, Fab, di quello che mi hai dato, di avere condiviso le tue paure, le tue debolezze, di avere avuto il coraggio di venire qui. Mi sei stato di grande aiuto.

Anche tu Todd, mi hai aiutato ad essere un padre un po’ migliore.

No, Fab, non ti ho aiutato io. Erano le parole che tu scrivevi che ti aiutavano nel momento in cui tu lo facevi. Non sono stato io. Tu sei già un buon padre. Ci sei già arrivato.

La mano è contro la sua, il vetro in mezzo. Mi alzo con un velo negli occhi. Il tempo di un ultimo sguardo.

Fuori fa freddo, le luci gialle della prigione si riflettono sulla rete di recinzione, sui reticolati.

Ciao Todd. Ciao amico mio.

 

Cameron Todd Willingham è stato ucciso il 17 febbraio 2004 alle 18.00 dallo stato del Texas mediante iniezione letale. Testimoni oculari hanno riferito che, quando sono andati a prenderlo per portarlo a “the Walls”, il luogo dell'esecuzione, Todd si è rifiutato di camminare sulle sue gambe e si è steso a terra. E' stato portato via su una barella.

 

 

[*] Una approfondita indagine giornalistica condotta dopo l’esecuzione di Willigham ha reso del tutto plausibili le sue insi­stenti proteste di innocenza. Quattro esperti di incendi assunti dal Chicago Tribune hanno con­cluso che il fuoco può aver avuto cause accidentali, che le investigazioni fatte a suo tempo furono radicalmente errate e che le analisi sui resti dell’incendio che uccise le sue tre figliolette furono eseguite con tecniche screditate (v. Foglio di Collegamento n. 124; n. d. w.)

 

[**]  In realtà si tratta di Edward Lewis Lagrone (n. d. w.)

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