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FOGLIO  DI COLLEGAMENTO  INTERNO

 

DEL COMITATO PAUL ROUGEAU

 

Numero 306  -  Maggio 2023

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Richard Glossip da giovane in carcere

SOMMARIO:

1) La Corte Suprema degli Stati Uniti risparmia Richard Glossip

anche se solo temporaneamente

2) Il 3 maggio Darryl Barwick è stato messo a morte in Florida

3) La Florida e l'inasprimento della pena di morte nel 2023

4) Semplicemente reprimere o ri-educare? questo è il (falso) dilemma

5) Esecuzioni in Arabia Saudita dopo confessioni ottenute con la tortura

6) In Iran continua l’uso frenetico della pena di morte nonostante

la condanna internazionale

1) LA CORTE SUPREMA DEGLI STATI UNITI RISPARMIA RICHARD GLOSSIP

ANCHE SE SOLO TEMPORANEAMENTE

 

All'improvviso, il direttore del carcere è entrato e ha detto: "Ho bisogno di tutti e due. Venite fuori nel corridoio", ha riferito Lea, moglie di Richard Glossip. Dato che la visita stava volgendo al termine, Lea pensò che il direttore volesse discutere della consegna della cassetta dei beni. Invece, disse loro che la Corte Suprema degli Stati Uniti aveva appena sospeso l'esecuzione di Glossip. "E ci siamo completamente, completamente sciolti tra le braccia l'uno dell'altro."

 

Riprendiamo a parlare del caso assurdo di Richard Glossip(1), nel braccio della morte dell’Oklahoma da 25 anni, narrandovi gli ultimi eventi accaduti.

Due settimane prima della sua esecuzione programmata per il 18 maggio u. s., Richard Glossip ha messo le sue cose in una scatola. Tra gli oggetti personali, i suoi beni più preziosi sono lettere, cartoline e, soprattutto, foto di sua moglie, Lea. Negli ultimi anni Lea era stata la sua ancora di salvezza, una fonte di forza e conforto e il suo portale verso il mondo esterno.

Dopo che la Commissione per le Grazie (che nome inadatto!) aveva negato la richiesta di clemenza di Glossip il mese scorso, Lea è stata la persona a cui lui si è aggrappato. “Ogni volta che le cose si fanno davvero difficili per me, e sento che sto toccando il fondo, so che posso parlare con Lea e lei può tirarmi su”.

Ora si trovavano di fronte a un temuto rituale che avevano già affrontato più volte: prepararsi per il trasferimento di Glossip alla casa della morte, una delle fasi finali del protocollo sulla pena capitale. La loro ultima visita di contatto era prevista per venerdì 5 maggio, un'occasione in più per abbracciarsi, baciarsi e tenersi per mano. Successivamente, Lea avrebbe portato a casa le cose di Glossip, mentre lui si preparava a essere trasferito in una cella adiacente alla camera delle esecuzioni.

Lea è arrivata prima del solito quel giorno, intorno alle 9 del mattino. Era accompagnata dalla leggendaria attivista contro la pena di morte, suor Helen Prejean, consigliera spirituale di Glossip. Con l'imminente data di esecuzione, la visita è stata più una sessione strategica che una serie di saluti. Nessuno era pronto ad arrendersi.

La nota attivista contro la pena capitale suor Helen Prejean assiste da decenni i condannati a morte. Parlò per la prima volta con Glossip (ora sessantenne) nel 2015.

"È stata una telefonata", ha detto la Prejean a Democracy Now! descrivendo la sua prima conversazione con Glossip, dopo aver appreso quanto fosse sottile il caso dell'accusa. "È un ragazzo gentile. Ecco quello che sento: 'Sorella Helen, mi scuso, non avevo chiesto il tuo permesso [per chiamarti], ma penso che l'Oklahoma sia seriamente intenzionato a uccidermi. E tu saresti con me?' Quindi dico, 'Beh, certo, sarò con te, Richard.'

Suor Prejean ha descritto l'impatto immediato di quella chiamata:

"Vado a letto quella notte [e] mi sveglio alle 2:00 del mattino e mi rendo conto, nella mia coscienza, 'Non posso semplicemente accompagnare quell'uomo ed essere lì quando viene ucciso. So abbastanza di quanto sia bacato questo sistema giudiziario. Potrebbe davvero essere innocente’." Subito ho fatto due telefonate, una a Susan Sarandon, la mia amica, che ci tiene davvero alla giustizia... e l'altra al Vaticano, a Papa Francesco: "Il Vaticano, per favore, potrebbe parlare in favore di Richard Glossip?'"

Durante la visita del 5 maggio scorso, dopo che suor Prejean era andata via, Glossip strinse più forte le mani di Lea. "Continuava a dirmi, ‘ce la faremo, qualunque cosa accada’."

"Poi, all'improvviso, il direttore del carcere entra e dice: 'Ho bisogno di tutti e due. Venite fuori nel corridoio' ", ha detto Lea. Dato che la loro visita stava volgendo al termine, Lea pensò che il direttore volesse discutere della consegna della cassetta dei beni. Invece, ha detto loro che la Corte Suprema degli Stati Uniti aveva appena sospeso l'esecuzione di Glossip. “E ci siamo completamente, completamente sciolti tra le braccia l'uno dell'altro.”

Al loro ritorno nella stanza delle visite, hanno alzato le braccia insieme e hanno detto: “Abbiamo ottenuto la sospensione”. E la sala è esplosa di applausi.

In effetti, proprio il 5 maggio, la Corte Suprema degli Stati Uniti ha fermato l'esecuzione di Glossip per consentire di esaminare le lacune procedurali. Se però adesso la corte rifiuterà di occuparsi del suo caso, la sospensione cesserà immediatamente e lo Stato potrà procedere con l'esecuzione.

Il caso, come già ricordato nell’articolo del mese scorso, riguarda l'omicidio del 1997 del proprietario di un motel, Barry Van Treese, che fu colpito a morte con una mazza da baseball. Justin Sneed ammise l'omicidio, ma in un patteggiamento per evitare la pena di morte testimoniò che il dipendente del motel Richard Glossip lo aveva assunto per compiere l'aggressione. Sneed ricevette una condanna all'ergastolo, mentre Glossip fu condannato a morte.

Trentaquattro parlamentari dell'Oklahoma, inclusi 27 repubblicani, avevano chiesto al governatore e alla Commissione per le Grazie di indagare sul caso di Glossip. Quando ciò non è accaduto, hanno reclutato lo studio legale Reed Smith per un'indagine indipendente gratuita. Tra giugno e settembre 2022, lo studio legale ha pubblicato quattro rapporti - per un totale di oltre 400 pagine - che descrivono in dettaglio i difetti dell'accusa e, soprattutto, i tentativi di Justin Sneed di ritrattare la sua testimonianza che coinvolge Glossip e gli sforzi dell'accusa per impedirgli di ritrattare.

Suor Helen Prejean vuole vedere la pena di morte abolita a titolo definitivo, a livello nazionale. "Tutti gli altri ragazzi nel braccio della morte che sono in fila per l'esecuzione, non hanno squadre come questa che lavorano per loro. Cosa succederà a loro?", ha detto.

Il procuratore generale dell'Oklahoma Drummond aveva presentato un memorandum alla corte che includeva l'insolita ammissione che “lo Stato dell'Oklahoma ha recentemente preso la difficile decisione di confessare l'errore e sostenere l'annullamento della condanna di Richard Glossip”. Anche se il procuratore generale la pensa così, le istituzioni critiche - tribunali, consiglio di grazia, dipartimento correzioni - sono tutte bloccate nel processo che è attualmente impostato per l'esecuzione.

Il governatore dell'Oklahoma Kevin Stitt detiene il potere di clemenza sui 42 prigionieri del braccio della morte dello stato.

L'Oklahoma ha una o due esecuzioni programmate al mese nei prossimi 18 mesi. Stitt potrebbe ancora concedere clemenza a Glossip o commutare la sua condanna in ergastolo con o senza possibilità di libertà condizionale, eliminando la minaccia di esecuzione.

Persino i Cristiani favorevoli alla pena di morte (che, come sappiamo, sono moltissimi nella cosiddetta Bible Belt), grazie anche al caso di Glossip, iniziano a percepire un sistema corrotto che non può rendere giustizia.

“Mi piacerebbe ancora credere nella pena capitale”, ha detto a Christianity Today il rappresentante delle chiese evangeliche dell'Oklahoma, Kevin McDugle, un repubblicano fermamente conservatore e cristiano, che iniziò a indagare sul caso Glossip circa quattro anni fa e ha riscontrato numerosi problemi. “Biblicamente mi sono dato molto da fare e ho detto: 'Mio Dio, a che punto sono con questo?' Se non riusciamo a far funzionare bene il processo, se c'è la possibilità che noi uccidiamo un uomo innocente, allora non possiamo farlo”.

L'Oklahoma ha il più alto tasso di esecuzioni pro capite negli USA da quando la Corte Suprema degli Stati Uniti ha ripristinato le esecuzioni nel 1976. Lo stato ha messo a morte 112 persone, mentre 10 sono state prosciolte.

La base dello scetticismo cristiano conservatore sulla pena di morte nello stato deriva dai problemi con il modo in cui il caso è stato gestito, piuttosto che dalle idee teologiche sulle persone che sono create a immagine di Dio, o su Gesù che predicava la nonviolenza.

Aaron Griffith, storico e autore di God's Law and Order: The Politics of Punishment in Evangelical America, ha affermato che quando i cristiani americani cambiano idea per opporsi alla pena di morte, spesso è perché vedono “tanti casi di fallimento dell'applicazione del sistema.”

Meno spesso, ha affermato Griffith, possono iniziare a opporsi per ragioni teologiche, come l'adozione di una visione della santità della vita che includa sia i nascituri che coloro che sono nel braccio della morte. Oppure "vengono a conoscenza di altri cristiani nel braccio della morte".

"Questo è vero anche nel caso di Glossip", ha aggiunto. "Lui è un compagno di fede."

Il sostegno protestante alla pena di morte è stato relativamente costante nell'ultimo decennio, secondo i sondaggi di Pew Research. Nei sondaggi, gli evangelici bianchi sono sempre stati la fascia demografica religiosa con il maggior sostegno alla pena capitale.

Il giorno prima che la Corte Suprema fermasse l'esecuzione di Glossip, i leader cristiani si erano uniti ai parlamentari repubblicani in una conferenza stampa su Glossip.

Il pastore John-Mark Hart, della Redemption Church di Oklahoma City, intervenuto alla conferenza stampa, aveva osservato che “sarebbe davvero un male uccidere una persona che non è colpevole di questo crimine... quante persone innocenti siamo disposti a uccidere per preservare questo sistema?”

Hart ha firmato una lettera, intitolata Christ and Capital Punishment, con altri 25 leader cristiani delle chiese (presbiteriane, battiste, nazarene) in Oklahoma, chiedendo una moratoria sulla pena di morte nello stato, “data l'attuale realtà del sistema di giustizia penale del nostro stato, le nostre convinzioni condivise guardano alla santità della vita umana e al corretto funzionamento del potere statale”. La lettera ha ora 300 firme apposte dei leader dello stato. (Grazia)

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(1) Vedi l’articolo pubblicato nel numero 305

2) IL 3 MAGGIO DARRYL BARWIC È STATO MESSO A MORTE IN FLORIDA

 

Darryl Barwick il 3 maggio u. s. è stato giustiziato in Florida mediante iniezione letale. Era stato condannato a morte per aver ucciso una donna nel 1986. È il terzo condannato messo a morte in meno di tre mesi in Florida. Si è trattato della 102º esecuzione portata a termine in Florida dopo che la pena di morte è stata reintrodotta negli Stati Uniti nel 1976.

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Darryl Barwick

Darryl B. Barwick, di 56 anni, è stato giustiziato mediante iniezione letale in Florida. Era stato condannato a morte per aver ucciso una donna nel 1986. L'ufficio del governatore repubblicano Ron DeSantis lo ha dichiarato morto alle 18:14 del 3 maggio.

È il terzo condannato messo a morte in meno di tre mesi in Florida. Si è trattato della 102º esecuzione portata a termine in Florida dopo che la pena di morte è stata reintrodotta negli Stati Uniti nel 1976.

Barwick fu condannato alla pena capitale per aver accoltellato nel 1986 Rebecca Wendt nel suo appartamento di Panama City, poco dopo essere stato rilasciato dal carcere, dove si trovava per aver violentato un'altra donna sotto la minaccia di un coltello.

Barwick ha confessato di aver ucciso Rebecca Wendt, 24 anni, nel suo appartamento di Panama City il 31 marzo 1986, dopo averla osservata mentre prendeva il sole all'esterno e averla seguita fino alla sua stanza. Ha detto che intendeva derubare la Wendt ma poi l'ha uccisa mentre lei opponeva resistenza, pugnalandola 37 volte.

Sembrava che qualcuno avesse tentato senza successo di rimuovere il costume da bagno della Wendt, hanno detto gli agenti. Non ci sono prove di violenza sessuale, ma i medici legali hanno riferito di aver trovato dello sperma su una coperta dove è stato trovato il corpo. Le autorità hanno detto di aver collegato Barwick al crimine grazie alla sua confessione, alla macchia di sperma, a un testimone che lo ha visto dirigersi e uscire dall'appartamento di Wendt e alle impronte lasciate dentro e fuori l'appartamento.

Barwick era stato condannato per omicidio di primo grado, furto con scasso a mano armata, tentata violenza sessuale e rapina a mano armata nel novembre 1986 e condannato a morte due mesi dopo su raccomandazione della giuria (9 giurati contro 3).

Successivamente la Corte Suprema della Florida aveva annullato la condanna nel 1989 per cattiva condotta dell'accusa. Barwick è stato condannato in un nuovo processo svoltosi nel 1992 nel quale la giuria raccomandò la morte all’unanimità.

Il giorno dell’esecuzione la Corte Suprema degli Stati Uniti ha respinto l'ultimo appello del detenuto che chiedeva una sospensione dell'esecuzione.

Gli avvocati di Barwick si erano rivolti alla Corte Suprema degli Stati Uniti in un ultimo tentativo di fermare l'esecuzione esortando i giudici a considerare le questioni relative al processo di clemenza della Florida. Gli avvocati di Barwick hanno sostenuto, nei documenti depositati presso la Corte Suprema degli Stati Uniti, che i suoi diritti al giusto processo sono stati violati a causa di un processo di clemenza "senza regole".

"Il giusto processo richiede che il signor Barwick sia sottoposto a un procedimento in cui gli standard siano chiari e includano considerazioni che vadano oltre la colpevolezza del condannato", si legge in uno dei documenti. "La clemenza è una fase critica del sistema della pena di morte. È l'unica fase in cui possono essere presi in considerazione fattori come il rimorso, la riabilitazione, le influenze razziali e geografiche e altri fattori che il sistema legale non considera".

Gli avvocati di Barwick hanno anche sottolineato che Barwick ha un "disturbo dello sviluppo neurologico" che ha influenzato il suo sviluppo psicologico, e che ha subito abusi da bambino.

"La mancanza di standard e le false indicazioni fornite al signor Barwick durante il processo di clemenza hanno reso il processo di clemenza del signor Barwick privo di significato. D’altra parte, hanno scritto gli avvocati di Barwick, lo Stato non ha concesso la clemenza a nessun condannato a morte in 40 anni.

Ma in una risposta depositata sabato, l'ufficio della Procuratrice generale Ashley Moody ha contestato le argomentazioni sul giusto processo sottolineando anche i precedenti penali di Barwick.

In effetti - ha sostenuto l'ufficio della Moody - il caso di Barwick è un veicolo inadeguato per affrontare il tema del giusto processo di clemenza, perché ogni corte federale che ha esaminato le sue memorie prima d'ora concorda sul fatto che probabilmente non riceverebbe la clemenza anche se il giusto processo richiedesse gli standard che la difesa di Barwick cerca di imporre. Questa valutazione è supportata dalla natura orribile e crescente dei crimini commessi da Barwick.

Il 4 aprile il governatore Ron DeSantis ha firmato il mandato di morte per Barwick, con l'esecuzione prevista per le ore 18 di mercoledì 3 maggio presso la Florida State Prison.

Dopo essere stato portato nella camera della morte, Barwick ha detto: "Non posso spiegare perché ho fatto quello che ho fatto. È arrivato il momento di chiedere scusa alla famiglia... Mi dispiace". Ha aggiunto che lo Stato deve mostrare più compassione e gentilezza per le persone, criticando la condanna all'ergastolo degli adolescenti in Florida.

Barwick ha iniziato a ricevere il sedativo alle 18.02 e ha chiuso gli occhi alcuni minuti dopo. Il direttore ha controllato gli occhi di Barwick, gli ha scosso le spalle e ha urlato il suo nome per assicurarsi che fosse incosciente prima di continuare l'esecuzione.

Barwick non ha incontrato di persona i familiari nelle sue ultime ore, ma ha parlato con loro per telefono nei giorni precedenti, come hanno dichiarato i funzionari del carcere, che hanno aggiunto che nessun parente della vittima aveva chiesto di assistere all'esecuzione.

Barwick è il terzo detenuto messo a morte in Florida in meno di 3 mesi. Il 12 aprile Louis Gaskin è stato giustiziato per l'omicidio di una coppia nel 1989 nella Contea di Flagler; il 23 febbraio lo Stato ha messo a morte Donald David Dillbeck, per aver ucciso nel 1990 una donna nel parcheggio di un centro commerciale di Tallahassee durante un furto d'auto. Barwick è stato l’undicesimo condannato a morte giustiziato quest’anno negli Stati Uniti; sono state 1569 le persone giustiziate da quando gli Stati Uniti hanno riavviato le esecuzioni il 17 gennaio 1977. (Pupa)

3) LA FLORIDA E L'INASPRIMENTO DELLA PENA DI MORTE NEL 2023

 

Il Governatore della Florida, Ron DeSantis, ha puntato sulla repressione dei reati, attraverso un inasprimento della pena di morte, per ottenere il maggiore consenso politico in vista delle elezioni presidenziali del 2024, per le quali si è candidato. Nei primi 4 mesi di quest’anno DeSantis ha emesso 4 ordini di esecuzione, di cui 3 già eseguiti. La quarta esecuzione avverrà il 15 giugno p. v.

 

 

Quando leggo la Costituzione italiana, guardo con orgoglio e ammirazione all'articolo 27 che, sulla responsabilità penale, recita testualmente:

"Le pene non possono consistere in trattamenti contrari al senso di umanità e devono tendere alla rieducazione del condannato. Non è ammessa la pena di morte."

Il rispetto della dignità umana e dell’identità della persona nell'applicazione delle pene, nonché la contrarietà alla pena di morte dello Stato italiano, dunque, sono principi sanciti a livello costituzionale e ormai acquisiti, almeno ufficialmente, nella nostra cultura.

Così ancora non è, invece, in tanti altri Paesi del mondo ed è qualcosa a cui guardare con preoccupazione anche in alcuni (troppi ancora) stati degli USA, che da sempre definiamo invece come "esportatori di democrazia".

Secondo l'ultimo Rapporto annuale di Amnesty International sulla pena di morte nel mondo (https://d21zrvtkxtd6ae.cloudfront.net/public/uploads/2023/05/Rapporto-pena-di-morte-2022_web.pdf), con la Virginia nel 2021si è raggiunto un totale di 23 Stati americani che hanno abolito la pena di morte. Restano 27 Stati che ancora prevedono la pena di morte e, tra questi, California, Carolina del Nord, Carolina del Sud, Idaho, Indiana, Kansas, Kentucky, Louisiana, Montana, Nevada, Oregon, Pennsylvania, Utah e Wyoming (14, ovvero il 52%) non eseguono condanne da almeno 10 anni: in particolare, California, Oregon e Pennsylvania osservano da anni moratorie sulle esecuzioni. Tra questi stessi Stati, Louisiana e Pennsylvania hanno visto recentemente i rispettivi Governatori ufficializzare la loro contrarietà alla pena di morte chiedendo ai rispettivi legislatori di approvarne leggi di abolizione. In Oregon, la Governatrice uscente ha commutato tutte le pene di morte ancora pendenti in ergastolo senza possibilità di uscita sulla parola prima della fine del suo mandato, avvenuto a dicembre 2022. Lo Stato dell'Ohio ha posposto al 2026 le esecuzioni per problemi di approvvigionamento, perché il Governatore teme che, se le compagnie farmaceutiche dovessero sapere che le loro sostanze vengono usate per le esecuzioni, questo potrebbe mettere in crisi l'approvvigionamento dello Stato per quanto riguarda tutti i medicinali, indistintamente.

Il quadro che ne emerge è dunque quello di soli 13 su 50 Stati americani, di fatto, che applicano la pena di morte: un numero esiguo, tutto sommato, prevalentemente riferito agli Stati del sud degli Stati Uniti.

Le evidenze, peraltro, suggeriscono ormai che la pena di morte ha un impatto scarso o nullo sulla deterrenza o sulla riduzione del crimine, ha costi elevatissimi per il bilancio dello Stato e per i suoi cittadini ed è per lo più espressione di discriminazione delle minoranze razziali, etniche e linguistiche, nonché di divario sociale nella somministrazione della giustizia, a detrimento chiaramente dei più poveri e degli emarginati.

Eppure, alcuni Governatori statunitensi, di parte conservatrice, continuano a considerare la pena di morte come un obiettivo da inserire ancora nella loro agenda politica.

Tra questi, il Governatore della Florida, Ron DeSantis, che ha puntato sulla repressione dei reati, attraverso un inasprimento della pena di morte, per ottenere un maggiore consenso politico in vista delle elezioni presidenziali del 2024, per le quali sembra sia imminente la sua candidatura.

Nei primi 4 mesi dell'anno, DeSantis ha emesso 4 mandati di esecuzione, di cui 3 già eseguiti. La quarta esecuzione, salvo eventuali stop dell'ultima ora, avverrà il 15 giugno 2023, ore 6pm locali. In aprile, ha approvato una legge che, riportando indietro di circa 6 anni la normativa statale e sfidando il principio di diritto enunciato dalla Suprema Corte degli Stati Uniti nel 2016, stabilisce che la comminazione della pena di morte possa avvenire senza la raccomandazione di una giuria unanime, essendo sufficienti per questo solo i 2/3 dei voti favorevoli (8 membri su 12).

Ma DeSantis ha fatto anche di più: ha approvato una legge che estende la pena di morte, oltre che ai casi di omicidio, anche ai reati di stupro contro i minori, in contrasto con una decisione della Suprema Corte degli Stati Uniti del 2008, che aveva annullato, sancendone l'incostituzionalità, una legge della Louisiana che consentiva la condanna a morte in questi casi. A quei tempi, diversi assistenti sociali e avvocati difensori condivisero la decisione della Corte suprema, sostenendo, da una parte, che i minori vittime di abusi sessuali avrebbero potuto essere meno disposti a parlare laddove il loro aggressore avesse rischiato la pena capitale e, dall'altra, che gli autori di detti crimini sarebbero stati comunque più inclini anche ad uccidere le loro vittime dopo l'abuso, sapendo di rischiare in ogni caso la pena di morte. Argomentazioni ancora attuali, alla luce di ciò che si sta prospettando in Florida. (Federica)

4) SEMPLICEMENTE REPRIMERE O RI-EDUCARE? QUESTO È IL (FALSO) DILEMMA

 

Si può sostenere e votare un Governatore che aspira a diventare Presidente degli Stati Uniti utilizzando a tale scopo il destino di molti condannati e i soldi dei propri connazionali?

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Il governatore della Florida Ron DeSantis

Il governatore della Florida Ron DeSantis è repubblicano e confida nell'appoggio dei membri della Corte Suprema degli Stati Uniti e di quella della Florida, che sono ugualmente di maggioranza conservatrice e repubblicana; perciò, è fiducioso di poter ottenere un ribaltamento delle precedenti pronunce e l’approvazione delle sue leggi assurde e forcaiole.

Gli Americani però dovrebbero accorgersi che questo tipo di intervento politico comporterà, oltre che un rinnovato dolore per le vittime e le loro famiglie, nuove sfide giudiziali, nuovi ricorsi nei tribunali, perciò maggiori spese per i contribuenti, in lunghi e faticosi processi penali. Considerato che il valore della Vita non sembra essere un deterrente per chi è ancora pro-pena di morte, forse la questione economica potrebbe essere qualcosa su cui ancora puntare per contrastare questa politica. Si può sostenere e votare un Governatore che aspira a diventare Presidente degli Stati Uniti utilizzando a tale scopo il destino di molti condannati (giustamente e ingiustamente) e i soldi dei propri connazionali per le sue brame di potere? Ci si può veramente sentire rappresentati da qualcuno quando non si è “governati”, nel senso più nobile della parola?

Personalmente, infatti, considero, come vero significato della parola "governare", la cura sapiente, saggia, attenta e capace di un popolo. "Governare" in questo modo significa avere "autorevolezza" e uno Stato che reprime i reati, uccidendo a sua volta, non credo che ne sia espressione.

Non c’è dubbio che anche "reprimere" sia necessario e che la previsione di una pena e la paura della sua applicazione possano condurre all’osservanza delle leggi. Tuttavia, non è difficile comprendere come si tratti di un'opzione del tutto inutile nei confronti di quei soggetti incapaci, per disabilità o gravi patologie mentali, o per disagi sociali e personali, di apprezzarne lo scopo.

"Educare" per formare una società alla legalità significa invece investire sulla possibilità che ognuno di noi ha di capire. Innanzitutto, si tratta di "educare" lo Stato a capire perché un soggetto ha violato la legge, capire quali siano le cause; significa prendersene cura indagando sul suo passato, sulla sua persona e sulle possibilità di riabilitarla e reinserirla nella società per contribuirne alla crescita.

E poi si tratta di "educare" il cittadino a chiedersi perché una determinata regola giuridica sia stata adottata, insegnandogli al contempo quale regola o urgenza sociale vi sia sottesa, in modo tale che la sua osservanza sia assicurata per libera adesione, senso di responsabilità e appartenenza alla collettività, e non solo per minaccia o repressione.

Per questo guardo con ammirazione all'articolo 27 della Costituzione italiana, anche se occorre ammettere, purtroppo, che pure qui in Italia, nonostante le eccellenti norme della nostra Costituzione, il sistema carcerario è estremamente lacunoso, con prigioni sovraffollate, occasionali (ma non poi tanto) maltrattamenti ai detenuti, gravi problemi legati alla relegazione delle madri con bambini in prigione. Testimone di queste lacune è, tra le altre cose, l’elevatissimo numero di suicidi dei detenuti, molto superiore in proporzione a quello del resto della popolazione libera.

Come ammiro la nostra Costituzione, guardo con altrettanta ammirazione alle iniziative di diffusione di una nuova cultura negli Stati Uniti da parte di associazioni non-profit come la AVSI-USA promotrice di un programma - avviato dall'Association for the Protection and Assistance of the Convicted (APAC) in Brasile ormai da anni - per il reinserimento dei detenuti nella società, per la diffusione della cultura della riabilitazione del condannato e per il superamento di una visione meramente punitiva e ristorativa della pena. In breve, per il superamento di una cultura che ancora ammette la pena di morte come possibile risposta alla commissione di reati.

Qualcosa di rivoluzionario, oggi, rispetto alla cultura su cui si fonda il sistema giudiziario statunitense; qualcosa di visionario, forse, se si pensa alla realtà della Florida, ma sicuramente di "illuminato" se si vuole investire su un cambio di prospettiva. (Federica)

5) ESECUZIONI IN ARABIA SAUDITA DOPO CONFESSIONI OTTENUTE CON LA TORTURA

 

Per ordine del principe ereditario Mohammed bin Salman, l'Arabia Saudita ha messo a morte tra il 22 e il 23 maggio 2023 quattro giovani della città di Al Qatif, condannati per aver esercitato la loro libertà di espressione. I giovani sono stati torturati per costringerli a ‘confessare’

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Mohammed bin Salman

Hassan Issa al Muhanna, Haidar Hassan Mowes, Mohammed Ibrahim Mowes e Ahmed bin Ali bin Mutoq Al Badr, sono stati sottoposti a tortura per estorcere confessioni. Sono stati condannati con accuse che normalmente non comporterebbero la pena di morte secondo il diritto internazionale, tra cui l'addestramento all'uso delle armi, l'intenzione di contrabbandare e l'associazione con un'organizzazione terroristica. Queste ultime esecuzioni portano a 36 il numero delle condanne a morte portate a termine quest’anno in Arabia Saudita.

Hassan Al Mahanna e Haidar Al-Muwees sono stati entrambi arrestati nel 2013 e sono stati brutalmente torturati, fisicamente e mentalmente, per costringerli a firmare una confessione. Sono stati giustiziati senza preavviso. Mohamed Al-Muwes è stato giustiziato con l'accusa di terrorismo. Anche Ahmed Al Badr è stato giustiziato con l'accusa di terrorismo dopo essere stato arrestato nel 2016 e condannato a 25 anni di carcere. La sua condanna è stata sostituita con la condanna a morte.

Prima di queste esecuzioni, l'Arabia Saudita aveva promesso di porre fine all'esecuzione di minorenni e di persone condannate per reati commessi nella minore età, e aveva anche posto una moratoria sula pena di morte – una pratica che colpisce in modo sproporzionato gli immigrati, che spesso svolgono servizi come corrieri della droga per organizzazioni criminali gestite da cittadini sauditi.

Le esecuzioni in Arabia Saudita non possono essere portate a termine senza il permesso del re o, in sua assenza, del principe ereditario Mohammed bin Salman – conosciuto a livello internazionale con il suo acronimo, MbS. (Il principe ereditario ha guidato il paese per oltre mezzo decennio per conto di suo padre malato, il re Salman al-Saud).

Mohammed bin Salman è stato bandito dalla comunità internazionale per il suo presunto coinvolgimento nell'omicidio del giornalista saudita e collaboratore del Washington Post Jamal Khashoggi in Turchia. Il presidente Biden è arrivato al punto di impegnarsi a trattare l'Arabia Saudita come un "paria" durante la sua campagna. Eppure, dopo l'inizio della guerra della Russia in Ucraina, l'Europa occidentale e gli Stati Uniti hanno permesso a Mohammed bin Salman di tornare sulla scena mondiale. Questi ha risposto giustiziando immediatamente 81 persone, uccidendone altre 115 nel corso dell'anno e ricondannando a morte un altro minorenne.

“Quest'ultima esecuzione di massa non lascia dubbi, questa è l'Arabia Saudita di MbS”, ha dichiarato Husain Abdulla, direttore esecutivo dell'ADHRB (Associazione per i Diritti Umani del Bahrain). “Lontano dalle promesse di riforme fatte per attirare investimenti internazionali, o dalle città specchio luminose e scintillanti che compongono i suoi sogni febbrili, la visione del principe ereditario per il suo regno è assai più brutale. La sua Arabia Saudita uccide anziani che hanno confessato di contrabbandare droga sotto atroci atti di tortura. La sua Arabia Saudita uccide giornalisti che personalmente non gli piacciono. La sua Arabia Saudita mette a morte bambini mediante fucilazione”. L'ADHRB condanna la pena di morte in tutte le sue forme, così come il recente monumentale aumento del numero di esecuzioni in Arabia Saudita e chiede al governo dell'Arabia Saudita di porre una moratoria generale sulla pena di morte in vista dell’abolizione, in linea con i suoi impegni ai sensi della Convenzione contro la tortura e l'evoluzione del diritto internazionale.

6) IN IRAN CONTINUA L’USO FRENETICO DELLA PENA DI MORTE NONOSTANTE LA CONDANNA INTERNAZIONALE

 

L'Iran continua a usare la pena di morte in violazione del diritto internazionale, infligge le condanne a morte per crimini che non soddisfano la soglia della criminalità “più grave”, estorce le confessioni con l'uso della tortura ed effettua esecuzioni pubbliche.

 

Secondo Iran Human Rights (IHRNGO), in Iran ci sono state almeno 277 esecuzioni finora nel 2023, con almeno 106 esecuzioni nei primi 20 giorni di maggio, che è diventato il “mese più sanguinoso” negli ultimi 5 anni.

“Quelle a cui stiamo assistendo in Iran non sono esecuzioni, ma uccisioni di massa extragiudiziali per creare paura nella società, per mantenere il potere. Per fermare la macchina omicida della Repubblica islamica, è necessaria un'azione ferma e concreta da parte della comunità internazionale e non solo espressioni di rammarico e condanne”, ha dichiarato il direttore dell'IHRNGO Mahmood Amiry-Moghaddam.

Le condanne a morte per reati di droga, per efsad-fil-arz (corruzione sulla terra), moharabeh (guerra contro Dio) e altri reati non letali violano il diritto internazionale dei diritti umani che limita l'uso della pena capitale ai “crimini più gravi”. Tra un elevato numero di esecuzioni per reati di droga nel maggio 2023 - in linea con la tendenza dell'anno precedente in cui il 44% delle esecuzioni erano per accuse di droga - 3 manifestanti sono stati giustiziati il 19 maggio, scatenando una diffusa condanna internazionale. Saleh Mirhashemi, Majid Kazemi e Saeed Yaghoubi sono stati arrestati durante le proteste a livello nazionale scatenate dalla morte di Mahsa Jina Amini nel settembre 2022. Tutti e 3 sono stati condannati per moharabeh presumibilmente sulla base di false confessioni ottenute con la tortura. Secondo un membro della famiglia, 2 giorni dopo l'esecuzione di Kazemi, gli agenti iraniani sono entrati in casa, hanno aggredito i suoi familiari e arrestato tre dei suoi fratelli.

Membri del governo e della società civile hanno condannato queste esecuzioni. L'inviato degli Stati Uniti per l'Iran, Robert Malley, ha twittato che tali azioni sono "un affronto ai diritti umani e alla dignità fondamentale di tutti gli iraniani". Insieme alla condanna, l'Unione Europea ha invitato l'Iran ad abolire la pena di morte. Diana Eltahawy, vicedirettrice di Amnesty International per il Medio Oriente e il Nord Africa, ha sottolineato l'iniquo processo, affermando che "la velocità scioccante con cui questi uomini sono stati portati alla morte illustra il flagrante disprezzo delle autorità iraniane per il diritto alla vita e per il diritto a un processo equo". I dati dell'Iran Prison Atlas hanno rilevato che al 100% dei manifestanti arrestati tra il 16 settembre e il 31 dicembre 2022 è stato negato l'accesso a un avvocato.

La missione d'inchiesta internazionale indipendente delle Nazioni Unite, istituita per indagare sulle violazioni dei diritti umani da parte del governo iraniano, ha rilasciato una dichiarazione in cui si afferma di essere "profondamente allarmata per le continue esecuzioni di manifestanti in attesa di indagini su presunte violazioni dei diritti umani" e considera le esecuzioni dei 3 manifestanti "profondamente preoccupanti", soprattutto a causa delle "accuse di essere stati condannati attraverso confessioni ottenute sotto tortura". Nel frattempo, gli esperti delle Nazioni Unite "hanno esortato il governo iraniano a fermare questa orribile ondata di esecuzioni". All'inizio di questo mese, il 9 maggio, il capo dei diritti umani delle Nazioni Unite Volker Türk ha considerato la media di 10 esecuzioni in Iran a settimana come "un record abominevole" e ha sollecitato una moratoria in vista dell'abolizione; in una lettera datata 10 maggio, il presidente dell'UNHRC Vaclav Balek ha annunciato la nomina di Ali Bahreini, ambasciatore e rappresentante permanente della Repubblica islamica dell'Iran presso le Nazioni Unite per presiedere il Forum sociale del Consiglio dei diritti umani delle Nazioni Unite (UNHRC) nel novembre 2023.

Le tendenze dell'anno precedente hanno dimostrato un picco di esecuzioni in seguito alle proteste degli insegnanti nel maggio 2022 e in seguito alle proteste scatenate dalla morte della signora Mahsa Jina Amini.

Commentando il rapporto Iran Human Rights 2022, il direttore, Mahmood Amiry-Moghaddam ha dichiarato: "Le reazioni internazionali alle condanne a morte contro i manifestanti hanno reso difficile per la Repubblica islamica procedere con le esecuzioni. Per diffondere la paura tra le persone, le autorità hanno intensificato le esecuzioni per accuse non politiche. Queste sono le vittime a basso costo della macchina di morte della Repubblica islamica. Per fermare questa macchina, la comunità internazionale e la società civile all'interno e all'esterno dell'Iran devono mostrare la stessa reazione ad ogni singola esecuzione".

L’Iran Human Rights (IHRNGO) avverte che due cittadini afghani sono a rischio di esecuzioni pubbliche in violazione degli articoli 6 e 7 dell'ICCPR. L'Iran ha effettuato due esecuzioni pubbliche l'anno scorso, oltre all'esecuzione di almeno tre minorenni (di età compresa tra 17 e 16 anni al momento del crimine), anche se si sospetta siano di più. Secondo l’IHRNGO, i minori sono stati tenuti in prigione fino all'età di 18 anni e poi sono stati giustiziati.

 

Questo numero è aggiornato con le informazioni disponibili fino al 31 maggio 2023

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