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FOGLIO  DI COLLEGAMENTO  INTERNO

 

DEL COMITATO PAUL ROUGEAU

 

Numero 271  -  Maggio 2020

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Il Governatore Mike Parson

Il condannato Walter Barton

SOMMARIO:

 

1) Nonostante il Covid-19 ucciso in Missouri un probabile innocente

2) Indennizzati dopo aver passato decenni in carcere nell’Ohio

3) Condannato a morte in Georgia liberato dopo 43 anni di detenzione

4) “Sono entrato nel braccio della morte, quello che ho visto mi ha fatto star       male”

5) USA: un altro passo verso la ripresa delle esecuzioni federali

6) Perdonati dai figli di Khashoggi gli assassini sauditi del padre

7) Abolita la pena di morte in Ciad

8) In Bangladesh incombe l’esecuzione di ATM Azharul Islam

9) Torture ed esecuzioni di streghe in Inghilterra

10) Notiziario: Corea del Nord, Iran, Ohio, Somalia

1) NONOSTANTE IL COVID-19 UCCISO IN MISSOURI UN PROBABILE                      INNOCENTE

 

L’unica esecuzione capitale portata a termine negli Stati Uniti durante l’attuale pandemia è stata quella di Walter Barton che ha ricevuto l’iniezione letale nel carcere di Bonne Terre in Missouri il 19 maggio.

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“Io, Walter ‘Arkie’ Barton, sono innocente e stanno mettendo a morte un uomo innocente!"

Walter Barton fu condannato a morte con l’accusa di aver ucciso, nell’ottobre del 1991, l’81-enne Gladys Kuehler, che gestiva un parcheggio di roulotte. La donna fu trovata nel suo letto, colpita da oltre 50 coltellate, di cui una che le squarciava la gola da un orecchio all’altro. Prima di essere uccisa l’anziana donna era stata picchiata e stuprata.

L’unica prova fisica che collegò Barton al crimine era costituita da piccole macchie di sangue sulla sua camicia, che un test del DNA comprovò essere il sangue di Gladys Kuehler.

Barton dichiarò di essersi macchiato in quel modo quando il delitto fu scoperto ed egli si avvicinò per allontanare una nipote dal cadavere della donna uccisa.

Un’altra prova del tutto inaffidabile fu fornita da una detenuta che riferì che Barton minacciò di ucciderla “come aveva fatto con la vecchia signora”. Costei aveva 30 reati a carico, e una delle accuse contro di lei era stata cancellata in cambio della sua testimonianza contro Barton.

Durante il processo originale la difesa di Barton non presentò un esperto di macchie ematiche che avrebbe potuto dimostrare come fosse impossibile che solo pochissime goccioline si trovassero sulla camicia dell’assassino, considerata la brutalità dell’omicidio e il largo spargimento di sangue.

Nel corso degli anni Barton, che ha sempre asserito la sua innocenza, fu processato cinque volte. I primi due processi furono annullati per difetti di forma (in uno la giuria non riuscì ad accordarsi sulla colpevolezza dell’imputato), il terzo e il quarto portarono a una condanna ma furono poi annullati per il comportamento scorretto dell’accusa. Il quinto processo, nel 2006, fu spostato in un’altra contea. Questo si concluse con la condanna a morte di Barton.

Nel 2007 la Corte Suprema del Missouri convalidò la condanna di stretta misura, con una votazione di 4 contro 3. Uno dei tre giudici dissenzienti fece notare che sul cadavere della vittima era stato trovato un capello che non apparteneva a Barton.

Recentemente, a distanza di quasi trent’anni dall’inizio di questa drammatica vicenda, gli avvocati difensori di Walter Barton, ormai 64-enne, avevano trovato un esperto disposto a testimoniare come le macchie sulla camicia del condannato non potevano essere state provocate da schizzi durante l’omicidio.

Adesso anche quattro dei giurati del processo del 2006 avevano detto di essere disposti a rivedere le loro opinioni originarie sulla base delle nuove scoperte. Gli avvocati difensori avevano anche chiesto alle corti di prendere in considerazione il fatto che Barton, in seguito a un trauma al cervello, era spesso in stato confusionale e incapace di prendere decisioni appropriate. Quest’ultima richiesta era stata già respinta dalla Corte Suprema del Missouri il 2 maggio. La corte affermò che la malattia mentale di Barton non era tale da non fargli capire che sarebbe stato messo a morte e perché. Questo è infatti lo standard fissato dallo stato del Missouri per consentire l’esecuzione di un malato di mente.

Nonostante tutte queste motivazioni, e con l’imperversare negli Stati Uniti del coronavirus, il Missouri ha deciso di mettere a morte Barton. Mentre tutti gli altri stati USA hanno temporaneamente sospeso i processi e le esecuzioni, il governatore del Missouri, Mike Parson, ha detto che non era necessario sospendere l’esecuzione di Walter Barton, in quanto il carcere avrebbe potuto garantire di svolgere tutta la procedura senza mettere a rischio la salute delle persone coinvolte.

La difesa obiettò anche che il “lockdown” di questo periodo impediva agli avvocati di trovare nuove prove atte a fermare l’esecuzione e che il governatore non avrebbe avuto il tempo di esaminare con attenzione le prove di innocenza, preso com’era dalla gestione dell’emergenza coronavirus.

Sulla base di queste giuste motivazioni, venerdì 15 maggio il giudice federale distrettuale Brian Wimes ha sospeso l’esecuzione di Barton, rinviandola per almeno 30 giorni. Wimes ha osservato che occorreva più tempo dei soli tre giorni rimasti, per entrare nel merito del caso.

Il Procuratore Generale del Missouri ha subito reagito rivolgendosi alla Corte federale d’Appello dell’Ottavo Circuito per far annullare la sospensione. Ebbene, contro tutte le aspettative, la sera di domenica 17 maggio è stata resa nota la decisione di tale Corte di annullare la sospensione, riconfermando così l’esecuzione per il 19 maggio.

Già nelle settimane precedenti, e ancor di più alla notizia dell’annullamento della sospensione, le organizzazioni abolizioniste e tanti privati cittadini da tutto il mondo hanno inviato al Governatore oltre 5000 petizioni chiedendo di sospendere o quantomeno rinviare l’esecuzione di Barton. Alcune petizioni sono partite anche dall’Italia.

Tutto inutile. Il governatore ha rifiutato ogni forma di clemenza e ha anzi confermato che non intendeva fermare l’esecuzione neppure per ragioni di sicurezza sanitaria. La portavoce del Dipartimento Penale, Karen Pojmann, ha dichiarato: “Abbiamo un solido piano di contenimento del virus e protocolli di sicurezza sanitaria. Limiteremo il numero dei testimoni in ogni stanza. Abbiamo ampio accesso a disinfettanti, mascherine per il viso e altre attrezzature, se necessario.”

Nel carcere di Bonne Terre in Missouri dove si effettuano le esecuzioni vi sono tre stanze per i testimoni: una per i familiari della vittima, una per i familiari del condannato e una per i rappresentanti dei media.

Il 19 maggio i testimoni sono stati fatti entrare nelle tre stanze (nessun familiare o amico della vittima era presente), dotati di mascherine e di disinfettante (il personale del carcere però andava e veniva nelle stanze senza mascherine).

Walter Barton, legato al lettino, ha pronunciato le sue ultime parole, riaffermando la sua innocenza: “Io, Walter ‘Arkie’ Barton, sono innocente e stanno mettendo a morte un uomo innocente!"

Dopo che le sostanze letali gli sono state inoculate, ha respirato affannosamente cinque o sei volte, poi tutto è finito. Walter Barton è stato dichiarato morto alle 18:10’ del 19 maggio.

L’esecuzione di Walter Barton è stata l’unica negli Strati Uniti nel corso dell’attuale pandemia.

Un altro omicidio di stato portato a termine frettolosamente, senza esaminare ulteriori prove, mettendo a rischio di contagio persone partecipanti al lugubre rito in un momento di drammatica pandemia negli

USA e in Missouri in particolare. L’omicidio di un uomo probabilmente innocente. Ancora una volta ci chiediamo sgomenti: “Cui bono?” (Grazia)

2) INDENNIZZATI DOPO AVER PASSATO DECENNI IN CARCERE NELL’OHIO

 

Un certo numero di milioni di dollari possono compensare decenni passati ingiustamente in carcere?

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Kwame Ajamu

Wiley Bridgeman

Rickey Jackson

Tre ex condannati a morte che, a causa della malvagia condotta della polizia, hanno trascorso decenni in carcere per un omicidio non commesso hanno vinto una causa civile contro lo stato dell’Ohio. I tre riceveranno complessivamente un indennizzo di 18 milioni di dollari.

I neri Kwame Ajamu, Wiley Bridgeman e Rickey Jackson erano stati condannati a morte nel 1975 per la rapina e l'uccisione del bianco Harold Franks sulla base della falsa testimonianza di Eddie Vernon, un ragazzo di 12 anni costretto a mentire dalla polizia. La polizia, oltre a costringere il ragazzo, utilizzò false prove a carico e nascose prove di innocenza.

I tre furono processati quattro mesi dopo l'omicidio, ma la loro assoluzione ha richiesto quattro decenni.

Vernon, il testimone chiave, ha ritrattato e ha testimoniato che la polizia aveva minacciato di mandare in prigione i suoi genitori se non avesse collaborato. All'epoca delle minacce della polizia, la madre di Vernon era affetta da cancro.

Quando furono processati, Ajamu aveva 17 anni, Jackson ne aveva 18 e Bridgeman ne aveva 20. Nessuna prova fisica li collegava all'omicidio.

I tre uomini furono condannati a morte. Le sentenze capitali di Ajamu e Bridgeman furono commutate nel 1978 quando la pena di morte dell'Ohio fu dichiarata incostituzionale per come era amministrata allora.

Ajamu fu liberato sulla parola nel 2003.

La condanna di Jackson fu annullata nel 2014 ed egli fu liberato: al momento del rilascio, Jackson aveva trascorso in carcere 39 anni, tre mesi e nove giorni.

L'indennizzo è il più elevato mai concesso per la cattiva condotta della polizia dell'Ohio. Jackson riceverà il 40% dell'indennizzo, Bridgeman e Ajamu si divideranno il resto. Quando è stato raggiunto l'accordo, Ajamu ha detto: "Il denaro non può comprare la libertà e il denaro non è il riconoscimento dell’innocenza", ma ha spiegato che lui e gli altri si sono accordati perché non c’era altro modo di “dire al mondo che è stato fatto un torto a tre ragazzi neri 45 anni fa".

La causa civile e il risarcimento mettono in rilievo la cattiva condotta della polizia, che ha fabbricato prove false, ha nascosto prove di innocenza e poi ha costretto Vernon a mentire sul banco dei testimoni al processo.

Il dipartimento di polizia di Cleveland riceve continuamente accuse di cattiva condotta. Tra il novembre 2014 e il febbraio 2017, sono stati pagati 26 risarcimenti per un totale di 13,2 milioni di dollari. (Pupa)

3) CONDANNATO A MORTE IN GEORGIA LIBERATO DOPO 43 ANNI DI                    DETENZIONE

 

Uno strano patto stipulato con lo stato della Georgia ha consentito al detenuto Johnny Lee Gates di tornare in libertà dopo 43 anni di detenzione, 26 dei quali nel braccio della morte. Gates – pur senza ammettere la sua colpevolezza – ha riconosciuto che la Georgia aveva abbastanza prove per condannarlo.

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Johnny Lee Gates

È tornato in libertà dopo aver passato 43 anni in prigione, dei quali 26 nel braccio della morte, il georgiano Johnny Lee Gates.

Johnny Gates fu condannato a morte nel 1977, in un processo durato solo 3 giorni, per lo stupro, la rapina a mano armata e l’omicidio di Katharina Wright, una 19-enne arrivata dalla Germania 12 giorni prima per far visita a suo marito, un militare di stanza a Fort Benning. Nel 2003 Gates fu riprocessato e condannato all’ergastolo senza possibilità di uscita sulla parola.

Appena tornato in libertà, il 15 maggio u. s., Gates ha dichiarato: “Ho lottato per 43 anni perché si avverasse questo giorno. Ho sempre avuto fiducia che questo giorno sarebbe arrivato. Sono innocente. Non ho commesso quel crimine. Quello che mi è successo è qualcosa che non dovrebbe accadere a nessuno. Ma non sono amareggiato. Ringrazio Dio di essere qui, e sono felice di essere in libertà

Gates aveva appena concluso uno strano patteggiamento detto “Alford plea” durante il quale, pur non ammettendo di essere reo dell’omicidio di Katharina Wright, ha ammesso che lo stato della Georgia aveva abbastanza prove per condannarlo.

Sulla base del patteggiamento, Gates è stato condannato a 40 anni di detenzione per omicidio colposo. Avendone già scontati 43, è tornato in libertà.

Gates a suo tempo confessò alla polizia di aver commesso l’omicidio ma i suoi avvocati hanno contestato il fatto che egli fu costretto a confessare. Nel corso del processo l’accusa sostenne che egli aveva legato strettamente la sua vittima con una cravatta e con la cintura di un accappatoio, prima di ucciderla.

Si interessarono al caso di Johnny Lee Gates sia l’associazione Georgia Innocence Project che il Southern Center for Human Rights.

Nel 2015 da una serie di test del DNA risultò che sulla cravatta e sulla cintura con le quali era stata uccisa Katharina Wright c’era il DNA di 5 persone ma non quello di Johnny Gates.

Ciò portò il giudice John Allen, colui che aveva chiesto i test del DNA sui corpi del reato, a chiedere un nuovo processo per Gates. Nel chiedere un nuovo processo il giudice Allen contestò anche l’esclusione dalla giuria di potenziali giurati di colore da parte dell’accusa.

La procedura innescata dal giudice Allen arrivò fino alla Corte Suprema della Georgia. Il 13 marzo scorso tale corte ha scritto che “le prove del DNA ora disponibili per Gates pongono significativi dubbi riguardo alla teoria dello stato secondo cui Gates fu il perpetratore del delitto”. Ora l’ “Alford plea” ha chiuso il caso.

4) “SONO ENTRATO NEL BRACCIO DELLA MORTE, QUELLO CHE HO VISTO MI HA FATTO STAR MALE”

 

Riportiamo quasi integralmente, in una nostra traduzione, l’articolo scritto da Henry McLeish, noto politico e sportivo scozzese, che ha recentemente visitato il braccio della morte dell’Oklahoma.

 

L’evoluzione del comportamento civile, indice di un allontanamento dalla barbarie, è diventata una caratteristica distintiva della maggior parte delle moderne democrazie occidentali, ma l'America spesso fa eccezione, mantenendo pratiche che sconvolgono e rattristano.

La mia visita nel braccio della morte nel carcere di McAlester in Oklahoma mi ha fatto comprendere come la messa in opera degli omicidi sponsorizzati dallo stato tramite iniezione letale, ponesse termine brutalmente alle vite. E si facesse beffa dell'idea di giustizia, costituendo invece un atto di vendetta violento, umiliante e disumano, senza alcuna seria pretesa che uno qualsiasi di questi drammi di fine vita procurasse una deterrenza nei confronti del crimine.

Precedentemente noto come "Territorio indiano", e sede della nazione Cherokee, l'Oklahoma, con oltre 4 milioni di abitanti, divenne uno stato nel 1907. Situato nella “Cintura della Bibbia”, dove c'è una forte tradizione cristiana fondamentalista e una linea politica Repubblicana, l'Oklahoma rimane un boia prolifico che ha ricevuto recentemente notorietà per alcune esecuzioni pasticciate.

La camera di esecuzione ha l'aspetto di una piccola sala operatoria, ma le apparenze cliniche non nascondono il fatto che questo è “il luogo” dove le persone vengono uccise.

I condannati sono legati con cinghie ad una barella a forma di croce. Vengono collegati alle loro vene dei tubi attraverso i quali ricevono 3 iniezioni - la prima di un farmaco per rilassare i muscoli, la seconda di un anestetico e la terza di un farmaco per uccidere. Gli addetti alla somministrazione delle iniezioni sono dietro uno schermo. Non ci sono dottori perché i medici non possono togliere la vita. Sopra la testa del condannato che giace sulla barella, c'è un microfono. Prima che inizi l'esecuzione, il prigioniero vi indirizza le sue ultime parole. C'è un piccolo pubblico di amici, familiari ed esponenti dei media, a contemplare il brutto e non edificante spettacolo.

Sono stato preso da un senso di nausea quando, sedendo sulla barella, sono stato invaso dall'incubo totale di questo posto.

I prigionieri, con poche speranze di una sospensione dell’esecuzione da parte del Governatore o della Corte Suprema, possono trascorrere fino a 20 anni nel braccio della morte dopo il processo di appello, ed essere ancora giustiziati.

In Oklahoma vi è l’ergastolo senza possibilità di rilascio sulla parola. Così che oltre ai cadaveri portati fuori dalla prigione dopo l'esecuzione, ci sono persone che al suo interno muoiono di vecchiaia e per cause naturali - l'unico modo in cui la loro pena volge al termine. Povertà, razza, etnia e scarsa istruzione costituiscono il profilo dei detenuti nei bracci della morte in America.

Questa visita nel braccio della morte non ha fatto altro che rafforzare la mia opposizione alla pena capitale e mi ha convinto che l'America è un imbarazzante trasgressore, assecondando un processo assolutamente ripugnante in cui non c'è dignità per i giustiziati, per quelli che li uccidono, per coloro che ne sono testimoni o per la società intera.

Allora perché 28 stati USA e le giurisdizioni federali, civile e militare, mantengono la pena di morte, avendo giustiziato 1500 persone dalla reintroduzione della pena da parte della Corte Suprema nel 1976, dopo una moratoria di 4 anni?

Dalle ricerche di "Amnesty International" e di "Death Penalty Focus" risulta che non vi è alcuna giustificazione credibile per continuare l’utilizzo della pena di morte, a dispetto di alcuni logori miti su questo costoso e fallimentare sistema.

La condanna a morte costa meno dell’ergastolo. Falso. Il complesso iter legale di appelli che dura fino a 20 anni, i costi di milioni di dollari e gli speciali costi infrastrutturali, nelle prigioni “della morte" sono enormi.

La pena di morte rende gli Americani più sicuri. Falso. Non esiste un singolo elemento di prova o di ricerca che suggerisca un particolare effetto deterrente di tale pena.

La pena di morte è l'unico modo per fornire uno scopo alle famiglie delle vittime del crimine. Falso. Non ci sono prove a sostegno di questa affermazione.

La pena di morte è l'unico modo per assicurare che un assassino non venga mai liberato. Falso. C’è la condanna all'ergastolo senza alcuna prospettiva di rilascio sulla parola.

L’affermazione più ridicola è che non siano mai state giustiziate persone innocenti. Falso. Soprattutto dopo l'introduzione del test del DNA è stato definitivamente dimostrato che l’esecuzione di innocenti è una delle più grandi tragedie connesse alla pena di morte.

La pena di morte è un avanzo degli angoli più bui della vita americana. Una sete di vendetta, che riflette tratti storici, morali, religiosi, coloniali, culturali, un approccio punitivo al crimine e alla punizione, intrecciati con la mentalità dell’"occhio per occhio", hanno fatto sì che l'America guardasse e si comportasse come in alcuni film sbiaditi del selvaggio west.

Dalle circa 300 condanne a morte all'anno inflitte negli anni '90, il numero delle condanne capitali negli Stati Uniti d’America è diminuito di quasi il 75% negli ultimi anni. Ma nel 2019, 22 persone sono state ancora giustiziate, e sono state pronunciate 34 condanne a morte e vi sono 2.656 detenuti nel braccio della morte. (Anna Maria)

5) USA: UN ALTRO PASSO VERSO LA RIPRESA DELLE ESECUZIONI                      FEDERALI

 

Sembrava quasi impossibile ma negli Stati Uniti d’America potrebbe verificarsi a breve la ripresa delle esecuzioni nella giurisdizione federale, giurisdizione in cui sono state portate e termine solo tre esecuzioni dopo il ripristino della pena di morte, l’ultima delle quali il 18 marzo 2003.

 

Prosegue l’attività dell’amministrazione di Donald Trump per rimettere in moto la macchina delle esecuzioni a livello federale, che ha fatto solo tre ‘vittime’ dopo il ripristino della pena di morte nella giurisdizione federale USA nel 1988, l’ultima delle quali il 18 marzo 2003, giorno in cui fu messo a morte il militare nero Louis Jones Jr. (1)

Il 15 maggio la Corte d’Appello degli Stati Uniti del Distretto di Columbia ha notificato il rifiuto di riunirsi per esaminare il ricorso di quattro condannati a morte nella giurisdizione federale che contestano il nuovo protocollo per le esecuzioni voluto dall’Attorney General William Barr.

I legali dei quattro condannati hanno chiesto a tale Corte di sospendere l’iter processuale per due settimane per avere il tempo di preparare una petizione da inoltrare alla Corte Suprema degli Stati Uniti. I legali hanno sottolineato l’importanza di risolvere le questioni riguardanti il protocollo di esecuzione.

Il risultato di questo caso stabilirà se il Governo può adottare tale protocollo per mettere a morte più di 16 prigionieri nella giurisdizione federale, per alcuni dei quali le date di esecuzione sono state fissate contestualmente all’uscita del nuovo protocollo”, hanno scritto i legali nella loro mozione.

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(1) Vedi nn. 261, 263 notiziario, 265, 270.

6) PERDONATI DAI FIGLI DI KHASHOGGI GLI ASSASSINI SAUDITI DEL PADRE

 

Con il denaro l’Arabia Saudita ha ottenuto il perdono dei figli del giornalista Jamal Ahmad Khashoggi, un oppositore ucciso e fatto a pezzi nel consolato saudita di Istanbul un anno e mezzo fa. Hatice Cengiz, la fidanzata turca di Khashoggi, non ha però voluto perdonare.

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Hatice Cengiz, la fidanzata di Jamal Ahmad Khashoggi

La stranissima tragica vicenda del giornalista saudita Jamal Ahmad Khashoggi, che fu ucciso e fatto a pezzi nel consolato saudita di Istanbul il 2 ottobre 2018 (1) ha subìto un’ulteriore evoluzione. Il 22 maggio scorso, ultimo giorno del mese di Ramadan, in linea con la tradizione che favorisce gesti di clemenza, i figli del giornalista, per bocca del figlio maggiore Samal, hanno dichiarato: “Noi, figli del martire Jamal Khashoggi, annunciamo il perdono nei confronti di chi ha ucciso nostro padre, che sia in pace, con la speranza di ricevere una ricompensa da Dio misericordioso. In questa notte benedetta del mese benedetto del Ramadan, ricordiamo il detto di Dio: se una persona perdona e si riconcilia, la sua ricompensa è dovuta da Allah". In conseguenza del perdono i 5 condannati a morte per l’omicidio di Khashoggi hanno avuto salva la vita.

Da notare: il Washington Post l'anno scorso ha rivelato che i figli di Khashoggi hanno ricevuto case da un milione di dollari e pagamenti a cinque cifre dall’Arabia Saudita come indennizzo per l'uccisione del padre.

Di tutt’altro avviso riguardo al perdono è stata Hatice Cengiz la fidanzata turca di Khashoggi, che ha scritto su Twitter: «Jamal Khashoggi è diventato un simbolo internazionale più grande di tutti noi, ammirato e amato. L'imboscata e il suo efferato omicidio non vanno in prescrizione e nessuno ha il diritto di perdonare gli assassini. Io e altri non ci fermeremo finché non avremo giustizia per Jamal. Jamal è stato ucciso all'interno del consolato del suo paese mentre prendeva dei documenti per il nostro matrimonio. Gli assassini sono venuti dall'Arabia Saudita con l'obiettivo premeditato di adescarlo, tendergli una trappola e ucciderlo. Noi non perdoneremo gli assassini né quelli che hanno ordinato l'omicidio».

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(1) Sulla vicenda di Jamal Khashoggi vedi nn.: 253, Notiziario; 254; 255 articolo e Notiziario; 266, Notiziario.

7) ABOLITA LA PENA DI MORTE IN CIAD

 

La pena di morte è stata abolita in Ciad, il paese africano nel quale l’ultima esecuzione è stata portata a termine cinque anni orsono. L’Unione Europea si è congratulata per il passo di civiltà compiuto dal Ciad.

 

Il 28 aprile u. s. è stata approvata in Ciad (Chad), il paese al centro del continente africano, una legge che ha abolito la pena di morte. Si tratta della nuova legge anti terrorismo che, a differenza della precedente analoga legge approvata nel 2016, non prevede più la pena di morte. La massima punizione nel paese è ora l’ergastolo. Approvando tale legge il Ciad è divenuto il 22-esimo paese abolizionista per legge dell’Unione Africana (1). L’ultima esecuzione capitale in Ciad si è verificata cinque anni fa.

L’Unione Europea si è congratulata per l’abolizione. Il 23 maggio la portavoce dell’Unione Europea Virginie Battu-Henriksson ha dichiarato: “Ciò manda un forte segnale agli altri paesi del mondo e contribuisce alla progressiva abolizione della pena capitale in Africa. L’80% dei paesi membri dell’Unione Africana sono abolizionisti per legge o di fatto. L’Unione Europea si oppone fortemente alla pena di morte in qualsiasi circostanza.”

Virginie Battu-Henriksson ha sottolineato che l’abolizione della pena di morte in Ciad è un passo positivo verso l’armonizzazione della legislazione antiterrorismo nel G5 del Sahel, l'alleanza per la sicurezza stipulata tra Burkina Faso, Ciad, Mali, Mauritania e Niger.

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(1) L'Unione Africana consta di 55 stati membri, comprendendo tutti gli stati internazionalmente riconosciuti del continente africano e la Repubblica democratica araba dei Sahrawi. Non ne fanno parte i territori posseduti dagli stati europei.

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8) IN BANGLADESH INCOMBE L’ESECUZIONE DI ATM AZHARUL ISLAM

 

ATM Azharul Islam fu condannato a morte per aver sterminato 1400 civili a Jharuarbeel in Bangladesh nel 1971. Se falliranno gli ultimi appelli verrà impiccato. È difficile provare compassione per criminali come ATM Azharul Islam ma non si deve uccidere. Mai.

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ATM Azharul Islam

Gli avvocati di ATM Azharul Islam, condannato a morte in Bangladesh per i feroci crimini contro l’umanità commessi durante la Guerra di secessione dal Pakistan del 1971, nella quale egli combatté a favore del Pakistan contro i secessionisti (1), hanno redatto un ponderoso documento chiedendo alla Corte Suprema di riesaminare il verdetto. Tale Corte esaminerà la richiesta quando le udienze riprenderanno dopo la chiusura voluta dal governo per l’epidemia del Covid-19.

ATM Azharul Islam era il capo del partito Islami Chhatra Sangha e, secondo le corti che lo giudicarono, ebbe un ruolo importante nelle atrocità commesse da quel partito. Fu condannato a morte per il suo coinvolgimento nell’assassinio di 1400 civili a Jharuarbeel nel 1971. Il pomeriggio del 17 aprile di quell’anno soldati pakistani e membri armati del Chhatra Sangha circondarono gli abitanti di alcuni villaggi della zona, che avevano cercato scampo nelle aree paludose circostanti, e compirono una strage di uomini, donne e bambini inermi. In 5 ore uccisero circa 1200 persone innocenti. Si ritiene che il massacro sia stato pianificato proprio da ATM Azharul Islam, che vi prese parte anche personalmente. Oltre alle 1200 persone uccise sul posto, ne furono catturate altre 200, tutte appartenenti alle minoranze indù, che furono ammazzate dopo essere state portate in un luogo sconosciuto.

Il 31 ottobre 2019 la Corte Suprema ha confermato la condanna a morte di ATM Azharul Islam.

Adesso i suoi avvocati sperano di ottenere una commutazione della pena sulla base di alcune obiezioni mosse alla sentenza originaria e di testimonianze contraddittorie rilasciate nel corso del processo tenutosi a dicembre del 2014. Il Procuratore Generale Mahbubey Alam ha però subito dichiarato in un’intervista che l’accusa si opporrà alla revisione della sentenza.

Se la Corte Suprema confermerà la condanna a morte, per ATM Azharul Islam l’unica possibilità di ottenere la salvezza sarà di supplicare la grazia dal Presidente, ammettendo le proprie colpe. Se anche il presidente gli negherà la grazia, l’esecuzione della condanna a morte verrà portata a termine.

Ad oggi i due tribunali istituiti per giudicare i crimini di guerra compiuti in Bangladesh hanno emesso 41 verdetti nei confronti di 95 persone. Di queste, 69 sono state condannate a morte. Oltre 30 appelli sono adesso in attesa di revisione presso la Corte Suprema. Cinque capi della Jamaat sono stati finora messi a morte per i loro crimini contro l’umanità.

Certo, si tratta di persone che si sono macchiate di reati orrendi, di sangue innocente, ma dove sta l’umanità di chi li condanna a morte? È difficile provare compassione per uomini come questi, ma non ci si deve mai macchiare di sangue, neanche di sangue “colpevole”. (Grazia)

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(1) Lo stato del Bangladesh nacque per secessione dal Pakistan.

9) TORTURE ED ESECUZIONI DI STREGHE IN INGHILTERRA

 

Riportiamo, in una nostra traduzione e in un nostro adattamento, un interessante articolo storico scritto da Rebecca Tuffin comparso sul sito kentonline.co.uk il 12 maggio u. s. Ancora una volta, andando indietro nel tempo, vediamo che la pena di morte è figlia di una sadica violenza più che della giustizia.

 

Il misterioso mondo della stregoneria stimolerà sempre l'immaginazione della gente.

Molti di noi possono pensare a curiose figure di donne con cappelli neri a punta, che sfrecciano nell'aria su manici di scopa, lanciando incantesimi e cucinando pozioni in calderoni. Vengono in mente anche le avventure di Harry Potter e le feste di Halloween.

Ma se guardiamo a ciò che la stregoneria significava per i nostri antenati, il discorso diventa improvvisamente sinistro. Chi era accusato di stregoneria, era destinato alla morte invece che ad andare a far compere in Diagon Alley (1)

 

Un “segno” del diavolo? Bruciatela sul rogo.

 

La stregoneria è diventata un reato capitale in Gran Bretagna nel 1542, durante il regno di Enrico VIII. Prima di allora, per centinaia di anni era stata considerata un’eresia, una credenza inconciliabile con la religione.

Una "strega" era essenzialmente una donna malvagia, in relazione con il diavolo, che si riteneva avesse poteri soprannaturali usati per controllare le persone o gli eventi.

Si ritiene che dal 1484 al 1750 decine di migliaia di “streghe” siano state torturate, bruciate o impiccate in Europa occidentale.

La maggior parte delle streghe erano donne anziane e povere. Donne abbastanza sfortunate per avere un labbro peloso, un dente strappato o una verruca, avevano maggiore probabilità di essere prese di mira.

E per quelle che avevano compagno un felino le cose andavano peggio - i gatti sono stati associati alla stregoneria molto prima che “Sabrina” fosse in televisione (2).

Sia i bambini che gli adulti erano incoraggiati a informare le autorità in caso sospettassero che parenti o vicini di casa praticassero la stregoneria, e si pensa che circa il 25% delle denunce siano state fatte da minori.

Inizialmente, l'accusata era spogliata nuda per cercare il "marchio del diavolo" - una verruca, un nevo o un morso - da cui "Satana poteva succhiare". Questo includeva l'esame interno dell'ano e degli organi sessuali. Se non si trovava nulla, i corpi venivano poi punzecchiati e graffiati dappertutto per cercare di trovare un punto insensibile al dolore.

Se tale prova fosse stata scoperta, la sfortunata vittima sarebbe stata sottoposta a torture orribili o addirittura alla morte.

Le confessioni erano ottenute usando le percosse, la privazione del sonno o la camminata continua, mentre la persona era inondata da infinite domande tendenziose.

Altri metodi inquietanti erano le viti per i pollici, le "caspie-claws" di ferro, i ferri da stiro riscaldati sul fuoco, il famigerato sgabello da anatroccolo (sgabello all’estremità di un palo dal quale venivano tuffate in acqua le condannate) o il "calvario dell'acqua". Le gambe e i pollici della vittima erano legati insieme e non c'era possibilità di sopravvivenza. Se si affondava, si era innocenti, ma se si galleggiava era chiaro che si era rinunciato al battesimo per entrare al servizio del diavolo, e si sarebbe stati uccisi con altri mezzi.

Molte ‘streghe’ sono state impiccate o bruciate sul rogo - un metodo privilegiato in Europa perché considerato il modo più doloroso per uccidere.

Uno dei più noti cacciatori di streghe fu Matthew Hopkins.

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Il cacciatore di streghe Matthew Hopkins

Con l'aiuto del suo collega John Stearne, ottenne 300 esecuzioni di donne in un periodo di 3 anni.

Hopkins pungeva verruche, nevi o morsicature sulla pelle con il suo speciale ago per capire se erano "segni del diavolo”.

 

La mania delle streghe nella contea di Kent (3)

 

Molto prima della legge sulla stregoneria del XVI secolo, la penitenza per le "diaboliche divinazioni" fu scritta nel diritto ecclesiastico da Teodoro di Tarso, arcivescovo di Canterbury vissuto dal 603 al 690 (4)

Teodoro di Tarso scrisse manuali per i sacerdoti che riguardavano le punizioni per il peccato di stregoneria, tra cui il digiuno a pane e acqua per un anno.

Tra il XVI e il XVII secolo nella contea inglese di Kent si svolsero più di 20 esecuzioni di streghe.

Uno dei primi casi verificatisi in tale contea fu quello di Eleanor Cobham - la seconda moglie del Duca Humphrey, signore del castello di Dover.

Quando Enrico VI fu incoronato re, si insospettì di Humphrey, che all'epoca era il secondo in linea di successione al trono.

Si venne allora a sapere che Eleanor aveva consultato degli astrologi che le avevano detto che il re avrebbe sofferto di una malattia mortale. Ma quando l'entourage di Enrico VI si pose la stessa domanda, non trovò tali previsioni. Così Eleonora fu accusata di tradimento, insieme a molti suoi conoscenti. Anche una nota "strega", Mary Jourdemain, fu arrestata.

Eleanor negò la maggior parte delle accuse, ma ammise di aver chiesto a Mary delle pozioni per favorire il concepimento.

Una delle sospettate morì nella Torre di Londra mentre veniva torturata per ottenere informazioni e l'altra fu impiccata, sbudellata e squartata per i suoi atti contro la corona. La "strega", Mary Jourdamain, fu bruciata a Smithfield.

Eleanor, esaminata dall'arcivescovo di Canterbury al castello di Leeds e dichiarata strega, sarebbe stata condannata al rogo, ma il suo alto rango la salvò da tale destino.

Eleanor fu costretta camminare per le strade di Londra con in mano un cero acceso - una punizione solitamente riservata alle prostitute. Fu costretta a divorziare dal marito e passò il resto della sua vita in prigione.

Il primo processo per stregoneria registrato a Dover risale al 1558. Clement Baker e sua moglie furono giudicati colpevoli di “comportamento diabolico e malvagio". Tuttavia, se la cavarono con poco per quei tempi: l'esilio dalla città per un anno (quanto a Clement Baker notiamo che era molto raro che un uomo venisse accusato di stregoneria).

Nel 1631 una certa signora Reynold fu impiccata per essere stata una strega nella città di Sandwich nel Kent e nel 1645 la signora Drew, una vedova, incontrò la stessa sorte, con i suoi beni venduti all'asta dopo essere stata uccisa.

La caccia alle streghe, come la maggior parte delle manie, è andata man mano in frantumi nel corso degli anni. Il picco di isteria si ebbe nel corso degli anni 1640.

In questo periodo si svolse uno dei più famosi processi alle streghe della contea di Kent, quello a carico di Joan Wallingford, Joan Cariden, Jane Hott ed Elizabeth Harris.

Tutte giudicate colpevoli di aver praticato la stregoneria a Faversham, le prime tre furono appese a un albero vicino al serbatoio dell’acqua della città nel settembre del 1645.

Sembra che le accuse provenissero da un uomo che era stato deriso per essere caduto da un albero. Arrabbiato per il ridicolo, questi accusò Joan Wallingford dell'incidente, dicendo che si trattava di una strega.

Joan confessò di essere una strega e nominò altre tre complici. Dopo il consueto ‘interrogatorio’, anche Joan Cariden ed Elizabeth Harris confessarono. Jane Hott negò la stregoneria, ma ammise che "una cosa simile a un riccio, ma morbida come un gatto le aveva fatto visite regolari per essere allattata". Le donne furono prima gettate in acqua, ma galleggiarono così furono impiccate, tranne Elizabeth Harris. Non sappiamo che cosa sia successo a costei, ma è probabile che sia stata uccisa subito dopo le altre tre.

Nello stesso decennio, Nell Garlinge di Coldred nel Kent, fu gettata nello stagno del villaggio, annegò e quindi fu dichiarata innocente. E un'altra donna, nota solo come Esther, fu trascinata per tre miglia dalla sua capanna a Nonnington in uno stagno dove anche lei fu gettata nell'acqua fredda. Esther galleggiava e la folla, "impazzita per l'ira superstiziosa, colpì la povera donna con delle pietre". Un fattore mandò i suoi uomini a salvarla, ma quando arrivarono era troppo tardi.

Con il passare degli anni, le esecuzioni divennero più rare e così nel 1703, quando Hanna Baker di Elham, nei pressi di Canterbury, fu giudicata colpevole di 'aver lanciato un maleficio contro il bestiame’, costei fu soltanto messa in prigione per un anno.

 

Quando la stregoneria ha smesso di essere un crimine? Che cosa ne rimane ora?

 

L'ultima esecuzione per stregoneria di cui si abbia notizia è avvenuta nel Devon nel 1685, l’ultimo processo si tenne nel 1717.

Nel 1736 il Parlamento approvò una legge sulla stregoneria secondo la quale alcune persone dovevano essere punite perché vagabonde o truffatrici, con sanzioni pecuniarie o pene detentive ma non con la pena di morte.

Rimase ufficialmente illegale essere una strega fino all'abrogazione definitiva di tale legge che avvenne solo nel 1951.

Tuttavia, ci vengono ancora in mente i racconti raccapriccianti delle sofferenze del passato quando passiamo vicino al ristorante Old Weavers a Canterbury, dove c’è ancora uno sgabello al quale il colpevole veniva legato e poi immerso nell’acqua del fiume Stour. Uno sgabello similare è conservato all'interno del municipio di Fordwich.

Nei primi anni 2000, uno scheletro femminile è stato dissotterrato vicino a una chiesa di Hoo, scheletro che si pensa sia del XIV o XV secolo. Il suo cranio era stato rimosso e posato accanto al corpo. Si è

pensato che potesse essere di una strega, poiché non aveva ricevuto una sepoltura cristiana. Nel 2009, più di 200 persone hanno partecipato al funerale della presunta strega, quando è stata deposta nel cimitero della parrocchia di Hoo St. Werburgh nel Kent.

A parte questi inquietanti ricordi dei tempi passati, la stregoneria è scomparsa in Gran Bretagna. Tuttavia ci sono ancora alcune persone vittime di varianti moderne di tali credenze. (Pupa)

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(1) Strada immaginaria di Londra dove i maghi fanno acquisti di materiale da utilizzare nelle loro magie.

(2) “Sabrina” è una serie televisiva statunitense di genere paranormale.

(3) Questo articolo riguarda in particolare la contea inglese di Kent nella quale vive e scrive Rebecca Tuffin. Un articolo dedicato alla caccia alle streghe in generale è comparso nel n. 245.

(4) Teodoro di Canterbury, noto anche come Teodoro di Tarso, fu l'ottavo vescovo di Canterbury; è venerato come santo dalla Chiesa cattolica, da quella ortodossa e da quella anglicana.

10) NOTIZIARIO

 

Corea del Nord. Messo a morte per coltivazione illegale di mais. Il 16 aprile u. s. è stato reso noto che un dirigente forestale della Provincia di Chagang della Corea del Nord è stato condannato a morte e giustiziato per aver rimosso alberelli da un terreno di proprietà statale e aver coltivato mais al loro posto. L'esecuzione del dirigente è avvenuta dopo che il Comitato Popolare della Provincia di Chagang ha avviato un'indagine per capire perché non si è riusciti a coltivare la quota stabilita di alberelli da comunicare al Comitato nel giorno della Festa degli Alberi (2 marzo). Dall’indagine del Comitato Popolare è emerso che il direttore dell'ufficio forestale della contea di Kopung, un uomo sui 50, aveva rimosso alberelli piantati la scorsa primavera e piantato semi di mais al loro posto. L'uomo ha quindi distribuito il mais raccolto ai suoi colleghi e alle loro famiglie mentre i gambi di mais sono stati dati alle 22 mucche di proprietà dell'ufficio forestale. È interessante notare che l'uomo aveva piantato semi di mais "Pyongyang n. 12", che in genere producono steli di mais con 2 o 3 spighe. I gambi di tale mais sono due volte più grandi dei gambi normali, il che li rende particolarmente buoni per l'alimentazione degli animali. Secondo quanto riferito, l’uomo aveva acquistato i semi a Pyongyang. Le azioni dell'uomo erano in accordo con la richiesta del Partito Comunista Nordcoreano di rendere le persone "autosufficienti" riguardo al cibo; tuttavia le autorità hanno deciso di metterlo a morte perché non aveva ricevuto l'autorizzazione a trasformare un terreno di proprietà statale in una coltivazione di mais. Le sue azioni, inoltre, contraddicevano l’ordine del leader Nordcoreano Kim Jong Un di "rimboschire" il Paese. Il giorno dell'esecuzione, gli studenti della scuola superiore locale (di 15 anni e oltre), insieme ad altri abitanti del luogo sono stati radunati presso il mercato. Con un altoparlante è stata data l’informazione sul crimine commesso prima che l’uomo venisse colpito da 9 proiettili mentre era legato a un palo. I colleghi del condannato e le loro famiglie sono stati costretti ad assistere senza mostrare alcuna emozione.

 

Iran. Esecuzioni in pubblico e in privato di rei di “corruzione sulla terra”. Il quotidiano iraniano Khorasan ha scritto che il 28 aprile u. s. due prigionieri sono stati messi a morte nella prigione centrale di Mashhad (nota anche come prigione di Vakilabad). I due uomini, di cui non è stata resa nota l’identità, dovevano essere impiccati in pubblico ma la loro esecuzione è stata portata a termine in prigione a causa dell'epidemia di Coronavirus. I due erano stati accusati di "corruzione sulla terra" per "rapimento e violenza sulle donne". Il Khorasan ha inoltre ricordato che altri due co-imputati nello stesso caso erano stati impiccati in pubblico il 26 aprile 2018.

 

Ohio. Risparmiato un condannato a morte? Il 1° maggio u. s. si è saputo che il Board of Pardons and Paroles (Commissione per il perdono e per la messa in libertà sulla parola) ha raccomandato al Governatore dell’Ohio Mike DeWine, con 6 voti a favore e 2 contro, la clemenza nei riguardi dell’omicida 58-enne Gregory Lott. Se il Governatore, come è pressoché certo, accoglierà la proposta del Board, Gregory Lott invece di essere messo a morte sconterà l’ergastolo senza possibilità di liberazione. Gregory Lott uccise John McGrath dandogli fuoco dopo aver fatto irruzione in casa sua a luglio del 1986. McGrath morì 10 giorni dopo. Il nipote di John McGrath ha dichiarato che la sua famiglia si oppone alla pena di morte, la qualcosa è stata citata da diversi membri del Board che hanno votato per la clemenza.

 

Somalia. Messi a morte dagli Al-Shabaab tre uomini accusati di spionaggio a favore degli USA. Gli Al-Shabaab il 28 aprile u. s. hanno messo a morte in pubblico tre uomini nella regione di Galgadud in Somalia. L'esecuzione è stata portata a termine di sera all’aperto nella città di El Bur. I tre giustiziati sono stati identificati come: Ahmed Nurow Mohamed Herow (23 anni), che era stato giudicato colpevole di spionaggio per conto dell'amministrazione dello Stato del Sudovest e di aver guidato attacchi di droni degli Stati Uniti; Bashir Mohamed Dhagol (22 anni), anche lui accusato di aver guidato attacchi di droni degli Stati Uniti e Bishar Ahmed Abdulle Holow (50 anni), che avrebbe lavorato per la regione autonoma di Hirshabelle e spiato per conto degli Stati Uniti. Il gruppo militante Al-Shabaab ha negli ultimi tempi aumentato le esecuzioni di persone accusate di essere spie del governo federale o di governi stranieri.

N. B. Il gruppo degli Al-Shabaab, autore fra l’altro della detenzione dell’italiana Silvia Romano, è considerato un gruppo terrorista.

 

 

Questo numero è aggiornato con le informazioni disponibili fino al 31 maggio 2020

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