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FOGLIO DI COLLEGAMENTO INTERNO

 

DEL COMITATO PAUL ROUGEAU / ELLIS(ONE) UNIT


Numero 113 - Dicembre 2003

 

SOMMARIO:

1) Riceviamo da Kenneth Foster

2) I potenti violano i diritti umani, una requisitoria di Shirin Ebadi

3) Si fanno filtrare 'voci' per attenuare la vergogna di Guantanamo

4) Tribunali e pena di morte in Iraq dopo la cattura di Saddam

5) L'opportunismo della presidente filippina Arroyo, ex abolizionista

6) L'accusa nega vigorosamente l'incapacità mentale di Malvo

7) Pena di morte per Muhammad, dopo molte esitazioni della giuria

8) I familiari possono essere desiderosi di vendetta, lo stato no

9) Ago 'crudele ed inusuale'? Rinvio di alcune esecuzioni a fine anno

10) I giudici della Corte suprema rampognano gli accusatori di Banks

11) Una nuova legge dell'Illinois limita fortemente la pena di morte

12) Nicolas Yarris 'reo confesso' esonerato dopo 21 anni

13) Le confessioni sono prove altamente inaffidabili

14) Ricomincia decisamente a scendere il favore per la pena di morte

15) Hotel "Braccio della morte": l'ultima dimora di Richard

16) Pieno successo della mostra dei lavori di Kenneth e di Tony

17) Richiesta di corrispondenza

18) Notiziario: Arkansas, Iran, Sudan, Texas, Usa, Utah, Uzbekistan

 

 

 

 

 

 

1) RICEVIAMO DA KENNETH FOSTER

 

 

 

Cari amici italiani, innanzitutto desidero porgervi i miei auguri per queste feste e spero con tutto il cuore che ogni giorno di festa sia vissuto da voi godendone non solo fisicamente, ma anche intimamente e che troviate un modo di manifestare all'esterno questa vostra gioia interiore.
So che molti amici fuori di qui si chiedono cosa prova un prigioniero in questo periodo dell'anno. Vorrei darvene un'idea per un momento. Ovviamente non posso dirvi ciò che prova ognuno di noi, ma posso parlarvi della mia esperienza personale e questa riflette anche quella dei miei vicini.
Le festività natalizie sono senza dubbio il periodo dell'anno più difficile per i prigionieri. Come tutti sappiamo, questo è il momento dell'amore, del donare e delle riunioni familiari. Tristemente, tutte queste cose scarseggiano in carcere. Molti prigionieri, ma non tutti, avevano avuto la possibilità di vivere i bei momenti di queste feste. Ci sono alcuni che sono cresciuti in condizioni estreme (per una ragione o per un'altra) e non hanno mai potuto godere della bellezza di questi momenti dell'anno. Tutti quanti però hanno sperimentato almeno quelli che dovrebbero essere i sentimenti più profondi tipici di questo periodo. Sentiamo la musica, vediamo le decorazioni, sentiamo l'odore dei cibi e quindi sappiamo che indipendentemente dalla nostra effettiva condizione questi sono momenti speciali. Quindi arriviamo in prigione con il ricordo di queste cose.
Quelli di noi che hanno dedicato la vita a trovare un modo di vivere migliore e che hanno cercato di redimere il proprio spirito, affrontano questo periodo dell'anno in un modo diverso. Invece di dimostrarci freddi e di soffrire, facciamo il contrario - cerchiamo di diffondere calore, speranza e sentimenti positivi. La cosa più dura per noi e ricordare ciò che abbiamo lasciato dietro a noi. E' molto duro ricordare il sapore della torta fatta in casa da tua madre, la ricetta della nonna per cucinare il tacchino, e la cosa più dolorosa è ricordare il contatto fisico con i tuoi cari, i sorrisi dei tuoi amici e gli abbracci dei tuoi figli. Questi sono tempi molto difficili. Ma qualsiasi persona che viva con spiritualità sa che non dobbiamo affondare in profondità negative, ma che solo cercando di essere positivi possiamo cambiare le cose che ci circondano.
Siamo circondati da un ambiente molto opprimente. Il nostro movimento fisico è limitato e le cose che possiamo ricevere sono ancora più limitate. Tutti sappiamo di possedere cinque sensi (vista, udito, odorato, gusto e tatto) e quindi siamo impediti, dietro a queste sbarre di acciaio e a queste mura di cemento, di utilizzare anche questi sensi. Ma tutti quelli che se ne intendono un po' dei problemi delle persone "menomate" (menomate in uno dei cinque sensi) sanno che, se uno dei sensi viene meno, gli altri sensi vengono acuiti, ma il senso che più viene acuito è il sesto senso, lo Spirito, attraverso il quale anche gli altri sensi vengono rafforzati.
Molti dei nostri fratelli (indipendentemente dal colore o dal credo) si rendono conto che in questo momento dell'anno dobbiamo cercare reciprocamente di consolarci. Lo facciamo condividendo storie del nostro passato - la prima bicicletta ricevuta, il pupazzo di neve che facemmo con gli amici, le riunioni familiari - e questi frammenti di noi stessi attivano la gioia in noi. Inoltre, con queste riflessioni impariamo un'altra grande lezione - impariamo ad apprezzare. In questo posto dobbiamo sopravvivere accontentandoci delle cose a malapena indispensabili. Molti di noi rinunciano alle cose che vorrebbero per avere le cose che occorrono; quindi per molte persone la prigione può diventare una lotta indescrivibile, diventa pura sopravvivenza. Perciò attraverso questa lotta possiamo imparare ad apprezzare ciò che avevamo e ciò che abbiamo. Impariamo anche ad aprire il cuore agli altri, perché anche se siamo nel braccio della morte, ci rendiamo conto che ci sono bambini e anziani nel "braccio della morte" nelle strade, nelle comunità povere, e che non hanno un posto dove andare e non sanno cosa fare di se stessi, proprio come accade a noi qui. E' così condividiamo il dolore dell'Umanità. Non è una cosa facile da sperimentare, ma ci rendiamo conto che forse, se ci venisse data una seconda possibilità nella vita, potremmo costituire una differenza per quelle persone. Non c'è aiuto migliore di quello che proviene da una persona che ti solleva da una situazione nella quale essa stessa si trovava, perché questa non ti solleva con l'intenzione di aiutarti solo fisicamente, ma l'aiuto viene dal cuore ed è dato con vero amore e compassione, che sono le energie più potenti del mondo. Queste sono le lezioni brutali ma meravigliose del nostro viaggio.
Nel contempo troviamo il tempo per sorridere. Riceveremo un pasto decente il giorno del Ringraziamento e a Natale, così potremo avere un assaggio di tacchino, salsa e qualche pezzetto di torta per i golosi, e poi ci sono i cibi che ci prepareremo fra noi, che cercheremo di arrabattarci a preparare e che ci invieremo da una cella all'altra accompagnati da auguri di vita e di pace. Troviamo amore fraterno fra noi e provvederemo a fornire qualche cosa di buono anche a quelli che non hanno potuto contribuire ai cibi, quindi il significato di queste festività sarà avvertito e dimostrato anche qui dentro. Mentre starò qui solennemente seduto nella mia cella, concedendomi il raro lusso di una tazza di cioccolata calda, forse canticchiando una canzone natalizia, lascerò per un po' questa cella per riunirmi ai miei cari. Entrerò nei loro cuori e nelle loro menti, pregherò per loro più che per me stesso, e mentre sorrideranno pensando che sono il ciocco di legna in più nel loro camino per riscaldare il loro cuore, sarà stato il mio spirito che dall'interno di questo posto freddo ha mandato loro tutto quel calore. E sarà realizzando questo progetto, di non cadere nelle profondità della disperazione e dell'odio, che io sorriderò e andrò vanti a testa alta sapendo che mi sono sollevato al di sopra di questo posto e che sono ancora capace di apprezzare ciò che queste feste natalizie rappresentano davvero. Oggi ho la fortuna di potervi inviare i miei auguri. Vi dico CIAO, mando amore a tutti e dal profondo della mia anima auguro Pace e Buona Volontà a tutto il genere umano.

 

 

 

2) I POTENTI VIOLANO I DIRITTI UMANI, UNA REQUISITORIA DI SHIRIN EBADI

 

 

 

Il conferimento del premio Nobel per la pace di quest'anno all'iraniana Shirin Ebadi - avvocatessa, docente universitaria e saggista - ha lasciato schiere di scontenti tra i 'fan' dell'infaticabile viaggiatore Papa Woityla ed anche tra gli abolizionisti che speravano nella premiazione dell'ex Governatore dell'Illinois George Ryan, il quale nel gennaio 2003 ha svuotato il braccio della morte del proprio stato. Tutti hanno dovuto però riconoscere i meriti di questa attivista di 56 anni diverse volte incarcerata in conseguenza del suo impegno politico - prima donna mussulmana a vincere il Nobel - che, lavorando con grande coraggio, abilità e prudenza in un ambiente difficilissimo, prima sotto lo Scià e poi sotto il regime degli Ayatollah, ha lottato per l'affermazione dei diritti umani dei bambini e delle donne nel proprio paese e per l'avvento della democrazia negli stati islamici. Shirin Ebadi, fin dal discorso ufficiale preparato per la cerimonia di premiazione ad Oslo, dimostrando di avere una visione molto chiara ed indipendente delle attuali vicende globali, ha denunciato con forza e candore le macroscopiche violazioni dei diritti umani compiute dalle massime potenze negli ultimi decenni e soprattutto dopo gli attacchi dell'11 settembre 2001 "con il pretesto della lotta al terrorismo."
"Negli ultimi due anni alcuni stati hanno violato le leggi e i principi universali riguardanti i diritti umani utilizzando gli eventi dell'11 settembre 2001 e la guerra al terrorismo internazionale come pretesti," ha detto senza mezzi termini Ebadi e ha ribadito: "Regolamenti che restringono i diritti umani e le libertà fondamentali... sono stati giustificati ed hanno avuto una legittimazione sotto la maschera della guerra la terrorismo."
In proposito, non è mancata una sua esplicita condanna delle violazioni delle Convenzioni di Ginevra che si realizzano nel campo di detenzione statunitense di Guantanamo Bay.

 

 

 

3) SI FANNO FILTRARE 'VOCI' PER ATTENUARE LA VERGOGNA DI GUANTANAMO

 

 

 

Anche se la forma giuridica del campo di detenzione di Guantanamo è del tutto simile a quella dei 'lager' nazisti, essendo profondamente diverso il contesto in cui è stato realizzato il campo attuale, vi sono grandi differenze tra queste due 'istituzioni totali'. Una caratteristica peculiare del campo di Guantanamo è la necessità di avvolgerlo una propaganda costante fatta di notizie e di 'voci' che vengono fatte 'filtrare' in continuazione, spesso in maniera anonima, per sostenere questa vergogna in un contesto globale molto più avanzato, per quanto riguarda la preoccupazione per il rispetto dei diritti umani, di quanto non lo fosse il mondo degli anni trenta e quaranta.
Nell'ultimo mese si sono registrate voci che danno ancora una volta per imminenti dei processi, che preannunciano il rilascio di un centinaio di detenuti (i quali purtroppo sono per lo più destinati a subire un trattamento se possibile peggiore nei loro paesi di origine) ed una ventina di detenuti sono stati effettivamente 'liberati' il 21 novembre. Essi sono stati subito sostituiti da prigionieri provenienti da un altro campo di detenzione segreto esterno agli Stati Uniti. Sono state fatte inoltre trapelare ampie notizie sul trattamento privilegiato di tre ragazzi la cui età varia dai 13 ai 15 anni. Questi verrebbero interrogati con uno speciale rispetto e godrebbero della possibilità di studiare e di una certa libertà, potrebbero giocare a calcetto e anche godersi dei documentari del National Geographic in una mezz'ora di ricreazione, prima di andare a letto alle 21.
Il 3 dicembre il Pentagono ha annunciato che sarebbe stato consentito al detenuto australiano David Hicks di vedere un avvocato e la stessa cosa è stata preannunciata il giorno dopo per il detenuto americano Yaser Esam Hamdi. Si è precisato che tali concessioni costituiscono un atto di liberalità dell'Amministrazione e arrivano dopo che i prigionieri hanno fornito tutte le informazioni in loro possesso ai servizi segreti. Le concessioni, non conseguendo ad alcun diritto dei detenuti, "non possono costituire un precedente". Gli osservatori ritengono che questa mossa abbia lo scopo di ammorbidire la Corte Suprema federale che ha accettato di esaminare la liceità costituzionale della detenzione a Guantanamo (v. n. 112) in seguito ai ricorsi di numerosi prigionieri, tra cui Hamdi, nonché di diminuire l'attrito con l'Australia, fedelissimo alleato degli USA nella 'guerra al terrore'.
Il colonnello Will Gunn - capo degli avvocati difensori nelle costituende commissioni militari (spesso chiamate con disprezzo 'tribunali canguro') che, secondo le voci, dovrebbero presto giudicare alcuni dei prigionieri di Guantanamo - continua a soffiare alla stampa dichiarazioni da cui dovrebbe trasparire il suo entusiasmo e la sua fiducia in una corretta difesa legale degli imputati, del tutto indipendente dal volere del governo che gli paga lo stipendio. "Siamo una nazione in guerra" ha dichiarato Gunn il 22 novembre. "Quando si è in guerra c'è la tentazione di restringere i diritti e di pensare alla vendetta. Ma siamo una grande nazione e dobbiamo dar prova di essere coerenti con i nostri valori."
"Credo che sia di vitale importanza per la causa della libertà che questi individui ricevano un giusto processo", ha detto anche Gunn. Si è appreso però il 3 dicembre dal quotidiano inglese The Guardian che un gruppo di sei ufficiali che si erano detti disponibili a difendere gli accusati davanti alle commissioni militari è entrato in conflitto con l'Amministrazione che pretendeva sottomissione e la facoltà di spiarli liberamente nei loro contatti con gli assistiti. Secondo il Guardian, poche ore dopo aver manifestato le proprie perplessità questi potenziali difensori sono stati esonerati Johan Steyn, dei più autorevoli giudici inglesi, membro della più alta Corte di appello del Regno Unito presso la Camera dei Lord, il 25 novembre ha condannato senza mezzi termini il campo di Guantanamo. "Come uomo di legge educato ad ammirare gli ideali della democrazia americana e la giustizia devo dire a questo riguardo che si tratta di una mostruosa sconfitta della giustizia." Il Pentagono (che non ha potuto fare orecchie da mercante come il governo inglese) ha replicato tramite il Consigliere legale signora Ruth Wedgwood che probabilmente Steyn non ha capito bene di che cosa si tratta. La Wedgwood ha ricordato che "lì vi sono persone che intendono uccidere dei civili innocenti." La presa di posizione di Steyn è avvenuta subito dopo il raggiungimento di un accordo tra i governi degli Stati Uniti e dell'Australia riguardo alle modalità del processo in un 'tribunale canguro' dei due cittadini australiani detenuti a Guantanamo, per i quali non verrebbe chiesta la pena di morte.

4) TRIBUNALI E PENA DI MORTE IN IRAQ DOPO LA CATTURA DI SADDAM

 

 

 

Vi sono difficoltà oggettive nel perseguire efficacemente e giudicare equamente i responsabili di crimini contro l'umanità e di crimini di guerra appartenenti al deposto regime di Saddam Hussein. Si tratta di difficoltà economiche ed organizzative e difficoltà di ordine giuridico e concettuale. Sono problemi superabili con un impegno internazionale commisurato all'importanza della posta in gioco. Certo il comportamento del governo di occupazione anglo-americano e del Consiglio di governo iracheno non lascia prevedere l'avvento di una vera giustizia, che non è esclusivo diritto degli Iracheni o degli Americani ma è dovuta a tutti i popoli del mondo ( v. n. 111). Gli Americani, gli Inglesi e il Consiglio di governo iracheno vogliono che siano gli stessi Iracheni a giudicare i loro connazionali, scartando l'opzione dei tribunali internazionali e l'intervento delle Nazioni Unite. Americani e Iracheni sono orientati a ripristinare la pena di morte "come in Texas", gli Inglesi - almeno formalmente - sono contrari.
Amnesty International e le altre organizzazioni che perseguono i diritti umani hanno chiesto che gli Iracheni responsabili di gravi crimini siano giudicati da tribunali internazionali qualificati, indipendenti ed equilibrati riguardo alla provenienza geopolitica dei giudici, che non preveda la pena capitale. C'è già un tribunale che ha queste caratteristiche, è il Tribunale Penale Internazionale, istituito col Trattato di Roma del 1998 e divenuto operativo il 1° luglio 2002 con il raggiungimento del prescritto numero di ratifiche. Purtroppo questo tribunale non è stato accattato dall'Iraq e dagli Stati Uniti. Gli USA anzi lo hanno attivamente boicottato (v. n. 99).
Il governatore americano Paul Bremer ha sfornato il 9 dicembre lo statuto dei tribunali speciali che dovrebbero giudicare gli esponenti del regime di Saddam Hussein, nonostante il fatto che per ora non vi sia alcuna struttura investigativa o giudiziaria che ne permetta la realizzazione. Lo statuto è, in gran parte, un collage di brani dello statuto del Tribunale Penale Internazionale contestato dagli Americani. Il 10 dicembre Bremer ha consentito al Consiglio di Governo iracheno (organo puramente consultivo fino alla fine del prossimo mese di giugno) di prendere il potere per il tempo necessario a trasformare il legge lo statuto preparato dagli Americani. Lo statuto divenuto legge è ancora incompleto sotto diversi aspetti e non è chiaro se contempli o meno la pena di morte.
Per quanto riguarda Saddam Hussein catturato il 13 dicembre - il quale, secondo voci da controllare, sarebbe stato immediatamente 'interrogato' dagli Americani in località segreta fornendo informazioni molto utili nella 'guerra al terrore' - si è fatto subito un gran parlare di pena di morte. La parola è stata data soprattutto ad esponenti iracheni. Una dichiarazione di Tony Blair (" E' una cosa che secondo me deve essere determinata dal governo e dal popolo iracheno") può far sorgere il dubbio che l'Inghilterra si voglia 'lavare le mani' nell'evenienza di una condanna a morte dell'ex presidente dell'Iraq da parte dei suoi concittadini. La stessa cosa potrebbe fare il governo australiano. Il Segretario Generale dell'ONU Kofi Annan ha precisato che le Nazioni Unite non possono appoggiare la scelta della pena di morte per Saddam: "Le Nazioni Unite non sostengono la pena di morte."
Dei 55 Iracheni inclusi nella lista dei più ricercati dagli Americani, ne sono stati fino ad ora catturati 39 compreso Saddam Hussein (oltre ai 2, i figli di Saddam Uday e Qusay, che sono stati uccisi). Costoro sono i primi candidati ad un processo davanti ai tribunali speciali che si terrà in un futuro non immediato. Nel frattempo questi e centinaia di altri prigionieri iracheni continueranno ad essere detenuti in condizioni pietose e privati dei più elementari diritti, interrogati dai 'servizi' e forse torturati. Il tutto avviene in segreto, a parte le 'voci' che gli Americani decidono di volta in volta di far trapelare. A proposito di interrogatori e torture, Amnesty e le altre organizzazioni per i diritti umani dovrebbero pretendere che si chiarisca al più presto la notizia, filtrata alla fine di novembre, della sospetta morte sotto tortura di un generale iracheno nonché la voce, che si è sparsa nel corso del 2002, riguardante la morte in Afghanistan di due prigionieri 'sotto interrogatorio' della CIA.

 

 

 

5) L'OPPORTUNISMO DELLA PRESIDENTE FILIPPINA ARROYO, EX ABOLIZIONISTA

 

 

 

La presidente delle Filippine Gloria Macapagal-Arroyo, si era fatta eleggere, con l'appoggio dei cattolici, professando una pura fede abolizionista. Poi aveva avuto dei ripensamenti. Guardando alle elezioni del prossimo mese di maggio, nelle quali aspira alla rielezione, ha pensato bene di cambiare definitivamente alleanze ad atteggiamento riguardo alla pena di morte. In novembre ha dichiarato di essere favorevole alla ripresa delle esecuzioni capitali per contrastare la piaga dei rapimenti ed i crimini connessi con il traffico di droga. Il 5 dicembre ha posto fine all'ultima moratoria che lei stessa aveva decretato il 30 settembre 2002.
Gloria Arroyo, che si è voluta così garantire l'appoggio della influente e danarosa comunità di etnia cinese, ha dichiarato: "Il dolore delle vittime di crimini atroci si è diffuso in tutta la comunità nazionale e io non posso voltare le spalle al grido che richiede una giusta retribuzione secondo la legge." C'e' da notare che le recentissime uscite della presidente sulla pena di morte non sono state tutte dello stesso segno. Per esempio il 25 novembre la medesima aveva dichiarato, per contentare i cattolici, di non credere che la pena di morte sia un deterrente per i rapimenti ed altri odiosi crimini.
Grandi oscillazioni riguardo all'uso della pena di morte hanno caratterizzato anche la precedente presidenza, quella di Joseph Estrada. Corazon Aquino, divenuta presidente alla fine della dittatura di Marcos, era stata una coerente abolizionista e la proibizione della pena di morte era stata inserita nella Costituzione democratica del 1987. Poi la pena capitale era stata ripristinata dal generale Ramos nel '93. Nei bracci della morte delle Filippine vi sono più di mille prigionieri, una trentina dei quali hanno esaurito le possibilità di appello. Non è sicuro che la revoca della moratoria di per sé faccia riprendere a breve le esecuzioni, sospese ormai da quattro anni, anche se si è saputo che sono in corso dei preparativi per uccidere in gennaio un primo prigioniero, condannato a morte per violenza carnale, di cui non è stato rivelato il nome.
La chiesa cattolica, le organizzazioni internazionali per i diritti umani e la stessa Unione Europea per mezzo dell'ambasciatore italiano Umberto Colesanti, hanno protestato vivamente contro il passo compiuto dalla Arroyo. Tra Filippine ed Unione Europea si è sfiorato l'incidente diplomatico.

 

 

 

6) L'ACCUSA NEGA VIGOROSAMENTE L'INCAPACITA' MENTALE DI MALVO

 

 

 

Nel processo contro il cecchino Lee John Malvo la difesa ha esordito il 17 novembre facendo proiettare su un grande schermo una foto dell'accusato presa poco prima che egli commettesse i suoi crimini: è una rappresentazione dell'innocenza in un ragazzo esile, accuratamente vestito con maglia a scacchi e pantaloni scuri, recante una Bibbia. Gli avvocati difensori di Malvo hanno detto subito alla giuria che non intendono contestare che egli sia l'autore dell'omicidio della signora Linda Franklin, di cui è stato accusato. Invece vogliono dimostrare che egli è innocente per ragioni di insanità mentale, avendo subito un lavaggio del cervello da parte di John Allen Muhammad, il veterano della guerra del Golfo di 42 anni che egli ha adottato quale figura paterna.
L'accusa ha in seguito avuto buon gioco nel far ascoltare alla giuria la lunga registrazione della confessione di Malvo alla polizia. Senza l'assistenza di un avvocato, abilmente pilotato da due inquisitori, una donna e un uomo, egli tranquillamente ammette - a volte vantandosi, a volte esagerando e fornendo versioni inesatte dei fatti - di aver sparato: "volevo ucciderli, tutti."
La difesa, sostenendo che Malvo non sa distinguere il bene dal male, ha chiamato a testimoniare tre esperti. Lo psichiatra David Schrethlen, professore alla Johns Hopkins University, ha attestato che il ragazzo ha risposto in maniera anomala all'esame neuro-psichiatrico ed è mentalmente disturbato ma ha dovuto riconoscere che egli non soffre di malattie mentali. Lo psicologo Dewey Cornell, docente all'Università della Virginia, ha affermato che Malvo soffre di un 'disordine dissociativo' che rende per lui difficile il contatto con la realtà. Ha inoltre riferito di aver appreso in lunghi colloqui col giovane che, nel periodo antecedente all'impresa delittuosa compiuta dalla coppia, Muhammad sottopose per mesi il suo pupillo ad un duro addestramento psico-fisico, indottrinandolo in merito all'oppressione dei neri da parte del Governo e isolandolo dalla famiglia. Altri due esperti, uno psichiatra e una psicologa, hanno attestato la difficoltà di Malvo nel distinguere il bene dal male.
L'accusatore Robert Horan Jr. ha veementemente attaccato e ridicolizzato la difesa basata sull'incapacità mentale di Malvo chiamando a testimoniare due esperti, il più noto dei quali è un soggetto a dir poco singolare. Si tratta dell'attempato psicologo prof. Stanton E. Samenow, autore di numerose pubblicazioni ed interventi nei media che tendono a dimostrare che non vi sono cause ambientali, sociali o psicologiche per i crimini ma che i delitti conseguono esclusivamente dalla volontà perversa di chi li commette. Famoso è il suo libro del 1984 intitolato: "Dentro la mente criminale" in cui egli sintetizza l'esperienza maturata in sei anni di lavoro clinico all'Ospedale St. Elizabeth di Washington concludendo che i delinquenti sono portatori di una "personalità criminale" fin dalla prima infanzia. "I criminali causano i crimini," scrive Samenow in quel libro. "Non l'ambiente degradato, non i genitori inadeguati, la televisione, la scuola, la droga o la disoccupazione. Il crimine risiede nella mente degli esseri umani e non è causato dalle condizioni sociali."
Samenow ha ovviamente attestato che Malvo sa benissimo distinguere il bene dal male e che non ha agito sotto un irresistibile impulso. Interrogato dalla difesa, ha dovuto ammettere che in trenta anni di pratica delle corti di giustizia non ha mai incontrato un criminale che non sapesse distinguere il bene dal male. (Samenow è uno di quegli esperti che si pronunciano sempre e comunque contro gli accusati, anche nei casi palesi di malattia o ritardo mentale).
Il processo si avvia alla conclusione: speriamo nella maturata avversione del popolo americano - cui appartiene la giuria - nei riguardi dell'inflizione della pena di morte ai minorenni all'epoca del delitto...

 

 

 

7) PENA DI MORTE PER MUHAMMAD, DOPO MOLTE ESITAZIONI DELLA GIURIA

 

 

 

Ogni sforzo è stato fatto sia dalle autorità statali che federali per assicurare la pena di morte per i due cecchini che hanno terrorizzato il Maryland, la Virginia e Washington nell'ottobre del 2002: scelta dello stato e delle corti in cui celebrare il processo, scelta dei capi di imputazione, impiego di ingenti risorse per la raccolta e la preparazione delle testimonianze e delle prove a carico. Tuttavia l'ottenimento della pena di morte nei confronti di Muhammad è stato meno facile del previsto per l'intervento del cosiddetto 'fattore umano', in questo caso rappresentato dei dubbi di coscienza dei giurati. E con Muhammad si andava quasi sul sicuro. Maggiori incognite vi sono per l'esito del processo contro Lee Boyd Malvo, minorenne all'epoca degli omicidi.
Il processo all'adulto Muhammad ha preceduto di qualche settimana quello di Malvo. Si è risolto in una passeggiata per l'accusa che ha potuto impressionare la giuria con l'esibizione di 130 testimoni, con le foto raccapriccianti dei cadaveri delle vittime, con le testimonianze strazianti dei parenti delle persone uccise, con l'audizione delle telefonate di richiesta di aiuto registrate dal centralino del 911 (l' equivalente del nostro 113). Per di più la difesa d'ufficio dell'imputato (costata allo stato della Virginia oltre un milione di dollari) non si è dimostrata all'altezza del suo difficile compito: dopo aver prenotato due o tre giornate per l'esibizione di prove a discarico se l'è cavata in meno di tre ore ( v. n. 112 ). Eppure alcuni dei giurati hanno avuto delle esitazioni nel votare il verdetto di colpevolezza e la durata delle deliberazioni in camera di consiglio si è allungata a cavallo del week end dei giorni 15 e 16 novembre. Il 17 novembre è arrivata la decisione: Muhammad è stato riconosciuto colpevole per le due imputazioni che costituiscono reato capitale. Numerosi parenti delle loro vittime, con grande emozione, hanno plaudito al verdetto.
Ancora più tormentata è stata, una settimana dopo, la decisione della giuria riguardo all'inflizione delle pena (carcere a vita o sentenza di morte). In Virginia i giurati per comminare la pena di morte devono affermare la presenza due fattori aggravanti: che i crimini commessi siano "vili, orribili o inumani" oltre alla futura pericolosità dell'imputato. La giuria ha cominciato a discutere venerdì 21. Prima della pausa per il week end, i giurati hanno chiesto al Giudice presidente Leroy F. Millette Jr. che cosa sarebbe accaduto se non si fosse raggiunta l'unanimità. Millette, invece di chiarire che in tal caso l'imputato avrebbe avuto una condanna a vita, ha esortato la giuria a proseguire la discussione ad oltranza. La giurata Elizabeth Young ha chiesto a Leroy Millette se le era consentito di documentarsi nell'arco del week end sulla questione della pena capitale e il giudice le ha detto di no.
Dopo il verdetto di morte emesso il 24 novembre, i giurati hanno reso noti i loro dubbi nel corso della deliberazione e la difficoltà incontrata nel raggiungere la prescritta unanimità.
La decisione della giuria dovrà essere formalizzata in una sentenza del Giudice Leroy Millette il 12 febbraio prossimo. La legge della Virginia consentirebbe ancora a Millette di optare per il carcere a vita, ma questa eventualità è soltanto teorica.
Le accuse che comportavano la pena di morte per John Allen Muhammad erano due: l'esecuzione diretta di più di un omicidio nell'arco di tre anni e la consumazione di un omicidio tendente ad intimidire il pubblico o le autorità. La giuria ha riconosciuto l'imputato colpevole per tutte e due queste imputazioni estendendo molto, e probabilmente in modo indebito, il dettato delle leggi della Virginia. Ciò potrà costituire la materia per gli appelli di Muhammad contro la sua condanna capitale ore ( v. n. 112 ).
Dato che alcuni assassini sono stati commessi dai cecchini anche in Maryland e nello stato di Washington, oltre che in Virginia, e probabilmente ulteriori crimini sono stati da loro compiuti in Alabama, Georgia, Louisiana e nel Distretto di Columbia, i pubblici accusatori di parecchi stati hanno manifestato l'intenzione di processare di nuovo Muhammad subito dopo la sentenza del 12 febbraio, anche per assicurarsi che egli non possa sfuggire alla pena di morte giovandosi degli appelli che le leggi gli concedono. Tali dichiarazioni non significano però che in tutti questi stati che vi sia una reale intenzione di replicare un processo tra l'altro costosissimo per i contribuenti.

 

 

 

8) I FAMILIARI POSSONO ESSERE DESIDEROSI DI VENDETTA, LO STATO NO

 

 

 

Quando, dopo sei ore e mezza di camera di consiglio, il 17 novembre il verdetto della giuria è stato letto, e John Allen Muhammad è stato riconosciuto colpevole dei reati capitali imputatigli, i familiari delle vittime hanno tirato un sospiro di sollievo e molti di loro, successivamente intervistati, hanno detto di sperare che all'imputato venisse comminata la pena di morte.
L'adulto Muhammad e il ragazzo Lee Boyd Malvo hanno ucciso freddamente almeno 10 persone e ne hanno ferite 6. Questi crimini sono stati commessi senza movente, le vittime sono state bersagli del tutto casuali di un fucile di precisione. La pazzia criminale di Muhammad e di Malvo è stata assoluta.
Non posso, in tutta onestà, biasimare i familiari delle vittime innocenti se il loro desiderio primo, fomentato dai media e della propaganda politica americana, è quello di chiedere il sangue dei folli assassini dei loro cari. Anch'io, che pure mi batto con convinzione e tenacia contro la perversione della pena capitale, se mi trovassi di fronte ad un crimine così ingiusto e insensato che colpisse uno dei miei cari, potrei essere tentata di vendicarmi con ogni sforzo.
Ciò che è invece da biasimare, è l'atteggiamento globale che dimostra di appoggiare, approvare e sostenere questi desideri di vendetta. Tra i familiari intervistati, alcuni hanno detto che la volontà di Dio è stata compiuta, altri hanno parlato della possibilità di "chiudere" la loro sofferenza solo con la morte di Muhammad. Sembra impossibile che non vi sia nessuno, tra coloro che si interessano di questi familiari, che decida di aiutarli davvero invece di strumentalizzarli, inducendoli a ragionare e facendogli capire come invece la "chiusura" del loro dolore può solo derivare dalla cessazione dell'odio e dalla rinuncia alla vendetta.
Sembra impossibile che nessuno voglia il vero interesse di queste povere vittime e che non riesca a spiegare loro come vengano invece sfruttate, con questo rigirare il coltello nelle loro piaghe, da un sistema che li vuole vittime per sempre, perché proprio di vittime ha bisogno per perpetuare il proprio "business" basato sulla pena di morte. Non dimentichiamoci che il terrore seminato da Muhammad e da Malvo - nel momento più caldo della campagna elettorale per le elezioni di medio termine del 2002 e alla vigilia della guerra contro l'Iraq - è stato una 'manna' per i candidati più conservatori ( v. n. 102 , "Quasi una rissa per condannare a morte i due cecchini" ).
(Grazia)

 

 

 

9) AGO 'CRUDELE ED INUSUALE'? RINVIO DI ALCUNE ESECUZIONI A FINE ANNO

 

 

 

Non essendone previste altre entro la fine del mese, a metà dicembre possiamo fare un bilancio delle esecuzioni capitali compiute durante l'anno negli Stati Uniti, contandone 65. Un numero inferiore a quello del 2002 (71) ed anche a quello del 2001 (66). Il numero sarebbe stato più alto se, per l'intervento delle corti di giustizia, non fossero state sospese all'ultimo momento le esecuzioni di alcuni detenuti. Il motivo della sospensione è il dubbio che il metodo dell'iniezione letale sia un modo crudele di uccidere i condannati e sia perciò incostituzionale. Tuttavia il rinvio, con ogni probabilità, non avrà altro esito all'infuori di quello di spostare nella prima metà del 2004 le esecuzioni che dovevano avvenire alla fine di quest'anno.
Come abbiamo accennato nel numero precedente ( v. n. 112 , "Peccato che i condannati a morte non siano animali") gli avvocati di Abu-Ali Abdur' Rahman, condannato a morte in Tennessee, già dal mese di maggio avevano contestato l'iniezione letale soprattutto per l'uso del bromuro di pancuronio, una sostanza, proibita nelle eutanasie degli animali domestici, che potrebbe causare terribili sofferenze.
All'inizio di dicembre tre condannati a morte del Texas giunti alle soglie dell'esecuzione, Bobby Hines, Billy Vickers e Kevin Zimmerman, si sono appellati contro l'uso del bromuro di pancuronio. Il loro ricorso è stato bocciato e ripresentato più volte a diverse corti finché il 10 dicembre il giudice Antonin Scalia della Corte Suprema federale - con appena 20 minuti di anticipo sull'orario fissato - ha ordinato di sospendere l'esecuzione di Zimmerman. Ciò non significa che l'ultra conservatore giudice Scalia fosse orientato a dichiarare inammissibile l'iniezione letale così come è oggi praticata, con un pronunciamento che getterebbe scompiglio nel sistema della pena di morte negli Stati Uniti. Tuttavia egli si è sentito in dovere di sospendere l'esecuzione in Texas e di consentire una consultazione tra i giudici poiché il 1° dicembre la Corte Suprema aveva già accettato di discutere la liceità dell'iniezione letale rispondendo al ricorso di un condannato a morte dell'Alabama, tale David Nelson. (Per Nelson, ex tossicodipendente, vi era il problema aggiuntivo della mancanza di vene superficiali idonee all'introduzione di un ago, il che avrebbe costretto un medico a praticare una o più incisioni alla ricerca di vasi più grandi e profondi).
Quando già in diversi stati si cominciava a sperare che la necessità di un approfondito esame della problematica inerente l'iniezione letale avrebbe indotto la Corte Suprema a stabilire una moratoria di fatto, il 15 dicembre la massima corte ha votato a stretta maggioranza la revoca della sospensione dell'esecuzione di Zimmerman. Hanno votato per la revoca i 5 giudici ultra conservatori (Rehnquist, Kennedy, O'Connor, Scalia, Thomas), hanno votato contro i quattro giudici un po' meno conservatori (Breyer, Ginsburg, Stevens, Souter) i quali avrebbero voluto legare il caso di Zimmerman a quello di David Nelson dell'Alabama.
Rimane la volontà della Corte Suprema degli Stati Uniti di esaminare la liceità dell'iniezione letale relativamente al ricorso di Nelson. Ma la decisione della massima corte potrebbe arrivare parecchi mesi dopo l'uccisione di Zimmerman, di Hines, di Vickers e di molti altri.

 

 

 

10) I GIUDICI DELLA CORTE SUPREMA RAMPOGNANO GLI ACCUSATORI DI BANKS

 

 

 

Delma Banks, che si dichiara innocente, in 23 anni passati nel braccio della morte del Texas ha avuto sedici date di esecuzione ed altrettante sospensioni, l'ultima delle quali arrivata il 12 marzo scorso ad appena 10 minuti dall'iniezione letale (v. n. 105). L'accusa, durante il processo celebrato contro di lui nel 1980, si comportò in modo talmente scorretto da suscitare perfino l'indignazione di alcuni eminenti personaggi ultraconservatori - che intervennero nel febbraio 2003 per chiedere la revisione del caso - ed ora anche dei nove anziani giudici vestiti di nero che compongono la Corte Suprema federale.
Anche l'ultraconservatore e ultracattolico giudice Antonin Scalia, ferreo sostenitore della pena di morte in aperto dissenso con la posizione del Papa, alla fine si è dovuto rassegnare e si è allineato con gli altri membri della Corte Suprema che hanno criticato la condotta degli accusatori nei riguardi di Banks in un'udienza tenutasi l'8 dicembre scorso.
L'attuale avvocato di Banks, George Kendall, ha chiesto alla Corte Suprema un nuovo processo per il proprio assistito dal momento che gli accusatori consentirono a due testimoni chiave di mentire durante il processo del 1980. L'accusa non solo omise di correggere le false testimonianze, come sarebbe stato suo dovere, ma assicurò anche alla giuria nell'arringa conclusiva che la testimonianze erano corrette. Diversi membri della Corte Suprema nel corso dell'udienza hanno contestato Gena Bunn, assistente del Ministro della Giustizia, che rappresentava lo stato del Texas. Bunn ha provato a sostenere la tesi che gli accusatori non mentirono e che, anche se lo avessero fatto, era compito della difesa smentirli nel corso del processo o nei primi appelli contro la sentenza di morte.
La giudice Ruth Bader Ginsburg ha domandato come mai gli accusatori "che hanno ingannato la giuria e la corte" non furono mai obbligati a fare ammenda delle loro bugie.
Scalia ha chiesto: "Signora Bunn, ha la possibilità di argomentare che non avrebbe avuto importanza che la giuria conoscesse la verità ? Le suggerirei di concentrare i sui sforzi su questo."
Lo stesso Scalia ha suggerito di rinviare il caso alla Corte federale di Appello del Quinto Circuito che in precedenza aveva respinto il ricorso di Banks. In questo periodo la Corte Suprema sta trattando altri due casi in cui la Corte del Quinto Circuito agì in maniera simile.
Durante il processo del 1980 un criminale, tale Charles Cook, testimoniò che il nero Delma Banks gli confidò di aver sparato al sedicenne bianco Richard Wayne Whitehead. Banks avrebbe consegnato a Cook sia l'arma del delitto che l'auto della vittima. Durante il processo disse espressamente che non vi erano stati patti tra lui e gli accusatori e che la sua deposizione non era stata concordata con loro. Tutte e due queste asserzioni erano delle bugie. L'accusa non si peritò di smentire il testimone e omise di dire agli avvocati difensori di Banks che in cambio della deposizione era stata cancellata un'accusa di incendio doloso contro Cook.
Il fatto fu scoperto dagli avvocati di Banks nel 1998, i quali scoprirono anche la trascrizione di ciò che fu detto in un incontro in cui un investigatore e un accusatore prepararono Cook a deporre in aula, deridendolo quando non riusciva a ripetere bene la storiella concordata.
Durante la fase di inflizione della pena la giuria ascoltò la testimonianza di un altro delinquente, informatore della polizia, tale Robert Farr. Farr fu pagato con 200 dollari per aiutare la polizia a ritrovare l'arma del delitto. Farr dichiarò di aver viaggiato insieme con Banks che voleva recuperare la pistola, che aveva dato a Cook, con l'intenzione di usarla in future rapine. Ciò dimostrava la futura pericolosità dell'imputato, condizione essenziale per l'inflizione di una condanna a morte.
Durante il processo fu chiesto espressamente a Farr se caso mai fosse stato pagato dalla polizia. Farr disse di no e l'accusa omise di smentire il testimone.
La decisione della Corte Suprema sulla sorte di Banks si conoscerà l'estate prossima. Quanto è avvenuto l'8 dicembre lascia prevedere che verrà annullata almeno la fase del processo in cui fu inflitta la pena di morte, soluzione che oggi andrebbe bene anche allo stato del Texas. Se il processo venisse annullato totalmente, la legge vigente nel 1980 richiederebbe la liberazione immediate e definitiva di Delma Banks.

 

 

 

11) UNA NUOVA LEGGE DELL'ILLINOIS LIMITA FORTEMENTE LA PENA DI MORTE

 

 

 

La moratoria istituita del governatore George Ryan in Illinois all'inizio del 2000 è stata mantenuta dall'attuale governatore Blagojevich il quale è intenzionato a revocarla solo quando il sistema della pena capitale sarà stato completamente emendato. Al momento dell'istituzione della moratoria, Ryan nominò una commissione di studio sulla pena di morte. Una legge approvata quasi all'unanimità il 19 novembre recepisce molte delle indicazioni fornite da tale commissione alla fine del 2002 e introduce alcune garanzie suggerite dalla più recente ricerca criminologica.

Tra i punti qualificanti di tale legge sono vengono citati i seguenti:
- la possibilità per la Corte suprema dello stato di annullare una sentenza capitale che appaia "fondamentalmente ingiusta" anche in mancanza di errori giudiziari;
- la proibizione di infliggere la pena di morte ai ritardati mentali;
- la proibizione di chiedere la pena di morte in presenza di un'unica testimonianza oculare, della testimonianza di un informatore detenuto o di un complice;
- la fornitura, a chi sia ingiustamente accusato, dei mezzi necessari per difendersi e per rimuovere le condanne impropriamente comminate, incluso un largo accesso alle prove.

Un punto importante (che ha causato accese discussioni ed ha ritardato l'approvazione della legge) è la radiazione dei poliziotti che rendono testimonianze false nei processi per omicidio anche in mancanza di un'azione penale contro di essi. Una legge precedentemente approvata richiede inoltre che vengano registrati gli interrogatori e le confessioni degli accusati di omicidio.
Gli abolizionisti apprezzano l'approvazione di questa legge dell'Illinois - che ha ricevuto tutti i 115 voti della Camera e la grandissima maggioranza dei voti al Senato - quale progresso della civiltà giuridica che limita fortemente le sentenze di morte e costituisce un passo verso la cancellazione della pena capitale. Ulteriori riforme auspicate dagli esperti che facevano parte della commissione nominata dal Governatore Ryan includono nuovi procedimenti di riconoscimento dei sospetti da parte dei testimoni oculari, l'immediata assegnazione agli arrestati di un avvocato d'ufficio e la realizzazione di un laboratorio di indagine forense del tutto indipendente dalla polizia.

12) NICOLAS YARRIS 'REO CONFESSO' ESONERATO DOPO 21 ANNI

 

 

 

Il 9 dicembre si è saputo che lo stato della Pennsylvania non intendeva chiedere un nuovo processo per Nicholas Yarris il cui processo originale era stato annullato il 3 settembre, due mesi dopo che un test del DNA aveva vanificato l'accusa di violenza carnale ed uccisione di una donna nel 1981 ( v. n. 110 ). Non più condannato a morte, dovrebbe essere scarcerato dopo aver passato più della metà della sua vita in prigione. Rimane da risolvere il problema di una condanna detentiva che si è meritato in Florida per una evasione dal braccio della morte compiuta nel 1985, nel corso della quale commise una rapina.
La disperazione indusse Yarris a rilasciare alcune false 'confessioni' nel malaccorto tentativo di far riconsiderare il suo caso e conseguire una commutazione della condanna a morte in una pena detentiva. Le confessioni contribuirono a complicare la sua situazione. Una migliore idea fu quella di chiedere il test del DNA, che fu accordato con un ritardo di 'soli' 14 anni dalla richiesta.
L'avvocato di Nicholas Yarris spera che possano essere computati in favore di questa vittima della 'giustizia' i 21 anni passati nel braccio della morte della Pennsylvania e Nicholas possa essere subito rimesso in libertà.
Nel 2003 in tutti gli Stati Uniti sono stati esonerati 10 condannati alla pena capitale. In Pennsylvania sono stati esonerati 6 condannati a morte dal '77 ad oggi, a fronte delle 3 esecuzioni portate a termine. E' ora che si proclami una moratoria e tutto il sistema della pena capitale della Pennsylvania venga sottoposto ad attenta analisi.

 

 

 

13) LE CONFESSIONI SONO PROVE ALTAMENTE INAFFIDABILI

 

 

 

Abbiamo parlato più volte dell'inaffidabilità delle testimonianze oculari. Ebbene, vi è un altro tipo di "prove" apparentemente inoppugnabili, che invece si dimostrano altrettanto fallaci: le confessioni da parte degli imputati stessi.
Nel 1989 cinque adolescenti furono arrestati e condannati con l'accusa di aver assalito, violentato e lasciato quasi senza vita una donna al Central Park di New York. Alcuni anni dopo la loro condanna fu annullata ed essi furono liberati perché un test del DNA dimostrò che erano innocenti e che il colpevole era un altro uomo già in carcere per omicidio (il quale ammise di aver commesso il reato). La ragione per cui i cinque ragazzi erano stati in origine condannati era molto semplice: avevano 'confessato'.
Pare veramente strano, a noi che ci troviamo fuori dagli ingranaggi della macchina giudiziaria, che una persona possa confessare un crimine mai commesso, magari preparandosi in questo modo una condanna a morte, eppure non è così. Nel corso degli anni, specie adesso che ci sono maggiori possibilità scientifiche di appurare la verità, sono emerse decine e decine di casi di confessioni false in casi clamorosi. Per esempio, in Illinois il 60% delle persone successivamente scagionate da accuse di omicidio a partire dal 1970, avevano in un primo tempo dichiarato di essere colpevoli del reato per cui erano state condannate. Le motivazioni che inducono le persone a mentire "al contrario", assumendosi cioè colpe che non hanno sono molteplici. Spesso, come è facile immaginare, si tratta di persone che vengono maltrattate dalla polizia durante gli interrogatori (con minacce fisiche e morali, con ritorsioni, con domande rivolte con insistenza stressante e protratta troppo a lungo nel tempo, fino ad arrivare all'uso della tortura e della violenza fisica vera e propria) a tal punto che alla fine sono disposte ad ammettere qualsiasi cosa pur di porre termine alle loro sofferenze immediate.
A volte però i motivi sono da ricercare nell'ignoranza o nel fatto che i sospetti sono minorati mentali: queste persone non si rendono conto di che cosa stanno facendo nel momento in cui firmano, magari con una croce, le carte che vengono loro presentate dalla polizia.
Quando poi in aula si apprende che l'imputato ha confessato, i giurati sono naturalmente indotti a credere autentica la confessione e non dubitare della sua validità. Le conseguenze sono prevedibili e, come in tutte le condanne ingiuste, solo di rado la verità viene a galla in tempo utile per rimediare.
I possibili correttivi per queste false ammissioni di colpa sono vari, ma ancora pochissimo utilizzati: innanzitutto si possono almeno informare i giurati dell'inaffidabilità delle confessioni da parte degli imputati. Pare però che molti giudici siano restii ad acconsentire che esperti testimonino in tal senso, convinti che la giuria abbia "fiuto e istinto" sufficienti a valutare la veridicità delle confessioni. Un rimedio molto più utile, sarebbe di disporre che tutti gli interrogatori da parte della polizia venissero videoregistrati, in modo che le giurie potessero prendere visione del modo con cui è stata ottenuta l'eventuale confessione; senza contare che con questo sistema molti poliziotti rinuncerebbero all'uso di metodi "persuasivi" assolutamente illegali e crudeli.
In una nazione come l'America, dove la pena che si rischia di far scontare a un innocente è molte volte irreversibile, dovrebbe esserci la massima cautela di tipo preventivo per evitare condanne ingiuste, e pertanto l'applicazione di questi rimedi è auspicata da tutti gli Americani che hanno a cuore la giustizia e che si rendono conto di come le condanne ingiuste ledano l'immagine della nazione e danneggino tutti, eccetto, naturalmente, i veri colpevoli.
(Grazia)

 

 

 

14) RICOMINCIA DECISAMENTE A SCENDERE IL FAVORE PER LA PENA DI MORTE

 

 

 

Nella seconda parte del 2003 il favore per la pena di morte negli Stati Uniti ha ricominciato a diminuire, e decisamente! Diverse indagini di opinione eseguite negli ultimi due mesi concordano nel situare l'attuale sostegno per la pena di morte al 64%, dato più basso dal '78 da confrontare con l'80% del '94. Il sondaggio Gallup di ottobre rileva inoltre che il 32% degli Americani si oppone alla pena capitale.
Come avevamo detto nel numero 108, la diminuzione costante del sostegno dei cittadini statunitensi per la pena capitale registratasi negli ultimi dieci anni si era interrotta dopo gli attacchi dell'11 settembre 2001 e fino al mese di maggio dell'anno che sta per chiudersi. Il sondaggio Gallup effettuato tra il 5 e il 7 maggio aveva trovato solo il 24% degli Americani contrari alla pena di morte e il 74% favorevoli, con un aumento di 6-8 punti rispetto ai valori rilevati subito prima dell'11 settembre 2001.
Ci auguriamo che il periodo peggiore sia passato e che le anomalie registratesi nel corso di un anno e mezzo siano solo il frutto dell'insicurezza prodotta dai fatti eccezionali del'11 settembre 2001, dal misterioso fenomeno dell'antrace, dalle imprese dei due cecchini dell'ottobre del 2002.
La propaganda sfrenata dell'attuale Amministrazione ultra conservatrice, che si sforza di presentare la pena di morte come una panacea per tutti i mali sociali e per la violenza di portata nazionale ed internazionale, probabilmente sta perdendo gran parte del suo smalto. Gli esperti, gli 'opinion leader', i media americani riprendono con più coraggio il loro doveroso compito di analisi e di critica di quel mostruoso retaggio del passato che è la pena capitale.

 

 

 

15) HOTEL "BRACCIO DELLA MORTE": L'ULTIMA DIMORA DI RICHARD

 

 

 

Il 23 agosto 2000 ero a Salsomaggiore in vacanza e ricordo distintamente la prima cosa che feci quel giorno: telefonai ad un amico dopo una notte ansiosa, e non dovetti neppure formulare la domanda che mi stava a cuore, perché dal tono della sua voce capii che era accaduto ciò che nei giorni precedenti avevamo temuto e tentato di scongiurare: Richard Wayne Jones era stato ucciso dallo Stato del Texas.
Arianna Ballotta che, insieme al marito e a molti altri italiani, lo aveva seguito, aiutato e incoraggiato per tanti anni, era in quel momento in Texas per salutarlo l'ultima volta.
Nelle settimane precedenti avevamo partecipato ad una grande mobilitazione per raccogliere le sottoscrizioni ad una richiesta di grazia inviata a George Bush, allora governatore del Texas e impegnatissimo nella sua corsa verso la Casa Bianca. Migliaia di persone avevano aderito all'appello lanciato da Arianna e il Governatore era stato letteralmente subissato di suppliche, ma era stato tutto inutile: Richard fu spietatamente ucciso.
Adesso, a distanza di tre anni dalla sua morte, Arianna, grande amica di Richard, con la collaborazione di Mirella Santamato (giornalista, scrittrice e poetessa) e di Pietro Santoro (giornalista pubblicista), ha realizzato per la Phoebus Edizioni un libro dedicato a lui e intitolato "Texas Death Row Hotel". Il titolo (Hotel Braccio della Morte del Texas) riprende la definizione data al "suo" carcere dallo stesso Richard e si apre, per l'appunto, con la sua lunga, dettagliata, ironica e decisamente vivida descrizione delle "delizie" riservate ai "clienti": "...All'interno della vostra stanza avrete acqua corrente fredda, a volte di colore marrone a volte di colore nero.... Il cibo varierà, ma sarà sempre servito freddo e con qualche extra: capelli, scarafaggi, vermi, feci di topi e insetti, sporcizia e sudore... la maggior parte di coloro che lasciano il nostro hotel lo fanno con un cartellino appeso a un piede!...".
Nelle pagine seguenti il lettore non può che immedesimarsi nella scrittrice Mirella Santamato che, passo dopo passo, "scopre" i dettagli agghiaccianti e commoventi della storia di Richard, dalla sua infanzia travagliata, fino ai particolari del suo caso giudiziario, con tutte le ingiustizie e le anomalie che lo hanno caratterizzato. Seguono brani delle lettere che Richard aveva inviato ad Arianna e ad altri amici, dalle quali traspare tutto il suo altruismo, la sua sensibilità e la sua capacità di perdonare.
Dopo l'ansia trepidante delle settimane che precedono l'esecuzione, il lettore è colpito dalla commovente, e pur tuttavia minuziosa descrizione fatta da Biagio (il marito di Arianna) delle varie fasi dell'omicidio legalizzato di Richard: gli ultimi strazianti incontri con lui, l'arroganza dei parenti che non lo hanno mai amato, ma che all'ultimo minuto avanzano pretese e priorità, la freddezza distaccata e sprezzante dei cappellani pagati dallo stato (altro che servitori di Dio!), le ultime parole di Richard legato sul lettino, la sua morte apparentemente serena e, dopo, la possibilità di abbracciarlo per la prima volta, quando ormai è disteso in una bara.
L'ultima parte del libro riporta i commenti ufficiali della stampa americana che si oppone alla pena di morte (per fortuna anche negli Stati Uniti una parte dei media si schiera, anche se con insufficiente energia, sul fronte abolizionista), i commenti di David Atwood, Presidente della Texas Coalition Against the Death Penalty, dichiarazioni di familiari di vittime di crimini che aderiscono all'organizzazione "Murder Victims Families for Reconciliation", e tante lettere scritte dagli amici di Richard per commemorare la sua morte e, soprattutto, per celebrare la sua personalità positiva e buona. Le ultime parole, come le prime, sono di Richard e sono tratte dall'ultima lettera ad Arianna: "...E' molto difficile accettare tutto questo, ma mi vogliono morto sul serio, indipendentemente da quanto duramente noi ci daremo da fare per mantenermi in vita, loro vinceranno.... Sai, non voglio essere da solo mentre muoio.... Tutto andrà bene. Con tutto il mio amore, adesso e per sempre. Richard"
Sono davvero contenta che questo libro sia stato scritto e pubblicato, perché mi ha permesso di conoscere meglio Richard, che non ho avuto il privilegio di conoscere quando era in vita. Ritengo inoltre che esso possa costituire un ottimo approccio alle problematiche connesse con la barbara pratica della pena di morte e rappresenti una forte smentita dei diffusi luoghi comuni che circolano sia sui condannati a morte che sulle carceri che li "ospitano".
(Grazia)

Per avere più ampie informazioni sul libro e per ordinarne delle copie potete accedere al sito della Coalizione Italiana Contro la Pena di morte all'indirizzo: http://www.coalit.org/librorichard.htm

 

 

 

16) PIENO SUCCESSO DELLA MOSTRA DEI LAVORI DI KENNETH E TONY

 

 

 

Come avevamo annunciato nel precedente bollettino, si è tenuta a Torino, nei locali del Sermig (l'Arsenale della Pace), nei giorni 13 e 14 dicembre, la mostra delle poesie di Kenneth e dei disegni del suo amico Tony Ford.
Siamo partiti con entusiasmo, spronati e animati dalle lettere di Kenneth, e abbiamo lavorato sodo: dopo essere riusciti ad ottenere la concessione dell'uso dei locali del Sermig, grazie alla generosa accoglienza di Andrea Zampollo, ci siamo dati da fare per ottenere risultati apprezzabili: ho contattato giornalisti e organizzazioni umanitarie, tra cui anche la sezione di Torino di Amnesty International, mentre Secondo, rivelandosi un abilissimo grafico, si è occupato della realizzazione completa dei cartelloni che riproducevano, con arte e cura estrema dei dettagli, le poesie e gli splendidi disegni. Quando tutto era ormai praticamente pronto, però, abbiamo avuto notizie sconfortanti: per un malfunzionamento del server non si riusciva ad inserire l'avviso della mostra nel sito del Sermig, il giornale che mi aveva promesso uno spazietto per l'annuncio dell'iniziativa non ha potuto inserire nulla, e i volantini che avevamo distribuito in giro sembravano davvero troppo pochi.
Eravamo stanchissimi e un po' depressi, con la grande paura che il nostro lavoro non avrebbe avuto nessun riscontro positivo, deludendo così le aspettative dei nostri due amici nel braccio della morte, che tanto hanno sognato e atteso questo evento.
Poi... quasi magicamente, come in un grandioso "puzzle", tutti i pezzi sono andati al loro posto, dando un risultato stupendo, al di là delle nostre più rosee previsioni: la mostra è stata realizzata in un fine settimana durante il quale il Sermig ha ricevuto al visita di centinaia di persone, per varie altre iniziative parallele alla nostra. La presenza delle locandine che indirizzavano i visitatori verso i nostri locali, l'attività di alcuni volontari del Sermig che distribuivano i nostri volantini all'ingresso e il nostro entusiasmo hanno permesso che ...oltre 500 persone visitassero la mostra!
Era un continuo andirivieni di gente: a tutti quelli che siamo riusciti a fermare abbiamo chiesto di lasciare un saluto augurale ai nostri amici prigionieri, raccogliendo circa 180 messaggi (ma meno di un terzo delle persone ha scritto qualcosa). A molti abbiamo lasciato un volantino del nostro Comitato, parlando anche della possibilità di tenere conferenze nelle scuole e invitando le persone a farsi portavoce per questa nostra attività così importante per formare le coscienze dei giovani.
Gabriella Giuliari, l'amica e corrispondente di Tony Ford, è venuta da Genova e ci ha aiutati durante tutta la manifestazione. Ha portato con sé una grande quantità di oggetti e manufatti da mettere in vendita: il nostro banchetto, che già presentava i libri delle poesie di Kenneth, le magliette, i nostri opuscoli e gli adesivi, si è così arricchito moltissimo. Abbiamo anche realizzato un discreto incasso (circa 200 euro) che andrà totalmente a Kenneth, mentre denaro ricavato da Gabriella andrà a Tony. Anche Gabriella è stata felice del risultato di questa iniziativa e ha deciso di portare a Genova il materiale (che ormai si può utilizzare molte volte) per realizzare una mostra analoga.
Giuseppe Lodoli, che è venuto da Roma per questa occasione, ha collaborato durante tutta la mostra, indirizzando i visitatori e invitandoli a fermarsi per lasciare il loro saluto ai nostri amici in Texas. Giuseppe ha tenuto, nei pomeriggi del 13 e del 14, una conferenza sulla pena di morte e i diritti umani. Ad aiutarci e a visitarci sono venuti anche Irene D'Amico (la mia efficientissima "partner" delle conferenze nelle scuole), Emanuele Fumagalli, di Barzago, che pure corrisponde con Kenneth, Anna Maria e Giovanni Esposito, che hanno affrontato il viaggio serale da Novara, nonostante pesanti impegni di lavoro di Giovanni, pur di farci visita.
Alla fine della seconda giornata eravamo stanchissimi ma davvero felici della grande riuscita di questa iniziativa e pregustiamo la gioia di Kenneth e di Tony quando riceveranno la fotocopia di tutte le firme che abbiamo raccolto, le innumerevoli fotografie scattate, i soldini e soprattutto la nostra descrizione entusiasta e minuziosa del loro successo!
(Grazia)

 

 

 

17) RICHIESTA DI CORRISPONDENZA

 

 

 

 

La nostra amica Alice Donato ci inoltra una richiesta di corrispondenza di un condannato a morte della California:

Mr. Franklin Lynch
- P.O. Box H 34201
- San Quentin State Prison
- SAN QUENTIN, CA 94974 - USA

 

 

 

 

18) NOTIZIARIO

 

 

 

Arkansas. Udienza per la grazia a Singleton malato mentale grave.

Charles Levine Singleton, che è stato curato forzatamente per consentirgli di riacquistare un minimo di consapevolezza, dovrebbe essere ucciso dallo stato dell'Arkansas il 6 gennaio (v. n. 112). Il 12 dicembre si è tenuta per lui un'udienza davanti alla Commissione per le grazie. Non se ne conosce l'esito.

 

 

Iran. Quattro condanne alla lapidazione.

Secondo un articolo del giornale Qods dell'11 novembre, riportato da Amnesty il 18 novembre, quattro uomini accusati di una serie di violenze carnali sono stati condannati a morte per lapidazione in Iran.

 

 

Sudan. Pena di morte e tortura.

L'Organizzazione Mondiale Contro la tortura ed Amnesty International hanno lanciato un appello per prevenire l'esecuzione di 5 uomini in Sudan. Costoro sono stati arrestati il 1° aprile e condannati a morte il 12 novembre. In prigione sarebbero stati torturati con colpi di bastoni e tubi di gomma, con lo schiacciamento dei testicoli, con tagli e con l'inserzione di bottiglie nell'ano. Si conoscono i nomi dei torturatori, denunciati invano dai legali dei condannati.

 

 

Texas. Altra esecuzione fissata nell'anniversario del crimine.

Come per Raul Villareal, minorenne all'epoca del delitto, anche per Efrain Perez la data di esecuzione è stata fissata per il 23 giugno, undicesimo anniversario del crimine per il quale sono stati condannati (v. n. 112). Il giudice Wallace ha osservato che così i parenti della vittima non dovranno fare due viaggi ad Huntsville per assistere alle esecuzioni. A differenza di Villareal, Perez si proclama innocente.

 

 

Texas. Tolta dal sito del TDCJ la descrizione dell'ultimo pasto dei condannati a morte.

La decisione presa a malincuore dai responsabili del sito. "E' una questione di buon gusto" hanno osservato alcuni cittadini scrivendo al Dipartimento delle carceri.

 

 

Usa. Continuano a diminuire i crimini in generale ma aumentano gli omicidi.

Secondo i dati raccolti dall'F.B.I. ci si deve aspettare, per il secondo anno consecutivo, un aumento annuale degli omicidi negli Stati Uniti di circa l'1%. Ciò nonostante si sia registrata una diminuzione del 3,1% dei crimini in generale nella prima metà dal 2003 rispetto allo stesso periodo del 2002. Anche tra il 2001 e il 2002 si era verificata una - più modesta - diminuzione dei crimini in generale.

 

 

Utah. Condannato a morte deceduto per occlusione intestinale.

Roberto Arguelles, la cui esecuzione era sospesa in attesa di una valutazione delle sue condizioni mentali, è morto il 16 novembre per occlusione intestinale. Mangiava le sue feci e documenti legali.

 

 

Uzbekistan. Vietato convegno sulla pena di morte.

A Taskent, capitale dell'Uzbekistan, paese che desta particolari preoccupazioni per quanto riguarda la pena di morte e la tortura, le autorità hanno impedito lo svolgimento di un convegno intitolato "La pena di morte: analisi, tendenze e situazione attuale" promosso dall'associazione Madri contro la Pena di morte e la Tortura. La delegazione di Amnesty, arrivata il 5 dicembre per partecipare al Convegno, ha protestato vivamente.

 

 

Questo numero è stato chiuso il 15 dicembre 2003

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