FOGLIO DI COLLEGAMENTO INTERNO
DEL COMITATO PAUL ROUGEAU / ELLIS(ONE) UNIT
Numero 79 - Luglio / Agosto 2000
1) Ucciso anche Richard come programmato
2) Linciaggi & linciaggi
3) Gogna e linciaggio nei media
4) Il consiglio direttivo dell'8 Luglio 2000
5) Controinformazione
6) Giustizia farsa. La competenza di un avvocato d'ufficio
7) Ucciso il minorato Oliver Cruz dal "Texas compassionevole"
8) Nessuna novità per Barnabei
9) Notiziario
Vieni con noi: sarà bello lavorare insieme!
Aderisci al Comitato
La fedeltà dei sostenitori italiani protrattasi dal 1992 ad oggi, i rilevanti risultati sul piano delle investigazioni ottenuti con i fondi raccolti nel nostro paese, l'intensa mobilitazione in extremis, non sono riusciti a strappare dalle mani del boia Richard Wayne Jones, amico di vecchia data.
Nonostante i forti e crescenti dubbi sulla sua colpevolezza, il Texas Board of Pardons and Paroles non ha avuto esitazione nel negare anche la clemenza esecutiva, respingendo 17 a 0 la domanda di grazia basata su forti argomenti legali e corredata dalle firme di tanti nostri connazionali.
Come ha rilevato lo stesso Jones, sul suo caso hanno pesato i numerosi precedenti penali che egli aveva al momento dell'arresto. Secondo lui si è trattato di un esempio di giustizia sommaria: "E' questo che mi urta di più!" aveva affermato in un'ultima intervista. Arianna, Biagio a Michela sono stati vicini a Richard negli ultimi giorni e lo hanno seguito nella Death House.
Richard guardando verso di loro ha detto "Tutti voi, siate forti!" ed ha quindi dato il segnale al direttore al Direttore del carcere: "Warden, mandami a casa!". Diverse e più dure sono state le parole che il condannato poco prima aveva indirizzato alla pubblica accusa : "Vi auguro di continuare a vivere con questo rimorso!". Rivolgendosi ai testimoni ha detto: "Voglio che la famiglia della vittima sappia che non ho commesso questo crimine"…"Non ho ucciso la vostra cara!".
Non abbiamo più parole. Un abbraccio silenzioso ad Arianna e Biagio e a Michela e Giancarlo.
"E' un linciaggio quello che viene compiuto stanotte in America…" cosi' ha urlato Shaka Sankofa dal lettino dell'esecuzione il 22 giugno 2000.
Nell'anno 1900 l'attivista nera Ida B. Wells denunciava indignata: "A Paris nel Texas i rappresentanti della legge hanno consegnato il prigioniero alla folla. Il Sindaco ha concesso un giorno di vacanza agli scolari e le Ferrovie hanno organizzato una gita per consentire alla gente di vedere un essere umano bruciare vivo…".
Dobbiamo arrivare al 1922 perche' vi sia un dibattito al Congresso degli Stati Uniti sulla questione dei linciaggi. In quell'anno la Camera dei Rappresentanti approva una legge che proibisce il linciaggio, peraltro vanificata dalla successiva bocciatura del Senato. Da quel momento l'opposizione dell'élite intellettuale e della nascente stampa dei neri ha l'effetto di diminuire progressivamente il numero delle esecuzioni sommarie.
L'ultima ondata di terrore si abbatte sugli stati del Sud a meta' di questo secolo per contrastare il Movimento per i diritti civili. Tra il 1961 e il 1965 vengono trucidati 21 neri senza che alcun bianco venga condannato.
Una mostra sul tema del linciaggio dal titolo: "Senza sepoltura" si e' tenuta a New York da febbraio a luglio di quest'anno. La mostra ha suscitato interesse negli Stati Uniti ed ha avuto risonanza in tutto il mondo. Sono state esposte una sessantina di fotografie e di cartoline postali che documentano impudiche orrende esecuzioni "a furor di popolo" avvenute principalmente negli stati del Sud. Vediamo corpi impiccati o bruciati di uomini ma anche di donne e ragazzi, fustigati, scuoiati, mutilati, fatti bersaglio delle pistole dei cow boy, imbrattati di sangue e di fango. Si tratta di poveri diavoli - molto spesso innocenti - accusati di stupro di donne bianche o di furto di bestiame o anche soltanto di non essersi scoperti al passaggio di un bianco.
La pratica del linciaggio esplose negli Stati Uniti dopo il 1863, anno dell'emancipazione di 4 milioni di schiavi neri e divenne per oltre un secolo una costante della 'giustizia' americana. Secondo l'Università Tuskegee dell'Alabama si possono documentare 4742 esecuzioni sommarie tra il 1883 e il 1968.
"Il pubblico (…) giustificava queste atrocità nel nome del mantenimento dell'ordine sociale e razziale e della purezza della razza anglosassone" osserva il prof. Leon Litwack coautore del volume: "Without Sanctuary - Twin Palms Publishers - Santa Fè (NM) - 2000" (consultare il sito: www.journale.com/withoutsanctuary )
Come non vedere una conseguenza storica della pratica del linciaggio nelle 664 esecuzioni avvenute negli USA dal 1977 ad oggi, prevalentemente negli stati del Sud e in maniera sproporzionata nei riguardi di neri e ispanici, con una scarsa preoccupazione per una efficace difesa legale degli accusati?
"Dobbiamo continuare ad andare avanti e fare tutto ciò che è in nostro potere per mettere fuori legge il linciaggio legalizzato in America…" dice nel suo testamento Shaka Sankofa.
Il Texas ha il sito più esteso, ma anche altri stati americani offrono in Internet informazioni più o meno dettagliate sul braccio della morte. Fa eccezione la Virginia che non ritiene giusto pubblicizzare in Internet informazioni cosi' delicate.
Possiamo trovare nel Web tabelle con le date di esecuzione, fotografie a colori dei detenuti. Entriamo nelle celle ed anche nella Camera della morte. Abbiamo la descrizione della vita quotidiana dei prigionieri e, minuto per minuto, il racconto della procedura di esecuzione. Lo stato della North Carolina fornisce degli 'audio clip' con le impressioni di coloro che hanno assistito alle esecuzioni. I contribuenti texani possono controllare quanto costa mantenere un condannato a morte (49 dollari e mezzo al giorno) e quanto costano i farmaci utilizzati per l'iniezione letale: 86 dollari e 6 centesimi.
L'amministrazione carceraria del Texas espone da oltre due anni in Internet, uno per uno, i 444 ospiti del braccio della morte. Cliccando sul dal sito del Texas Department of Criminal Justice si può sapere di ognuno di loro: il crimine per il quale fu condannato, gli studi compiuti, l'occupazione nella vita civile, i precedenti penali, il giorno dell'entrata nel braccio della morte, altezza, peso, razza ecc. ecc. Si possono ammirare le dettagliate foto segnaletiche di faccia e di profilo di prigionieri attoniti, sparuti, a volte stravolti. Nel sito del TDCJ si parla inoltre dei 228 uomini e delle 2 donne mesi a morte dal 1982 in poi, vengono pubblicizzate le richieste fatte da ciascuno per l'ultimo pasto e le dichiarazioni finali (alcune pagine per Gary Graham, sei righe per James Moreland e nulla per Ponchai Wilkerson che morì sputando una chiave per manette).
Le pagine Web che espongono i condannati a morte (vedi ad esempio: www.tdcj.state.tx.us/statistics/stats-home.htm ) possono essere un'utile fonte di informazione per gli abolizionisti anche se non sono state certo create per loro. Tra i motivi che spingono gli stati a preparare queste pagine c'è sicuramente la tendenza a marchiare definitivamente i condannati e a chiuderli in una vetrina che li separa dal contesto civile, togliendo loro ogni tratto di umanità, nell'attesa di eliminarli fisicamente.
Dunque gogna pubblica per i condannati a morte. Ma non solo: circa un anno fa, con una certa sorpresa, navigando in Internet abbiamo appreso che negli Stati Uniti vengono pubblicate pagine web sulle persona accusate di pedofilia, con nomi e cognomi e tutte le informazioni per identificarle nel luogo in cui vivono.
Ci era sembrata un'operazione, coerente con la natura farisaica della società americana ma per nulla utile a prevenire il crimine, anzi controproducente, comunque lontana dalla nostra mentalità. Era un'iniziativa lesiva dei diritti civili delle persone coinvolte, per quanto colpevoli o presunte tali.
Che a persone riconosciute responsabili di determinati reati vengano inflitte delle pene in osservanza alle leggi è un conto, nessuno ha però il diritto di aggiungere ad una sanzione precisa, limitata nello spazio e nel tempo, una pena extragiudiziale illimitata qual è la distruzione della vita sociale dell'individuo (nonché quella dei suoi familiari…). Al contrario, la pena irrogata dovrebbe tendere per quanto possibile al positivo reintegro del reo nel contesto civile.
La pubblicazione delle liste dei pedofili avvenuta quest'estate in Italia per sfruttare a fini editoriali alcuni inquietanti fatti di cronaca non è quindi una novità (così come non lo è la proposta della castrazione chimica, già da tempo avanzata negli USA per i colpevoli di reati sessuali).
Vogliamo sottolineare come tutto questo sia estremamente ingiusto e pericoloso, non meno preoccupante di ciò che possono aver fatto persone psichicamente o socialmente malate. L'idea che il reo sia un 'diverso' sul quale si può infierire a piacimento è alla base della pena di morte e prima ancora del linciaggio.
Il fenomeno della caccia al pedofilo si presenta in Italia ormai in modo ricorrente, con i sintomi del delirio collettivo. Il ruolo peggiore è quello svolto dai media i quali per fare audience non hanno scrupolo nel suscitare il livore del pubblico all'indomani di delitti particolarmente efferati. I fatti vengono presentati con enorme rilievo e nel modo più truculento possibile ed esagerato, senza pietà per nessuno, neanche per i parenti delle vittime che diventano loro malgrado fantocci nelle mani di cronisti d'assalto. Si sottolineano con deferenza le dichiarazioni più truci dell'uomo della strada, le reazioni più oscene e irrazionali. La psicosi una volta innescata si autoalimenta: la gente si abbevera morbosamente alle notizie diffuse in continuazione, comincia a invocare la pena di morte (ed anche i supplizi pubblici più raccapriccianti), i media incoraggiano surrettiziamente la voglia di vendetta privata, i tentativi veri e propri di linciaggio. Perfino i peggiori criminali della delinquenza organizzata vengono autorizzati ad ergersi a giustizieri nei riguardi degli 'infami' (non mancano esempi di assassini compiuti da questi giustizieri). Sia pure a livello delle intenzioni, miti massaie e malfermi pensionati, dopo un'abbondante ubriacatura presso i media, possono pascersi di un intenso sadismo mentale mettendosi sullo stesso piano dei criminali additati alla pubblica esecrazione.
In questi momenti di delirio collettivo, i sondaggi registrano forti impennate del favore per la pena di morte, gli intellettuali e le classi dirigenti più illuminate tacciono timorose. O peggio, per conquistare il favore del pubblico, qualche sconsiderato intellettuale fa proposte di carattere 'americano'. Non possiamo dimenticare che il giornalista che ha pubblicato in Italia le liste dei pedofili ebbe l'onore di un'ampia citazione in un libro di Amnesty International. Egli nel 1992 affermava tra l'altro: "Sono favorevole alla pena di morte, come la maggioranza degli italiani, e non solo degli italiani (…) Lo sono specialmente quando vedo alla TV, o leggo sul giornale, che alcuni delinquenti hanno rapito un bambino (…) Ma applicare la pena di morte non è assassinare, è giustiziare. Il che è ben diverso."
L'imbarbarimento della convivenza civile non può che aumentare il tasso complessivo di violenza, sia nel comportamento dei delinquenti sia nelle risposte della società. Per convincercene, se ce ne fosse bisogno, possiamo guardare a quello che avviene negli Stati Uniti in cui l'uso sfrenato della pena di morte si accompagna ai delitti più efferati di piccoli delinquenti i quali non esitano a trucidare i loro pari, ma molto spesso anche nonnette, ragazze e bambini, tra i più atroci tormenti, per futili motivi. A volte tali esplosioni di violenza gratuita si verificano in persone considerate in precedenza 'normali'.
Non è l'esistenza di delitti assurdi a provocare la reazione violenta della società, è l'alto tasso di violenza della società a provocare delitti assurdi. Nel circolo vizioso della violenza che chiama violenza, un posto di assoluto rilievo oggi lo hanno i mezzi di comunicazione di massa.
Dopo l'assassinio di Gary Graham, al Comitato Paul Rougeau è venuto a mancare il principale motivo di impegno. Il nostro Consiglio direttivo si è subito riunito per decidere sul da farsi. Nella riunione sono state anche discusse le attività di routine del Comitato.
Come abbiamo anticipato ai soci collegati ad Internet, nel corso del Consiglio direttivo si è deciso di continuare a lavorare sul caso di Gary Graham almeno fino alla convocazione di un'assemblea straordinaria dei soci.
Per opportuna conoscenza da parte dei soci, riportiamo qui appresso i passi salienti del verbale della riunione del Consiglio direttivo.
"Il giorno 8 luglio 2000 alle ore 10 in Firenze (…) si è riunito il Consiglio direttivo del Comitato Paul Rougeau per discutere il seguente ordine del giorno:
1) Scopo sociale immediato dopo l'esecuzione di Gary Graham,
2) situazione finanziaria,
3) partecipazione al viaggio in Texas organizzato dalla Coalit,
4) sito Web del Comitato,
5) Foglio di collegamento,
6) allargamento della base associativa,
7) nuova edizione dell'opuscolo del Comitato P. R.,
8) mobilitazione pro Richard Jones,
9) iniziativa abolizionista a Roma nel mese di settembre 2001,
10) iniziative abolizioniste comuni alle varie associazioni,
11) rinnovo scorte T-shirt, materiale promozionale, mostra fotografica. Sono presenti i consiglieri:
Loredana Giannini, che presiede, Giuseppe Lodoli, che funge da segretario, Roberta Aiello, Paolo Cifariello.
Assente giustificata Simonetta Abenda. E' inoltre presente la socia Grazia Guaschino, senza diritto di voto.
In apertura di seduta si affronta il
Punto 1) all'o.d.g.
Si considera il fatto che, approssimandosi il termine della sua vicenda giudiziaria, Shaka Sankofa aveva espresso la volontà di appellarsi per l'ultima volta alle corti di giustizia "e certamente alla corte della pubblica opinione." Dal lettino dell'esecuzione inoltre Shaka ha fortemente e ripetutamente chiesto ai propri sostenitori di continuare a combattere la sua battaglia al di là e indipendentemente dal fatto che egli stesse per essere ucciso. Anche sulla scorta delle informazioni fornite da Roberta Aiello e Paolo Cifariello si decide pertanto di continuare a lavorare sul caso di Shaka Sankofa nei mesi a venire e almeno fino alla prossima Assemblea dei soci.
Il Comitato Paul Rougeau parteciperà allo sforzo fatto dai sostenitori di Gary Graham per sottoporre all'opinione pubblica mondiale dati e notizie fondate sulle vicende umane e giudiziarie del famoso condannato a morte onde consentire a ciascun libero cittadino di emettere un proprio giudizio in merito. Nel frattempo verrà preparata adeguatamente un'Assemblea straordinaria dei soci nella quale dovranno essere messe a punto nuove linee di azione del Comitato P. R. Se necessario nell'Assemblea verranno operate modifiche statutarie riguardanti lo scopo associativo, oltre a quelle utili per rendere più funzionali gli Organi sociali.
Si decide di convocare tale Assemblea straordinaria dei soci orientativamente per l'inizio dell'anno 2001 (…)
Punto 2): Paolo Cifariello fa notare che le casse sociali sono vuote e che il Comitato ha un debito di circa 10 milioni di lire nei riguardi di soci che hanno fatto anticipazioni per finanziare la difesa legale di Gary Graham (…)
Punto 6) Con lo scopo di allargare la base associativa e l'area dei simpatizzanti che seguono il Foglio di collegamento via email, Roberta Aiello e Paolo Cifariello si incaricheranno di contattare, inviando anche materiale informativo, numerose persone (dell'ordine delle centinaia) che hanno partecipato alla campagna in favore di Gary Graham o che hanno mostrato interesse per la nostra associazione in seguito agli articoli fatti pubblicare da Mauro Dispenza. (…)
Punto 9): Il Comitato Paul Rougeau aderisce in linea di massima alla grande iniziativa abolizionista di Roma proposta da Karen Hooper per il mese di settembre 2001; le modalità di partecipazione dovranno essere ulteriormente approfondite nei prossimi mesi.
Punto 10): Il contributo del Comitato alle iniziative abolizioniste comuni consisterà per il momento in una partecipazione al digiuno a catena lanciato dalla Coalit, Giuseppe Lodoli invierà un primo elenco di una ventina di digiunatori alla Coalit; per quanto riguarda la Campagna Rimbalzo attualmente ferma, che dovrebbe essere ripresa con le variazioni suggerite dall'esperienza fatta negli scorsi anni, si decide di rimandare ogni decisione (…)."
Ai funerali di Shaka Sankofa - svoltisi il 28 giugno 2000 con una coreografia sgargiante - hanno preso parte 1400 persone. La cerimonia che ha avuto il tono di una celebrazione della sua vita di militante nel braccio della morte, di un funerale di stato, di una manifestazione politica. Il ministro musulmano Robert Muhammad ha promesso a Shaka: "… Continueremo a lavorare per scagionarti." ed ha aggiunto: "Dobbiamo alzarci ed onorarlo perché lo amiamo". Il Reverendo Jesse Jackson rivolgendosi alla folla presente ha detto: "In un sistema corrotto, l'innocente muore. Dal momento che sei innocente, puoi essere il prossimo se il sistema non cambia… I cambiamenti avvengono quando lo schiavo comincia a pensare diversamente."
Gli attacchi al sistema costituito non potevano non causare la reazione di Diane Clements portavoce di Justice for All, associazione anticrimine che svolge una campagna continua in favore della pena di morte. La signora Clements, una notabile texana che si è fortemente impegnata nel corso degli anni per ottenere l'esecuzione di Gary Graham, ha dichiarato: "E' irritante che rispettabili leader per i diritti civili siano andati ad Houston a rendere omaggio a Gary Graham, uno dei peggiori violatori dei diritti umani nella storia dell'Uomo".
Uscite di esponenti dell'establishment texano sulla stampa sono diventate frequenti dopo l'intensificazione, da un anno a questa parte, della campagna contro la macchina della morte del Texas e con il moltiplicarsi delle contestazioni nei riguardi del capo boia George W. Bush. In un primo tempo le proteste degli abolizionisti sono state del tutto ignorate perché evidentemente ritenute insignificanti. In seguito però hanno cominciato a preoccupare l'élite texana tutta tesa a lanciare il proprio leader verso la prestigiosa carica di Presidente degli Stati Uniti. Lo dimostrano molteplici interventi sulla stampa americana di notabili e di autorità costituite che (con argomenti molto grezzi ed arroganti) hanno cercato di rintuzzare punto per punto le tradizionali pesanti accuse che vengono mosse all'uso della pena di morte in Texas (vedi ad es. n. 76, pag. 5,6,7 ).
Gary Graham ha infine creato inusitati problemi a Bush e ai suoi sostenitori, sia prima della sua esecuzione, sia dopo. Numerosi interventi portano ulteriori argomenti a supporto dell'innocenza del condannato ucciso il 22 giugno, altrettanto numerose repliche tentano di screditare al massimo la figura di Shaka Sankofa e a di ribadire una inesistente certezza sulla regolarità della sua condanna.
In un articolo del 7 luglio del Washington Times, l'Attorney General del Texas John Cornyn dichiara che "[In Texas] non si è potuto trovare mai nessuno che sia stato ingiustamente condannato e giustiziato". Cornyn poi ribadisce che durante l'Amministrazione Bush in Texas non si sono presentati quei dubbi sulla correttezza delle condanne che hanno indotto il Governatore dell'Illinois a sospendere tutte le esecuzioni.
Egli aggiunge che occorre smentire le notizie riportate recentemente sulla stampa riguardo alla pena di morte - che costituiscono 'disinformazione' proveniente da coloro che ancorché incorrere in errori diffondono scientemente delle falsità" - e ribadisce che i condannati a morte dispongono di un più grande numero di appelli rispetto agli altri imputati, "un maggior numero di revisioni comporta che ricevano più giustizia e non meno [rispetto agli altri]", i tre separati stadi di appello durano in media 11 anni, uno dei periodi più lunghi degli Stati Uniti, durante ciascun appello i condannati indigenti sono rappresentati da tre diversi avvocati d'ufficio, uno per ogni corte. Cornyn inoltre sottolinea che i condannati possono appellarsi al Governatore il quale può concedere una sospensione dell'esecuzione come ha fatto per Ricky McGinn [peccato che il Governatore abbia concesso tale sospensione solo questa volta e - a detta dei commentatori - per pura propaganda, ben sapendo che per McGinn l'esecuzione sarebbe stata presto riprogrammata, come è poi avvento].
Continuando Cornyn fa notare che in un sistema che compie un sonante sforzo per raggiungere una certezza legale, il 31% delle condanne capitali vengono annullate perché il sistema stesso è capace di trovare gli errori che commette (!).
"In aggiunta ad un alto livello di tutela" - dice Cornyn - "ci sono due questioni che vengono affermate all'unanimità per comminare una condanna a morte, una riguarda la futura pericolosità dell'imputato e l'altra l'assenza di circostanze attenuanti", "vi è pure una terza condizione: che l'accusato si sia reso conto che le condizioni del crimine potevano condurre all'omicidio". (Come osserviamo nel Notiziario, la questione della 'futura pericolosità' è un assurdo scientifico e giuridico, tipico del Texas, che sta dando luogo a vivaci contestazioni).
L'articolo citato sottolinea infine che a garanzia degli imputati c'è anche l'istituto della grazia che è stata concessa 'due volte' [in realtà una volta sola: ad un detenuto fuori di testa che si accusava di 600 omicidi e che si trovava in un altro stato quando avvenne lo specifico omicidio per il quale era stato condannato].
Mister Johnny Sutton, consigliere per la giustizia criminale di George Bush viene chiamato in causa e aggiunge che ogni condannato indigente oltre alla difesa legale d'ufficio vengono dati 25000 dollari per le investigazioni necessarie per un appello [peccato che l'avvocato Mock - che difese anche Gary Graham - per il processo di un certo Anthony Westley fu pagato in tutto 500 dollari, investigazioni - che non fece fare - comprese].
Matt Goelder ex pubblico accusatore che ora difende i condannati a morte dice: "è facile prendersela con i difensori d'ufficio [che difendono, nel 90% dei casi, i condannati a morte]… ma la maggioranza di essi fa un lavoro egregio [e i risultati sono sotto gli occhi di tutti!]." Mr. Sutton si rivolge vivacemente contro le implicazioni politiche degli attacchi che vengono mossi a Bush: "E' moralmente ripugnante che ci siano giochi politici in questa materia… Il Texas è lo stato che osserva la legge. In altri stati i politici devono battersi il petto e poi dire quanto siano decisi nel combattere il crimine.
Per noi la politica non deve mai entrare in queste cose. E non vuole entrarci."
L'articolo del Washington Times osserva che gli oppositori alla pena di morte a volte insinuano che la maggioranza delle sentenze capitali sono errate ricordando le 87 persone condannate a morte negli USA che sono state assolte per il sopravvenire di irrefutabili prove di innocenza. E aggiunge che in Texas la richiesta fondamentale di avere fiducia nel sistema giudiziario è temperata dalla realistica consapevolezza che non esistono cose come un processo perfetto.
"Voglio ribadire che qualsiasi cosa riguardi gli esseri umani non raggiungerà mai la perfezione" dice Mr. Cornyn "ma i criminali accusati non hanno diritto ad un processo perfetto bensì ad un processo giusto. E il nostro sistema è in grado di assicurare ciò."
Si definisce abolizionista Mike Adams, un docente di Giustizia criminale all'Università della North Carolina figlio di un notabile texano. Vediamo che cosa scrive questo professore in un giornale di Huntsville l'otto luglio scorso: "Ci sono molti repubblicani contrari alla pena capitale che sostengono George Bush. Io non sono di quelli ma francamente le recenti uscite dei miei compagni abolizionisti mi pongono quasi in imbarazzo nel prendere posizione contro la pena di morte.
"Quando la sentenza contro Gary Graham fu pronunciata gli oppositori della pena di morte scagliarono accuse di razzismo contro l'unica testimone del delitto finché essi non si accorsero che questa non era proprio di razza caucasica [è mulatta]. Allora essi cominciarono a dire che si era tragicamente sbagliata.
"La stessa accusa mossero al giudice Presidente della corte finché essi non realizzarono che anch'egli era nero. Gli attacchi all'avvocato del Sig. Graham si focalizzarono sul fatto che egli non aveva chiamato alcun testimone a difesa. Pochi di questi critici sembra capiscono che ciò è una consuetudine nei processi criminali. La tendenza a non chiamare testimoni a difesa si spiega col fatto che non ve ne sono. In altre parole, in genere la polizia acchiappa la persona giusta.
"In quel processo per assassinio c'erano ancor più stringenti ragioni per non chiamare al banco tutti coloro che dicevano di avere prove a discarico. Intanto avrebbero aperto la porta a contro testimonianze sulla settimana di delitti compiuti da Graham nella quale questi aveva compiuto 10 rapine a mano armata, aveva violentato una donna sotto la minaccia di una pistola e aveva sparato a due altre persone.
"E' inoltre irritante la tattica di coloro che hanno cercato i giurati che condannarono Graham ed hanno fornito loro informazioni circa gli 'altri testimoni'. Evidentemente quando i giurati furono messi al corrente di dichiarazioni extragiudiziali dei pretesi testimoni, due dei giurati [in realtà tre] hanno detto che se avessero saputo al momento del processo avrebbero votato differentemente.
"Avrebbero votato differentemente se avessero saputo di più riguardo alle 10 rapine? E riguardo alla violenza e i ferimenti? E riguardo alle dichiarazioni extragiudiziali di cancellieri che riportarono che Graham disse che avrebbe voluto uccidere tutti? [Le rapine furono in realtà ampiamente contestate a Graham nel processo da testimoni d'accusa e l'imputato se ne assunse la responsabilità].
"Ma forse la parte più oscena della figuraccia di Gary Graham è il ruolo giuocato da varie celebrità nel pubblicizzare la sua esecuzione. Mi hanno lasciato senza fiato le false dichiarazioni sul caso fatte alla TV da divi del cinema e delle loro mogli (…)"
Martin Luther King III, figlio del defunto leader del Movimento per i diritti civili, ed esponenti delle confessioni protestanti il 24 agosto hanno rilasciato alla stampa dichiarazioni a sostegno della tesi che Gary Graham era innocente dell'assassinio del Sig. Bobby Lambert. King ha detto che la DEA, agenzia federale per il controllo delle droghe, stava cercando di ottenere la collaborazione del Lambert in una grossa operazione antidroga in Oklahoma nel periodo in cui quest'ultimo fu ucciso. Vi sarebbe stato un forte movente per le organizzazioni criminali di ucciderlo.
La pubblica accusa ha sminuito le informazioni (che King ha ricavato da un'inchiesta del Chicago Tribune del 19 giugno) dicendo che la polizia inserì effettivamente nel rapporto sull'assassinio di Lambert una annotazione su una precedente condanna di quest'ultimo per una questione di narcotici. Ma la polizia non ottenne conferme da parte della DEA e quindi ogni ipotesi in materia sarebbe una pura speculazione.
Il famoso Procuratore distrettuale di Harris County Johnny Holmes ha aggiunto che tali informazioni sono in ogni caso irrilevanti: "Credo che si voglia suggerire che siccome qualcun altro poteva avere interesse ad uccidere Lamber, Gary Grahm ovviamente non lo abbia ucciso. Le prove furono sufficienti alla giuria per condannarlo, cosa che essa fece, e tutto finisce qui".
Questa informazione non cambia nulla per il portavoce del Governatore Bush. Anche Heather Browne, portavoce dell'Attorney General John Cornyn ha detto: "Rimane immutata la nostra posizione: Gary Graham ha avuto un super giusto processo, circa 20 corti o giudici hanno rivisto il suo caso. Riteniamo che la corte che lo processò inizialmente ha funzionato bene e che c'è stato un lungo periodo di tempo per esaminare tutti gli appelli presentati del Sig. Graham e dai suoi avvocati. E non cambiamo tale nostra posizione".
In seguito Martin Luther King III ha inviato una lettera a Bush per chiedere una moratoria della pena di morte in cui ha scritto: "E' fuor di dubbio che il fattore razziale abbia influito nell'esecuzione capitale di Gary Graham il 22 giugno 2000. Graham, un nero accusato dell'uccisione di un bianco, prefigura sfortunatamente il peggiore scenario".
La portavoce di Bush, Linda Edwards ha affermato: "Il Governatore Bush ritiene che in Texas sia assicurato un giusto processo con molti controlli e bilanciamenti inclusi un'accurata ed esauriente revisione dei casi di pena di morte da parte delle corti per prevenire l'esecuzione di una persona innocente".
La Edwards ha aggiunto che il Consigliere legale del Governatore avrebbe ricevuto volentieri King e l'attivista Dick Gregory ma che la denuncia del collegamento della vittima con il mondo della droga non porta nessuna novità nel caso essendo già menzionato nel rapporto originale della polizia.
Il 30 agosto la NBC, nel suo show televisivo "Dateline", ha discusso il problema dell'inefficace difesa legale di Gary Graham nel processo del 1981 da parte dell'avvocato Ron Mock. Il titolo della trasmissione ironizza sul nome dell'avvocato (Mock = burla) ipotizzando che si sia trattato di una giustizia farsesca. L'avvocato Mock era un nero riservato ai casi disperati e i giudici lo nominavano difensore d'ufficio dei peggiori violentatori, rapinatori, assassini. Il curricolo di 26 anni di attività di Mock è molto denso per la grande quantità dei casi assunti non per la qualità del lavoro svolto.
Per le sue costanti sconfitte nei casi capitali (sui 13 da lui trattati, 11 sono finiti con la condanna a morte del cliente) alcuni chiamano "Ala Mock" il braccio della morte del Texas.
Mr. Mock non è riuscito a passare il test per essere ammessi tra i difensori dei casi capitali nel 1995, quando una riforma ha cercato di migliorare la difesa d'ufficio dei condannati a morte nella Contea di Harris. Nella trasmissione della NBC Ron Mock è accusato in primo luogo di non aver presentato al processo di Graham due testimoni che avevano già dichiarato alla polizia che l'arrestato non era l'assassino.
Non solo questi testimoni non sono stati convocati, ma Mr. Mock non ha sentito neanche il bisogno di sentili per telefono.
Inoltre questo difensore ha omesso di contestare il procedimento scorretto attraverso il quale l'unica testimone d'accusa aveva riconosciuto Gary Graham. Nel rapporto di polizia si dice che la teste Bernardine Skillern descrisse l'attentatore come un uomo "accuratamente sbarbato" con i capelli cortissimi di tipo africano.
Ora, nella foto mostrate alla Skillern dalla polizia tutti gli uomini avevano capigliature cespugliose o barba, o entrambe le caratteristiche. Tutti tranne Gary Graham. Questo poteva significare che la polizia voleva offrire il sospetto alla teste su un piatto d'argento. (Di seguito ad un'incerta identificazione in fotografia, la teste riconobbe in un confronto all'americana Gary, l'unico, tra coloro che le venivano mostrati dietro lo specchio semitrasparente, che compariva nelle foto viste il giorno prima, n.d.r.).
Inoltre al processo si disse che l'accusato era stato arrestato con una pistola dello stesso calibro di quella usata per la mortale rapina. Ma l'avvocato Mock non avvertì la giuria che una perizia balistica aveva escluso che tale arma fosse partito il colpo che uccise la vittima.
L'avvocato Dick Burr, che assunse la difesa di Graham dopo 12 anni dal processo, dichiara che nella sua ultra ventennale carriera ha sempre avuto fiducia negli esseri umani che compongono il sistema giudiziario del quale egli stesso fa parte. La sua fiducia è stata profondamente scossa da quanto è avvenuto per Gary Graham. Burr qualifica la performance di Mock come "un esempio di ciò che si può definire intollerabile da chiunque abbia a cuore la giustizia". Per sette anni Burr, insieme ad altri legali, ha lottato per salvare la vita di Gary Graham. Ha continuato a bussare a tutte le porte ma "le porte di tutte le corti sono rimaste maledettamente chiuse". Non è stato consentito ad una giuria di esaminare le prove, mai presentate prima in tribunale, riguardo ai testimoni, alla pistola, al riconoscimento viziato in partenza e quant'altro. Contrasta con le riflessioni di Burr un video in cui il Governatore Bush dichiara con aria compunta alla stampa: "Il Sig. Graham ha avuto un pieno e giusto accesso alle corti statali e federali, inclusa la Corte Suprema degli Stati Uniti. Dopo aver considerato tutti questi elementi, posso ritenere che giustizia è stata fatta."
Lo show illustra quindi la scadentissima difesa legale ad opera di Ron Mock di Anthony Westley un povero diavolo che poteva essere salvato ma che fu ucciso nel 1997 (di Westley parla affettuosamente Roger McGowen nel n. 50 a pag. 4).
Si vede poi l'intervista televisiva di un ex giudice della Contea di Harris. L'Hon. Jay Burnett afferma che prima del 1995 in quella contea bastava avere in tasca una licenza legale per vedersi affidata la difesa d'ufficio di un caso capitale. Così molti individui che non avrebbero dovuto difendere gli imputati passibili di pena di morte lo hanno fatto. Ciò anche perché giudici con ambizioni politiche a volte sceglievano avvocati poco aggressivi che non avrebbero intralciato la rapida conclusione dei processi. "Non ho il minimo dubbio - ha dichiarato Burnett - che qualcuno sia scivolato nelle crepe e che una persona innocente sia stata giustiziata."
Il 9 agosto sono stai uccisi in Texas due detenuti, uno dopo l'altro. Si tratta di Oliver Cruz e Brian Robertson. Per Roberson, afroamericano, condannato per l'omicidio di due anziani coniugi bianchi, si è trattato di ordinaria amministrazione. Poco importa se, come accade soprattutto ai neri, aveva avuto una difesa legale inadeguata, poco importa se il pubblico accusatore aveva tenuto fuori dalla giuria alcune persone di colore perché non sufficientemente educate.
Oliver Cruz, mentalmente ritardato, fu condannato a morte perché, secondo un esperto, le sue condizioni mentali non costituivano un'attenuante bensì un fattore di futura pericolosità sociale. Per Cruz si sono inutilmente battute l'Unione Europea e l'Associazione degli avvocati americani. Gli stati USA che vietano la pena di morte per i minorati mentali sono 13, dei 38 che mantengono la pena capitale, e tra di essi, per 'merito' di George Bush, non figura il Texas. Il Governatore si è lavato le mani per una vita umana dichiarando che a valutare le condizioni di Cruz dovevano provvedere la giuria che lo condannò e le corti a cui egli ha fatto ricorso.
Forti critiche sono però piombate sul Governatore, autodefinitosi 'conservatore compassionevole', all'indomani dell'esecuzione di Oliver Cruz. Allora l'Attorney General Cornyn ha sentito la necessità di intervenire sulla stampa per smentire le storture scritte il 9 agosto e per assicurare solennemente ai suoi concittadini che "il Texas guarda ai diritti dei minorati mentali". Cornyn afferma che ci sono "non meno di cinque separate procedure per proteggere gli imputati di reati capitali che possano avere una qualche forma di incapacità mentale":
1) nessuno può essere processato se non è in grado di comprendere le accuse che gli vengono mosse e di relazionare con il proprio avvocato,
2) nessuno può essere condannato per un crimine se l'accusa non prova alla giuria che l'imputato intendeva compierlo,
3) non può essere perseguito colui che non si rendeva conto che la propria condotta era sbagliata,
4) un accusato ha la facoltà di fare presenti alla giuria l'incapacità mentale - e altre attenuanti quali gli abusi subiti nella giovinezza - per cercare di evitare la condanna a morte e infine 5) un condannato non può essere ammazzato in un momento in cui non si rende conto che lo stanno uccidendo e perché.
Peccato che - nonostante tutte queste garanzie - il Texas continui ad uccidere handicappati mentali. Peccato che da molti anni stia cercando di mettere le mani su Johnny Penry che ha un'età mentale di sette anni. Peccato che una legge per escludere i minorati mentali della pena di morte - che aveva l'approvazione del parlamento texano e di oltre il 70% dei cittadini - sia stata affossata l'anno scorso per l'opposizione personale del Governatore (v. n.68 pag.5 e 70 pag. 5).
Al momento dell'uscita di questo bollettino non vi è nessun segnale concreto di sospensione dell'esecuzione di Derek Barnabei da parte delle corti o del Governatore della Virginia James Gilmore III. Si intensificano le proteste delle autorità italiane e di migliaia di cittadini del nostro paese.
Come per Joseph O'Dell, se il 14 settembre l'esecuzione verrà portata a termine, al condannato verrà data una specie di cittadinanza palermitana e forse una sepoltura nel nostro paese.
Pur essendoci molti indizi di colpevolezza per Derek Barnabei, cittadino del New Jersey di lontana origine italiana, non vi è una prova schiacciante che egli abbia violentato ed ucciso il 22 settembre del 1993 una matricola universitaria con la quale aveva una relazione sessuale. La sua difesa e i suoi numerosi sostenitori chiedono che vengano sottoposti all'esame del DNA numerosi reperti biologici che potrebbero almeno scagionarlo dall'accusa di aver violentato la ragazza prima di ucciderla (la violenza costituisce un'aggravante che consente di infliggere la pena capitale).
E' stato accertato che quel giorno Barnabei ebbe un rapporto sessuale con la vittima, ma il condannato afferma che il rapporto fu consensuale. Se si potesse provare che nella vittima oltre a quello di Barnabei si trovava anche il seme di un altro uomo e che il sangue trovato sotto le unghie della ragazza non apparteneva all'accusato diventerebbe problematico attribuire a quest'ultimo la violenza canale.
Rinviata l'esecuzione sulla sedia elettrica di Alexander Williams che doveva essere ucciso il 26 agosto per un crimine commesso a 17 anni di età.
Williams è riconosciuto schizofrenico paranoide. Il rinvio non ha relazione con la minore età all'epoca del crimine né con la malattia mentale del condannato. Anzi da un sondaggio su Internet apprendiamo che il pubblico americano lo voleva morto (il 60% dei votanti era per l'esecuzione di Williams, il 40% contro).
Le organizzazioni umanitarie internazionali, a cominciare da Amnesty International, si sono schierate contro questa esecuzione (che sarebbe stata la quinta di un minorenne all'epoca del delitto nel corso dell'anno). Anche la presidenza francese dell'Unione Europea ha inviato un energico messaggio alle autorità della Georgia per chiedere la grazia.
La Commissione delle Grazie della Georgia si riserva di prendere in esame il caso qualora venga fissata di nuovo la data di esecuzione.
Sospesa all'ultimo momento l'esecuzione di Dan Patrick Hauser programmata per il 22 agosto. Hauser ha una storia di malattia mentale con diversi tentativi di suicidio. Al processo - con l'intento di ricevere la pena di morte - aveva descritto a forti tinte l'assassinio di una ballerina in topless da lui compiuto nel 1995. Il detenuto che si è per così dire difeso da solo rifiutando l'assistenza di un avvocato, ha chiesto sempre che venisse accelerata la sua esecuzione. Il rinvio deciso il 22 agosto non fa diretto riferimento all'infermità psichica del condannato.
Svolta positiva per la vicenda di Hank Skinner dopo le indagini fatte sul suo caso dall'Associated Press e dal famoso professor David Protess dell'Illinois (ricordiamo che Protess, con i suoi studenti di giornalismo è riuscito a scagionare sette persone condannate per omicidio, di cui tre a morte). L'11 luglio John Mann Procuratore distrettuale uscente della Contea di Gray, la stressa persona che getto nel braccio della morte il famoso condannato che si è sempre proclamato inocente, ha acconsentito a sottoporre a test numerosi reperti forensi (pur riaffermando la propria assoluta convinzione nella colpevolezza del condannato).
Ramon Mata di 51 anni - ospite del braccio della morte dal 1986 è deceduto nell'ospedale carcerario di Galveston l'11 luglio scorso per un'infezione acuta. Non riuscendo a trovare i suoi congiunti l'amministrazione delle carceri ha provveduto autonomamente per i funerali del detenuto. Mata era affetto da gravi problemi mentali fin dall'adolescenza.
L'Amministrazione federale il 7 luglio ha sospeso l'esecuzione fissata per il 5 agosto di Juan Raul Garza, accusato di tre omicidi quale boss di un'organizzazione di trafficanti di droga,. Anche se i crimini sono stati commessi in Texas, a giudicare Garza è stato il Governo federale dato che i reati connessi con la droga rientrano nella sua giurisdizione. Garza non morrà finché non verrà messa a punto una procedura per la concessione delle grazie federali. Sicuramente della sorte di Garza si dovrà occupare il prossimo presidente degli Stati Uniti. L'uccisione di Garza sarebbe la prima esecuzione federale dal 1963. L'ultima parte della presidenza di Clinton si caratterizza per una scarsa enfasi data alla pena di morte e, anche se l'attuale presidente non è arrivato a decretare la moratoria delle esecuzioni, in Governo degli Stati Uniti tende ad adottare - e a concordare con il candidato democratico Al Gore - un atteggiamento più prudente e garantista di quello dell'avversario repubblicano George W. Bush.
Si è tenuta nel Sacro Convento di Assisi il 5 e il 6 luglio la Conferenza dei Parlamenti d'Europa contro la pena capitale, organizzata dal Senato della Repubblica. La conferenza è stata voluta e preparata dalla Vice Presidente Ersilia Salvato, la quale ha anche costituito presso il Senato un comitato informale che si occupa delle iniziative abolizioniste. Il forte discorso di apertura è toccato al Presidente Nicola Mancino davanti ad una folta platea di parlamentari provenienti da tutti i paesi europei. Mancino ha sottolineato che con la promulgazione del nuovo Trattato dell'Unione ad Amsterdam nel 1997 l'Europa "ha assunto tra i propri obiettivi anche quello di una politica per i diritti umani e in questo quadro i parlamenti degli stati europei sono oggi chiamati a perseguire in via definitiva l'obiettivo della cancellazione della pena capitale. "Ciò sarà anche la dimostrazione "dell'esistenza di una tradizione europea alta e condivisa."
I test del DNA sono stati sfavorevoli per Ricky McGinn che doveva essere ucciso l'1 giugno scorso. Quel giorno, in extremis e inaspettatamente, il Governatore Bush gli aveva concesso una sospensione di 30 giorni. McGinn aveva già consumato l'ultimo pasto ed era arrivato a 18 minuti dall'iniezione letale. Al Governatore era stata evidentemente consigliata questa (inutile) mossa per alleggerire un poco la sua fama di inflessibile 'executioner'. In effetti un gran numero di articoli hanno poi commentato il gesto del Governatore al quale, dal quel momento, non si può più rimproverare di non aver mai concesso la sospensione di 30 giorni che è in suo potere. La data per Ricky McGinn è stata subito fissata per il 27 settembre p. v.
Nel mese di giugno la Corte Suprema degli Stati Uniti aveva annullato la condanna a morte emessa in Texas contro Victor Hugo Saldano perché nella seconda fase del processo l'accusa aveva presentato uno psicologo che affermò che la prevedibile 'futura pericolosità' dell'imputato dipendeva anche dal fatto che questi è di razza ispanica. Le autorità del Texas hanno affrontato con la solita faccia di bronzo questa ennesima prova di una latente discriminazione razziale nell'applicazione della pena di morte. Il Governatore, con frasi piuttosto contorte, ha affermato che la sentenza della massima corte "dimostra che il sistema funziona". "Penso che sia un'indicazione che ci sono salvaguardie nel sistema (…) quello che l'Attorney General dice è che possiamo stare sicuri che tutti i casi vengono rivisti per essere sicuri che chiunque in questo caso abbia una giusta udienza".
Lo stesso Attorney General è corso ai ripari ordinando di aprire un'inchiesta su altre 6 sentenze di morte conseguite ad una simile testimonianza del medesimo psicologo. Il fatto ha aperto un dibattito prolungatosi nei mesi successivi sulla validità della procedura texana di far conseguire la sentenza di morte dalla risposta affermativa della giuria sulla futura pericolosità dell'imputato.
Su questo punto - come avvenne per Joe Cannon - abbiamo assistito alle prestazioni più turpi di psicologi (scomunicati dalle rispettive associazioni) costantemente utilizzati dall'accusa per dare una parvenza di scientificità all'affermazione che l'individuo sotto accusa, se lasciato in vita, avrebbe costituito in futuro una minaccia per la società.
Psicologi sani di mente hanno più volte affermato che la questione, che riguarda solo il Texas e alla quale il Texas sembra molto attaccato, non è risolvibile sul piano scientifico.
Il prof. Liebman ha condotto una massiccia ricerca presso la Scuola di legge dell'Università di Columbia dimostrando come nel 70% dei processi capitali vi sono gravi errori giudiziari (vedi n. 78 pag. 9). Gli è stato obiettato che in un secondo processo si arriva di nuovo alla condanna dell'imputato nel 93% dei casi. Bisogna pero' osservare che quasi sempre (82% dei casi) la nuova sentenza è inferiore alla condanna a morte. Inoltre il 7% di assoluzioni totali denuncia la concreta possibilità della condanna a morte di persone completamente innocenti del delitto che viene loro contestato (anche se spesso queste hanno gravi precedenti penali).
Le cifre della mattanza: dal 1977 ad oggi sono state portate a termine negli Stati Uniti 664 esecuzioni, di cui 230 in Texas. Sotto il governatorato di George W. Bush le esecuzioni sono state 142. Le esecuzioni nel corso del 2000 sono state fino ad ora 66 di cui 31 in Texas.
Gincarlo Zilio ci segnala che John Avalos Alba, da molti anni nel braccio della morte e amico di Paul Rougeau, sta cercando nuovi amici in Italia. Scrivete a :
Mr. John A. Alba # 999027
Terrell Unit DR
12002 FM 350 South
Livingston, TX 77351 (USA)
Michela Mancini ci invita a scrivere in spagnolo o in inglese a José Monterrubio, un detenuto messicano di 23 anni che si trova nel braccio della morte da quasi sei anni. Era un caro amico di Oliver Cruz ucciso lo scorso 9 agosto:
Mr. José Ignacio Monterrubio #999128
Terrell Unit DR
12002 FM 350 South
Livingston, TX 77351 (USA)
Rosanna Ceroni ci dice che questi tre detenuti in cerca di pen pal sono completamente soli:
Scott Clabourne # 46561
P. O. Box 3400
Florence, AZ 85232 (USA)
Scott, quarantenne di colore, ammette di aver commesso il delitto per il quale fu condannato. Era nella minore età e sotto l'effetto della droga. Verrà ucciso tra un anno.
Michael Taylor Z549 9-U-2
Holman 3700
Atmore, AL 36503 (USA)
Ha 27 anni e desidera corrispondere con italiani.
Robert Ybarra #16258
P. O. Box 1989
Ely, Nevada 89301-1989
Rob è disperato e solo.
A.A. Abbiamo bisogno di te! Cerchiamo amici con cui lavorare per il nostro sito Web, per le traduzioni. Occorre qualcuno che si incarichi di tenere i rapporti con i soci, di mandare avanti i libri in corso di pubblicazione, di produrre magliette e materiale promozionale, di organizzare campagne e azioni urgenti, di occuparsi della raccolta fondi ecc. ecc.
Vuoi diventare un socio ATTIVO facente parte dello staff del Comitato Paul Rougeau? Vuoi assumerti la responsabilita' di uno dei compiti svolti dalla nostra associazione? Faccelo sapere scrivendo al nostro indirizzo postale o alla nostra casella email. Chiunque puo' dare un contributo alle attivita' del Comitato se decide di dedicarvi una quota - piccola o grande - del proprio tempo. Se hai mezzi o capacita' particolari - per esempio una qualche conoscenza dell'inglese - l'aiuto potra' essere piu' specifico.
Se vivi a Firenze, Torino, Roma, Napoli, Bologna o Piacenza potrai venire a far parte di un gruppo di persone che ogni tanto si riuniscono per programmare il lavoro e prendere lo slancio. Anche se abiti in un paesino sperduto, specie se possiedi un computer collegato a Internet, potrai lavorare con noi!
Il Comitato Paul Rougeau riesce ad organizzare iniziative e a raccogliere fondi solo grazie all'azione dei suoi aderenti. Le spese del comitato vengono pagate con le adesioni di ciascuno di noi. Per continuare a lavorare servono quindi NUOVI ADERENTI.
Le quote annuali sono le seguenti:
Socio Ordinario Lit. 40.000
Socio Sostenitore Lit. 80.000
Socio Giovanile (fino a 18 anni o a 26
anni se studente) Lit. 25.000
Abbonamento al solo bollettino (non soci) Lit. 24.000
N. B. I soci in regola con la quota annuale hanno diritto alla ricezione gratuita del Foglio di collegamento. L'edizione email del bollettino e' gratuita per tutti, richiedetela a: mailto:bolcpr@libero.it/
Le quote associative devono essere versate sul c.c.p. n. 45648003, intestato a: Comitato Paul Rougeau, Viale Pubblico Passeggio 46, 29100 Piacenza, specificando la causale e comunicando il proprio numero di telefono, e, se posseduti, il numero di fax e l'indirizzo email. Responsabile dei contatti con i soci e' Loredana Giannini (Tel. 055 474825).
Per contattarci potete scrivere a: Comitato Paul Rougeau C.P. 11035, 00141 Roma Montesacro.
Dalla redazione: il Foglio di collegamento di norma viene spedito il 20 di ogni mese e viene compilato nei giorni fra il 10 e il 19. Pertanto chi vuole far pubblicare appelli, notizie, comu-nicati, iniziative, lettere o riflessioni personali deve far pervenire i testi in tempo utile a un membro del Consiglio Direttivo o, preferibilmente, inviare un mail a prougeau@tin.it
Questo numero èstato chiuso il 15 Ottobre 2000.