FOGLIO DI COLLEGAMENTO INTERNO
DEL COMITATO PAUL ROUGEAU / ELLIS(ONE) UNIT
Numero 84 - Marzo 2001
Sommario:
1) Convocazione dell'assemblea ordinaria dei soci
2) Antonio Richardson condannato a morte a sedici anni
3) Non condannate e non sarete condannati
4) La comunità europea fa arrabbiare Bush
5) Un assai discutibile amico
6) Proibire l'esecuzione dei ritardati mentali
7) Bandire l'uso della sedia elettrica
8) Riforma della commissione per le grazie del Texas
9) I test sul DNA al centro della discussione in Florida
10) Nuova richiesta d'aiuto per Kenneth Foster Jr. (no 999232)
11) Terzo incontro del gruppo di Torino
12) Presentato a Roma il libro su Derek Rocco Barnabei
13) Richiesta di corrispondenza
14) Vieni a lavorare con noi
1) CONVOCAZIONE DELL'ASSEMBLEA ORDINARIA DEI SOCI
L'Assemblea straordinaria dei soci del Comitato Paul Rougeau, inizialmente prevista per il 4 marzo 2001 e poi rinviata al 25 marzo 2001, non si e' potuta tenere a causa della ripetuta proclamazione di scioperi del personale delle ferrovie che rendeva incerta e problematica la partecipazione di soci e di simpatizzanti all'assemblea. Si e' deciso pertanto di proclamare l'Assemblea ordinaria dei soci per il 22 aprile p. v. dal momento che e' trascorso gia' circa un anno dalla precedente assemblea ordinaria.
E' convocata l'Assemblea ordinaria dei Soci del Comitato Paul Rougeau per domenica 22 aprile 2001 alle ore 9 :45'. L'Assemblea si terra' in Firenze presso la Sede del Quartiere 5 (saletta consiliare) in Via Lambruschini, 33.
L'ordine del giorno e' il seguente:
1) relazione sulle attivita' dopo l'Assemblea Ordinaria del 6 maggio 2000,
2) prosecuzione delle attivita' sul caso di Gary Graham dal 22 giugno in poi,
3) redazione di un libro su Gary Graham,
4) illustrazione ed approvazione del bilancio per il 2000,
5) definizione delle linee di attivita' del Comitato Paul Rougeau dopo l'esecuzione di Gary Graham,
6) eventuale approvazione di modifiche statutarie proposte dal Consiglio direttivo: riguardo allo scopo associativo (non piu' "patrocinio legale a distanza " bensi' " sostegno e aiuto" dei condannati detenuti nei bracci della morte) e alla composizione del Consiglio direttivo (da " 5 membri " a " 5-7 membri ").
7) eventuali dimissioni e rielezione del Consiglio direttivo,
8) relazioni e proposte dei Soci e dei Gruppi locali,
9) rapporti con le altre associazioni/gruppi e interventi di Ospiti dell'Assemblea esterni al Comitato Paul Rougeau,
10) sito Web,
11) Foglio di Collegamento,
12) campagna Rimbalzo,
13) varie ed eventuali.
Firmato: Loredana Giannini, Presidente del Consiglio Direttivo.
Avvertenze : Dalla Stazione di Firenze S. M. N. prendere il bus n. 4, scendere in via Pagnini, dopo pochi passi girare a destra, dopo altri pochi passi girare di nuovo a destra. C'e' una stradina in discesa e il cartello che indica la sede del C. Q. 5. Il termine dei lavori e' previsto per le 16:30' circa. Per avere informazioni riguardo alla partecipazione all'Assemblea, e per la prenotazione di pernottamenti a Firenze, contattare al piu' presto Loredana Giannini (tel. 055 474825 - mailto:paulrou@tin.it. In caso venga programmato uno sciopero del personale delle ferrovie per il 22 aprile - qualora non venga revocato con almeno dieci giorni di anticipo - l'assemblea dovra' essere ulteriormente rinviata; in tale eventualita' sara' bene contattare Loredana Giannini.
2) ANTONIO RICHARDSON, CONDANNATO A MORTE A SEDICI ANNI
Tra febbraio e marzo ci siamo impegnati in favore di un condannato a morte del Missouri che, se fosse stato 'giustiziato' il 7 marzo come previsto, sarebbe stato il piu' giovane (al momento del delitto) ad essere ucciso dalla ripresa delle esecuzioni nel 1977 in poi.
A partire dal 1976 negli Stati Uniti sono stati condannati a morte circa 200 imputati, tra quindicenni, sedicenni e diciassettenni al momento del delitto loro contestato. Tra di essi 16 diciassettenni e un sedicenne sono stati 'giustiziati'. Ora in Missouri vuole uccidere Antonio Richardson che aveva appena compiuto sedici anni, era un al limite del ritardo mentale e neurologicamente compromesso al momento in cui partecipo' allo stupro e all'uccisione di due giovani donne.
La pena di morte per i minorenni e' stata praticamente bandita in tutto il mondo ad eccezione degli Stati Uniti ed e' esplicitamente vietata dai trattati internazionali in materia di diritti umani, uno dei quali lega anche gli USA. Negli ultimi dieci anni gli Stati Uniti hanno 'giustiziato' piu' minorenni all'epoca del delitto che tutti gli altri paesi del mondo messi assieme. Gli altri quattro stati che continuano ad uccidere sporadicamente minorenni sono l'Iran, l'Arabia Saudita, la Nigeria e il Pakistan.
Antonio Richardson che ora ha 26 anni ha avuto una vita disgraziata. Venne al mondo in una famiglia distrutta, secondogenito di una madre che partori' in rapida successione tre figli a partire dall'eta' di sedici anni. Non conobbe mai suo padre. Analfabeta e poverissima, drogata e alcolizzata, con un'affezione ai reni, la madre non pote' occuparsi di Antonio che abbandono' per lunghi periodi. Fin dai primi giorni di scuola Antonio fu identificato come un ragazzino ai limiti del ritardo mentale, depresso e con estesi danni cerebrali, condizioni che riducevano al minimo le sue capacita' di apprendimento. L'avvocato difensore, totalmente inesperto di casi capitali, non presento' alla giuria le prove del ritardo mentale e dei danni cerebrali ne' chiamo' a testimoniare un esperto neuropsicologo che avrebbe potuto attestare come tali deficit influiscano sul pensiero, sul comportamento e sulla colpevolezza di una persona.
Il giovane si autodenuncio' immediatamente dopo il delitto, ha sempre mostrato un profondo rimorso, ha totalmente cooperato alle indagini, ha indicato gli altri tre giovanissimi perpetratori del crimine (due dei quali sono stati poi condannati a morte). Gli fu pertanto offerto di patteggiare una pena detentiva prima del processo. Un attivista per i diritti umani che ravvisava motivazioni razziste nelle accuse fatte ad Antonio, in contrasto con il parere dell'avvocato lo persuase a rigettare l'offerta e 'a portare avanti la lotta'. Ne consegui' una drastica sentenza di morte.
Conclusosi negativamente il lungo iter degli appelli, l'esecuzione di Richardson fu programmata per le ore 0:01' del 7 marzo scorso. La madre delle due ragazze uccise si e' espressa pubblicamente contro l'uccisione del reo. Avvicinandosi la data fatidica, ci sembrava impossibile che nessuno fermasse questa assurda esecuzione. Fioccavano le petizioni di Amnesty International e di numerose associazioni americane. Anche noi, sotto una tensione opprimente, abbiamo mandato i nostri appelli al Governatore del Missouri perche' intervenisse con un provvedimento di grazia. Ma nulla e' accaduto fino al pomeriggio del 6 marzo.
Quando gia' il morituro aveva consumato l'ultimo pasto rituale, si e' prodotta una serie di avvenimenti contraddittori e sconvolgenti. Ecco l'allucinante sequenza degli eventi:
1) Del tutto inaspettato giunge uno stay (ordine di sospensione dell'esecuzione) da parte della Corte federale d'Appello dell'Ottavo Circuito: gioia incontenibile del condannato;
2) immediato ricorso alla Corte Suprema federale contro lo stay da parte dell'Attorney General Jay Nixon (il ministro della giustizia del Missouri);
3) la Corte Suprema accetta il ricorso di Nixon e annulla la sospensione (2 ore e 52 minuti prima dell'esecuzione):
profondo sconforto di Richardson; 4) la Corte Suprema in una successiva decisione (1 ora e 47 minuti prima dell'esecuzione) ordina di nuovo la sospensione (in risposta ad un ricorso avanzato in extremis dall'avvocato difensore).
La massima Corte si e' in tal modo riservata di indicare quali modalita' devono essere rispettate per presentare alle giurie l'attenuante costituita dal ritardo mentale. Il caso di Richardson si e' percio' legato a quello di John Paul Penry (vedi n. 81).
Se Antonio Richardson si salvera' avra' comunque sofferto gran parte del procedimento di esecuzione, se non si salvera' dovra' ancora ripercorre, una o piu' volte, il tratto finale del suo orrendo calvario.
Durante la pausa imposta dalla Corte Suprema federale riteniamo opportuno che si continui ad inviare messaggi al Governatore del Missouri per chiedere un provvedimento di clemenza. Se la massima Corte dovesse decidere negativamente, non ci sarebbe infatti il tempo di organizzare una nuova campagna in favore del condannato.
Il seguente messaggio puo' essere fotocopiato, firmato da due o piu' persone ed inviato all'Hon. Holden, anche via Fax 001 573 7511495 (email: mailto:constit@mail.state.mo.us)
The Hon. Bob Holden
Governor of Missouri
State Capitol Building - P.O. Box 720
Jefferson City, MO 65102 (USA)
Dear Governor Holden We are writing on behalf of Antonio Richardson, convicted of rape and murder, who was 16 at the moment of the crime, facing execution in your state. Mr. Richardson was born into a broken, poverty-stricken family. As a child he was routinely abandoned for long periods by his drug addicted, alcoholic, sick, teenage mother. He never knew his father. Since his childhood, he has suffered from borderline mental retardation and brain damage, both of which significantly impair his thinking, his judgment and his impulse control, while increasing his susceptibility to the influence of others.
We cannot fail to mention that Mr. Richardson gave himself up immediately after the crime, fully cooperated with the police, and has always shown deep remorse for what he did. He was therefore offered to plea-bargain for a prison sentence; however, just before his trial, he was pressured into rejecting the offer. At the trial his counsel, who was not expert in capital cases, failed to produce evidence for Mr. Richardson's mental retardation, making a death sentence inevitable according to Missouri law. International conventions on human rights, including one that link the United States, explicitly ban the execution of juvenile offenders, which is at present provided for in only a few of the countries still maintaining the death penalty. In the case of Mr. Richardson, moreover, there exist strong extenuating circumstances. For these reasons we respectfully ask you, Governor Holden, to stop the execution of Mr. Richardson and to grant him the executive clemency.
We do assure you that in few other cases would an act of clemency be as fully, warmly and widely welcomed by the public opinion. Respectfully
Traduzione: Caro Governatore Holden, ci rivolgiamo a Lei per il caso di Antonio Richardson, riconosciuto colpevole di stupro e di omicidio, sedicenne al momento del delitto, del quale e' prevista l'esecuzione capitale nel suo stato. Richardson e' venuto al mondo in una famiglia distrutta, poverissima. Non conobbe mai suo padre. Sua madre, adolescente alcolizzata, tossicodipendente e ammalata, lo abbandonava abitualmente per lunghi periodi. Richardson soffre di danni cerebrali ed e' al limite del ritardo mentale, condizioni che compromettono le sue capacita' intellettive e di controllo degli impulsi, rendendolo al tempo stesso debole nei confronti dell'influenza altrui. Non possiamo non far presente che Richardson si autodenuncio' immediatamente dopo il delitto, ha totalmente cooperato alle indagini e ha sempre mostrato un profondo rimorso. Per questo gli fu offerto di patteggiare una pena detentiva prima del processo; tuttavia pressioni esterne lo onvinsero a rifiutare l'offerta. L'avvocato difensore, inesperto di casi capitali, manco' di presentare alla giuria le prove del ritardo mentale e dei danni cerebrali, rendendo la condanna a morte inevitabile secondo le leggi del Missouri. Le convenzioni internazionali sui diritti umani, inclusa una adottata dagli Stati Uniti, proibiscono le esecuzioni di minorenni al momento del delitto, le quali, peraltro, sono attualmente previste in solo pochi degli stati che ancora mantengono la pena di morte. Nel caso di Richardson, inoltre, esistono forti circostanze attenuanti. Per questa ragione Le chiediamo rispettosamente, Governatore Holden, di bloccare l'esecuzione di Antonio Richardson e di commutare la sua condanna capitale. Le assicuriamo che in pochi altri casi un atto di clemenza sarebbe accolto altrettanto pienamente, sentitamente e diffusamente dall'opinione pubblica.
3) NON CONDANNATE E NON SARETE CONDANNATI
L'evangelista Luca scrive in un famoso passo (cap. 6) riportando un'esortazione di Gesu' "... a voi che mi ascoltate io dico: amate i vostri nemici, fate del bene a quelli che vi odiano. Benedite quelli che vi maledicono e pregate per chi vi fa del male. A chi ti da' uno schiaffo presentagli l'altra guancia. A chi ti toglie il mantello non impedire di prendere anche la tunica. Da' a chi ti chiede e non pretendere indietro le cose che ti appartengono. Fate agli altri quello che volete sia fatto a voi.
Se voi amate solo quelli che vi amano, che merito ne avrete ? Infatti anche coloro che non pensano a Dio fanno cosi'. E se voi prestate denaro soltanto a quelli da cui sperate di riceverne, come potra' Dio essere contento di voi? Anche coloro che non pensano a Dio fanno cosi'. Voi invece amate anche i vostri nemici, fate del bene e prestate senza sperare di ricevere nulla in contraccambio: allora la vostra ricompensa sara' grande, sarete veramente figli di Dio che e' buono anche verso gli ingiusti ed i cattivi. Siate anche voi misericordiosi come il Padre vostro e' misericordioso.
Non giudicate e non sarete giudicati. Non condannati e non sarete condannati. Perdonate e vi sara' perdonato. Date e vi sara' dato: riceverete una misura buona, pigiate, scossa e stracolma. Perche' sarete misurati con la stessa misura con cui avrete misurato. (...)." Non e' proprio una lode delle spietate leggi dell'economia alla base dell'attuale ordine mondiale e delle connesse logiche della rappresaglia bellica distruttiva, delle sanzioni indiscriminate, dell'inasprimento delle pene preteso dai ricchi satolli, dei sistemi penali che abbiamo e - soprattutto - della pena di morte.
4) LA COMUNITA' EUROPEA FA ARRABBIARE BUSH
Una previsione ricorrente negli ultimi anni, da quando si e' appreso del desiderio di George W. Bush di diventare presidente degli USA, e' stata ampiamente confermata: il presidente degli Stati Uniti e' costretto a confrontarsi con il mondo civile molto di piu' di quanto non dovesse farlo il governatore del Texas.
Nel numero precedente avevamo dato notizia della richiesta fatta dal Parlamento inglese a Tony Blair di porre il problema della pena di morte all'ordine del giorno nel suo primo incontro a quattr'occhi con il neo presidente George Bush. Come sospettavamo, superiori ragioni 'strategiche' hanno avuto il sopravvento e nell'incontro svoltosi a fine febbraio - in un clima idilliaco di asserita pressoche' completa identita' di vedute - la questione della pena di morte non e' saltata fuori. Tuttavia i nodi sono venuti molto presto al pettine.
Il 6 marzo una rappresentanza dell'Unione Europea, incontrando a Washington i massimi esponenti dell'amministrazione USA, ha attaccato l'uso della pena di morte da parte dell'alleato americano, facendo arrabbiare il Presidente. Fonti della Casa Bianca hanno poi puntualizzato che le "preoccupazioni" europee per quello che gli Stati Uniti considerano un affare interno potrebbe inasprire le "relazioni transatlantiche".
L'irritazione di Bush divenuto presidente consegue alle amarezze che gli ha procurato il suo inflessibile sostegno alla pena di morte in campagna elettorale - durante la quale fu incessantemente punzecchiato dalle domande dei giornalisti europei - fino al giorno delle elezioni in cui gli arrivarono le proteste dell'ambasciatore svedese e di quello francese, nonche' del capo della delegazione europea a Washington, riguardo alla programmata esecuzione di Johnny Penry in Texas. Questa presa di posizione - comune peraltro a quella di molti leader americani e del New York Times - fu addirittura vista da alcuni esponenti repubblicani come una indebita interferenza europea nella campagna elettorale, capace di indebolire il consenso degli elettori neri, in maggioranza contrari alla pena di morte.
Durante l'incontro del 6 marzo il Ministro degli Esteri svedese signora Anna Lindh, Presidente di turno del Consiglio dell'U.E., ha affermato che ci sono "forti preoccupazioni" in Europa sull'uso della pena capitale negli USA, di rimando il Segretario di stato Colin Powell ha difeso vigorosamente la posizione americana ricordando che sulla pena di morte vi "e' un largo consenso negli USA" e d'altra parte "si tratta di una questione interna ai vari stati pur essendosi espressi entrambi i candidati alla presidenza a favore della pena di morte". Ha aggiunto che l'Unione Europea non puo' aspettarsi in futuro alcun cambiamento nella posizione americana.
Si sa che alla riunione ha partecipato anche Javier Solana, alto rappresentante europeo per la difesa e la sicurezza. Non risulta che la vecchia volpe della guerra del Kosovo abbia aperto bocca sul problema della pena capitale: forse ha ritenuto che esso rivestisse un valore strategico.
5) UN ASSAI DISCUTIBILE AMICO Ecco quello che ci scrive un socio del Comitato, un combattente per i diritti umani molto attento ed attivo, a proposito dell'articolo che apre il numero 82 (di dicembre-gennaio), intitolato "Amico avversario" e dedicato al nuovo presidente degli Stati Uniti George W. Bush. Invitiamo i lettori a rileggere l'articolo che viene qui criticato e, magari, a scriverci ancora in merito. Quale messaggio si intende lanciare, per il nuovo anno, con il titolo "Amico avversario"?! Forse, per questioni di opportunita', si intende manifestare una repentina ed irrefrenabile volonta' di adeguamento ai "nuovi tempi"? Tutto questo dopo cosi' tante ed impressionanti esecuzioni nel carcere texano di prigionieri, colpevoli od innocenti che fossero! Non credo davvero che il governatore dello "Stato della morte", per quanto riguarda i diritti civili ed umani, possa mai rimanere "folgorato sulla strada di Damasco" e mutare la propria perniciosa concezione del potere politico. Niente, attualmente, lascia presagire una tale eventualita', specie dopo lo scippo elettorale. Di conseguenza c'e' poco spazio per un dialogo costruttivo, a dire il meno. E non vi e' solo la questione dell'amministrazione della giustizia, ma tutto un insieme di scelte per la societa'. Inoltre, la passione che ci anima per realizzare un mondo piu' giusto e civile, e ancora solidale, non credo che si traduca nell'essere "amici" dei criminali, di coloro cioe' che (per necessita' o per deliberata scelta) hanno fatto della forza e della violenza l'unico scopo della propria vita. L'amicizia, probabilmente, e' un sentimento che riguarda piu' la sfera del privato dell'individuo, che l'impegno civile. Sarebbe meglio tenere in maggiore considerazione la storia e la storia della filosofia, per una questione di metodo e coerenza. Sempre che la coerenza sia tuttora considerata una virtu' da cui non prescindere nella difesa dei diritti del cittadino. A meno che non si voglia buttare alle ortiche, insieme alla Giustizia, anche la Dichiarazione dei Diritti dell'uomo, magari perche' scaturita dalla passione civile e dall'attivita' razionale dell'uomo. Ho voluto esprimere questo mio punto di vista dal momento che il discusso caso di Gary Graham risale solo a pochi mesi fa. Effettivamente, e' davvero opportuno astenersi da ogni ambiguita', poiche' e' assai difficile trovare una qualche affinita' con chi, in definitiva, fonda il proprio potere su tradizioni e concezioni che ben conosciamo in Europa. Infatti sono l'appartenenza, il sangue e il suolo, i cardini di questa nuova destra americana. Si tratta di realta' che da sole non sono assolutamente sufficienti a garantire la coesione e il fondamento di un moderno stato di diritto, e sovente finiscono per rappresentare dei falsi ed ingannevoli valori. Cosi' la trasgressione contro la gerarchia presuppone pene, a dire il meno, draconiane nei confronti di coloro che provengono dai ceti piu' umili e che non possono difendersi adeguatamente. Infatti il carattere democratico e multietnico della societa' americana non deve trarre in inganno riguardo al drammatico problema di una pesante discriminazione razziale e di una diffusa violenza nel tessuto sociale. In un simile contesto di nuovo feudalesimo, vi e' il rischio che neppure i frati amanuensi, o chi per loro, si salvino piu'. E che con loro abbia fine la stessa storia dell'umanita'. Puo' essere che risulti perfino assai problematico dichiararsi amici di personalita' che perseguono i nostri stessi fini di civilta', come ad esempio Mario Cuomo oppure Jesse Jackson, poiche' "cittadini dell'Impero", oltre che cittadini del mondo. Cio' non toglie che e' proprio con costoro, depositari di una indiscutibile tradizione progressista di emancipazione dell'individuo e delle classi subalterne, che si deve ricercare un'intesa di programmi ed un cammino comune, nonostante l'opportunismo di buona parte dei vertici dell'apparato democratico. Allo stato attuale la nuova amministrazione repubblicana, davvero non legittimata dal responso elettorale, non sembra aver cambiato rotta, ne' sembra aver preso in alcuna considerazione l'impegno etico ed anche il pragmatismo di repubblicani quali il Governatore dell'Illinois, George Ryan. Modestamente credo che possa essere molto improbabile che un “avversario” che deliberatamente usa il proprio potere politico per uccidere, e che in questo modo è fautore di una pessima “ideologia” a tutela del privilegio, debba mai diventare un interlocutore affidabile, e nel tempo, un possibile “amico”.
6) PROIBIRE L’ESECUZIONE DEI RITARDATI MENTALI
I sondaggi di opinione negli Stati Uniti rivelano che il pubblico in larga maggioranza ritiene ormai che sia ingiusto ed anche incivile ‘giustiziare’ i ritardati mentali, pur nel perdurare di un moderato favore per la pena di morte.
La proibizione di infliggere la pena capitale ai ritardati mentali – come ogni altra limitazione e riforma di un sistema anacronistico e traballante - rischia però di intaccare l’ideologia della pena di morte nel suo complesso e ciò spiega le resistenze delle forze più conservatrici all’introduzione di leggi che esentino dalle sentenze di morte coloro che hanno un basso coefficiente intellettivo. In numerosi stati si stanno tuttavia aprendo brecce in tali resistenze. Ad esempio in Nevada il Governatore ha sospeso all’ultimo momento l’esecuzione di un condannato portatore di un handicap mentale convocando la Commissione delle grazie per discutere il suo caso l’11 aprile p. v.
Proprio negli stati violentemente forcaioli in cui di recente due ritardati mentali hanno conseguito in extremis una miracolosa sospensione dell’esecuzione, il Texas di John Paul Penry e il Missouri di Antonio Richardson, sono in corso di approvazione leggi che escludono dalla pena di morte i minorati mentali. In precedenza in questi stati analoghe proposte di legge erano fallite. Nonostante il riapparire di forti ed esplicite resistenze, sembra che ora il Texas e il Missouri si potranno finalmente allineare agli altri 13 stati che non consentono di giustiziare i minorati mentali. Non è detto che queste leggi riusciranno a salvare Jonny ed Antonio, per i quali si vogliono comunque introdurre eccezioni, ma è certo che esse faranno compiere un passo nella direzione giusta, quella dell’abolizione della pena di morte. In Texas il 6 marzo, dopo una discussione pubblica, una legge che esonera i minorati mentali dalla pena di morte ha avuto all’unanimità l’approvazione preliminare in Commissione giustizia ed ha cominciato il suo iter parlamentare.
Si tratta di uno dei passi in avanti favoriti dal nuovo governatore Perry preoccupato della cattiva fama guadagnata dal Texas sotto la precedente amministrazione. La nuova legge consentirà alle giurie di determinare, in base ad una storia documentata, se un imputato di reato capitale è da considerarsi ritardato mentale. In caso affermativo, l’opzione della pena di morte cadrà e rimarrà valida l’altra alternativa prevista nei casi capitali: la condanna a vita con possibilità di liberazione sulla parola non prima di 40 anni.
Una legge analoga a quella del Texas, più tormentata e complicata da compromessi, si sta facendo strada in Missouri. Dopo una serrata discussione è stata approvata dal Senato il 7 marzo. La Conferenza episcopale cattolica l’ha definita “un vero e proprio sfondamento.” Il Governatore Holden è molto freddo anche se ufficialmente favorevole alla legge. Egli il giorno prima si era rifiutato di intervenire per fermare l’esecuzione di Antonio Richardson (cosa che invece avrebbe probabilmente fatto il suo defunto predecessore Carnahan).
La legge del Missouri definisce il ritardo mentale come funzionamento mentale significativamente inferiore alla norma, con continue e estese deficienze in almeno due comportamenti adattivi (ad esempio utilizzare la moneta o scegliere il luogo in cui vivere). Con questa legge, l’accusa e la difesa dovranno concordare sul ritardo mentale prima dell’inizio del processo, in caso di disaccordo un giudice o la giuria decideranno nell’ultima fase del procedimento, quella in cui viene irrogata la pena.
In questo fermento foriero di positivi sviluppi si inseriscono però gli sforzi poderosi delle forze più conservatrici che appaiono intenzionate - pur consapevoli della necessità di un ripiegamento a breve scadenza - a fare almeno qualche altra vittima. Cominciando da Johnny Penry sul cui caso il 27 marzo, in udienza presso la Corte suprema federale, gli avvocati della difesa si scontreranno con la pubblica accusa del Texas tutt’altro che rinunciataria, disposta ad usare qualsiasi espediente per averla vinta.
7) BANDIRE L'USO DELLA SEDIA ELETTRICA
Nello scorso anno 2000, sulle 85 esecuzioni effettuate negli Stati Uniti, 80 sono state fatte con il metodo dell'iniezione letale e solo 5 con la sedia elettrica. In questo anno 2001 tutte e 19 le esecuzioni portate a termine finora sono state effettuate con l'iniezione letale. Se non si verifichera' nel corso dell'anno nessuna esecuzione con la sedia elettrica, questo mezzo di esecuzione sparira' definitivamente dalla faccia della Terra.
I sostenitori della pena di morte osservano giustamente che consentire la messa al bando della sedia elettrica, in quanto mezzo di esecuzione crudele e quindi incostituzionale, significa arretrare da uno dei capisaldi su cui si fonda l'ideologia della pena capitale negli Stati Uniti. In effetti, se viene considerato disumano e abominevole un mezzo di esecuzione che per quasi un secolo e' stato l'emblema di una giustizia efficiente e tecnologica, cio' americana, il passo per considerare inumana e riprovevole la pena di morte in se' diventa breve.
Con trepidazione seguiamo percio' le schermaglie che avvengono in questi mesi in Georgia a proposito delle programmate - e finora sempre bloccate - uccisioni sulla sedia elettrica di un gruppo 'residuale' di 129 ospiti del braccio della morte. Costoro infatti non possono usufruire retroattivamente di una legge che prescrive l'iniezione letale per coloro che vengono condannati a morte dal 1° maggio 2000 in poi (v. n. 82 pag. 5).
Il 21 marzo la Corte suprema della Georgia, con una maggioranza di 4 a 3, ha ordinato uno 'stay' dell'esecuzione di Jose Martinez High, condannato a morte per un omicidio di gruppo compiuto ventiquattro anni orsono all'eta' di 18 anni. Si tratta della terza decisione di questo tipo presa a stretta maggioranza dopo l'introduzione dell'iniezione letale.
Il parlamentare repubblicano Warren Massey che si era prenotato per assistere ad una delle elettrocuzioni poi sospese, ha dichiarato di sperare che la sedia elettrica non sia tanto presto rimpiazzata dall'iniezione letale, "bisogna tener conto che la pena di morte non e' solo una punizione ma anche un deterrente - ha detto Massey - io personalmente ritengo che la ghigliottina sarebbe molto piu' di un deterrente."
La Corte suprema della Georgia aveva fatto conoscere l'intenzione di pronunciarsi prima o poi sulla liceita' costituzionale della sedia elettrica (v. n. 81 pag. 7) ma aveva anche suggerito ai difensori dei condannati di fornire 'prove' della crudelta' dell'elettrocuzione. Alcuni dei numerosi ricorsi tendenti ad ottenere la ripresa video di un'esecuzione con la sedia elettrica da sottoporre alla Corte hanno infine avuto successo nelle corti minori. Tuttavia gli abolizionisti sperano che questa 'esecuzione di prova' non venga mai eseguita. In effetti il ripetersi di ordini di sospensione da parte della Corte suprema fa sperare in un esito positivo a breve scadenza della controversia.
La fine della storia della sedia elettrica in Georgia sara' plausibilmente seguita dalla rinuncia al vecchio strumento di morte da parte degli ultimi due stati che la prevedono, l'Alabama e il Nebraska, nei quali e' in corso una controversia civile, politica e legale del tutto simile a quella della Georgia.
Prende dunque sempre piu' forza la nostra ipotesi che negli Stati Uniti dall'anno in corso si registreranno soltanto esecuzioni con l'iniezione letale.
8) RIFORMA DELLA COMMISSIONE PER LE GRAZIE DEL TEXAS
Oggetto tradizionale dello sgomento ed anche dell'ilarita' generale in campo abolizionista e non solo, e' il modo di lavorare del Texas Board of Pardons nd Paroles (Commissione per le Grazie e per la Liberta' sulla Parola del Texas) che ha, fra i suoi ben remunerati compiti, anche quello di esaminare le domande di grazia e di proporre al Governatore la 'clemenza esecutiva' nei riguardi dei condannati a morte. I diciotto membri del Board infatti non hanno mai sentito la necessita' di riunirsi per discutere le domande di grazia dei morituri e si limitano a concordare via fax il sistematico diniego di ogni prospettiva di pieta'. Il Board non e' neanche tenuto a motivare le sue mortifere decisioni, e non lo fa.
Ricorsi legali a tutti i livelli sono stati fatti contro il modus operandi del Texas Board, tra di essi ne ricordiamo uno famoso di Gary Graham nel 1993 e uno, che ha avuto risonanza internazionale nel 1999, avanzato dal cittadino canadese Joseph Stanley Folder. Dopo alcune controversie ed incertezze tutti questi ricorsi sono stati sempre respinti dalle Corti (e i condannati sempre 'giustiziati').
L'onda sollevata del nuovo Governatore Rick Penry, che ha messo in discussione tutti gli aspetti del sistema criminale dello stato e in particolare quelli che attengono la pena capitale, non poteva non investire anche il Board. Il 6 marzo e' stato infatti avviato dal deputato repubblicano Glen Lewis l'iter di una proposta di legge che richiede al Board di riunirsi fisicamente e pubblicamente per prendere le proprie decisioni. "Il Governo deve operare apertamente in una libera societa'" ha affermato Lewis.
L'ufficio di controllo delle spese statali ha obiettato che se approvata questa legge potrebbe avere come conseguenza una improvvisa diminuzione delle liberazioni sulla parola e un costo per le pubbliche finanze - gia' sovraccariche per le numerose iniziative della nuova amministrazione - di 57 milioni di dollari.
William "Rusty" Hubbard, vice presidente della famigerata associazione Justice for All, ha dal canto suo affermato che il sistema attuale funziona bene e che non deve essere cambiato. A suo avviso, rendendo pubbliche le udienze del Bord si violerebbe la privacy dei familiari delle vittime del crimine (che inviano messaggi al Board invitandolo a respingere le domande di grazia dei condannati a morte) e aggiunge che il Board deve conservare una grande discrezionalita' nel concedere le grazie (in realta' non ne concede mai, n.d.r). "La clemenza non e' un diritto" ha sentenziato Hubbard.
Un sondaggio di opinioni effettuato nel settembre scorso ha invece rivelato che la maggioranza dei cittadini del Texas sarebbe favorevole a pubbliche udienze del Board per trattare le richieste di grazia nei casi capitali.
9) I TEST SUL DNA AL CENTRO DELLA DISCUSSIONE IN FLORIDA
L'ingresso delle piu' avanzate tecnologie nei vari aspetti della vita civile ha sempre il suo fascino, specialmente negli Stati Uniti d'America paese leader della ricerca tecnico-scientifica. In questo momento e' vista con favore dal pubblico americano la possibilita' di adottare su larga scala i nuovi accuratissimi test del DNA per dirimere i casi criminali, in primo luogo quelli capitali.
Per compiacere il pubblico, a parole i Governatori si dicono favorevoli all'introduzione di leggi che prevedano l'uso giudiziario dei test del DNA ma i loro comportamenti non sono sempre coerenti con le loro dichiarazioni ad effetto. E' questo il caso del governatore della Florida Jeb Bush.
E' logico infatti che una tecnica suscettibile di intralciare il ben rodato meccanismo delle esecuzioni - dimostrando l'innocenza di alcuni condannati o semplicemente ritardando gli 'omicidi di stato' - incontri le resistenze palesi o latenti dei sostenitori dell'ideologia della pena di morte.
L'anno scorso la Florida, soprattutto per l'impegno personale di Jeb Bush, afflitto di un complesso di inferiorita' nei riguardi di suo fratello George, grande 'boia' del Texas, era riuscita a far approvare l'Atto di riforma della Pena di morte con lo scopo di ridurre drasticamente le possibilita' di avanzare ricorsi da parte dei condannati e di accelerare le esecuzioni. Nella sua foga patibolare il cattolico governatore repubblicano si era anche scontrato pesantemente con la Corte Suprema della Florida, a maggioranza democratica.
Ora i sostenitori della pena capitale in Florida vedono con perplessita' avanzare una proposta di legge che concedera' ai criminali gia' condannati (sia a morte che ad una pena detentiva) due anni di tempo per chiedere un test del DNA che possa dimostrare la loro innocenza. La legge a dir la verita' non sembra avere una strada completamente in discesa davanti a se' ma questo e' un momento particolarmente favorevole per la sua approvazione. Ha avuto infatti una grande risonanza in Florida il riconoscimento post mortem, in seguito ad un test del DNA, dell'innocenza di tale Frank Lee Smith. Questi aveva passato 14 anni nel braccio della morte soccombendo alla fine per un cancro.
Una serrata discussione si e' scatenata sulla proposta di interdire l'accesso al test del DNA a coloro che si dichiararono colpevoli al momento del processo. In particolare i pubblici accusatori vogliono introdurre questa limitazione ben sapendo che molti imputati si dichiarano colpevoli per non essendolo, e molto spesso lo fanno contrattando con l'accusa una riduzione della pena richiesta.
Gli stati di New York, dell'Illinois e della California hanno leggi che assicurano il diritto al test del DNA. In Texas una legge del genere, per quanto restrittiva, e' stata approvata dal parlamento e verra' presto promulgata. In molti stati - inclusa la Florida - attualmente e' il governatore che puo' concedere il test. In genere pero' l'intervento del governatore dipende fortemente da considerazioni politiche e l'attitudine delle amministrazioni e' quella di preservare il piu' possibile la fiducia del pubblico nel sistema della pena di morte, fiducia che viene intaccata dalla liberazione di condannati risultati innocenti.
10) NUOVA RICHIESTA D'AIUTO PER KENNETH FOSTER JR. ( no. 999232)
Il socio Paolo Scanabucci ci ripropone il caso di un condannato a morte suo corrispondete, probabilmente vittima di un grave ingiustizia, che cerca il sostegno necessario per rovesciare la sua posizione giudiziaria, compromessa dai pregiudizi razziali e dalla 'voglia di forca' del Texas.
Kennet Eugene Foster Jr. e' un giovane di colore entrato nel braccio della morte del Texas nel 1997. Ora ha 25 anni. Prima di essere arrestato si stava specializzando in sociologia presso il College St. Philip a San Antonio. Con l'intento di avvicinare e recuperare i ragazzi di strada aveva aperto un'attivita' in campo musicale dandogli il titolo significativo di "Trials and Tribulations".
Kenneth racconta che una sera insieme ad altri tre giovani conosciuti in sala di registrazione usci' per fare un giro in auto. I quattro notarono una ragazza piuttosto attraente, in compagnia del suo amante, figlio di un notissimo avvocato di Austin. Kenneth, che era alla guida, arresto' la vettura e fece scendere uno dei suoi compagni. Costui comincio' a parlare con la ragazza, suscitando la gelosia dell'accompagnatore. Improvvisamente scatto' la tragedia: l'amico di Kenneth fece fuoco, a suo dire per legittima difesa, contro l'altro giovane che rimane ucciso.
Secondo Kenneth la polizia per compiacere il padre della vittima, assetato di vendetta, avrebbe montato l'accusa di omicidio per tentata rapina, indicando addirittura in Kenneth il mandante Se le cose sono andate come afferma Kenneth, la grave ingiustizia della sua condanna a morte dovrebbe essere facilmente riparata. In effetti e' assurdo che Kenneth Foster sia stato condannato a morte pur essendo certo che quando accadde la tragedia si trovava a 25 metri dal luogo del delitto, seduto nella sua vettura. Sembra che anche l'attuale avvocatessa di Kenneth sia sostanzialmente ottimista. Occorre pero' l'apporto di un buon detective che costa almeno 15 mila dollari. Paolo Scanabucci invita di nuovo caldamente i lettori a mettersi in contatto con lui per aiutare in tutti i modi possibili il suo amico.
Contattate Paolo Scanabucci,
Via Esino, 145/C
60020 Torrette di Ancona (AN)
- tel. 071 883465.
Offerte per le investigazioni in favore di Kenneth si possono versare sul c. c. postale 45648003 intestato al Comitato Paul Rougeau
- Viale Pubblico Passeggio, 46
29100 Piacenza,
specificando chiaramente la causale "pro Kenneth Foster Jr."
11) TERZO INCONTRO DEL GRUPPO DI TORINO
Il 18 febbraio 2001 si e' incontrato per la terza volta il "Gruppo Torino", riportiamo qui di seguito una sintesi del verbale della riunione redatto da Grazia Guaschino.
Partecipano: Irene D'Amico, Grazia Guaschino, Secondo Mosso, Enrico Peyretti, Nadia Tiziani. Lo sciopero delle FS e ragioni personali non hanno permesso agli altri amici di essere presenti. Innanzitutto Nadia rende noto di avere pronti numerosi indirizzi (soprattutto e-mail) di personaggi italiani dello spettacolo e della musica famosi nel mondo. Vengono abbozzate pertanto due versioni di una lettera, da indirizzare rispettivamente ai VIP o ai loro "Fans' Club".
Nella lettera ci presentiamo come organizzazione abolizionista e chiediamo alle persone interpellate di esprimersi pubblicamente per l'abolizione della pena di morte. Grazia distribuisce il testo di una petizione per il Governatore del Missouri con la richiesta di clemenza esecutiva per Antonio Richardson, la cui esecuzione e' fissata per il 7 marzo p. v. I presenti raccoglieranno quante piu' firme possibile e, entro una settimana, spediranno il tutto direttamente al Governatore. Viene inviato per e-mail il testo della petizione anche ai membri del gruppo che non sono presenti. Grazia parla del libro "Who owns death?" e si valuta la probabilita' di vedere in un futuro relativamente prossimo l'abolizione della pena di morte in America. I pareri sono piu' o meno pessimistici, ma la conclusione e' che comunque ci si debba continuare ad opporre con tutte le nostre energie, se non altro per vincere qualche battaglia su singoli casi. Si esamina il prototipo di maglietta che Secondo e' riuscito a farsi stampare dalla Ditta Serisi'.
Siccome questa ditta ha chiesto un prezzo piu' elevato per produrre le magliette di quello pattuito all'inizio della trattativa, Secondo ha trovato una nuova ditta che stampa a prezzi piu' contenuti. Si decide di affidare a quest'ultima la produzione delle magliette. E' probabile che le magliette saranno pronte entro la data prevista per l'assemblea dei soci a Firenze. Secondo mostra gli adesivi che ha fatto stampare per il Comitato. Piacciono tutti.
Si affrontata infine il tema del libro su Gary e si decide di proporre di dargli la seguente impostazione:
* Presentazione redatta da un personaggio del mondo della cultura.
* Biografia introduttiva di Gary Graham.
* Stralci del materiale legale relativo al suo caso. * Brani delle sue lettere.
* Dichiarazioni del suo avvocato e dell'investigatore.
* Dichiarazione (se sara' ottenibile) di James Ellroy, l'autore americano che ha narrato in modo vivido le vicende del caso di Gary per la rivista GQ.
* Inserite qua e la' tra le pagine: fotocopie di articoli di giornale e fotografie (per es. di Gary, della Terrell Unit, della tomba di Gary, ecc.).
* Considerazione conclusiva sulle motivazioni della pena di morte, vista come postumo dei linciaggi.
Enrico Peyretti ricorda le idee di Rene' Girard, che spiegava l'origine della violenza con la rivalita' verso lo stesso oggetto, per imitazione; un fenomeno, questo, che costituiva un pericolo per il gruppo sociale: tale pericolo veniva (e viene tuttora) esorcizzato col meccanismo del capro espiatorio, un elemento debole, sul quale il gruppo sociale scarica la violenza repressa del gruppo stesso (retaggio derivante dai nostri antenati Primati).
Tra i vari suggerimenti, vi e' quello di essere obiettivi sulla figura di Gary (non deve essere dipinto come un santo) e di non offendere la mentalita' del popolo americano, che e', in linea di principio, il destinatario della pubblicazione. Enrico prospetta la necessita' un unico revisore di tutto il testo (quando i vari elementi dovranno essere "fusi" insieme). Si prospetta l'eventualita' di contattare il giornalista che ha avuto in visione per diversi mesi il materiale legale, al fine di conoscere le sue intenzioni (se, ad esempio, questi avesse in programma la stesura di un libro sul caso, sarebbe inutile metterci in concorrenza, semmai si tratterebbe di collaborare fornendo eventualmente il materiale a nostra disposizione, come le lettere di Gary e gli articoli di giornali italiani sul caso).
Irene e Grazia decidono di dividersi le fotocopie delle lettere di Gary e della documentazione inviata da Paolo Cifariello, con l'intento di ricavarne tutti i possibili spunti per il libro. Avendo esaurito gli argomenti oggetto della riunione del Comitato Paul Rougeau, Grazia presenta l'associazione "Medici contro la Tortura" che a Roma si occupa della riabilitazione psicofisica delle vittime di tortura. La pena di morte non e' altro che la tortura portata alle sue estreme conseguenze, quindi non e' fuori luogo trattare anche tale questione. Grazia propone di divulgare il piu' possibile il problema della tortura, perche' l'argomento e' spesso istintivamente rifiutato dalla gente e l'ignoranza o l'indifferenza in materia sono tra le migliori garanzie di impunita' dei torturatori.
12) PRESENTATO A ROMA IL LIBRO SU DEREK ROCCO BARNABEI
Il 22 marzo in Roma presso la Sala del Cenacolo nella Camera dei Deputati e' stato presentato al pubblico e alla stampa un libro di notevole interesse sulla vicenda di Derek Rocco Barnabei 'giustiziato' in Virginia il 14 settembre scorso.
L'eccezionale mobilitazione che si e' creata in Italia in favore di Barnabei, in parte motivata dalla fiducia in una sua possibile innocenza, ma soprattutto basata su profondi rapporti umani, pur non essendo riuscita a fermare la macchina omicida che aveva ghermito un uomo giovane e pieno di vita, ha dato un senso positivo ad una irrimediabile tragedia e ha fatto conoscere a tanti una persona eccezionale quale era Derek.
Questo libro amaro ma non disperato prolunga ed espande il robusto contributo dato da Derek Rocco Barnabei e dai suoi sostenitori alla causa abolizionista.
La prima parte del libro e' la ricostruzione avvincente e documentata - fatta dalla penna lieve ed incisiva di Patrizia Mintz - della terribile vicenda di morte cominciata il 22 settembre 1993 con lo stupro e la barbara uccisione di una studentessa diciassettenne. E conclusasi il 14 settembre 2000 con l'agghiacciante assassinio per mano dello stato di Derek. Nella seconda parte e' contenuto il drammatico diario scritto da Derek nel braccio della morte ed alcune sue lettere e poesie affidati a Luca Dini poco prima dell'esecuzione.
Ne hanno parlato Patrizia Mintz e Luca Dini, giornalisti italiani amici e confidenti del giovane condannato, Fabrizio Vigni, deputato diessino amico e sostenitore di 'Rocco', Alfredo Biondi, avvocato penalista e Vice Presidente della Camera, Mario Marazziti, giornalista ed esponente della Comunita' di Sant'Egidio e Jane Barnabei, madre di Derek. I relatori hanno ricordato la sensibilita' e la simpatia, la vitalita' e la disperazione di Barnabei, gli incalzanti avvenimenti degli ultimi due anni di vita del condannato, l'opposizione frontale dell'opinione pubblica e di eminenti personalita' del nostro Paese alla sua esecuzione, gli appelli del Papa e dell'Unione Europea, i tenaci legami di amicizia che si sono stabiliti tra Rocco e le persone che lo hanno sostenuto, e tra gli stessi sostenitori, ed hanno riecheggiato il messaggio abolizionista lanciato dal condannato al di la' della propria morte. "... e la lotta continua" sta scritto sulla tomba di Derek.
Nonostante la profondita' del mistero della morte che vi si riflette e la notevole ricchezza di informazioni che trasmette, questo libro complesso si legge volentieri e tutto d'un fiato. Lo consigliamo ai nostri lettori.
Patrizia Mitz
"Io sono il mare - Cronaca della morte annunciata di Derek Rocco Barnabei"
Alsaba Edizioni (mailto:alsabamm@tin.it)
- Siena 2001 - pagine 239,
lire 25000.
13) RICHIESTA DI CORRISPONDENZA
Ci scrive Simonetta Guaglione, socia del Comitato e di Amnesty International, che corrisponde da qualche mese con Lionell G. Rodriguez, detenuto nel braccio della morte del Texas: "Lionell nella sua ultima lettera mi ha inviato il nominativo di un amico anche lui condannato a morte e rinchiuso nella Terrell Unit.
Si tratta di Rodolfo Hernandez, che ha 52 anni e si trova nel braccio della morte dal 1985. Rodolfo ha chiesto a Lionell di aiutarlo a trovare qualcuno che sia disposto a corrispondere con lui."
Scrivete dunque a: Rodolfo Hernandez, # 000807
Terrell Unit - 12002
FM 350 South
Livingston, TX 77351 (USA).
14) VIENI A LAVORARE CON NOI
A.A. Abbiamo bisogno di te! Cerchiamo amici con cui lavorare per il nostro sito Web, per le traduzioni. Occorre qualcuno che si incarichi di tenere i rapporti con i soci, di mandare avanti i libri in corso di pubblicazione, di produrre magliette e materiale promozionale, di organizzare campagne e azioni urgenti, di occuparsi della raccolta fondi ecc. ecc.
Vuoi diventare un socio ATTIVO facente parte dello staff del Comitato Paul Rougeau? Vuoi assumerti la responsabilita' di uno dei compiti svolti dalla nostra associazione? Faccelo sapere scrivendo al nostro indirizzo postale o alla nostra casella email. Chiunque puo' dare un contributo alle attivita' del Comitato se decide di dedicarvi una quota - piccola o grande - del proprio tempo. Se hai mezzi o capacita' particolari - per esempio una qualche conoscenza dell'inglese - l'aiuto potra' essere piu' specifico.
Se vivi a Firenze, Torino, Roma, Napoli, Bologna o Piacenza potrai venire a far parte di un gruppo di persone che ogni tanto si riuniscono per programmare il lavoro e prendere lo slancio. Anche se abiti in un paesino sperduto, specie se possiedi un computer collegato a Internet, potrai lavorare con noi!
15) ADERITE E FATE ADERIRE AL COMITATO !!!
Il Comitato Paul Rougeau riesce ad organizzare iniziative e a raccogliere fondi solo grazie all'azione dei suoi aderenti. Le spese del comitato vengono pagate con le adesioni di ciascuno di noi. Per continuare a lavorare servono quindi NUOVI ADERENTI.
Le quote annuali sono le seguenti:
Socio Ordinario Lit. 40.000
Socio Sostenitore Lit. 80.000
Socio Giovanile (fino a 18 anni o a 26
anni se studente) Lit. 25.000
Abbonamento al solo bollettino (non soci) Lit. 24.000
N. B. I soci in regola con la quota annuale hanno diritto alla ricezione gratuita del Foglio di collegamento. L'edizione email del bollettino e' gratuita per tutti, richiedetela a: mailto:bolcpr@libero.it/
Le quote associative devono essere versate sul c.c.p. n. 45648003, intestato a: Comitato Paul Rougeau, Viale Pubblico Passeggio 46, 29100 Piacenza, specificando la causale e comunicando il proprio numero di telefono, e, se posseduti, il numero di fax e l'indirizzo email. Responsabile dei contatti con i soci e' Loredana Giannini (Tel. 055 474825).
Per contattarci potete scrivere a: Comitato Paul Rougeau C.P. 11035, 00141 Roma Montesacro.
Dalla redazione: il Foglio di collegamento di norma viene spedito il 20 di ogni mese e viene compilato nei giorni fra il 10 e il 19. Pertanto chi vuole far pubblicare appelli, notizie, comu-nicati, iniziative, lettere o riflessioni personali deve far pervenire i testi in tempo utile a un membro del Consiglio Direttivo o, preferibilmente, inviare un mail a prougeau@tin.it
Questo numero è stato chiuso il 9 febbraio 2001.