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FOGLIO DI COLLEGAMENTO INTERNO
DEL COMITATO PAUL ROUGEAU
Numero 215 - Giugno / Luglio 2014
AP Photo/Hatem Moussa - The Daily Star Lebanon
Gaza City, martedì 29 luglio 2014
SOMMARIO:
1) Nuovo massacro della popolazione nella Striscia di Gaza
2) La tortura di Lockett ha fermato le esecuzioni per soli 2 mesi
3) Mezz'ora, tre quarti... adesso 2 ore per morire di iniezione letale!
4) Ammissibile una nuova esecuzione di Romell Broom?
5) Macelleria visibile e macelleria invisibile di Claudio Giusti
6) La prima delle esecuzioni 'umanitarie' di Robert F. Jakubowicz, trad. di Andy De Paoli
7) Leuchter, il falso esperto che forniva macchine della morte
8) Grave sconfitta di Hank Skinner presso la Corte Distrettuale
9) Per Larry disponibili vari campioni da sottoporre a test del DNA
10) Dichiarata incostituzionale la pena di morte della California
11) di morte: a volte si salva un innocente, se si ha tempo
12) Un numero enorme di esecuzioni in Iran
13) Meriam giunta a Roma subito dopo la liberazione
14) Uscito il rapporto di “Nessuno tocchi Caino” sulla pena di morte
15) La nuova “famiglia” di Fernando
16) Un errore di gioventù: e chi non ne ha mai fatto uno? recensione di Antonio Landino
17) Notiziario: Afghanistan, California, Iraq, Texas
1) NUOVO MASSACRO DELLA POPOLAZIONE NELLA STRISCIA DI GAZA
Nell'ennesima guerra tra Hamas e Israele, come sempre le vittime sono quasi tutte tra i Palestinesi.
Ci risiamo. Tre studenti israeliani sono spariti in Cisgiordania la sera del 12 giugno. Tre distinti gruppi armati palestinesi hanno rivendicato il rapimento dei giovani, che il Primo Ministro israeliano Benjamin Netanyahu ha attribuito ad Hamas (1). Hamas ha smentito ogni responsabilità in merito. Alcuni esponenti di Hamas e di varie fazioni palestinesi hanno comunque approvato il rapimento.
Immediatamente sono scattate 'punizioni collettive' contro la popolazione palestinese, tra cui la chiusura del distretto di Hebron e del valico di Erez tra Gaza e Israele.
I tre giovani israeliani spariti sono stati ritrovati morti dopo 18 giorni, al ché è stato ucciso un sedicenne palestinese (per rappresaglia, da parte di civili israeliani).
Queste le premesse di una nuova guerra scatenata da Israele contro Hamas e Gaza l'8 luglio. Alle bombe, ai razzi e alla cannonate che sventravano interi quartieri, sospette sedi di 'terroristi', si aggiungevano avvisi terrorizzanti alla popolazione, del tipo: 'abbandonate tale zona entro due ore se non volete essere ammazzati'.
Le reazioni di Hamas sono state rabbiose ma risibili, costituite in un primo tempo dal lancio disordinato verso Israele di migliaia di razzi Qassam (ordigni fatti in casa incapaci di penetrare le difese israeliane e comunque di causare danni rilevanti).
Vi sono state alcune decine di vittime tra i militari di Tel Aviv solo quando gli Israeliani hanno intrapreso una massiccia azione di terra per distruggere numerosi tunnel costruiti dai Palestinesi.
(Queste gallerie permettono ai Palestinesi di uscire non visti dalla Striscia di Gaza in cui sono stati suggellati e di effettuare eventuali attacchi terroristici contro gli Israeliani).
Dagli accurati conteggi tenuti giorno per giorno dal New York Times, aggiornati al 1° agosto, risultano:
3.834 obiettivi colpiti da Israele a Gaza [con attacchi aerei e con l'artiglieria, da terra e dal mare].
1.592 Palestinesi uccisi [quasi tutti tra la popolazione civile, tra cui 300 bambini; quasi 10 mila feriti]
2.909 Razzi artigianali lanciati da Gaza su Israele.
66 Israeliani uccisi [quasi tutti militari, con 3 civili vittime dei razzi Qassam provenienti da Gaza]
A ciò dobbiamo aggiungere la creazione di oltre 250 mila profughi tra i Palestinesi, la distruzione di migliaia e migliaia di abitazioni e delle infrastrutture elettriche di Gaza City per tenere al buio la gran parte del milione e 600 mila abitanti (l'elettricità serviva anche per pompare l'acqua potabile).
A quanto pare, oltre il 95% della popolazione Israeliana è a favore di questa guerra intrapresa dal proprio governo. Non sono stati fatti analoghi sondaggi tra i Palestinesi.
Il pacifista Vittorio Arrigoni (2) all'inizio del 2009, in una precedente analoga occasione, scriveva da Gaza: "Intendiamoci, come pacifista e non violento aborro in maniera più totale e convinta qualsiasi attacco di Palestinesi contro Israeliani, ma quaggiù siamo stanchi di sentire la cantilena che questa strage di civili è la risposta di Israele ai lanci dei modesti 'razzi' artigianali palestinesi.
Per inciso, dal 2002 sino ad oggi i Qassam su Israele hanno prodotto 18 morti, qui sabato in una manciata di ore di civili morti negli ospedali ne abbiamo contati più di 250".
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(1) Ricordiamo che Israele consentì all’Autorità Nazionale Palestinese (ANM) di governare su parte dei territori occupati con la guerra del 1967: Striscia di Gaza, e porzioni della Cisgiordania comprendenti le città
di Gerico, Hebron, Nablus e Betlemme. La giurisdizione dell'ANM è limitata al governo civile e all'attività di polizia. Dopo le elezioni del 2007, vinte dai fondamentalisti di Hamas, la Striscia di Gaza si separò con le armi dalla Cisgiordania che rimase governata dall'Autorità Nazionale Palestinese.
(2) Sulla vicenda di Vittorio Arrigoni v. nn.: 189, Notiziario; 200.
2) LA TORTURA DI LOCKETT HA FERMATO LE ESECUZIONI PER SOLI 2 MESI
Riprende negli Stati Uniti d'America la serie delle esecuzioni mediante iniezione letale, dopo la pausa di 2 mesi conseguita all'esecuzione 'mal riuscita' di Clayton Lockett in Oklahoma.
Negli Stati Uniti è durata solo dal 29 aprile al 17 giugno la moratoria delle esecuzioni che ha seguito l'esecuzione 'mal riuscita' di Clayton Lockett in Oklahoma (1): due mesi scarsi, durante i quali sono state rinviate 9 esecuzioni.
La National Coalition to Abolish the Death Penalty ha definito "notte della vergogna" quella del 17 giugno.
L'iniezione di pentobarbitale a Marcus Wellons in Georgia è cominciata alle 23:56' di quella notte. Gli ultimi frenetici appelli dei suoi difensori alla Corte Suprema Usa - che contestavano vari aspetti dell'iniezione letale (segretezza sulla provenienza del farmaco ecc.) - avevano ritardato l’esecuzione di sole 5 (terribili) ore.
Un'ora dopo il Missouri ha ucciso John Winfield, afro-amricano come Wellon, con il pentobarbitale.
Entro 24 ore dall'uccisione di Wellons e di Winfield, la Florida ha provveduto ad ammazzare un terzo afro-americano: John Henry (2).
La Florida ha usato per Henry una combinazione di tre farmaci: midazolam, bromuro di vecuronio e cloruro di potassio. Ciò anche se il 15 ottobre scorso, sembrò che il midazolam (che ha sostituito il classico ma ormai indisponibile tiopentale sodico) comportasse serie complicazioni
nell’esecuzione di William Happ, ancora scrollato da sussulti e sveglio dopo 10 minuti dall’inizio della procedura.
La vigilia dell’uccisione di John Henry, il Governatore della Florida Rick Scott ha rifiutato seccamente di discutere delle procedure di esecuzione, appellandosi al suo “dovere di far applicare le leggi nello stato”.
Appare dunque che la macchina della morte sia ripartita a pieno ritmo (se si fa eccezione per l’Oklahoma che ha sospeso le esecuzioni per 6 mesi, fino a novembre). Ciò conferma che le Corti sono poco inclini a porsi seriamente il problema della costituzionalità dell'iniezione letale in tutte le
sue articolazione e complicazioni (3).
Crediamo che neanche il gravissimo ‘incidente’ verificatosi successivamente - il 23 luglio - in occasione dell’esecuzione di Rudolph Wood in Arizona, durata due ore, potrà inceppare seriamente la macchina della morte americana.
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(1) V. n. 214 e articolo seguente.
(2) Per la cronaca: Marcus Wellons violentò e uccise di una ragazza di 15 anni nel 1989, John Winfield uccise due amici della sua ex girlfriend nel 1996, mentre John Henry uccise la sua ex moglie e il giovane figlio di costei nel 1985, due anni dopo essere uscito sulla parola dal carcere in cui era finito dopo l'uccisione della moglie precedente.
(3) Le pene “crudeli e inusuali” sono proibite dalla Costituzione degli Stati Uniti.
3) MEZZ'ORA, TRE QUARTI... ADESSO 2 ORE PER MORIRE DI INIEZIONE LETALE!
Se i 43 minuti impiegati da Clayton Lockett per morire di iniezione letale in Oklahoma sembrarono eterni, che dire della successiva esecuzione di Joseph Wood III in Arizona durata 1 ora e 57 minuti?
Negli Stati Uniti è in crescendo esponenziale la polemica sulle procedure per dare la morte di stato, mentre il reperimento di farmaci adatti per l'iniezione letale diventa sempre più difficile e si verificano 'imprevisti' crudeli ed assurdi nelle 'camere della morte'.
Anche se il clamore causato dagli 'incidenti' sembra innervosire sempre di più i boia, il potere esecutivo non ferma la macchina della morte. Dal canto suo, il potere giudiziario non riesce a produrre niente di più di qualche sospensione e qualche ritardo: le più elevate Corti, infatti, sembrano obbedire alla 'ragion di stato' che impone di andare comunque avanti con le esecuzioni.
Ricordiamo che l'esecuzione di Dennis McGuire in Ohio durò oltre 25 minuti il 15 gennaio mentre il condannato soffriva, ansimava e rantolava (1)
Si può definire addirittura 'fallita' l'esecuzione di Clayton Lockett in Oklahoma del 29 aprile scorso. Infatti Lockett morì - a 43' dall'inizio del'iniezione letale - dopo che la procedura era stata sospesa. Ciò avvenne quando ci si accorse che le sostanze letali non andavano dove dovevano
andare. Il dottore presente nella camera della morte (forse con un ruolo attivo, proibito dall'etica professionale, forse no) ha raccontato che un singolo catetere venoso inserito nell'inguine di Lockett si trovava fuori posto e così i farmaci non andarono in vena ma si dispersero nei tessuti e in parte all'esterno del corpo. Quel giorno fu sospesa - e in seguito rimandata a novembre - l'esecuzione di Charles Warner, che doveva avvenire subito dopo quella di Lockett nella medesima camera della
morte (2).
Il 23 luglio l'esecuzione di Joseph Wood III, condannato a morte in Arizona nel 1989 (1), è durata due ore. E' iniziata alle 13:52' del 23 luglio ma l'uomo e' stato dichiarato morto solo alle 15:49'. Un giornalista presente ha contato quante volte il condannato si è sforzato per respirare prima di morire: 660.
L'agonia di Wood è durata così tanto che il suo avvocato dopo un'ora dall'inizio dell'iniezione letale ha avuto il tempo di presentare un appello d'emergenza ad una corte federale chiedendo che la procedura venisse fermata.
Dopo il clamore suscitato nei media dall'iniezione letale di Wood, la Governatrice dell'Arizona, Jan Brewer, ha ordinato un'inchiesta sull'accaduto, dicendo di essere preoccupata 'per le lunga durata dell'esecuzione'.
I farmaci somministrati a Joseph Wood - midazolam e idromorfone - sono gli stessi che vennero usati per la prolungata esecuzione di Dennis McGiure in Ohio del 29 gennaio. Eppure gli avvocati di Wood si erano battuti ai limiti del possibile per far sospendere una procedura che autorizzava a
nutrire serie preoccupazioni dato il precedente dell'Ohio. I loro tentativi fino all'ultimo non avevano avuto successo.
Il 19 luglio l'avvocato Dale Baich era riuscito ad ottenere che la Corte federale d'Appello del Nono Circuito sospendesse l'esecuzione di Wood. Tale Corte aveva ordinato allo stato dell'Arizona di render noto il fornitore dei farmaci letali nonché l'addestramento cui era stato sottoposto il
personale della camera della morte.
Il 22 luglio, vigilia dell'esecuzione, la Corte Suprema degli Stati Uniti - senza fornire motivazioni - aveva però annullato la decisione della Corte del Nono Circuito.
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(1) V. n. 211.
(2) V. n. 214.
(3) Per la cronaca: Joseph Wood era stato condannato a morte per l'omicidio della sua ex e del padre di quest'ultima. Clayton Lockett aveva ricevuto la condanna capitale in Oklahoma per aver sparato ad una
diciannovenne nel 1999 ed aver assistito mente due complici la seppellivano ancora viva. Dennis McGuire aveva ucciso nel 1989 in Ohio l'amica 22-enne, incinta di 8 mesi.
4) AMMISSIBILE UNA NUOVA ESECUZIONE DI ROMELL BROOM?
Sottoposto ad un'iniezione letale 'mal riuscita' in Ohio nel 2009, Romell Broom, soffrì terribilmente per 2 ore prima che il Governatore Ted Strickland ordinasse la sospensione della tortura in atto. Ora si discute se debba essere di nuovo (e forse definitivamente) 'giustiziato' con i farmaci letali.
All'inizio di giugno la Corte Suprema dello stato dell'Ohio si è dichiarata disposta ad ascoltare gli argomenti dei difensori di Romell Broom, il condannato a morte che il 15 settembre 2009 subì per oltre 2 ore, urlando e piangendo, i tentativi affannosi dei boia - ed anche di un medico carcerario
sopravvenuto dopo un'ora - di infilare un catetere in una vena adatta per l'iniezione letale (1).
Sollecitato dagli avvocati difensori di Broom, il Governatore Ted Strickland pose infine termine all'inutile tortura.
Broom ritornò nel braccio della morte dove si trova attualmente. Non sono state fissate per lui altre date di esecuzione, anche se ci fu un'iniziale schermaglia in cui l'accusa cercò di far ripetere l'esecuzione una settimana dopo il plateale l'insuccesso.
La difesa di Romell Broom, un afro-americano che ora ha 57 anni (2), fa leva sulla proibizione delle pene "crudeli ed inusuali" da parte della Costituzione USA - quale sarebbe una ripetuta esecuzione - nonché sulla proibizione della double jeopardy: negli USA è proibito punire due volte
un individuo per lo stesso delitto.
L'accusa obietta che il condannato non subirebbe due volte la pena dal momento che la prima esecuzione non ci fu: non furono iniettate nel suo corpo le sostanze letali.
Nel caso di insuccesso del procedimento a livello statale, i legali di Romell Broom manderanno avanti ricorsi dello stesso genere a livello federale.
Lontani precedenti rendono incerto l'esito dei ricorsi di Broom. Ad esempio nel 1947 la Corte Suprema degli Stati Uniti lasciò morire sulla sedia elettrica della Louisiana il nero Willie Francis, 16-enne al momento del crimine, un anno dopo la sua precedente fallita elettrocuzione.
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(1) Un ampio articolo sulla fallita esecuzione di Romell Broom, e sulla conseguente sospensione delle esecuzioni, si trova nel numero 172.
(2) Per la cronaca: Romell Broom violentò ed uccise una 14-enne nel 1984.
5) MACELLERIA VISIBILE E MACELLERIA INVISIBILE di Claudio Giusti
L’iniezione letale è stato il terzo tentativo di umanizzare la pena di morte, almeno per chi la guarda.
L’iniezione letale è stato il terzo tentativo di umanizzare la pena di morte, almeno per chi la guarda.
Hanno cominciato i Francesi con la ghigliottina, seguiti cento anni dopo dalla sedia elettrica americana, mentre gli Inglesi si ostinavano a mantenere il long-drop (1). Poi, a distanza di un secolo, di nuovo gli Americani hanno tentato di rendere accettabile la morte statale agli occhi
dell’opinione pubblica.
L’iniezione letale ha molti vantaggi nei confronti dei tradizionali sistemi di morte utilizzati dalle giurisdizioni statunitensi. Impiccagione, fucilazione, gasazione e cottura elettrica, tutte avevano evidenti difetti che difficilmente avrebbero consentito le 1.400 esecuzioni post-Furman. La puzza di
bruciato, il rumore degli spari, i dettagli rivoltanti sarebbero finiti nelle aperture dei telegiornali mandando a gambe all’aria la decenza della morte di stato. L’iniezione letale ha risolto il problema dividendo la macelleria invisibile da quella visibile e igienizzando una pratica sordida.
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(1) Impiccagione che provoca la rottura dell'osso del collo, evitando però la decapitazione del condannato.
6) LA PRIMA DELLE ESECUZIONI 'UMANITARIE' di Robert F. Jakubowicz (*), trad. di Andy De Paoli
Per mettere a punto il metodo di esecuzione della sedia elettrica si usò come cavia un elefante.
Se Thomas Edison conducesse al giorno d'oggi l'esperimento di folgorare un elefante da circo chiamato “Topsy” a Coney Island, per dimostrare che esiste un metodo umanitario di mettere a morte i criminali, il pubblico ne sarebbe indignato (1). Ma paradossalmente non c'è alcuna indignazione per l'esperimento pasticciato fatto in Oklahoma per dimostrare di aver trovato la miscela giusta di farmaci per ammazzare benevolmente un essere umano chiamato Clayton Lockett, omicida condannato a morte.
La vicenda di Edison fa parte della storia bizzarra delle esecuzioni in questo paese che val la pena oggi di ricordare. Le case farmaceutiche statunitensi hanno cessato di fornire una sostanza indispensabile per le iniezioni letali: lo hanno fatto per motivi politici e per la pessima pubblicità che ne ricevevano. I produttori europei hanno anch'essi smesso di esportare tali farmaci negli Stati Uniti per ragioni umanitarie. Questo ha portato stati come l'Oklahoma, dove le esecuzioni avvengono tuttora, a sperimentare miscele di farmaci prodotti in segreto da fornitori sconosciuti al pubblico.
Per via del lavoro malfatto in Oklahoma funzionari negli altri stati stanno ora prendendo in considerazione metodi di esecuzione alternativi o ripiegando su metodi usati precedentemente come l'impiccagione. Ci sono resoconti di condannati a penzoloni dal cappio rimasti vivi fino a 30 minuti, ma Lockett è vissuto per 40 minuti dopo l'iniezione letale, con il metodo che si dice più avanzato ed umano, prima di morire per un attacco cardiaco.
Consta che Thomas Edison abbia ricevuto a suo tempo una lettera da un dentista di Buffalo nello stato di New York, il quale gli suggeriva che la morte per folgorazione sarebbe stato un modo umanitario per giustiziare i condannati. All'epoca, Thomas Edison e George Westinghouse erano in
competizione per la vendita dei loro prodotti elettrici. Edison voleva vendere la corrente continua mentre Westinghouse promuoveva la corrente alternata.
Edison considerava l'esecuzione dei criminali un modo per favorire il suo prodotto, la corrente continua. Diceva che il suo prodotto era meno pericoloso di quello di Westinghouse. Edison avviò una campagna per dimostrare che la corrente alternata era più pericolosa per il pubblico. Quale dimostrazione migliore della pericolosità della corrente alternata del suo uso per giustiziare criminali in modo veloce ed efficiente?
Edison usò la corrente alternata per folgorare cani che comprava da ragazzini del vicinato per 25 centesimi l'uno. Usò anche vitelli e cavalli. Fece anche una dimostrazione con la corrente alternata per far colpo sul Comitato di New York, creato per indagare l'uso dell'elettricità nelle esecuzioni. I membri del Comitato ne furono convinti e cercarono di comprare dei generatori di corrente alternata per le esecuzioni da Westinghouse, il quale si rifiutò di venderli, reso furibondo dalle tattiche usate da Edison per convincere che la corrente alternata sarebbe stata letale per i cittadini. Si dice che Edison coniò il termine “westinghousare” per descrivere il metodo di giustiziare un criminale con l'uso di corrente alternata.
Secondo un articolo di Gilbert King in Smithsonian.com,intitolato “Edison contro Westinghouse: una rivalità scioccante” (2), il Comitato di New York trovò poi un elettricista della prigione disposto a costruire una 'sedia elettrica' che usasse la corrente alternata. Questa sedia fu usata nella prima morte per folgorazione nel 1890.
William Kemmler, un omicida, fu legato con una cinghia a quella sedia e dopo 17 secondi di scariche elettriche sembrava morto. Il dentista che per primo aveva proposto questo metodo di esecuzione era uno dei testimoni e a quel punto, scrive King, si alzò per dichiarare: "Noi viviamo da
oggi in una civiltà più alta”. Ma Kemmler era ancora vivo! E occorse del tempo per far ripartire il generatore onde disporre della corrente. Kemmler rimase vivo con la parte posteriore della sua giacca IN fiamme.
Il medico che, secondo King, accertò infine la morte di William Kemmler disse: “Non ci sarà mai più un'altra esecuzione come questa.” Westinghouse, che aveva contribuito con 100.000 dollari alla difesa legale di Kemmler disse, sempre secondo King: “Avrebbero fatto meglio con una accetta.” Alla fine George Westinghouse ebbe la meglio nella concorrenza con Thomas Edison, vincendo il contratto per illuminare l'Esposizione Universale di Chicago del 1893 che gli fornì la pubblicità necessaria per rendere la corrente alternata lo standard nell'industria elettrica (3).
Tornando all'oggi: il dibattito in seguito al caso Lockett non dovrebbe essere su come trovare un metodo migliore per uccidere i condannati. Bensì sull'eliminazione della pena capitale. Non c'è un modo “umano” per commettere l'atto di somma crudeltà fra esseri umani.
Inoltre c'è l'evidenza ormai chiara che la punizione capitale non è un deterrente speciale per il crimine. Se la pena di morte non è altro che una punizione e un modo di tenere la gente al sicuro rimuovendo gli assassini dalle strade, un metodo migliore di conseguire questi obiettivi sarebbe la
massima pena prevista in Massachusetts, l'ergastolo.
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(*) L'articolo originale di Robert Jakubowicz è stato pubblicato il 5 giugno nel sito The Eagle, di Pittsfield in Massachusetts.
(1) Esiste ancora un filmato della folgorazione del povero elefante, vedi:
http://www.youtube.com/watch?v=NoKi4coyFw0
http://www.youtube.com/watch?v=VD0Q5FeF_wU
(2) L'articolo di Gilbert King citato da Kubowicz e' qui:
http://www.smithsonianmag.com/history/edison-vs-westinghouse-a-shocking-rivalry-102146036/
(3) Westinghouse prevalse definitivamente anche perché la corrente alternata non richiedeva grandi generatori, e poteva essere portata a distanza molto più facilmente. [Note del Traduttore]
7) LEUCHTER, IL FALSO ESPERTO CHE FORNIVA MACCHINE DELLA MORTE
Fred Leuchter era un costruttore artigianale di dispositivi per eseguire le sentenze capitali: camere a gas, sedie elettrice e macchine automatiche per le iniezioni letali. Vendeva i suoi prodotti agli stati USA che non si preoccuparono di accertare se avesse una preparazione adeguata per farlo.
Dal 1979 al 1990 Fred Leuchter - un privato cittadino privo di qualsiasi titolo di studio in materie tecniche e di preparazione medica o farmaceutica - fornì attrezzature per le esecuzioni capitali negli Stati Uniti. Costruiva, installava e riparava molti tipi di apparecchiature per le esecuzioni, incluse
camere a gas, sedie elettriche e la famosa macchina automatica per le iniezioni letali, ora abbandonata (adesso sono le persone in carne ed ossa a propinare le sostanze letali).
Leuchter, che sperimentava sui maiali i suoi prototipi e i dosaggi delle sostanze chimiche, assicurava che la sua macchina avrebbe “garantito un’esecuzione priva di problematiche”.
Quando riceveva un ordine di fornitura, preparava il macchinario nella cantina di casa.
Gli affari di Leuchter si interruppero improvvisamente nel 1990 e non perché i responsabili delle prigioni si resero conto che non era qualificato per costruire macchine della morte, ma in conseguenza del fatto che nel 1988 egli ebbe l'ardire di testimoniare - in qualità di esperto - a favore
di Ernst Zündel, un tizio che negava l’esistenza dell’Olocausto, sotto processo in Canada.
Leuchter testimoniò che non era stato possibile effettuare esecuzioni di massa nei campi di concentramento. Scrisse il suo rapporto dopo essersi recato ad Auschwitz. Lì prelevò (senza autorizzazione) dei frammenti di materiali dalle rovine della camera a gas e del forno crematorio, li portò in America e li fece analizzare.
Nel processo contro Zündel, l'accusa attaccò Leuchter. Per screditare la sua testimonianza, rese noto che egli non aveva alcuna laura in ingegneria, ma solo un diploma in storia. Fu lo scalpore suscitato da questo processo che indusse gli stati USA a smettere di ordinare a Leuchter macchinari
della morte.
Non si sa esattamente quanti stati si siano giovati delle consulenze di Fred Leuchter, e quanti condannati a morte siano stati le cavie delle sue invenzioni, ma è davvero notevole che gli stati abbiano acquistato le macchine da lui, senza approfondire le sue competenze prima di firmare
ordini di acquisto e di pagarlo profumatamente.
Tutto questo la dice lunga sulla negligenza dei responsabili delle carceri per quanto riguarda la scelta dei metodi e dei mezzi di esecuzione, una scelta che invece dovrebbe essere fatta con la massima attenzione.
Eppure negli USA si è sempre tentato di salvare la faccia assicurando che i metodi di esecuzione in essere non costituivano “punizioni crudeli e inusuali”! (Grazia)
8) GRAVE SCONFITTA DI HANK SKINNER PRESSO LA CORTE DISTRETTUALE
Il 16 luglio, in merito ai risultati dei nuovi test del DNA concessi ad Hank Skinner nel 2011, il giudice Stephen Emmert ha sentenziato cha è "ragionevolmente probabile" che se fossero stati disponibili all'epoca del processo tenutosi nel 1995 non avrebbero portato ad un'assoluzione.
Il 6 giugno, a Pampa nel Texas, i difensori di Henry "Hank" Skinner - condannato a morte nel 1995 per l'uccisione della sua compagna Twila Busby e dei due figli adulti disabili di costei (1) - hanno presentato per iscritto alla Corte il proprio parere sui risultati dei nuovi test del DNA autorizzati nel 2011, a loro dire sufficienti a bloccare l'esecuzione del condannato.
Ciò costituiva il seguito dell'iter cominciato in febbraio con l'udienza di due giorni tenuta dal Giudice Distrettuale Stephen Emmert (2).
La difesa di Skinner ha scritto che i 3 capelli trovati nelle mani della Busby sono dissimili da quelli di ogni altro abitante della casa in cui vivevano Skinner e la Busby e che tale fatto potrebbe generale 'ragionevoli' dubbi in una giuria riguardo alla colpevolezza di Skinner. L'avvocato difensore Rob Owen ha precisato che la procedura non richiede che i risultati dei nuovi test del DNA obblighino a trarre la conclusione che l'accusato è innocente, bensì che tali risultati possano indurre ragionevoli dubbi sulla sua colpevolezza.
Ma la tesi dell'accusa era opposta: dai test del DNA consegue esattamente il contrario, cioè che è "ragionevolmente probabile" cha la giuria avrebbe condannato Skinner. L'accusa ha anche rilevato che non è stata trovata alcuna traccia della presenza, nell'appartamento in cui avvenne il crimine,
dello zio di Twila Busby, Robert Donnell, nel frattempo deceduto, che Skinner sostiene essere il vero omicida.
Il 16 luglio si è concluso l'iter giudiziario avviato presso il giudice Emmert con la risposta di quest'ultimo contenuta in una paginetta. Emmert ha risposto picche: É "ragionevolmente probabile" che i nuovi test del DNA non avrebbero portato al proscioglimento di Skinner se fossero stati
presentati al processo.
Gli avvocati difensori Douglas Robinson e Robert Owen si sono detti "profondamente delusi" dalla decisione di Emmert.
Ora la prospettiva dell'esecuzione - evitata in extremis già due volte - si avvicina di nuovo per Hank Skinner, uno dei condannati a morte più famosi del Texas. La sua difesa ha comunque annunciato di voler impugnare, presso la Corte Criminale d'Appello del Texas, la sentenza del giudice Stephen Emmert.
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(1) V. n. 212, nonché 206; 207; 211, Notiziario; e nn. in essi citati.
(2) V. n. 212.
9) PER LARRY DISPONIBILI VARI CAMPIONI DA SOTTOPORRE AL TEST DEL DNA
James Ritting, avvocato difensore del nostro amico Larry Swearingen, in un documento inoltrato a metà giugno al giudice distrettuale Kelly Case, ha affermato l'esistenza di numerosi materiali biologici da sottoporre ad esame del DNA onde provare l'innocenza di Larry.
A metà giugno la difesa del nostro amico Larry Swearingen condannato a morte in Texas (1), ha inoltrato un documento legale al Giudice Distrettuale del Texas Kelly Case davanti al quale pende il relativo caso. Nel documento si fa presente che sono stati identificati materiali biologici su diversi
indumenti da sottoporre ad esame del DNA. Tale affermazione è sostenuta dal parere firmato da un esperto del DNA.
"Abbiamo identificato alcuni fatti importanti che cambiano il modo con cui devono essere guardati i test del DNA" ha dichiarato in quella occasione l'avvocato difensore James Rytting. "Le leggi in merito sono cambiate, i fatti sono cambiati, ed ora abbiamo ulteriori conferme che Swearingen non fu l'ultima persona a stare insieme alla vittima. In prigione c'è la persona
sbagliata." L'avvocato ha aggiunto che si tratta ora di analizzare peli e capelli prelevati dagli indumenti della vittima, la sventurata diciannovenne Melissa Trotter uccisa 16 anni fa. Ricordiamo che il Giudice Kelly Case si è riservato di decidere se ammettere altri test del DNA richiesti dalla difesa di Larry Swearingen, nonostante la sconfitta legale subita presso la Corte
Criminale d'Appello del Texas il 4 febbraio (2). Il Giudice Case è stimato dall'avvocato difensore Rytting ma è inviso all'accusa. Questa gli aveva chiesto invano di fissare per il 24 aprile u. s. l'esecuzione di Larry.
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(1) V. nn.165, 166, 168, 174, 177, 183, 190, 191, 196, 199, 202, 203, 204 Notiziario, 209 Not., 212.
(2) V. n. 212.
10) DICHIARATA INCOSTITUZIONALE LA PENA DI MORTE DELLA CALIFORNIA
La pena di morte in California - con molte condanne e poche esecuzioni capitali - è stata giudicata incostituzionale. Incerte le conseguenze della sentenza emessa il 16 luglio dal giudice Carney.
Il 16 luglio, il Giudice federale Distrettuale Cormac J. Carney, in seguito al ricorso di un detenuto, Ernest D. Jones condannato a morte nel 1995, ha sentenziato che il sistema della pena di morte in California è incostituzionale in quanto infligge una pena "crudele e inusuale" ai condannati perché... non fa esecuzioni.
Il giudice Carney, un conservatore che fu nominato dal presidente forcaiolo George W. Bush, ha rilevato che:
- dei circa 900 condannati giunti nel braccio delle morte della California dal 1978 in poi, solo 13 sono stati uccisi;
- passano dai 3 ai 5 anni prima che venga assegnato un avvocato ad un prigioniero dopo la condanna a morte;
- occorrono anni perché l'avvocato studi gli atti processuali del proprio assistito - atti che possono arrivare a 9 mila pagine - e prepari un appello per la Corte Suprema della California;
- gli avvocati d'ufficio sono sottopagati, il che aggiunge ritardo a ritardo...
"Il sistematico ritardare ha reso la loro esecuzione così improbabile che la sentenza capitale imposta razionalmente e deliberatamente dalla giuria viene poco a poco trasformata in una sentenza che nessuna giuria o parlamento ragionevole potrebbero imporre: ergastolo con una remota
possibilità di morte."
Dato il ritardo, per i pochi che vengono giustiziati dopo tanto tempo si perde la connessione tra delitto e pena e il valore retributivo della pena, argomenta Carney. Così le esecuzioni diventano arbitrarie.
Il giudice Carney ha calcolato che, anche se il sistema potesse essere riparato, occorrerebbero 14 anni allo stato della California per esaurire gli attuali 748 detenuti del braccio della morte, uccidendone uno alla settimana...
La sentenza del Giudice federale Distrettuale Cormac J. Carney, salva (a meno di ricorsi dell'accusa), Ernest D. Jones. Inoltre si estende in teoria a tutti gli alti condannati a morte della California. Tuttavia la possibilità che incida positivamente nelle pratica della pena di morte è tutta da vedere. Prima di tutto perché potrebbe essere annullata in seguito ad appelli inoltrati dallo Stato a Corti federali superiori a quella di Carney, poi perché non è del tutto esclusa la possibilità che venga presa a pretesto dai forcaioli per tentare di snellire le procedure e accelerare davvero le esecuzioni.
A noi è sembrata fuori luogo l'incondizionata esultanza con cui molti abolizionisti hanno accolto la sentenza del Giudice Carney!
11) PENA DI MORTE: A VOLTE SI PUÒ SALVARE UN INNOCENTE, SE SI HA TEMPO
I risultati di recenti prove del DNA, esonerano Paul Hildwin, invecchiato nel braccio della morte della Florida. Hildwin, a meno che non venga riprocessato, potrà tornare in libertà tra qualche mese.
Il 26 giugno scorso la Corte Suprema della Florida ha annullato la sentenza capitale di Paul Hildwin - ordinando per lui la liberazione o un nuovo processo - perché recenti test del DNA hanno contraddetto le prove presentate quasi 30 anni fa, dall’accus, al processo contro di lui.
Si tratta della seconda esonerazione di un condannato a morte della Florida nel giro di un mese. Hildwin fu condannato a morte per lo stupro e l'omicidio della 42-enne Vronzettie Cox avvenuti nel 1985. L’esperto forense dell’FBI all’epoca dichiarò erroneamente che i fluidi organici presenti sulla scena del crimine erano compatibili con Hildwin e non potevano invece appartenere al fidanzato della vittima. I test del DNA svolti di recente hanno dimostrato, al contrario, che i reperti sono compatibili proprio con il fidanzato della vittima, peraltro attualmente già in carcere per aggressione sessuale a due minorenni. Nel cancellare la sentenza originaria la Corte ha dichiarato: “Non possiamo ignorare che un pilastro importante dell’accusa, presentato a suo tempo alla giuria, sia crollato, e che gli stessi elementi di prova sono di fatto favorevoli alla difesa”.
Probabilmente Paul Hildwin, seppure molto invecchiato e affetto da una neoplasia ematica in remissione, uscirà dal carcere entro qualche mese per merito dei suoi avvocati.
Barry Scheck, condirettore dell’organizzazione Innocence Project, che ha partecipato alla difesa di Paul Hildwin, ha dichiarato: “Come dimostrano in modo così drammatico i 30 anni occorsi a Hildwin per ripulire il suo nome, sussiste un pericolo concreto che la ‘legge per una giustizia tempestiva’ recentemente entrata in vigore (1), aumenti la probabilità di mettere a morte persone innocenti”. (Grazia)
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(1) Si tratta del “Timely Justice Act”, voluto dal governatore della Florida, Rick Scott, v. nn. 206, 212.
12) UN NUMERO ENORME DI ESECUZIONI IN IRAN
L'Iran, per esecuzioni pro capite, ha sorpassato la Cina, diventando il primo paese al mondo per l'uso della pena capitale. Oltre alla quantità, in crescendo, delle esecuzioni, è la qualità delle condanne capitali che inorridisce. Citiamo dati e i fatti in merito riportati da Amnesty International.
L’Iran continua ad eseguire condanne a morte in quantità terrificante. E in crescendo. Secondo Amnesty International, nel 2013 sono state ‘giustiziate’ in Iran almeno 704 persone. Un numero record. E quest’anno, fino a metà giugno, ne sono già state uccise almeno altre 354.
Continuando così, nel 2014 verranno ammazzati in Iran più condannati che nell’anno passato. Delle esecuzioni portate a termine, circa 800 sono avvenute sotto la presidenza del laico Hassan Rouhani, il presidente 'moderato' eletto un anno fa, che aveva suscitato grandi speranze in un
miglioramento della situazione dei diritti umani.
Oltre alla quantità spaventosa delle esecuzioni, è la qualità delle condanne capitali che inorridisce: si può essere condannati a morte sulla base di prove estorte con la tortura; si può essere condannati
anche se si è minorenni; si può essere condannati anche se quando è stato commesso il reato… si era già incarcerati! Si può essere uccisi senza che i familiari vengano avvertiti prima dell’esecuzione (e a volte ai familiari non viene neppure consegnato il cadavere per la sepoltura).
Citiamo alcuni casi riportati da Elise Auerbach di Amnesty International USA, che ben illustrano la crudeltà di un assurdo sistema giudiziario.
Razieh Ebrahimi è stata condannata a morte quando aveva solo 17 anni. Aveva ucciso il coniuge dopo aver sopportato per tre anni i suoi abusi fisici e psichici, dal momento che era stata venduta al marito all’età di 14 anni. Secondo la legge iraniana, Razieh è stata condannata alla Quesas
(retribuzione = 'occhio per occhio'). Ora solo i familiari del marito ucciso possono evitarle la sua imminente esecuzione accettando in cambio del denaro (detto 'prezzo del sangue').
In un altro caso quattro curdi iraniani - Hamed Ahmadi, Jahangir Dehghani, Jamshid Dehghani e Kamal Molaee - furono condannati a morte per l’omicidio di un esponente religioso sunnita che era collegato a membri del governo iraniano. Questa condanna è stata comminata nonostante i quattro
fossero stati arrestati all’inizio dell’estate del 2009 mentre l'omicidio contestato era stato commesso nel mese di settembre! Sebbene siano stati poi scagionati da tale omicidio, la loro condanna a morte è stata mantenuta con una nuova incriminazione: “moharebeh”, ossia inimicizia nei confronti di Dio, per aver agito contro la sicurezza nazionale sostenendo partiti politici curdi. I quattro, hanno già subito, insieme ad altri 29 prigionieri rei di attività politiche non violente, svariate forme di gravi maltrattamenti e torture, tra cui finte esecuzioni.
Recentemente due uomini di etnia araba, Ali Chabishat and Khaled Mousavi, sono stati messi a morte in segreto con l'accusa infondata di aver fatto saltare una condotta petrolifera, anche se l'esplosione è stata definita un incidente. I due erano stati torturati e costretti a rilasciare 'confessioni' che sono state trasmesse dalla TV iraniana. I loro familiari sono stati informati delle esecuzioni a posteriori, il 12 giugno scorso. Le date delle esecuzioni non sono state rivelate e i loro corpi non sono stati restituiti alle famiglie. (Grazia)
13) MERIAM GIUNTA A ROMA SUBITO DOPO LA LIBERAZIONE
Condanna a morte per apostasia per Meriam Ibrahim, cristiana in Sudan. Una straordinaria mobilitazione internazionale, l'interessamento dei governi italiano e statunitense la liberano.
Ci scusiamo per non aver seguito passo passo su questo Foglio di Collegamento il caso della cristiana Meriam Yehya Ibrahim, che era stata condannata a morte in Sudan per apostasia (nonché a 100 frustate per adulterio: avendo sposato un cristiano il suo matrimonio era considerato nullo).
La gravità della nostra omissione è attenuata dal fatto che appena è stato reso noto il caso di Meriam c'è stata un'enorme mobilitazione in suo favore, anche da parte del papa, di governi, in primis del governo italiano, di semplici cittadini (Amnesty sostiene di aver raccolto un milione di
firme in favore di Meriam). Tutto ciò avrebbe reso molto improbabile, per ovvie ragioni politiche, che il Sudan procedesse con l'impiccagione della condannata.
Amnesty International Italia ha espresso grande soddisfazione per l'atterraggio a Roma il 24 luglio di Meriam - liberata dopo alcune esitazioni - dei suoi figli, tra cui la figlia neonata partorita in carcere, e di suo marito (che ha anche la cittadinanza americana). Dopo due giorni Meriam e famiglia hanno proseguito il viaggio per New York.
Per evitare altri casi come quello di Meriam Yehya Ibrahim, Amnesty International ha chiesto alle autorità del Sudan di cancellare gli articoli 126 e 146 del Codice penale del 1991, che prevedono e puniscono l'apostasia e l'adulterio.
14) USCITO IL RAPPORTO DI “NESSUNO TOCCHI CAINO” SULLA PENA DI MORTE
Il progresso verso l’abolizione della pena di morte si è confermato nel 2013 e nei primi sei mesi del 2014. Lo rileva l’associazione abolizionista Nessuno tocchi Caino nel suo "Rapporto 2014".
Il progresso verso l’abolizione della pena di morte, in atto da oltre quindici anni, si è confermato nel 2013 e nei primi sei mesi del 2014. Lo rileva - d’accordo con Amnesty International e le altre organizzazioni per i diritti umani – l’associazione abolizionista Nessuno tocchi Caino nel suo Rapporto reso noto in luglio.
Tuttavia, lo scorso anno il numero di esecuzioni note nel mondo è alquanto aumentato rispetto all’anno precedente: nel 2013 sono state “giustiziate” almeno 4.106 persone, contro le almeno 3.967 uccise per legge nel 2012. Ciò a causa dei forti aumenti delle esecuzioni in Iran – che nel 2013 ha
compiuto il più alto numero di esecuzioni degli ultimi 15 anni - e in Iraq – paese in cui è stato portato a termine il maggior numero di uccisioni per legge dopo la dittatura di Saddam Hussein, rovesciata dagli Americani nel 2003.
Continua regolarmente a crescere il numero dei paesi abolizionisti. I paesi o i territori che hanno deciso di abolire la pena di morte per legge o in pratica secondo N. t. C. sono oggi 161. Di questi, quelli totalmente abolizionisti sono 100; quelli abolizionisti per crimini ordinari sono 7; quelli che attuano una moratoria delle esecuzioni sono 6; i paesi abolizionisti di fatto, che non eseguono sentenze capitali da oltre dieci anni o che si sono impegnati di fronte al mondo ad abolire la pena di morte, sono 48. Pertanto i Paesi mantenitori della pena di morte sono scesi a 37 (al 30 giugno 2014) rispetto ai 40 del 2012.
Del “Rapporto 2014 di Nessuno tocchi Caino” presentato dagli esponenti del Partito Radicale - tra cui Sergio D’Elia ed Emma Bonino - il 18 luglio nella storica sede di Roma, si può trovare un’ampia sintesi nel sito di Nessuno tocchi Caino (1) In home page del sito, nella colonna di sinistra è possibile trovare i link ad una quantità di dati interessanti sulla pena di morte raccolti
dall’organizzazione radicale.
Tra quanto scrive Nessuno tocchi Caino nel suo Rapporto e quanto scrive Amnesty International nel Rapporto uscito il 27 marzo (v. n. 213), vi è sufficiente coerenza (anche se i punti di vista, i metodi di ricerca e il periodo indagato differiscono alquanto).
La Cina viene data sempre in testa per numero di esecuzioni da N. t. C., con oltre 3.000 esecuzioni portate a termine sia nel 2013 che nel 2012. Ciononostante si ammette che la tendenza in Cina è in forte calo: il numero di esecuzioni si è dimezzato rispetto al 2007, anche grazie a un miglioramento del sistema giudiziario che richiede una revisione di tutte le condanne a morte emesse nelle varie provincie da parte della Corte Suprema di Pechino (2).
Invece il numero massimo di esecuzioni pro capite è relativo all’Iran: almeno 687 nel 2013 e almeno 342 nel 2014 fino al 18 giugno.
Ancora una volta, l’Asia si conferma essere il continente dove si pratica la quasi totalità delle esecuzioni nel mondo. il dato complessivo del 2013 nel continente asiatico corrisponde ad almeno 4.010 esecuzioni (il 97,6% del totale mondiale).
Nelle Americhe, gli Stati Uniti sono stati l’unico paese che ha compiuto esecuzioni nel 2013. In Europa, l’unica eccezione in un continente altrimenti totalmente libero dalla pena di morte, è rappresentata dalla Bielorussia (2 esecuzioni nel 2014).
Le ‘democrazie liberali’ che nel 2013 hanno praticato la pena di morte sono state 6 e hanno effettuato in tutto 60 esecuzioni, l’1,5% del totale mondiale: Stati Uniti (39), Giappone (8), Taiwan (6), Indonesia (5), Botswana (1), India (1).
Nel 2013 vi sono state molte condanne a morte per ‘terrorismo’ che hanno spesso colpito oppositori politici del governo in carica. E almeno 223 esecuzioni di ‘terroristi’ in 6 Paesi: Bangladesh (1), Iran (almeno 33), Iraq (almeno 168), India (1), Somalia (almeno 17) e Sudan (almeno 3).
Molte le esecuzioni per reati di droga. Le condanne a morte sono state inflitte anche per apostasia e blasfemia, ed anche tramite lapidazione o decapitazione.
Sempre secondo il Rapporto di N. t. C., le esecuzioni sono riprese tra il 2013 e il 2014 in Kuwait (5) e in Egitto (almeno 8 nel 2014), mentre il Libano e il Qatar non eseguono più condanne capitali da almeno dieci anni, così come la Mauritania, il Marocco e la Tunisia. In Algeria è in atto una moratoria delle esecuzioni, mentre la Palestina, il Bahrain, gli Emirati Arabi Uniti, l’Oman, la Siria e lo Yemen mantengono attiva la pena di morte.
Vengono inoltre ancora condannati a morte dei minorenni. Nel 2013 almeno 13 persone di età inferiore ai 18 anni al momento del crimine sono state ‘giustiziate’ in 3 paesi: 9 in Iran, 3 in Arabia Saudita e 1 nello Yemen. Nel 2014 fino al 10 giugno, almeno 11 minorenni in Iran.
Presentando il rapporto in una conferenza aperta alla stampa e al pubblico, Emma Bonino ha espresso grande preoccupazione per le centinaia di condanne a morte imposte quest’anno in Egitto ai sostenitori dell’ex presidente Mohamed Morsi, anche se le sentenze sono ancora da rivedere in appello. La Bonino ha anche osservato che l’esecuzione ‘mal riuscita’ di Clayton Lockett in Oklahoma ha contribuito a mobilitare l’opinione pubblica contro la pena di morte.
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(1) V. http://www.nessunotocchicaino.it/bancadati/index.php?tipotema=arg&idtema=18306097
(2) È commendevole l’impegno di N. t. C. per valutare la tendenza in Cina, cosa che da anni Amnesty
International non fa (per protestare contro la segretezza imposta sulla pena di morte dalle autorità cinesi).
15) LA NUOVA “FAMIGLIA” DI FERNANDO
Grazia ha inviato al nostro amico Fernando Eros Caro una fotografia dei soci presenti all’Assemblea di Firenze tenutasi il 1° giugno, accompagnandola con una lettera di presentazione di ciascun partecipante (lettera che riportiamo qui in sintesi).
“Caro Fernando,
[…] Il 1° giugno ero a Firenze per l’Assemblea annuale dei soci del Comitato. […] Lì abbiamo scattato una foto dei presenti. Te la mando perché tu possa conoscerci! Come vedi, l’unico senza occhiali… è il cane!
Da sinistra verso destra:
Loredana, è stata tra i fondatori del Comitato Paul Rougeau, andò anche negli USA a trovare Paul prima che lo uccidessero nel 1994. Va settimanalmente a far visita e ad aiutare in vari modi le detenute del carcere di Firenze; è generosa e ospitale e teniamo da anni le riunioni del Comitato a casa sua. Andy è il nostro webmaster, inseparabile dal suo cagnolino Charm. Andy abita a Roma.
Parla e scrive molto bene in inglese essendo nato e vissuto negli Stati Uniti. É un bravissimo artista, dipinge molto bene, soprattutto quadri raffiguranti animali.Poi c'è Paolo che si unì al Comitato molti anni fa. Anch’egli andò negli USA, per far visita a Gary Graham nel braccio della morte del Texas. Paolo è il nostro tesoriere, abita a Piacenza, ed è la persona che ogni tanto ti invia i nostri piccoli regali. Anche Giuseppe è tra i fondatori del Comitato, abita a Roma, redige il Foglio di collegamento, è il nostro presidente e coordina le attività del Comitato. Christian vive in una cittadina ai piedi delle splendide Dolomiti, montagne nel nord-est d’Italia che fanno parte delle
Alpi. Anche lui si è unito al Comitato molti anni fa ed è molto attivo in difesa dei diritti umani. Io, beh, di me sai già quasi tutto… Gianni e sua moglie Anna Maria sono soci più recenti, ma molto convinti. Abitano a Novara, una città abbastanza vicina a Torino, e collaborano nelle iniziative abolizioniste. Guido, mio marito, oltre ad aiutarmi per il lavoro del Comitato, svolge attività di volontariato con i senza tetto e con i malati terminali [...].
Così adesso conosci il cuore pulsante del Comitato Paul Rougeau. Ti piace la nostra squadra, piccola ma molto volenterosa, caro amico? […]
Grazia”
Bene, pochi giorni fa abbiamo ricevuto da Fernando una lettera gioiosa di risposta, dalla quale si può chiaramente capire che, inviandogli quella foto, abbiamo fatto felice il nostro amico... la sua lettera è costellata di faccine sorridenti! Davvero, per chi è dietro le sbarre circondato da cemento
e da odio, conoscere il volto delle persone che gli vogliono bene è molto importante. Traduciamo qui per tutti la sua risposta:
“Cara Grazia,
[…] Mi è appena arrivata la tua lettera del 6 giugno con una sorpresa meravigliosa! ☺ Una fotografia del Direttivo e di alcuni soci del Comitato!! ☺ Mi piace tantissimo questa foto!!! Sembra che siate tutti più o meno coetanei! ☺ Beh, eccetto Charm! ☺ Grazie proprio di cuore per la foto,
adesso posso associare un volto ai nomi di tutti voi lì ! E vedo che tu indossi la collana che ho fatto per te!
Mi fa sentire bene sapere qualcosa di ciascuno di voi. E adesso so che viso ha Paolo! Mi ha mandato spesso del denaro, ma finora era solo un nome e un amico. ☺ Adesso mi fate sentire più vicino, come se foste la mia famiglia e questa è una cosa molto bella!!! ☺ […]
Questa settimana inoltrerò la richiesta per ricevere una scatola di cibarie. Ho fatto una lista dei cibi che desidero, lista che verrà spedita a un negoziante esterno insieme ad un assegno tratto sul mio conto. Quel denaro è parte dei 400 dollari che ho ricevuto dal Comitato! Quindi, grazie anche per questo! ☺
Concludo per ora, Grazia. Di’ “ciao” alla mia nuova famiglia da parte mia!! ☺ Uno abbraccio per tutti!!
Fernando”
N. B. l’ultima frase è scritta così in italiano da Fernando
16) UN ERRORE DI GIOVENTÙ: E CHI NON NE HA MAI FATTO UNO?
Recensione di Antonio Landino
In una intricata storia di fantasia entra la pena di morte. Come un corpo estraneo o un fatto intessuto nella narrazione? Lasciamo aperta la domanda per il lettore.
Un libro duro, teso. Che comincia come una sorta di “ritratto di famiglia” come apparentemente tante ce ne sono, fatto di piccole storie e di interessi slegati, a bagnomaria nella routine quotidiana, dove tutti quanti sono manifestamente cosmopoliti, sfacciatamente realizzati e meschinamente
attaccati alle loro piccole egoistiche vanità, con amici e parenti dispersi e sfilacciati chissà dove, e con neanche tanta voglia di ritrovarsi e parlarne e, quando ciò accade, pare lo si faccia con malcelato stupore. Ma lo stupore, quello vero, arriva per una vita che arriva e per un’altra che corre il rischio di finire – e che fino a quel momento pare li abbia riguardati poco – e ravviva la coesione… e l’altruismo – fino ad allora celato – emerge prepotente e disperato, come una sentenza.
Dall’altra parte della storia, un uomo che sopravvive dall’altra parte delle sbarre, lontano anni luce da una vita vera, che si aggrappa al presente perché gli hanno negato un futuro. Ma basta un errore di gioventù per giustificarne uno premeditato, pianificato e programmato e che non tarderà, purtroppo, ad arrivare?
L’Autrice si muove bene in una palude emozionale a prima vista quasi banale, abitudinaria, puntellata da certe certezze giornaliere che sono tali, alla fine, soltanto perché ci siamo tristemente abituati, con un po’ di falso trasporto e tanta segreta voglia di rivincita sia nel lavoro che nella vita.
Una vita che corre il rischio di mancare per un errore di gioventù, appunto. Nella narrazione l’equilibrio si fa sottile, si tende fino al punto di spezzarsi… eppure diventa più forte, teso nella solidarietà che attraversa e tiene unita la distanza in un passato almeno da capire ed esorcizzare, se non da dimenticare. E magari da perdonare, perché è dalla continuazione della Vita che ogni cosa ri-comincia, con l’unica certezza che siamo tutti destinati a morire, ma qualcuno sa quando accadrà a se stesso… e, per questo, è meno fortunato. In tale campo minato, la narrazione procede in punta di piedi, con un dito sulle labbra, in quieto e rispettoso rispetto, ed il dialogo è austero ma mai severo, deciso ma non accomodante nella procurata claustrofobia dove si trova ristretto ciò che rimane di un uomo. Anzi, di una “cosa” con una data di scadenza, come merce avariata, a cui hanno stampigliato un numero addosso come se fosse un codice a barre… ma il castigo deve davvero superare l’entità della colpa? E la colpa non dovrebbe essere rimediabile? E, se è vero che uccidere è sbagliato, allora perché si uccide chi ha ucciso? E quante volte si deve morire, in attesa della morte?
L’Autrice non pone annose domande sull’efficienza di un intero sistema giudiziario basato sulla sub-cultura del filo spinato e della forca, bensì preferisce scegliere la strada più difficile, quella che tende a Risposte che ancora tardano a venire. Ma che sono sotto gli occhi di tutti… Specialmente
dopo aver letto un libro come questo, da consigliare a chi ha deciso di tener presente la differenza tra l'essere vittime o carnefici… perché forse ci siamo stati un po’ tutti, prigionieri ed in attesa di una condanna. Accade ogni giorno, ma a qualcuno può accadere un po’ di più, ed una volta soltanto.
A volte basta poco, è sufficiente un errore di gioventù.
Un errore di gioventù, di Elena Genero Santoro (1) - 0111 Edizioni, 2014 - Euro 15,70
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(1) Elena Genero Santoro è stata amica e corrispondente di Martin “Eddie” Grossman, condannato a morte in Florida.
17) NOTIZIARIO
Afghanistan. Il risultato di 13 anni di guerra. In un comunicato di Emergency del 19 giugno leggiamo: "Bashir, 4 anni, ferita da pallottola all'addome, da Tagab. Sohalia, 8 anni, ferita da scheggia di una bomba alla gamba, da Wardak. Akbar, 9 anni, ferita da scheggia di una bomba al collo, da Wardak. Shirshad, 15 anni, ferita da scheggia di una bomba all'addome, da Tagab.
Mohammed Wali, 10 anni, ferita da scheggia in un occhio, da Ghazni. Khoja Rafi, 14 anni, ferita da mina a un piede, da Shakerdara. Mohammed, 15 anni, ferita da scheggia alla schiena, da Ghazni.
Rozi, 10 anni, ferita da scheggia a un fianco, da Ghazni. Jamudullah, 11 anni, ferita da scheggia alla testa, da Paktya. Farid, 11 anni, ferita da pallottola alla gamba, da Faryab. Obaidullah, 5 anni, ferita da scheggia di una bomba al viso, da Ghazni. Abdul, 13 anni, ferita da una mina alle gambe, da Ghazni. Reshad, 9 anni, ferita alle mani, da Mirbachakot. Questi tredici bambini e ragazzi – tutti vittime di guerra – sono arrivati in meno di 72 ore, tra giovedì e sabato della scorsa settimana, al nostro ospedale di Kabul. In quel fine settimana, in Afghanistan, si è votato per eleggere il nuovo presidente. Ancora non si conoscono i risultati, ma una cosa la sappiamo per certa: i nostri ospedali continuano a essere pieni, a Kabul come a Lashkar-gah. Tutti i letti sono occupati, la corsia delle donne e dei bambini è affollatissima e i feriti di guerra continuano ad aumentare. La guerra non ha portato né pace, né democrazia in questo Paese: feriti e morti, invece, sì, e in abbondanza." Il 18 luglio, in un successivo comunicato - dopo avere elencato altre vittime della guerra prese in cura a Kabul - Emergency scrive sconsolatamente: "Dopo 13 anni di guerra, fino a 130 mila soldati stranieri presenti nel Paese e 4,2 miliardi di dollari spesi ogni anno per le forze di sicurezza afgane - pari al 50% della finanziaria locale - la situazione del Paese peggiora di giorno in giorno."
Ricordiamo che ora gli Americanisi pongono soltanto l'obiettivo di andarsene alla chetichella da quel martoriato paese senza dare l'impressione di aver perso l'ennesima guerra (scatenata dalla 'coalizione' creata da George W. Bush per rimettere le cose a posto dopo l'11 settembre 2001).
California. La polizia picchia chi dove proteggere. All'inizio di luglio hanno fatto il giro del mondo immagini riprese a Los Angeles, con un telefonino, da un automobilista di passaggio che mostrano un agente della Polizia Stradale mentre infierisce con pugni in testa su una donna bloccata
a terra (1). Secondo l'ANSA, la ridicola motivazione addotta dal poliziotto è di essere intervenuto in quel modo per impedire alla donna di attraversare una strada trafficata, mettendosi in pericolo! Nel video si vede chiaramente la donna, afroamericana, che viene colpita 15 volte alla testa. Dopo un
po' sopraggiunge un agente in borghese che rincara la dose. E’ stata aperta un’inchiesta, ma sappiamo bene che questo tipo di comportamenti violenti e sproporzionati sono ricorrenti fra le forze dell’ordine (non solo americane …) e che la maggior parte delle volte passano sotto silenzio o, se rese pubbliche per merito di qualche testimone casuale, vengono poi risolte con risibili sanzioni nei confronti dei responsabili. Ci corre l'obbligo di aggiungere che la Polizia Stradale di Los Angeles ha avviato un'inchiesta sull'increscioso episodio. "Abbiamo esaminato ogni possibilità, ogni fatto, ogni circostanza che hanno contribuito a creare tale situazione, e ne trarremo le giuste conclusioni", ha dichiarato in conferenza stampa Chris O'Quinn, esponente della Polizia Stradale, il 4 luglio. Secondo la Stradale l'agente sopraggiunse dopo che una telefonata aveva segnalato una donna scalza che camminava sul ciglio della strada. L'agente le avrebbe detto di fermarsi. Quando il poliziotto si avvicinò alla donna, questa sarebbe diventata 'combattiva' obbligandolo a sottometterla, ammanettarla e arrestarla. Ciò per la sicurezza della donna e del poliziotto stesso.
Secondo la polizia, la donna, di cui non è stata rivelata l'identità, sarebbe stata ricoverata in ospedale ma non avrebbe riportato ferite. Non si sa se il poliziotto sia stato sospeso dal servizio.
Per farvi un'idea personale del fatto, guardate il video di cui al link:
http://www.ansa.it/sito/notizie/mondo/2014/07/05/usa-video-poliziotto-da-pugni-a-donna_04276cd9-c3a2-48b4-ba87-2f73819d6730.html
2f73819d6730.html
Iraq. Amnesty denuncia la spirale di omicidi e rapimenti nel paese smembrato. In un documento diffuso il 14 luglio, Amnesty International denuncia la spirale di omicidi e di rapimenti settari ad opera del gruppo integralista sunnita ISIS (Stato islamico dell'Iraq e del Levante) che si
susseguono da quando il gruppo ha preso possesso di Mosul e di altre zone del nordovest dell'Iraq, un paese 'liberato' dagli USA nel 2003 ed ora praticamente smembrato. Il documento del 14 luglio contiene agghiaccianti resoconti di civili che hanno lasciato le zone conquistate dall'ISIS temendo
di fare la stessa fine dei loro parenti rapiti e uccisi e a causa del crescente pericolo derivante dagli attacchi aerei dell'esercito regolare iracheno. "Ancora una volta, una disperata popolazione civile finisce intrappolata in una spirale di violenza settaria. Centinaia di migliaia di persone sono fuggite temendo di essere rapite e uccise dall'ISIS o di essere colpite dagli attacchi aerei delle forze governative. Entrambe le parti stanno mostrando un totale disprezzo per il diritto internazionale umanitario" – ha dichiarato Donatella Rovera di Amnesty International, appena rientrata dall'Iraq
settentrionale.
Texas. Insegnanti e presidi armati, addestrati per bene. "Non molto tempo fa la maggioranza dei genitori riteneva che le scuole fossero un ambiente abbastanza sicuro per i loro figli. Ma i tempi sono cambiati." - si legge in un editoriale del 17 luglio dell'Austin American-Statesman, uno dei più
importanti quotidiani del Texas, pubblicato nella capitale Austin - "Le sparatorie di massa accadute in molti ambienti scolastici di tutto il paese hanno portato gli istituti ad adottare una varietà di precauzioni riguardo alla sicurezza [...] Questa settimana un gruppo di insegnanti e di dirigenti scolastici texani sta seguendo un corso di formazione [...] a Fort Worth per diventare il primo gruppo di 'agenti legalmente armati' nelle scuole. Nel corso, educatori provenienti dalle città e da aree rurali frequenteranno 80 ore di lezioni e di addestramento sull'uso delle armi, la prevenzione della violenza e il comportamento da assumersi nel corso di sparatorie."
Questo numero è aggiornato con le informazioni disponibili fino al 1° agosto 2014
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