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FOGLIO  DI COLLEGAMENTO  INTERNO

 

DEL COMITATO PAUL ROUGEAU

 

Numero 304  -  Marzo 2023

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Impiccagioni e squartamenti in Inghilterra nel medioevo

SOMMARIO:
 

1) La giuria non è unanime: Sayfullo Saipov condannato all'ergastolo

2) Hank Skinner muore in ospedale dopo quasi trent’anni di battaglie per salvarsi dall’esecuzione

3) Messo a morte in Texas il cinquantunenne Gary Green

4) In Texas Arthur Brown sostiene la sua innocenza fino alla fine

5) Negli Stati Uniti il sostegno per la pena di morte sta diminuendo

6) In Iran nei primi due mesi di quest'anno

7) Brutali, folli metodi di esecuzione usati in passato

8) Amnesty International: Uscito il Rapporto sulla situazione dei diritti umani nel mondo

1) LA GIURIA NON È UNANIME: SAYFULLO SAIPOV CONDANNATO ALL'ERGASTOLO

 

Lo stragista uzbeko Sayfullo Saipov avrebbe voluto essere condannato a morte ma il 13 marzo u. s. si è concluso a New York il processo contro di lui con l’emissione di una condanna all’ergastolo perché non tutti i membri della giuria si sono espressi per la pena capitale.

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Il camion assassino

Sayfullo Saipov, l’immigrato uzbeko che il 31 ottobre del 2017 a bordo di un camion uccise 8 persone sulla pista ciclabile di New York tentando di ucciderne altre 18, è stato processato in ambito federale.

Ricordiamo che Saipov fu arrestato sulla scena del crimine dopo essere stato colpito da un proiettile di pistola sparato da un poliziotto (1). Dopo l’arresto dichiarò alle autorità di essere stato indotto a compiere l’attacco da video dell’organizzazione terroristica ISIS (2) e di aver usato un camion come arma per infliggere il massimo danno ai civili.

L’ ISIS rivendicò la responsabilità dell'attacco due giorni dopo e definì Saipov un “soldato del Califfato”.

Il 13 marzo u. s. il giudice Vernon S. Broderick ha emesso il verdetto di condanna all’ergastolo per Sayfullo Saipov perché i membri della giuria non sono stati tutti a favore della pena di morte e per la condanna a morte occorre l’unanimità.

Il verdetto emesso durante il secondo giorno di deliberazioni della giuria ha posto fine ad un processo durato due mesi. Il trentacinquenne Saipov il 26 gennaio era stato riconosciuto colpevole di tutti i 28 capi d'accusa di cui era imputato, 9 dei quali prevedevano come pena massima la morte.

Damian Williams, procuratore degli Stati Uniti per il Distretto Sud di New York, ha dichiarato che “Sayfullo Saipov ha rubato otto vite innocenti - e devastato la vita di molti altri - in un orrendo attacco terroristico”. Ha ringraziato la giuria per la sua disponibilità e le famiglie delle vittime uccise e di coloro che sono sopravvissuti all'attacco. “Il loro dolore e il loro lutto perdurano”, ha detto.

I procuratori, nel chiedere la pena di morte, avevano citato fattori quali la premeditazione e la pianificazione da parte di Saipov, la sua mancanza di rimorso, il pericolo che avrebbe rappresentato in prigione e il fatto che avesse compiuto l'attacco per promuovere gli obiettivi ideologici dello Stato Islamico.

“Commettere un omicidio è sempre orribile”, ha detto l’accusatrice Amanda Houle nella sua arringa, “ma commettere un omicidio per un'organizzazione terroristica che ha come scopo principale quello di uccidere e terrorizzare gli Americani rende il crimine ancora più grave”.

Ricordiamo che Saipov a bordo di un camion noleggiato si lanciò su una pista ciclabile lungo il fiume Hudson, uccidendo otto persone e ferendone altre undici. Alla fine, urtò uno scuolabus. Allora saltò fuori dal camion e corse lungo l'autostrada gridando in arabo: "Dio è grande". Un agente di polizia gli sparò facendolo cadere.

Saipov è stato accusato di omicidio, tentato omicidio, sostegno materiale a un’organizzazione terroristica straniera, violenza e distruzione di un veicolo a motore. Il 26 gennaio è stato riconosciuto colpevole di tutti capi d'accusa.

Gli avvocati della difesa avevano descritto Saipov come un solitario che si era radicalizzato con la propaganda dello Stato Islamico, passando ore ed ore a guardare video di martirio violento. Hanno ammesso che Saipov ha compiuto l’attacco mortale, ma hanno chiesto ai giurati di risparmiarlo.

Nella sua arringa l’avvocato difensore David E. Patton ha chiesto ai giurati di prendere “l'appropriata decisione morale”. “Non è necessario uccidere Sayfullo Saipov”, ha detto Patton. “Non è necessario per tenere noi o chiunque altro al sicuro. Non è necessario per fare giustizia. Quindi vi chiediamo di scegliere la speranza sulla paura, la giustizia sulla vendetta e, alla fine, la vita sulla morte”.

I giurati hanno dichiarato di aver ritenuto all'unanimità che i pubblici ministeri avevano dimostrato l’esistenza di una serie di aggravanti a sostegno della pena capitale, incluso il fatto che Saipov avesse commesso l'attacco per aiutare l'ISIS e che avesse preso di mira la pista ciclabile nel giorno di Halloween per massimizzare il danno dei civili e instillare la paura nei newyorkesi e nei turisti.

I giurati hanno anche ritenuto che la difesa avesse dimostrato l’esistenza di molte attenuanti a sostegno della condanna all'ergastolo: che Saipov sarebbe morto in prigione, che non era un leader o un organizzatore di un gruppo terroristico e che i membri della sua famiglia condannavano le sue azioni, pur continuando a volergli bene…

La giuria aveva solo due possibilità: condannare Saipov a morte o all'ergastolo senza possibilità di rilascio. La giuria ha comunicato la sua impasse poco dopo le 14 di lunedì 13 marzo, quando ha inviato al giudice una nota in cui diceva di non essere riuscita a raggiungere un verdetto unanime.

Gli avvocati di Saipov hanno scritto al giudice Vernon S. Broderick chiedendo di imporre l'ergastolo. Secondo gli avvocati, ordinare alla giuria di continuare a deliberare sarebbe risultato "intrinsecamente coercitivo", esercitando “chiaramente pressione sui giurati che votano per l'ergastolo perché riesaminino i loro voti”.

Alla fine, il giudice ha deciso di non far deliberare ulteriormente la giuria.

Mentre il giudice Broderick leggeva ad alta voce il lungo foglio del verdetto, i membri del collegio giudicante si sono seduti in silenzio.

Anche Saipov era seduto in silenzio, ma ha alzato la testa e ha guardato direttamente la giuria quando il giudice ha chiesto a ciascun membro di certificare la decisione.

Al termine del procedimento, Saipov ha stretto la mano all’avvocato Patton e ha dato un'occhiata all'aula mentre si apprestava a essere ricondotto nella cella di detenzione.

I parenti delle vittime hanno assistito al procedimento di lunedì 13 marzo. Justine Decadt, la cui sorella, Ann-Laure Decadt, è stata uccisa, si è seduta accasciata al suo posto vicino al muro dell'aula, guardando per lo più le mani tenute in grembo. Monica Missio, la madre di Nicholas Cleves, l'ingegnere informatico, guardava dritto davanti a sé.

La fine della fase penale del processo ha seguito giorni di testimonianze emotive da parte dei sopravvissuti all'attacco e dei parenti delle persone uccise. Alcuni hanno parlato dell'impatto sulla loro vita della perdita dei loro cari, mentre i sopravvissuti hanno descritto come le loro ferite abbiano cambiato le loro vite per sempre.

Il processo è stato particolarmente significativo perché si è trattato del primo processo federale che prevedeva la possibilità di una condanna a morte tenutosi durante l'amministrazione del Presidente Biden, che nella sua campagna elettorale si è detto contrario alla pena capitale. L’eccezionalità è dovuta anche al fatto che si è svolto a New York dove sono rari i processi che prevedono la possibilità della pena di morte e dove sono ancora più rare le esecuzioni capitali: l'ultima esecuzione a livello statale risale al 1963, mentre le ultime esecuzioni federali risalgono ai primi anni Cinquanta.

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(1) Vedi n. 303

(2) ISIS è l’acronimo di “Islamic State of Iraq and Sham”, dove per Sham si intende l’insieme di territori che comprende Siria, Palestina, Libano e Giordania.

2) HANK SKINNER MUORE IN OSPEDALE DOPO QUASI TRENT’ANNI DI BATTAGLIE PER SALVARSI DALL’ESECUZIONE

 

Hank Skinner ricevette cinque date di esecuzione, alcune sospese proprio all’ultimo momento. Invece è deceduto di morte naturale il 16 febbraio scorso, nell'ospedale di Galveston, in Texas.

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Henry Watkins Skinner

Nel marzo del 1995 Henry Watkins “Hank” Skinner fu condannato alla pena capitale in Texas con l’accusa di aver strangolato e picchiato a morte la sua fidanzata convivente, Twila Busby, e di aver pugnalato a morte i due figli adulti di lei, Randy Busby ed Elwin Caler, il 31 dicembre 1993. Hank viveva con le vittime e ammise di essere in casa quando avvennero gli omicidi, ma affermò di essere in uno stato comatoso a causa di una dose quasi letale di codeina e alcol ingerita poco prima. Dopo gli omicidi, Skinner affermò di essere stato svegliato da una delle vittime ferite a morte: Elwin "Scooter" Caler. Caler morì poco dopo sotto il portico di un vicino di casa di Twila. Skinner si diresse verso la casa di Andrea Joyce Reed, a quattro isolati di distanza, e lei lo lasciò entrare. La Reed inizialmente testimoniò che Skinner la minacciò se avesse chiamato la polizia. In seguito, tuttavia, ritrattò tale affermazione e disse che Skinner le disse semplicemente di non chiamare la polizia, senza mai minacciarla. Skinner fu arrestato diverse ore dopo, nascosto in una camera da letto in casa della Reed. Quando fu arrestato, indossava abiti con schizzi di sangue che risultarono poi corrispondere al DNA di due delle vittime.

Da allora Hank, che si è sempre dichiarato innocente dei crimini, si è battuto con determinazione per salvarsi la vita, denunciando contemporaneamente varie pecche del sistema giudiziario capitale americano (ci occupammo del suo caso già nel 2000, citando alcune sue dichiarazioni e considerandolo appunto come uno dei condannati a morte più battaglieri). Fu l'autore di una serie di articoli auto-pubblicati chiamati "Hell Hole News" (“Notizie dal buco infernale”), che coprono un'ampia gamma di argomenti relativi al suo caso e alle condizioni nel braccio della morte del Texas.

Durante i quasi 30 anni trascorsi in carcere, Hank ricevette 5 date di esecuzione, alcune delle quali sospese proprio all’ultimo momento. Fu sostenuto nella battaglia da vari avvocati d’ufficio, e ottenne faticosamente a più riprese che venissero effettuati test del DNA sui reperti rinvenuti sulle vittime e sui coltelli presenti sulla scena del crimine. I risultati furono sempre controversi: il sangue di Skinner fu trovato in numerosi punti nella camera da letto dove erano stati assassinati i due figli di Busby; il DNA di Skinner fu trovato anche sul manico di un coltello insanguinato, ma insieme al DNA di uno dei figli e di un "collaboratore sconosciuto". L'avvocato di Skinner, Rob Owen, chiese ulteriori test per identificare il DNA di questo "collaboratore sconosciuto" presente sul coltello e nella camera da letto sul retro. Inoltre, lo stato “perse” una giacca insanguinata trovata sotto il braccio di Twila Busby che secondo Skinner apparteneva a suo zio, Robert Donnell, un criminale condannato e accusato di aver più volte molestato Twila. Skinner sostenne sempre che fu Donnell il vero assassino.

Il 29 agosto 2013 un laboratorio privato della Virginia pubblicò i risultati dei test condotti su quattro capelli trovati nella mano di Twila Busby – e tre di essi mostrano un legame familiare con le tre vittime, ma non appartengono a loro, con solo uno di loro appartenente a Skinner. Questi risultati potrebbero davvero incriminare Robert Donnell, lo zio materno deceduto in un incidente nel 1997. Twila Busby aveva detto agli amici che questo zio l’aveva molestata in più occasioni e l'aveva minacciata poco prima degli omicidi.

Sulla base di questi risultati controversi, il tribunale distrettuale giudiziario continuò a dichiarare che il test del DNA non era favorevole all'imputato, mentre il gruppo di difesa riteneva che la presenza di un DNA di terze parti sconosciute rilevato e la perdita di prove da parte dello Stato avrebbero dovuto escludere definitivamente la giustificabilità della condanna e ancor più della pena di morte.

A favore dell’innocenza di Hank c’erano anche due altri fattori: 1) Il medico del lavoro Joe Tarpley aveva testimoniato al processo che, a seguito di un infortunio subito sei mesi prima, la forza di presa della mano destra di Skinner era ridotta del 50% al momento degli omicidi. Tarpley testimoniò di non credere che Skinner avrebbe avuto la forza necessaria per soffocare la Busby esercitando una pressione tale da romperle la laringe e l'osso ioide. 2) Inoltre, al processo, l'esperto di tossicologia della difesa, il dottor Lowry, aveva affermato che sulla base dell'alcool e della codeina presenti nel suo sangue, Skinner era troppo ubriaco per poter commettere fisicamente gli omicidi, ma la sua testimonianza era stata indebolita dalle dichiarazioni originali della vicina di casa Reed, il che portò la giuria ad accettare la teoria dell'accusa secondo cui Skinner aveva sviluppato una resistenza all'alcol e alla codeina che gli avrebbe permesso di essere lucido anche con dosi pesanti. Lowry non fu in grado di dire quando, esattamente, Skinner aveva ingerito la codeina. La tempistica dell'ingestione di codeina fu messa in discussione, ma al processo, il testimone dell'accusa Howard Mitchell affermò che 90 minuti prima del crimine, Skinner era sdraiato sul divano del soggiorno completamente insensibile. Non era chiaro il motivo di un simile cocktail quasi letale, poiché appariva impossibile che Hank avesse assunto volontariamente una tale quantità di codeina e alcol insieme. Fu lo stesso Skinner a proporre una spiegazione plausibile nel 2010: "Qualche anno fa ho appreso questa verità da un tossicologo che ha testimoniato nel caso di un altro ragazzo, qui. Dice che una volta raggiunto un certo livello di intossicazione diventi daltonico. Twila metteva sempre delle pillole nel suo drink e lo sorseggiava per tutta la sera. Più tardi ho saputo che un’amica le aveva dato 13 compresse di codeina e che lei le aveva messe nel suo drink. Twila ed io avevamo gli stessi bicchieri ma il suo era rosa fucsia, il mio era blu. Io ricordo vagamente di aver visto i residui di pillole sul fondo del mio bicchiere e di essere stato male, svenuto. Probabilmente, essendo temporaneamente daltonico non distinsi più i nostri bicchieri, e accidentalmente presi il bicchiere di Twila e bevvi, pensando che fosse il mio.”

Nonostante tutti questi fattori che avrebbero comunque dovuto mettere in forte dubbio la colpevolezza di Skinner, la sua condanna a morte era ancora in essere, e gli fu fissata una nuova data di esecuzione, la sesta, il 13 settembre prossimo.

Invece Hank, il guerriero, ha evitato questa ulteriore tortura: è morto il 16 febbraio scorso, all'ospedale di Galveston, in Texas. Aveva 60 anni. I suoi avvocati hanno affermato che è morto a causa di complicazioni a seguito di un intervento chirurgico subito nel dicembre 2022 per rimuovere un tumore al cervello. (Grazia)

3) MESSO A MORTE IN TEXAS IL CINQUANTUNENNE GARY GREEN

 

Profondamente pentito degli omicidi da lui commessi nel 2009, Gary Green è stato ucciso il 7 marzo 2023, con un’iniezione letale un po’ pasticciata, nel carcere di Huntsville in Texas.

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Gary Green

Gary Green, di 51 anni, condannato a morte per aver ucciso la moglie separata e annegato la figlia di 6 anni in una vasca da bagno quasi 14 anni fa, è stato giustiziato il 7 marzo.

Green ha ricevuto un'iniezione letale nel penitenziario statale di Huntsville. Fu condannato per la morte di Lovetta Armstead e di sua figlia, Jazzmen Montgomery, avvenute nel settembre 2009, nella loro casa di Dallas. Gli avvocati di Green non hanno presentato ricorsi per fermare l'esecuzione.

Un consigliere spirituale Buddista scelto da Green stava accanto alla barella nella camera della morte ai piedi del detenuto e recitava una breve preghiera. Green si è quindi scusato profondamente quando il direttore gli ha chiesto se avesse una dichiarazione finale.

“Mi scuso per tutto il male che ho causato a voi e alla vostra famiglia", ha detto Green, rivolgendosi ai parenti delle sue vittime che guardavano attraverso una finestra. “Abbiamo mangiato insieme, abbiamo riso e pianto insieme come una famiglia. Mi dispiace di avervi deluso.”

Ha detto di aver portato via “due persone che amavamo tutti, con il pensiero delle quali ho dovuto convivere mentre ero qui dentro”.

"Eravamo tutti in uno e ho rotto quel legame", ha continuato. "Vi chiedo di perdonarmi, non per me ma per tutti voi. Ho intenzione di tornare a casa e tutti voi vi troverete qui. Voglio assicurarmi che non soffriate. Dovete perdonarmi, rimarginare le vostre ferite e andare avanti... Non sono più l'uomo che ero."

Invece di inserire gli aghi IV in ciascun braccio, i tecnici della prigione hanno dovuto utilizzare una vena nel braccio destro di Green e un’altra sulla parte superiore della sua mano sinistra, ritardando un po’ l'iniezione.

Mentre la dose letale del sedativo pentobarbital iniziava ad agire, Green ha ringraziato gli amministratori della prigione, i cappellani e “tutti i meravigliosi esseri umani dell'Unità Polunsky”, la prigione che ospita i condannati del Texas. Poi ha esalato diversi respiri veloci, che sono diventati rantoli. Dopo nove di questi rantoli, tutti i movimenti sono cessati. Diversi parenti delle vittime si sono abbracciati e hanno pianto.

Gary Green è stato dichiarato morto 33 minuti dopo, alle 19:07.

Ray Montgomery, il padre di Jazzmen e uno dei testimoni, ha detto di recente che non faceva il tifo per l'esecuzione di Green, ma l'ha vista come sistema giudiziario al lavoro.

“È giustizia per il modo in cui mia figlia fu torturata. È giustizia per il modo in cui Lovetta fu uccisa”, ha detto il quarantatreenne Montgomery. Lui e altri testimoni non hanno parlato con i giornalisti.

In precedenti appelli, gli avvocati difensori avevano affermato che Green era intellettualmente disabile e aveva una lunga storia di disturbi psichiatrici. Quegli appelli sono stati respinti dalla Corte Suprema degli Stati Uniti e dalle Corti d'Appello inferiori.

La Corte Suprema ha vietato la pena di morte per i disabili intellettivi, ma non per le persone con gravi malattie mentali.

Le autorità hanno affermato che Green commise gli omicidi dopo che Armstead aveva cercato di annullare il loro matrimonio. Il giorno degli omicidi, Armstead aveva scritto due lettere a Green, dicendogli che sebbene lo amasse, doveva "fare ciò che è meglio per me". In una sua lettera, che era piena di rabbia e sconclusionata, Green espresse la convinzione che Armstead e suoi figli stessero complottando contro di lui.

"Hai chiesto di vedere il mostro, quindi ecco il mostro che hai creato. ... Saranno portate via 5 vite oggi, essendo io stesso la quinta", scrisse Green.

Armstead fu pugnalata più di due dozzine di volte e Green annegò Jazzmen nella vasca da bagno della casa.

Le autorità hanno detto che Green intendeva uccidere anche gli altri due figli di Armstead, Jerrett di 9 anni e Jerome di 12. Green pugnalò Jerrett ma entrambi i ragazzi sopravvissero.

“Non lo diremo a nessuno”, ha detto Jerrett ai giurati in una testimonianza su come convinse Green a risparmiare le loro vite.

Josh Healy, uno dei pubblici ministeri dell'Ufficio del Procuratore della Contea Distrettuale di Dallas che condannarono Green, ha detto che i ragazzi furono incredibilmente coraggiosi.

Green “era una cattiva persona. È stato uno dei peggiori casi a cui abbia mai preso parte”, ha detto Healy, ora avvocato difensore a Dallas.

Montgomery, un insegnante di inglese per l’istruzione speciale, ha detto di avere ancora uno stretto rapporto con i due figli di Armstead. Entrambi conducono una vita produttiva e Jerome Armstead ha una figlia che assomiglia a Jazzmen.

“Soffrono ancora molto, credo”, ha detto Montgomery.

L'esecuzione di Green è stata la prima delle due programmate in Texas nel giro di una settimana. Il 9 marzo è stato giustiziato Arthur Brown Jr.

Green è stato il 64° detenuto messo a morte in Texas da quando Greg Abbott è diventato governatore nel 2015. L'8° detenuto messo morte nel 2023 negli Stati Uniti e il 1.566° in totale da quando la nazione ha ripreso le esecuzioni il 17 gennaio 1977. (Anna Maria)

4) IN TEXAS ARTHUR BROWN SOSTIENE LA SUA INNOCENZA FINO ALLA FINE

 

Il nero Arthur Brown, disabile intellettuale, che si è sempre dichiarato innocente di un quadruplice omicidio avvenuto nel 1992, è stato messo a morte in Texas due giorni dopo l’esecuzione di Green.

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Arthur Brown

Arthur Brown ha sostenuto la propria innocenza fino all’esecuzione, subita in Texas il 9 marzo.

“Quello che sta accadendo qui stasera non è giustizia, è l'omicidio di un uomo innocente per un crimine avvenuto nel 1992. Il mio co-imputato è stato giustiziato nel 2006 e se io sono innocente lui pure era innocente e hanno ucciso un uomo innocente, e lo stato non vuole che la verità venga fuori", ha dichiarato Brown dal lettino dell’esecuzione. “Stasera, il Texas ucciderà un secondo uomo innocente per un omicidio avvenuto nel 1992. Non ho altre parole”

Subito dopo gli è stata iniettata una dose letale di pentobarbital ed è stato dichiarato morto alle 18:37’.

La settimana precedente, l'Office of Capital and Forensic Writs del Texas aveva chiesto ai tribunali di fermare l'esecuzione di Brown, sostenendo che i pubblici ministeri di Houston per decenni avevano nascosto prove che implicavano un altro sospettato.

Gli avvocati hanno anche sostenuto che Brown era intellettualmente disabile al punto che era incostituzionale giustiziarlo. E hanno affermato che il processo di Brown è stato contaminato dal razzismo, ricordando che un giurato bianco aveva dichiarato di aver capito immediatamente che l'imputato nero era un delinquente e di non aver dubbi che avrebbe ucciso di nuovo.

“Arthur Brown Jr. è un uomo innocente e intellettualmente disabile incarcerato nel braccio della morte del Texas a causa di un lavoro sciatto della polizia, della soppressione da parte dell'accusa di prove a discarico, di identificazioni corrotte dei testimoni oculari, di false testimonianze forensi”, hanno dichiarato i difensori la settimana precedente l’esecuzione.

Dal 2002, la Corte Suprema degli Stati Uniti ha vietato l'esecuzione di persone con disabilità intellettiva, ritenendo che violi il divieto dell'Ottavo emendamento delle punizioni crudeli e insolite.

Nel caso di Brown, gli avvocati hanno fornito prove del fatto che egli aveva frequentato corsi di educazione speciale sin da quando era un bambino. In terza elementare, il suo QI era di 70 punti, generalmente considerato all'interno della gamma della disabilità intellettiva. Gli avvocati di Brown hanno anche notato che era stato generalmente considerato “lento” per tutta la vita, e i suoi amici e la sua famiglia avevano imparato a parlargli con un linguaggio semplice.

I pubblici ministeri hanno ribattuto che Brown non era intellettualmente disabile, ma aveva soltanto un disturbo dell'apprendimento. Hanno sottolineato che i suoi punteggi di QI nella scuola media sono aumentati fino agli anni '80, con lo psicologo della scuola che gli ha suggerito di essere spostato dalla classe per i “ritardati mentali” a una classe per studenti con difficoltà di apprendimento.

Nel suo appello finale, gli avvocati di Brown speravano che la richiesta di invalidità avrebbe spinto la Corte Suprema degli Stati Uniti a sospendere la sua esecuzione. Per anni, l'alta corte ha bocciato i metodi della Corte d'appello penale del Texas per determinare tali disabilità, rinviando ripetutamente i casi.

Invece i giudici hanno respinto l'ultimo appello di Brown il giorno stesso dell’esecuzione.

Gli accusatori della contea di Harris hanno negato di aver nascosto le prove, affermando che gli avvocati avrebbero potuto trovare in precedenza un testimone che indicava un altro sospettato.

"In poche parole, le 'nuove' prove del ricorrente sono di scarso valore e impallidiscono rispetto al peso delle prove a carico", hanno affermato gli accusatori.

Brown e altri due uomini erano stati condannati per gli omicidi in stile esecuzione del 1992 di Jose Guadalupe Tovar, Jessica Quinones, Audrey Brown e Frank Farias. Le quattro vittime furono legate e fu sparato loro alla nuca.

Tovar e sua moglie erano noti spacciatori di droga che fornivano cocaina e marijuana a Brown e agli altri uomini, secondo i documenti del tribunale. Anche altre due persone, Rachel Tovar e Nicolas Cortez, furono colpiti alla testa ma sopravvissero.

Gli omicidi e il successivo processo di Brown furono sensazionali, con accuse di coercizione da parte della polizia e dell'accusa, di testimonianze e ritrattazioni scioccanti sul banco dei testimoni.

Dopo essersi inizialmente rifiutata di testimoniare nonostante avesse ottenuto l'immunità, la sorella di Brown, Carolyn Momoh, testimoniò che Brown le aveva detto di aver “sparato a sei messicani”. Durante il controinterrogatorio, Momoh affermò però che la sua precedente dichiarazione era falsa, e lei e l'altra sorella dichiararono sul banco dei testimoni di aver testimoniato perché la polizia le aveva minacciate di portare via i loro figli se non l'avessero fatto. La donna fu quindi incarcerata per oltraggio e successivamente accusata di spergiuro.

Anche altri due uomini, Marion Dudley e Antonio Dunson, furono condannati per omicidio capitale nel caso. Dudley fu giustiziato nel 2006. Dunson sta scontando l'ergastolo.

A parte la testimonianza ritrattata, i pubblici ministeri si sono basati in gran parte sui resoconti dei testimoni oculari dei due sopravvissuti agli omicidi, entrambi però con un ricordo discutibile dopo essere stati colpiti alla testa. Al processo, Rachel Tovar e Cortez identificarono Brown come il loro aggressore, ma la Tovar fornì informazioni contrastanti alla polizia in ospedale, e Cortez in precedenza non era riuscito a scegliere Brown in una scaletta fotografica. Nel successivo processo di Dunson, Cortez ancora una volta non riuscì a identificare Brown dalle foto.

Secondo la difesa fu un certo Terrell Hill, un altro spacciatore, il probabile autore dei crimini, morto in un incidente d’auto alcuni anni fa.

Brown è il 5° condannato messo a morte quest'anno in Texas e il 583° in totale da quando lo stato ha ripreso la pena capitale il 7 dicembre 1982. È 65° giustiziato da quando Greg Abbott è diventato governatore del Texas nel 2015. (Grazia)

5) NEGLI STATI UNITI IL SOSTEGNO PER LA PENA DI MORTE STA DIMINUENDO

 

Gli Stati Uniti d’America costituiscono l’ultimo tra i Paesi avanzati in cui persiste la pena di morte. Eppure, anche qui il sostegno dell’opinione pubblica per la ‘massima sanzione’ sta diminuendo sia pur lentamente.

 

Negli Stati Uniti il sostegno per la pena di morte sta diminuendo lentamente. La pena di morte per le persone condannate per omicidio continua a ricevere l’approvazione della maggioranza degli Americani, nonostante i dubbi sulla correttezza della sua amministrazione e sul fatto che scoraggi i gravi crimini. Il Pew Research Center ha trovato che la maggioranza degli americani è favorevole alla pena di morte: il 60% degli adulti statunitensi è favorevole alla pena capitale per le persone condannate per omicidio, incluso il 27% che la favorisce fortemente. Il 39% è contrario alla pena di morte. Il 15% è fortemente contrario.

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ROSSO: stati nei quali la pena di morte è applicata.

BLU: stati nei quali la pena di morte è in vigore ma vige una moratoria

VERDE: stati nei quali la condanna a morte non è prevista.

GIALLO: stati nei quali la pena di morte è in vigore ma non ci sono state recenti esecuzioni

6) IN IRAN NEI PRIMI DUE MESI DI QUEST'ANNO

 

L’Iran è il Paese che usa di più e nel modo più ingiusto la pena di morte.

Nei mesi di gennaio e di febbraio di quest’anno vi sono state almeno 94 esecuzioni

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Alcune delle persone recentemente messe a morte in Iran

Almeno 94 persone sono state messe a morte in Iran nei mesi di gennaio e febbraio, con un uso crescente della pena di morte nei confronti delle minoranze etniche. Si ritiene che siano state utilizzate orribili violenze sessuali e altre torture per estorcere false confessioni.

 

Le autorità iraniane hanno messo a morte almeno 94 persone nei mesi di gennaio e febbraio di quest'anno, con un notevole aumento del numero delle esecuzioni rispetto allo stesso periodo dell'anno scorso.

Le cifre mostrano un uso crescente della pena di morte contro le minoranze etniche, con 28 persone appartenenti a gruppi minoritari iraniani giustiziate quest’anno.

Tra gli appartenenti a minoranze etniche giustiziati finora nel 2023, 19 sono stati condannati per reati connessi alla droga, sette per omicidio e due per accuse, eccessivamente generiche e formulate in modo vago, di "diffusione della corruzione sulla Terra" e "inimicizia contro Dio", e nessuna delle condanne soddisfa il principio di legalità.

Alla fine di febbraio, funzionari iraniani hanno messo a morte in segreto un uomo arabo di etnia Ahwazi e un uomo curdo dopo processi gravemente iniqui. Nelle ultime settimane, le autorità hanno inoltre condannato a morte almeno altre sei persone di etnia Ahwazi e sei persone provenienti dalla regione del Belucistan, alcune delle quali condannate per le proteste che dilagano in Iran dallo scorso settembre.

Il 20 febbraio, Hassan Abyat, un uomo arabo di etnia Ahwazi, è stato messo a morte nella prigione di Sepidar nella provincia di Khuzestan, mentre Arash (Sarkawt) Ahmadi, un uomo curdo, è stato messo a morte il 22 febbraio nella prigione di Dizel Abad, nella provincia di Kermanshah. Fonti informate hanno riferito ad Amnesty che, dopo l’arresto, gli inquirenti hanno sottoposto entrambi gli uomini a torture e altri abusi per costringerli a “confessare”. Le loro confessioni coatte sono state trasmesse dai media statali in violazione del diritto alla presunzione di innocenza e nel tentativo delle autorità di denigrarli e giustificare le loro esecuzioni. Sono stati giustiziati in segreto, senza consentire alle loro famiglie di far loro un’ultima visita.

Hassan Abyat è stato condannato a morte due volte - una volta da un Tribunale Rivoluzionario per "inimicizia contro Dio" e una volta da un Tribunale penale per omicidio - in relazione alla morte di un agente della forza paramilitare Basij nel 2011 e alla presunta appartenenza a un "gruppo di opposizione". Abyat aveva negato qualsiasi coinvolgimento nella morte dell'agente. Dopo averlo fatto forzatamente sparire, gli inquirenti hanno legato Abyat a un letto appositamente realizzato per la tortura, lo hanno picchiato con dei cavi e gli hanno somministrato scosse elettriche sui testicoli, secondo un testimone che ha anche detto ad Amnesty che sul corpo di Abyat erano rimaste cicatrici a causa delle torture. Il tribunale lo ha condannato a morte senza indagare sulle accuse di tortura.

Arash (Sarkawt) Ahmadi, arrestato nel gennaio 2021, è stato condannato a morte per "inimicizia contro Dio" in relazione alla sua precedente appartenenza ad un gruppo di opposizione iraniano-curdo e alla morte di un membro delle forze di sicurezza. Secondo gli attivisti curdi per i diritti umani, gli interrogatori delle Guardie rivoluzionarie lo hanno costretto a rendere "confessioni" sotto tortura e altri maltrattamenti.

Roya Boroumand, direttore esecutivo dell’associazione iraniana per i diritti umani Abdorrahman Boroumand Center, ha dichiarato:

“Le autorità iraniane stanno portando avanti esecuzioni su scala spaventosa.

“Le loro azioni equivalgono a un assalto al diritto alla vita e a un vergognoso tentativo non solo di opprimere ulteriormente le minoranze etniche, ma anche di diffondere la paura che il dissenso venga affrontato con la forza bruta, sia nelle strade che sul patibolo”.

Diana Eltahawy, vicedirettrice di Amnesty International per il Medio Oriente e il Nord Africa, ha dichiarato:

“È straziante che le esecuzioni conseguano abitualmente dall’uso sistematico di 'confessioni' ottenute con la tortura per condannare gli imputati in processi gravemente iniqui.

“Il mondo deve agire ora per fare pressione sulle autorità iraniane affinché stabiliscano una moratoria ufficiale sulle esecuzioni, annullino le condanne ingiuste e le sentenze a morte, e ritirino tutte le accuse derivanti dalla partecipazione pacifica ad azioni di protesta.

"Esortiamo inoltre tutti gli Stati ad esercitare la giurisdizione universale su tutti i funzionari iraniani ragionevolmente sospettati di responsabilità penale per crimini ai sensi del diritto internazionale e per altre gravi violazioni dei diritti umani".

 

Nuove condanne a morte

 

Nelle ultime settimane di febbraio almeno 12 persone appartenenti alle minoranze etniche Ahwazi e Beluci sono state condannate a morte a seguito di processi iniqui.

Il 14 febbraio, sei uomini arabi di etnia Ahwazi - Ali Mojadam, Moein Khanfari, Mohammad Reza Mojadam, Seyed Salem Mousavi, Seyed Adnan Mousavi e Habib Deris - sono stati condannati a morte in un processo collettivo davanti al tribunale rivoluzionario di Ahvaz con l'accusa di "inimicizia contro Dio" per presunta "appartenenza a gruppi illegali", in relazione ad un caso risalente al 2017. Secondo gli attivisti per i diritti umani degli Arabi di etnia Ahwazi, sono state utilizzate per condannarli "confessioni" ottenute con la tortura.

A dicembre e gennaio, almeno sei giovani uomini della minoranza Beluci sono stati condannati a morte in processi separati in relazione alle proteste dello scorso settembre nel Sistan e nella provincia del Belucistan. Shoeib Mirbaluchzehi Rigi, Kambiz Khorout, Ebrahim Narouie, Mansour Hout, Nezamoddin Hout e Mansour Dahmaredeh, che ha una disabilità fisica, sono stati condannati a morte per "diffusione della corruzione sulla Terra" e/o "inimicizia contro Dio", per incendio doloso e lancio di pietre. Il diritto internazionale vieta l'uso della pena di morte per reati che non raggiungono la soglia dei "reati più gravi" come l'omicidio intenzionale. Secondo fonti a conoscenza della vicenda, gli inquirenti hanno sottoposto gli uomini a torture, anche sessuali, per costringerli a “confessare”. Hanno infilato degli aghi nei genitali di Narouie e hanno picchiato Mansour Dahmardeh così duramente da rompergli i denti e il naso. (Federica)

7) BRUTALI, FOLLI METODI DI ESECUZIONE USATI IN PASSATO (Pupa)

 

Fin dai tempi antichi, le diverse culture hanno utilizzato vari metodi di esecuzione, alcuni più umani, altri grottescamente disumani. I metodi di esecuzione sono sempre stati oggetto di dibattito.

 

Oggi i metodi di esecuzione più adottati sono l'impiccagione, la sedia elettrica, l'iniezione letale, metodi considerati più “umani” rispetto a quelli usati in passato. La storia ha visto l’utilizzo nel corso dei secoli di metodi di esecuzione brutali e raccapriccianti. Diamo un'occhiata a questi metodi.

 

1. La graticola

Si trattava semplicemente di una griglia di ferro, utilizzata per arrostire le persone. Esatto: la persona da giustiziare veniva prima immersa nell'olio per garantire un riscaldamento adeguato e poi posta su una griglia, con carboni ardenti sul fondo. Inutile dire che la morte non era rapida e certamente non era indolore.

2. L’impiccagione verticale

L’impiccagione verticale era simile alla forma moderna di esecuzione per impiccagione, ma con una leggera modifica: invece di appendere le vittime, le si tirava su con un sistema di carrucole e contrappesi in modo da spezzare istantaneamente il loro collo. Questa forma di esecuzione è ancora in uso in Iran, solo che oggi si usano gru al posto di carrucole e pesi.

3. Bestiarii

Bestiarii era un termine usato per indicare le persone che affrontavano gli animali selvatici su un ring. Veniva usato anche per designare un metodo di esecuzione. I prigionieri venivano gettati in un luogo dove affrontavano bestie feroci e alla fine venivano divorati. Questo metodo era molto popolare tra gli antichi Romani.

4. Mazzatello

Il Mazzatello era un metodo utilizzato negli Stati Pontifici (territori italiani direttamente sotto il dominio del Papa) alla fine del XVIII secolo. In questo metodo, il prigioniero veniva prima condotto in una piazza pubblica accompagnato dal boia, da un sacerdote e da una bara. Dapprima si pregava per il prigioniero; successivamente il boia stordiva il prigioniero colpendolo con un martello sulla testa e quindi gli tagliava la gola. Un metodo così brutale era riservato ai prigionieri condannati per crimini ripugnanti.

5. Scarpe di cemento

Si tratta di un metodo di esecuzione preferito dalla mafia americana. In questo caso, si legavano blocchi di cemento ai piedi della vittima per appesantirla e poi la si gettava in acqua per farla annegare. "Scarpe di cemento" è un termine gergale adottato per questo metodo.

6. Ghigliottina

L'uso della ghigliottina si diffuse in Francia durante la Rivoluzione francese. L'idea era quella di infliggere meno dolore e di eseguire l'esecuzione il più velocemente possibile. Si utilizzava un'alta struttura con una pesante lama sospesa. Il prigioniero veniva messo in fondo al telaio con il collo direttamente sotto la lama. La lama veniva poi rilasciata e recideva la testa del prigioniero.

7. Camminata sulla tavola

La camminata sulla tavola era un metodo di esecuzione popolare tra i pirati, come spesso si vede nei film. Si trattava più che altro di uno spettacolo di divertimento. Il prigioniero era costretto a camminare su un’asse fino all'estremità della nave, finché non cadeva in acqua. L'idea era di farlo annegare nell'oceano; a volte i condannati a morte però venivano mangiati dagli squali che seguivano le navi.

8. Scafismo

Lo scafismo era un antico metodo di esecuzione persiano in cui il prigioniero veniva spogliato e lasciato in un tronco d'albero con solo le mani, le gambe e la testa sporgenti. Il prigioniero veniva poi nutrito a forza con latte e miele fino a sviluppare una grave diarrea e poi veniva gettato in uno stagno. Le parti esposte del corpo venivano poi ricoperte di miele per attirare gli insetti. Gli insetti iniziavano ad accumularsi all'interno della pelle e potevano volerci un paio di settimane prima che il prigioniero morisse.

9. Cravatta colombiana

Questo metodo brutale era usato dalla mafia della droga. Si procedeva tagliando la gola al prigioniero tirandone poi fuori la lingua attraverso l'apertura. Questo metodo veniva usato soprattutto per ammonire a non mettersi contro la mafia.

10. Impiccagione, estrazione e squartamento

Questo metodo di esecuzione è forse il più raccapricciante di questo elenco. Il prigioniero veniva prima trascinato sul luogo dell'esecuzione, poi veniva appeso finché non era quasi morto; quindi, gli venivano rimossi e bruciati gli intestini. Infine, i condannati venivano evirati, decapitati e tagliati in quattro parti, che venivano esposte in giro per l'Inghilterra.

11. Germogli di bambù cresciuti attraverso il corpo della vittima

Le vittime venivano legate sopra un letto di germogli di bambù che, crescendo rapidamente, impalavano la vittima e ne attraversavano il corpo.

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Germogli di bambù

8) AMNESTY INTERNATIONAL: USCITO IL RAPPORTO SULLA SITUAZIONE DEI DIRITTI UMANI NEL MONDO

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Il mondo può ancora unirsi intorno a valori universali?

 

Anche quest’anno abbiamo pubblicato il nostro Rapporto sulla situazione dei diritti umani nel mondo. Dalla nostra analisi emerge una fotografia inquietante che conferma la tendenza al deterioramento dello stato di diritto che abbiamo denunciato negli ultimi 10 anni.

 

Di fronte a conflitti, crisi climatica, crescenti disuguaglianze, la risposta dei governi, anche nel 2022, è stata parziale, inefficace e viziata da doppi standard inaccettabili. Le persone hanno protestato per le strade di tutto il mondo, reclamando giustizia, diritti e libertà. La risposta che hanno ricevuto è stata spesso violenta e repressiva.

 

In 77 dei 156 stati analizzati, sono state arrestate persone che difendono i diritti umani. Maltrattamenti, in molti casi assimilabili a tortura, si sono riscontrati in più della metà dei paesi.

 

È stato fatto uso illegale della forza nei confronti dei manifestanti in 85 stati.

 

Crediamo che nessun governo debba sentirsi al di sopra della legge e che nessuna situazione sia senza speranza. Per questo, il nostro lavoro di denuncia è indissolubilmente legato alle azioni per proteggere i diritti fondamentali sanciti 75 anni fa dalla Dichiarazione universale dei diritti umani.

 

IN ITALIA

La violenza contro le donne è rimasta molto diffusa e l’accesso all’aborto in alcune parti del paese non è stato garantito. Persistono preoccupazioni riguardo alla tortura. Anche il nuovo governo ha rinnovato gli accordi vergognosi con la Libia e approvato norme che limitano le attività di ricerca e soccorso in mare delle Ong.

 

IN EUROPA

 

L’invasione dell’Ucraina da parte delle forze russe ha provocato il più grande movimento di rifugiati in Europa dalla Seconda guerra mondiale. L’accoglienza è stata straordinaria, ma ha anche rivelato il razzismo insito nella politica e nella pratica di gestione delle frontiere esterne dell’Unione europea.

 

Per approfondire la situazione dei diritti umani nel mondo...

 

 

 

N. B.

Il Comitato Paul Rougeau è quasi sempre d’accordo con Amnesty International

ma alcuni suoi membri fanno eccezione per l’accesso all’aborto.

 

Questo numero è aggiornato con le informazioni disponibili fino al 31 marzo 2023

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