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FOGLIO  DI COLLEGAMENTO  INTERNO

 

DEL COMITATO PAUL ROUGEAU

 

Numero 303  -  Febbraio 2023 (*)

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Sayfullo Saipov

SOMMARIO:

 

1) Wesley Ruiz messo a morte in Texas tra aspre polemiche riguardo all’uso di sostanze letali scadute

2) Il Missouri uccide Leonard ‘Raheem’ Taylor forse innocente

3) Lamar Johnson, innocente, rilasciato in Missouri dopo 28 anni di carcere

4) Risarcite le persone condannate ingiustamente in Missouri?

5) Messo a morte in Florida Donald Dillbeck reo di un omicidio commesso nel 1990

6) Pena di morte a livello federale per Sayfullo Saipov

7) I nostri piccoli momenti di gioia di Federica Massoli

8) Amnistia in Iran per mascherare la continuazione della strag

1) WESLEY RUIZ MESSO A MORTE IN TEXAS TRA ASPRE POLEMICHE

RIGUARDO ALL’USO DI SOSTANZE LETALI SCADUTE

 

Dopo essersi scusato con il poliziotto che uccise nel 2007 e la famiglia di lui, dopo aver ringraziato i suoi sostenitori e salutato i propri familiari, Wesley Ruiz ha affrontato serenamente la morte. Le aspre polemiche sull’uso di sostanze letali scadute da parte del Texas si sono rivelate infondate dopo che il The Texas Tribune ha scoperto che lo stato ha acquistato nuovi farmaci il 5 gennaio u. s.

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Wesley Ruiz

La sera di mercoledì 1° febbraio il Texas ha messo a morte il quarantatreenne Wesley Ruiz nonostante le polemiche in corso riguardo all'uso di farmaci letali ben oltre le loro date di scadenza.

Ruiz fu condannato a morte a luglio del 2008 per aver sparato il 23 marzo 2007 al capo della polizia di Dallas, Mark Nix, che lo aveva inseguito in auto. L'auto di Ruiz finì fuori strada, Nix la raggiunse di corsa e iniziò a rompere un finestrino dell’auto con il manganello. Ruiz gli sparò al petto attraverso il finestrino.

“Vorrei scusarmi con Mark e la famiglia Nix. Spero che questo possa chiudere il vostro dolore. Voglio dire alla mia famiglia e ai miei amici in tutto il mondo grazie per avermi sostenuto. Ai miei figli, continuate a camminare e a rendermi orgoglioso di voi, non preoccupatevi per me, starò bene”, ha detto Ruiz nella sua dichiarazione finale. È morto alle 18:41.

Ruiz e altri condannati hanno sostenuto che al sistema carcerario statale non dovrebbe essere permesso di continuare a estendere le date di scadenza dei farmaci usati per le esecuzioni, che l'uso di droghe scadute viola il divieto della Costituzione degli Stati Uniti delle punizioni crudeli o insolite.

Con il diminuire delle case farmaceutiche disposte a produrre farmaci per le esecuzioni, il TDCJ (Dipartimento di Giustizia Penale del Texas) ha esteso le date di scadenza del pentobarbital in suo possesso, l'unico farmaco utilizzato nelle esecuzioni.

Nell'attuale contenzioso, le corti del Texas hanno rifiutato di fermare l’esecuzione di Robert Fratta che è stato giustiziato il 10 gennaio u. s. (1).

In seguito, il giornale The Texas Tribune ha scoperto che la prigione ha ricevuto otto nuove dosi di pentobarbital il 5 gennaio, cinque giorni prima dell'esecuzione di Fratta.

“Il TDCJ sapeva di avere altre sostanze chimiche da utilizzare nell'esecuzione - e in realtà ha usato quelle sostanze chimiche – ma il TDCJ ha nascosto tali informazioni, portando tutti, incluso il pubblico, a credere che avessero solo sostanze che provocano dolore”, ha detto Tivon Schardl, avvocato difensore di Fratta.

La portavoce del TDCJ Amanda Hernandez non ha spiegato perché l'agenzia e l'ufficio del procuratore generale del Texas non abbiano reso noto l’utilizzo dei nuovi farmaci e smentito la convinzione che il TDCJ avesse solo i vecchi farmaci.

“Vogliamo essere in grado di continuare ad avere la possibilità di utilizzare uno qualsiasi dei farmaci in nostro possesso perché crediamo che siano ancora tutti utilizzabili nelle esecuzioni”, ha detto la Hernandez al The Texas Tribune.

Il Texas ha respinto le critiche dicendo che le esecuzioni effettuate utilizzando tali farmaci in genere procedono senza alcun dolore e che le normative statali per l’uso dei farmaci non devono applicarsi alle esecuzioni.

Ruiz aveva chiesto di fermare la sua esecuzione a causa della discussione in atto sui farmaci letali. La corte ha respinto la sua richiesta il 31 gennaio.

Ruiz è il 2° detenuto messo a morte quest'anno in Texas e il 580° da quando il Texas ha riattivato la pena capitale il 7 dicembre 1982. Ruiz è stato il 62° condannato messo a morte da quando Greg Abbott è diventato governatore del Texas nel 2015, nonché il 4° giustiziato quest'anno negli Stati Uniti e il 1.382° da quando esecuzioni sono ricominciate negli Stati Uniti il 17 gennaio 1977.

___________

(1) Vedi n. 302

2) IL MISSOURI UCCIDE LEONARD ‘RAHEEM’ TAYLOR FORSE INNOCENTE

 

La pena di morte dovrebbe essere abolita ovunque anche perché rende irreversibili gli errori giudiziari.

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Leonard “Raheem” Taylor

Il 26 novembre 2004 il trentanovenne Leonard Taylor lasciò il Missouri e volò in California per incontrare una delle sue figlie. Otto giorni dopo la sua partenza, furono trovati in Missouri, nella casa in cui avevano vissuto con Leonard, i corpi senza vita di Rowe Conley e dei suoi figli Alexus, di 10 anni, Acqreya, di 6 anni, e Tyrese, di 5 anni.

Le autopsie inizialmente indicarono che gli omicidi erano avvenuti da 2 a 3 giorni prima del ritrovamento dei corpi, il che eliminava la possibilità che Taylor fosse l'assassino.

Ma al processo, il medico legale della contea di St. Louis, Phillip Burch, disse ai giurati che la temperatura in casa era stata molto bassa, cosa che poteva portare al cambiamento dell’epoca stimata della morte. Gli omicidi potevano essere avvenuti da 2 a 3 settimane prima che i corpi fossero scoperti, quando Taylor sarebbe stato ancora in città.

Durante il processo, fu dimostrato che il sangue sugli occhiali da sole e nell'auto di Taylor era coerente con il profilo del DNA della Rowe. Un testimone affermò di aver visto Taylor gettare la possibile arma del delitto sulla scena, che corrispondeva al calibro dei proiettili usati negli omicidi.

Proiettili dello stesso calibro furono successivamente trovati anche nell'auto di Taylor.

Una caccia all'uomo a livello nazionale portò le autorità a trovare Taylor nascosto sul fondo di un'auto dopo che aveva lasciato la casa di un'altra ragazza nel Kentucky. Fu arrestato 4 giorni dopo la scoperta dei corpi.

I pubblici ministeri si basarono anche sulle informazioni di Perry Taylor, fratello di Leonard, che disse alla polizia che suo fratello aveva confessato gli omicidi. Perry Taylor però ritrattò la sua dichiarazione al processo. Successivamente si scoprì che le tattiche utilizzate dalla polizia durante l'interrogatorio di Perry Taylor “furono estremamente coercitive” e note per produrre dichiarazioni false. Anche la figlia tredicenne di Taylor, che il padre era andato a trovare in California, testimoniò di aver parlato al telefono con una delle vittime mentre il padre era già lì da lei. La sua testimonianza non fu creduta e Taylor fu condannato a morte nel 2008 per questo quadruplice omicidio. Da allora egli sostenne sempre la sua innocenza e la totale estraneità agli eventi. Perse però ogni appello successivo e infine gli fu fissata la data di esecuzione per il 7 febbraio scorso.

In un ultimo tentativo di salvarlo, il 2 febbraio avvocati appartenenti al Midwest Innocence Project, l’Innocence Project e Philips Black hanno inviato al governatore del Missouri Mike Parson la richiesta di sospendere l'esecuzione di Leonard Taylor e nominare una commissione d'inchiesta indipendente, che indagasse sulla sua condanna a morte. La richiesta affrontava le questioni dell'effettiva innocenza, che non era mai stata asserita come argomento in un procedimento giudiziario per Taylor, e rilevava che le vittime erano vive dopo che Leonard Taylor volò a Los Angeles il 26 novembre 2004; che la dottoressa Jane Turner, patologa forense, screditò la testimonianza del medico legale in merito alla data della morte delle vittime; che le dichiarazioni registrate di Perry Taylor alla polizia non costituivano una confessione di Leonard Taylor e furono ottenute con coercizione e minacce, il che scredita i resoconti del signor Perry Taylor, secondo il signor James Trainum, un esperto di interrogatori/confessioni; inoltre, Leonard Taylor non fu mai sottoposto a un processo costituzionale e il suo avvocato “lo aveva effettivamente abbandonato”, non riuscendo a indagare e presentare prove di innocenza e “abdicando ai propri doveri di avvocato”.

Tutto inutile. Il governatore Mike Parson ha confermato il 6 febbraio che l'esecuzione di Leonard Taylor sarebbe andata avanti. "Leonard Taylor ha brutalmente ucciso una madre e i suoi 3 figli. Le prove mostrano che Taylor ha commesso queste atrocità e una giuria lo ha dichiarato colpevole. I tribunali hanno costantemente confermato le condanne di Taylor in base ai fatti e alle costituzioni del Missouri e degli Stati Uniti", ha detto Parson in una dichiarazione. "Nonostante la sua egoistica affermazione di innocenza, i fatti della sua colpevolezza in questo raccapricciante omicidio quadruplo rimangono. Lo Stato del Missouri eseguirà la condanna di Taylor secondo l'ordine della Corte e renderà giustizia alle 4 vite innocenti che ha rubato".

I pubblici ministeri della contea di St. Louis hanno rifiutato di intervenire direttamente, ma hanno sostenuto una mozione per sospendere l'esecuzione presentata il 31 gennaio dagli avvocati di Taylor. Quella mozione è stata contrastata dall'ufficio del procuratore generale del Missouri, che ha affermato che ritardare l'esecuzione "semplicemente frustra gli interessi della giustizia" e in seguito la stessa è stata respinta.

Anche la Corte Suprema del Missouri si è rifiutata di fermare l'esecuzione. La domanda - presentata il 6 febbraio sera al giudice Brett Kavanaugh - è stata respinta dall'intera corte senza eventuali dissensi noti. La corte non ha fornito spiegazioni per la sua decisione.

E così Leonard ‘Raheem’ Taylor, ora cinquantottenne e convertito all’Islam mentre era in carcere, è stato il terzo detenuto del Missouri messo a morte da novembre nella prigione di Bonne Terre.

Taylor è stato dichiarato morto alle 18:16’. I testimoni lo hanno visto scalciare mentre gli venivano iniettati i 5 grammi di pentobarbital, poi il condannato ha fatto 5 o 6 respiri profondi prima che tutti i movimenti si fermassero.

In una dichiarazione scritta finale, Taylor ha affermato che i musulmani non muoiono ma “vivono eternamente nei cuori della nostra famiglia e dei nostri amici". Ha citato due versetti (153 e 154) della Sura 2 del Corano che recitano: “O voi che credete, rifugiatevi nella pazienza e nell’orazione. Invero Allah è con coloro che perseverano. E non dite che sono morti coloro che sono stati uccisi sulla via di Allah, ché invece sono vivi e non ve ne accorgete”. Ha aggiunto nella sua dichiarazione: "La morte non è il tuo nemico, è il tuo destino. Non vedo l'ora di incontrarla. Pace!".

Gerjuan Rowe, la sorella di Angela Rowe, ha parlato dopo che Leonard Taylor è stato ucciso: "La giustizia è stata servita", ha detto ai giornalisti, "ho avuto un po' di pace". Ha detto che le mancano ancora sua sorella, i suoi nipoti e la nipote, soprattutto nei compleanni e nei giorni festivi. "Mi chiedo sempre come sarebbero", ha detto dei bambini.

Purtroppo, la vendetta ancora una volta è stata mascherata da giustizia, e inoltre, in questo caso, i dubbi sull’effettiva colpevolezza sono talmente fondati, che davvero ci si chiede come gli artefici della morte di Taylor possano continuare a sentirsi integerrimi e onesti. (Grazia)

3) LAMAR JOHNSON, INNOCENTE, RILASCIATO IN MISSOURI DOPO 28 ANNI DI CARCERE

 

Può accadere che occorrano 28 anni per liberare dal carcere una persona accusata ingiustamente di omicidio? Sì, è accaduto in Missouri.

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Lamar Johnson fotografato tra i suoi avvocati

nel momento in cui è stato reso noto l’annullamento della condanna

Un giudice di St. Louis ha stabilito martedì 14 febbraio 2023 che Lamar Johnson deve essere rilasciato dopo aver trascorso 28 anni in prigione per un omicidio che non ha commesso.

Johnson ha sostenuto per anni di non aver ucciso Marcus Boyd sulla veranda di casa sua nel 1994.

Il giudice di St. Louis David Mason ha detto in un'aula gremita che stava annullando la condanna di Johnson inflitta nel 1995.

Johnson era stato condannato, insieme a Phillip Campbell, per l'omicidio di Boyd.

La condanna si fondava prevalentemente sulla deposizione di un testimone oculare che in seguito si scoprì aver ricevuto un compenso e che alla fine ritrattò la sua testimonianza secondo cui Johnson era uno degli assassini.

Durante un’udienza sul caso, svoltasi a dicembre, c’è stata anche la drammatica testimonianza di James Howard, che sul banco dei testimoni ha affermato di aver ucciso Boyd insieme a Campbell durante un tentativo di rapina.

La Sentencing Integrity Unit del procuratore distrettuale di St. Louis Kim Gardner aveva evidenziato il caso di Johnson come condanna ingiusta già nel 2019. Ma gli sforzi per liberare Johnson si sono arenati dopo che la Corte Suprema del Missouri ha stabilito nel 2021 che non aveva l'autorità di chiedere l'annullamento della sentenza.

“Il sistema di giustizia penale si basa sull'idea che le persone innocenti non dovrebbero essere condannate” ha detto il professore della Washington University Law School Peter Joy. “E se vengono condannate, dovrebbero essere liberate. E nel Missouri, purtroppo, il modo in cui i tribunali interpretavano le leggi esistenti diceva sostanzialmente: 'Anche se viene dimostrata l'effettiva innocenza di una persona, a meno che questa non venga condannata alla pena di morte, non c'è modo di ottenere un proscioglimento’".

Alla fine, l'Assemblea generale del Missouri ha approvato una legge che ha dato ai procuratori come Gardner la possibilità di annullare potenziali condanne errate. Il procuratore della contea di Jackson, Jean Peters Baker, è riuscito a utilizzare questa legge per liberare Kevin Strickland nel 2021.

Ma sia a Gardner che a Baker si oppose l'ufficio dell'allora procuratore generale Eric Schmitt. Nel caso di Johnson, diversi assistenti del procuratore generale sostennero che le persone che garantivano l'innocenza di Johnson avevano problemi di credibilità o avevano rilasciato dichiarazioni contraddittorie nel corso degli anni.

Alcuni osservatori legali ritenevano che questo caso fosse un banco di prova cruciale per verificare la validità della legge del 2021. Altri, come l'ex giudice della Corte Suprema del Missouri Michael Wolff, hanno affermato che l'ufficio di Schmitt si stava impegnando in una tattica sbagliata.

“Il valore è fare giustizia, evitando che una sentenza sbagliata rimanga in vigore”, ha detto Wolf.

La Baker, tuttavia, ha affermato che ha senso che l'ufficio del procuratore generale sia coinvolto in questo tipo di casi, soprattutto se un procuratore pensa che qualcuno sia stato condannato ingiustamente ma poi si scopre che in realtà era colpevole.

Ha anche detto che il Missouri costituisce un'anomalia rispetto ad altri luoghi quando si tratta di gestire le condanne ingiuste.

“E vi dirò che non succede nemmeno dall'altra parte del confine di Stato, in Kansas”, ha detto la Baker. “Il procuratore generale repubblicano Derek Schmidt è stato molto collaborativo nel gestire i casi di innocenza che arrivano in modo molto credibile nel suo Stato”. (Pupa)

4) RISARCITE LE PERSONE CONDANNATE INGIUSTAMENTE IN MISSOURI?

 

Lamar Johnson, liberato dopo aver scontato ingiustamente 28 anni di carcere, ha testimoniato nel Parlamento del Missouri nel corso del dibattimento per l’approvazione di una legge che risarcisca le persone condannate ingiustamente e riconosciute innocenti.

 

Pochi giorni dopo essere stato rilasciato dal carcere, dopo aver scontato 28 anni dietro le sbarre, Lamar Johnson ha testimoniato davanti al Parlamento del Missouri a favore dell’approvazione di una nuova legge che preveda un risarcimento per le persone condannate ingiustamente.

Johnson ha riferito a una commissione del Senato che, quando è stato prosciolto, è uscito di prigione con i soli vestiti che gli avevano dato il suo avvocato e i suoi amici.

Attualmente può ricevere un risarcimento dallo Stato solo chi viene scagionato attraverso il test del DNA, ma non è questo il caso di Johnson. I senatori Brian Williams e Steven Roberts stanno cercando di ampliare il novero dei casi in cui le persone condannate ingiustamente possono ricevere un risarcimento.

“Se qualcuno infrange la legge, deve essere ritenuto responsabile, ma nessuno dovrebbe essere punito per un crimine che non ha commesso”, ha detto Williams. “Spesso le persone condannate ingiustamente ricevono addirittura meno assistenza dopo il ritorno a casa rispetto alle persone colpevoli di crimini che sono rilasciate in libertà vigilata”.

“Non riesco a immaginare nessuno che ritenga di non dover essere risarcito dallo Stato che lo ha ingiustamente condannato e imprigionato per quasi tre decenni”, ha detto Roberts. “Dopo essere tornato a casa da pochi giorni, la difficoltà di ricominciare una nuova vita, dopo una condanna ingiusta, è ancora fresca nella mia mente”, ha detto Johnson.

I familiari hanno pianto di gioia quando hanno potuto riabbracciare Johnson per la prima volta dopo il 1995.

“Nulla potrà mai restituirmi ciò che ho perso”, ha detto Johnson ai senatori. “Non potrò mai riavere il tempo che avrei dovuto passare con le mie figlie, la carriera che avrei potuto fare o le vacanze con i miei cari; ma questa legge mi darà la sicurezza di rimettermi in piedi e di essere presente per la mia famiglia come non ho potuto fare prima”.

5) MESSO A MORTE IN FLORIDA DONALD DILLBECK REO DI UN OMICIDIO COMMESSO NEL 1990

Il 23 febbraio è stato giustiziato in Florida Donald Dillbeck, condannato a morte per aver ucciso nel 1990 Faye Vann, accoltellata durante un furto d'auto. Dillbeck, già condannato all’ergastolo per un omicidio commesso all’età di 15 anni, era in libertà vigilata.

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Donald David Dillbeck

Nella prima esecuzione portata a termine in Florida dopo il 2019, Donald David Dillbeck è stato messo a morte tramite iniezione letale alle 18:13’ del 23 febbraio u. s. Era stato condannato per aver ucciso una donna nel parcheggio di un centro commerciale di Tallahassee più di trent'anni fa.

Le cronache precisano che l’ultimo pasto di Donald Dillbeck è consistito in gamberetti fritti, funghi, anelli di cipolla, gelato, torta di noci e una barretta di cioccolato.

Dillbeck, che aveva 59 anni, è stato il 100° detenuto giustiziato in Florida da quando la pena di morte è stata ripristinata nel 1976. Un ultimo appello era stato respinto il giorno prima dalla Corte Suprema degli Stati Uniti.

“L'esecuzione è andata come previsto e si è svolta senza incidenti”, ha detto Michelle Glady, portavoce del Dipartimento Penitenziario della Florida, ai giornalisti che attendevano fuori dalla prigione di Raiford.

Dillbeck fu condannato a morte per aver ucciso nel 1990 Faye Vann, accoltellata durante un furto d'auto. Dillbeck si era allontanato da un lavoro carcerario. A quel tempo, Dillbeck stava scontando l'ergastolo per aver ucciso il vicesceriffo della contea di Lee Dwight Lynn Hall all’età di 15 anni.

Michelle Glady ha detto che i familiari di Vann erano presenti all'esecuzione. Ha anche detto che Dillbeck ha fatto un'ultima dichiarazione, anche se non ha fornito dettagli.

Il governatore Ron DeSantis ha firmato la condanna a morte di Dillbeck in gennaio, scatenando i tentativi degli avvocati del detenuto di impedire l'esecuzione. La Corte Suprema della Florida la settimana precedente ha rifiutato di bloccare l'esecuzione e la Corte Suprema degli Stati Uniti ha seguito l'esempio il 22 febbraio.

Dillbeck è stata la prima persona giustiziata da quando Gary Ray Bowles è stato messo a morte con iniezione letale nell'agosto 2019 per un omicidio del 1994 a Jacksonville.

Michelle Glady ha reso noto che Dillbeck aveva ricevuto la visita di un consigliere spirituale e aveva mangiato un ultimo pasto alle 9:45’ del mattino.

“Il signor Dillbeck si è svegliato presto questa mattina”, ha detto la Glady ai giornalisti durante una conferenza stampa pomeridiana. “È calmo e ha seguito la sua normale routine”.

Rispondendo alla domanda di un giornalista sul metodo di iniezione letale dello stato, la Glady ha detto che “l'obiettivo principale con il protocollo di iniezione letale è un processo umano e dignitoso, e il nostro protocollo di iniezione letale è stato confermato dai tribunali”.

Nel tentativo di impedire l'esecuzione, gli avvocati di Dillbeck avevano fatto presente un suo danno neurologico causato dall'esposizione all'alcol prima della nascita. Hanno detto che la condizione, nota come disturbo dello sviluppo neurologico associato all'esposizione prenatale all'alcol, o ND-PAE, è “riconosciuta dalla comunità medica come una condizione equivalente alla disabilità intellettiva”. (La Corte Suprema degli Stati Uniti ha stabilito che l'esecuzione di persone intellettualmente disabili è proibita dall'Ottavo Emendamento della Costituzione delle punizioni crudeli e insolite).

Ma la Corte Suprema della Florida ha respinto l'argomento e la Corte Suprema degli Stati Uniti ha rifiutato di occuparsi del caso o di concedere una sospensione dell'esecuzione.

6) PENA DI MORTE A LIVELLO FEDERALE PER SAYFULLO SAIPOV

 

Sayfullo Saipov, nativo dell’Uzbekistan, nel 2017 uccise a New York otto persone, tentando di ucciderne altre diciotto, in un attacco ispirato dal Gruppo Militante dello Stato Islamico. Saipov, ha detto di non avere rimorsi e che quel giorno aveva l’intenzione di morire martire. Il 13 febbraio u. s. l’accusa ha fatto presente che intende chiedere per lui la pena di morte.

 

Per la prima volta è stato chiesto ai giurati di votare per la pena di morte a livello federale dopo che il Presidente degli Stati Uniti Joe Biden è entrato in carica nel gennaio 2021. Biden aveva promesso agli elettori che avrebbe abolito la pena capitale.

È stata chiesta la pena di morte per il trentacinquenne Sayfullo Saipov l'uomo che uccise 8 persone sulla pista ciclabile di New York il 31 ottobre 2017 investendole con un camion.

Lunedì 13 febbraio un procuratore federale ha sollecitato una giuria di New York a condannare a morte Saipov, affermando che la sua esecuzione sarebbe stata l'unica punizione giusta per un crimine così grave.

Gli avvocati difensori dell'immigrato uzbeko hanno definito barbara la pena di morte e hanno esortato i giurati a votare invece per l'ergastolo.

La pena di morte è qualcosa che raramente viene chiesto ai Newyorkesi di prendere in considerazione; nello stato di New York essa è stata dichiarata incostituzionale nel 2004 e i casi di pena capitale a livello federale sono molto rari.

I pubblici ministeri hanno affermato che Saipov merita di essere giustiziato perché ha ucciso otto persone e tentato di ucciderne altre 18 in un attacco attentamente pianificato ispirato dall’ISIS (Gruppo Militante dello Stato Islamico), che gli Stati Uniti hanno considerano un’organizzazione terroristica.

L’accusa dice che l'uccisione di Saipov è giustificata perché lui non ha mostrato rimorso, e perché rappresenta ancora una minaccia persino in prigione.

“È orgoglioso di ciò che ha fatto”, ha detto ai giurati l’accusatrice degli Stati Uniti Amanda Houle, nella dichiarazione di apertura presso il Tribunale Distrettuale degli Stati Uniti a Manhattan. La fase penale del processo dovrebbe durare diverse settimane, con il governo che chiamerà molteplici sopravvissuti e parenti delle vittime a testimoniare sul danno che Saipov ha causato loro.

Tra le vittime di Saipov figurano turisti provenienti dall'Argentina e dal Belgio, paesi che hanno abolito la pena di morte.

Lo scorso mese i giurati hanno ritenuto Saipov colpevole di tutte le 28 accuse a suo carico, inclusi l’omicidio e il tentato omicidio, allo scopo di diventare un membro dello Stato islamico.

Saipov, che ha ammesso l'attacco senza rimorsi, aveva offerto in sua difesa il fatto che quel giorno aveva soltanto l’intenzione di morire martire.

I difensori di Saipov hanno sottolineato che il voto della giuria a favore della pena di morte deve essere unanime e che se anche 1 solo giurato non sarà d'accordo, allora Saipov sarà invece mandato in un carcere di massima sicurezza nel Colorado a scontare l’ergastolo.

Il suo team difensivo ha mostrato ai giurati le foto di Saipov da bambino con la sua famiglia nel suo natio Uzbekistan, dicendo loro che alcuni dei suoi parenti erano in viaggio verso New York per dire che pur condannando i suoi crimini lo amavano ancora.

I giurati ascolteranno anche un funzionario della prigione del Colorado dove Saipov dovrebbe scontare l'ergastolo. Il funzionario confermerà che Saipov sarebbe confinato 23 ore al giorno in una piccola cella con un letto di cemento, uno sgabello di cemento, un lavandino di metallo e una "finestra che si affaccia sul nulla".

I Pubblici Ministeri hanno fatto presente che Saipov ha minacciato di tagliare la gola alle guardie della prigione di New York dove è attualmente detenuto.

“È vero, non è un prigioniero modello”, ha ammesso David Stern, un avvocato di Saipov, davanti ai giurati, dicendo che Saipov aveva sì minacciato di tagliare la testa alle guardie quando si irritava con loro. “Ma le sue sono chiacchiere e niente di più.”

“Diranno che la morte genera morte", ha detto l’avvocato Stern dei Pubblici Ministeri. “Noi diremo che il ciclo della morte deve finire da qualche parte. Non saremo come lui. Noi mostreremo un civile senso della giustizia.”

(Anna Maria)

7) I NOSTRI PICCOLI MOMENTI DI GIOIA di Federica Massoli

 

Pubblichiamo l’articolo scritto da Federica Massoli, nuova collaboratrice del Foglio di Collegamento, che ha stretto una sincera forte amicizia con un condannato a morte della Florida.

Grazie Federica di questo contributo e benvenuta nel nostro Comitato!

 

... E così eccomi di ritorno da un nuovo viaggio in Florida.

Sono 5 anni ormai che sono in contatto con un uomo che si trova nel braccio della morte della Florida.

Tutto è iniziato dopo un post letto su Facebook che chiedeva ai lettori se avessero voluto diventare “penpals” e tenere una corrispondenza con un detenuto.

Mi sono detta “perché no?” … e il “viaggio” è cominciato. Così ho iniziato a scrivere giornalmente a quest'uomo, tramite e-mail controllate, per poi passare alle telefonate, sempre più frequenti, e infine alle visite presso la prigione.

La pandemia ha rallentato le cose, ma non ci ha impedito di instaurare un rapporto profondo fatto di scambio di idee, scherzi e momenti di tristezza e di gioia condivisi. Un rapporto che nel tempo è cresciuto sempre di più.

Ho cominciato questa esperienza pensando di poter essere d'aiuto, di poter dare conforto a un altro essere umano: ho scoperto invece di aver trovato un amico, con il quale ho instaurato un rapporto di assoluta reciprocità.

E quando vuoi bene ad una persona, hai voglia di passare con lei quanto più tempo possibile. Perciò anche a febbraio 2023 mi sono imbarcata su un volo per la Florida e sono andata a trovarlo.

Non ho mai avuto familiarità con tutto ciò che ruota intorno al mondo della prigione: ogni cosa per me è stata una assoluta novità, a partire dalla necessità di dover chiedere il permesso per poter far visita al mio amico e poter entrare nella sua lista di visitatori approvati.

Una volta ottenuta la possibilità di accedere al penitenziario - inviando alla prigione un apposito form e la documentazione necessaria - le singole visite devono essere richieste e programmate in modo tale che lo staff abbia il nominativo dell’ospite inserito in un apposito elenco in corrispondenza della giornata per la quale si fa richiesta.

I detenuti del braccio della morte in Florida hanno diritto ad una sola giornata a settimana per le visite, che varia tra il sabato e la domenica a seconda del numero identificativo loro assegnato. A chi, come me, arriva da molto lontano, tuttavia, è concesso, a discrezione dello staff della prigione, un giorno in più - di solito, l'altro del weekend prescelto - previa richiesta di un pass per una "special visit".

Così, a febbraio ho ottenuto il mio weekend, due giorni di fila, wow! All'entrata, il mio documento è stato controllato come sempre, sono stata perquisita (ma devo ammettere che le perquisizioni non sono mai fastidiose, perché sempre molto rispettose), come pure i miei effetti personali. Si è autorizzati a portare con sé solo poche cose e rigorosamente dentro una borsetta di plastica trasparente in modo tale che tutti gli oggetti rimangano a vista: il proprio documento, che bisogna lasciare all'entrata, un solo paio di chiavi, un paio di occhiali, fazzoletti di carta e al massimo 50 dollari per comprare il cibo che si può mangiare insieme ai propri amici detenuti nel “visiting park”.

Il “parco visite” in realtà è una grande stanza grigia illuminata con luci al neon, dove domina un desk rialzato dietro al quale siedono di solito 2 o 3 guardie che rimangono nella stanza per tutto il tempo delle visite. Nella stanza, sono allocati circa 25 piccoli tavoli quadrati di metallo grigio e freddo, da ciascuno dei quali si snodano 4 sedili di metallo disposti uno di fronte all'altro. Di solito viene richiesto che il detenuto e il proprio “ospite” si siedano sui lati opposti del tavolo, con la possibilità - a discrezione delle guardie - di sedersi uno accanto all'altro purché non troppo ravvicinati e sempre che le mani di entrambi siano ben visibili. Gli unici contatti ammessi sono, appunto, il potersi stringere le mani, il poter camminare mano nella mano per sgranchirsi le gambe nella stanza e un bacio e un abbraccio all'inizio e alla fine della visita.

Nella stanza ci sono anche due distributori automatici per snack e bevande (ma ogni volta che sono andata, non hanno funzionato) e due piccoli forni a microonde, dove è possibile scaldare il cibo che i visitatori possono comprare presso la piccola “canteen” che si affaccia nella stanza. Si tratta di una sorta di chiosco, in realtà è un bancone chiuso da sbarre, gestito da un detenuto della popolazione generale, incaricato di vendere il cibo che si potrà mangiare durante la visita. Solo i visitatori sono autorizzati a maneggiare i soldi (quegli stessi 50 dollari con i quali si è entrati); è fatto divieto infatti ai detenuti di toccare il denaro, perciò di solito si va al bancone in coppia (detenuto-visitatore) per comprare il cibo. Il detenuto sceglie cosa si mangerà (rigorosamente snack e cibo pre-cotto e congelato, che poi sarà scaldato o "cotto" nel microonde), mentre il visitatore consegna il denaro all' "uomo della canteen".

Ogni visita dura 6 ore, dalle 9 di mattina alle 3 del pomeriggio. Ogni visitatore, dopo aver superato i controlli all'ingresso, viene accompagnato (uno per volta) nella stanza delle visite e invitato a sedersi al tavolo che gli viene assegnato. A quel punto inizia l'attesa, perché tramite un telefono viene comunicato il nominativo del detenuto che dovrà essere fatto preparare per la visita. Anche i detenuti infatti, oltre a dover essere chiaramente scortati ad uno ad uno dalle guardie nel parco, devono essere sottoposti a controlli e perquisizioni preventive; per questo motivo l'intera procedura richiede sempre un po' di tempo e l'attesa sembra infinita prima che la visita di ognuno di noi abbia effettivamente inizio.

Quasi mai, infatti, mi è successo di poter beneficiare dell'intera giornata: più spesso, i vari passaggi mi hanno sottratto una abbondante ora di visita.

Quando vuoi bene ad una persona e hai solo 6 ore di tempo per stare insieme a lei - per parlare, scherzare, raccontarsi e conoscersi meglio - e sai che, per avere un'altra occasione, dovranno passare molti mesi, un'ora sottratta a questo tempo suona proprio come una preziosa ora "rubata", il che ha un sapore dolce amaro che ti resta in bocca per tutta la durata della giornata.

Nonostante il grigiore dei colori della stanza e dell'intera situazione, le mie visite sono sempre un momento di gioia, non solo perché tra me e lui c'è ormai una confidenza e una familiarità che ci portano continuamente a stuzzicarci e a scherzare su tutto, ma anche perché, per i detenuti, la visita significa un momento di stacco dalla propria routine, la possibilità di uscire da una piccola cella assegnata a ciascuno senza contatti, e la possibilità di re-incontrare nel parco visite altri detenuti che si erano persi di vista, in quanto allocati in differenti parti della prigione. La regola vuole che ogni detenuto possa avere contatti solo con il proprio visitatore durante le visite, il che significa che è fatto divieto di familiarizzare con le persone sedute agli altri tavoli. Ma un rapido saluto e uno scambio di battute sono tollerati, perciò quando il mio amico ha potuto re-incontrare, anche durante quest'ultima visita, un altro detenuto che non vedeva da tanti anni, nel suo sguardo e nel veloce saluto che si sono scambiati ho visto tutta l'emozione, la gioia e la struggente intensità del momento.

Alle 3 del pomeriggio, puntualmente le guardie dal desk comunicano che l'orario è terminato e si è invitati ad uscire. A quel punto, i visitatori vengono raggruppati tutti insieme all'ingresso della stanza e accompagnati dalle guardie all'uscita della prigione, dove saranno sottoposti ai controlli finali.

Dopo aver verificato che gli oggetti con i quali si esce siano gli stessi con i quali si è entrati, ci viene restituito il documento; poi ci si trova fuori, in un’enorme landa desolata, in mezzo al nulla, in quanto la prigione è dislocata in aperta zona rurale e tutto intorno si dispiega un'area disabitata.

Ogni volta che esco, resto fuori dalla prigione per qualche minuto, chiudo gli occhi e respiro profondamente, annusando l'aria fresca e indugiando qualche momento sotto il caldo o tiepido (a seconda della stagione) sole della Florida. Penso sempre che questo semplice e "irrilevante" mio indugiare sia qualcosa di inestimabile per lui.

Mi ripeto "io sono qui fuori, e lui è là dentro, a pochi passi da me, senza alcuna prospettiva, se non quella di aspettare la morte quando qualcun altro deciderà che è arrivato il tempo di ucciderlo". La mancanza di prospettive mi colpisce forte ogni volta e la landa desolata che mi circonda quando esco la rende tangibile, la rende "materia".

E questo pensiero per lui, come per tutti gli altri che sono là dentro con lui, senza nulla togliere alla gravità degli errori che possono aver commesso, mi fa provare sempre un senso di profonda ingiustizia.

Sono contraria alla pena di morte e a tutta la catena di disumanità che si dipana intorno ad essa.

L'opinione generale è che ogni condannato a morte, per essere "lì dentro", sia comunque colpevole di qualcosa. L'opinione dello Stato della Florida è che, se vieni dichiarato colpevole di un crimine orrendo come l'omicidio, il condannato meriti la morte, come pena unicamente retributiva per il male che egli ha causato alla famiglia della vittima e alla comunità.

Senza però considerare che la Florida vede il più alto numero di persone negli Stati Uniti esonerate dal braccio della morte, in quanto successivamente provata la loro innocenza e, quindi, l'errore giudiziario. Il che rende ancora più ingiusto ciò che è già ingiusto di per sé.

Febbraio 2023

8) AMNISTIA IN IRAN PER MASCHERARE LA CONTINUAZIONE DELLA STRAGE

 

L’Iran è il paese che usa di più e nel modo più crudele la pena di morte. Durante i festeggiamenti per il 44° anniversario della fondazione dell’attuale stato iraniano, Amnesty International ricorda le migliaia di vittime fatte dal regime degli ayatollah.

 

Mentre la Repubblica islamica iraniana celebra il 44° anniversario della sua fondazione con 10 giorni di celebrazioni “vergognose”, Amnesty International afferma che il rifiuto delle autorità iraniane di riconoscere e garantire la responsabilità per le sparizioni forzate di massa e le esecuzioni extragiudiziali ha “perpetuato i cicli di delitti” e insabbiamenti volti a spegnere ogni forma di dissenso nel Paese.

In una dichiarazione di 17 pagine pubblicata il 6 febbraio, Amnesty International commemora le migliaia di vittime di quello che definisce “il peggior episodio di uccisioni di massa commesso in segreto” dopo l'istituzione della Repubblica islamica nel 1979.

La dichiarazione, intitolata “Coinvolgimento di ex diplomatici iraniani nell'insabbiamento dei massacri nelle carceri del 1988”, descrive in dettaglio il ruolo svolto dai rappresentanti diplomatici della Repubblica islamica nel “negare i massacri, diffondere disinformazione e opporsi ad un'indagine internazionale di fronte alle crescenti prove affidabili.”

Le autorità “hanno mantenuto una presa ferrea sul potere per decenni attraverso la perpetrazione di orrori dopo orrori nell'assoluta impunità. Continuano a nascondere sistematicamente il destino e il luogo in cui si trovavano migliaia di dissidenti politici che hanno ucciso estragiudizialmente negli anni '80 e scaricato in tombe anonime. Hanno continuato a nascondere o distruggere fosse comuni e molestare e intimidire sopravvissuti e parenti in cerca di verità, giustizia e riparazione", ha dichiarato in un comunicato stampa Diana Eltahawy, vicedirettrice di Amnesty International per il Medio Oriente e il Nord Africa.

“Tali crimini non sono relitti del passato. L'anniversario arriva in mezzo a un'orribile ondata di spargimento di sangue intorno alle ultime proteste, così come esecuzioni arbitrarie e condanne a morte contro i manifestanti. Ciò evidenzia la necessità di un'urgente azione globale da parte dei Paesi di tutto il mondo per portare davanti alla giustizia, in processi equi, funzionari iraniani coinvolti in crimini ai sensi del diritto internazionale”.

Amnesty International ha affermato che quasi 5.000 prigionieri furono giustiziati nel giro di pochi mesi nel 1988.

Le forze di sicurezza iraniane uccisero più di 520 persone, tra cui dozzine di bambini, e ne arrestarono oltre 18.000 reprimendo le proteste, affermano gli attivisti. Poi, con processi iniqui, la magistratura ha emesso condanne severe, inclusa la pena di morte, per i manifestanti.

“Per decenni, il governo iraniano e i suoi rappresentanti diplomatici in tutto il mondo hanno orchestrato campagne di negazione e disinformazione per fuorviare la comunità internazionale e derubare le persone colpite e la società in generale del diritto alla verità”, ha affermato la Eltahawy.

“È giunto il momento che i diplomatici iraniani rivelino la natura e la fonte delle istruzioni che hanno ricevuto e smettano di contribuire al velo di segretezza che circonda i massacri carcerari del 1988, che ha solo rafforzato l'impunità e aggravato le sofferenze dei sopravvissuti e dei parenti”.

Il leader supremo iraniano Ayatollah Ali Khamenei il 5 febbraio ha approvato la grazia e la commutazione delle condanne di “decine di migliaia” di prigionieri, con la magistratura del paese che ha affermato che l'amnistia sarà estesa solo ai manifestanti detenuti che hanno firmato un documento di rimorso. L'Iran concede spesso la grazia ai prigionieri nel periodo delle festività nazionali e religiose, in conformità con l'articolo 110 della costituzione iraniana. La recente decisione arriva in occasione del 44° anniversario della rivoluzione islamica in Iran. L'amnistia non includerà

però coloro che sono accusati di aver commesso “spionaggio” per conto di potenze straniere o di avere contatti diretti con servizi di intelligence stranieri.

Sadegh Rahimi, membro della magistratura iraniana, ha affermato che solo i manifestanti che sono “disgustati dalle loro azioni passate e si impegnano a non ripeterle” beneficeranno dell'amnistia.

Almeno 527 manifestanti, tra cui 71 bambini, sono stati uccisi e oltre 19.500 sono stati arrestati dall'inizio delle proteste, secondo l'Agenzia di stampa iraniana per i diritti umani (Human Rights Activists News Agency).

In questi stessi giorni ci sono stati 11 detenuti messi a morte e 17 trasferiti per l’esecuzione.

Quasi una quarantina di persone sono state giustiziate in Iran nel mese di febbraio, con una media di oltre una persona al giorno. In due soli giorni ne sono state uccise 8, tra cui 2 donne.

Riguardo alle donne, l’Iran detiene il triste primato mondiale per essere lo stato che ne uccide di più. La media è di 15 donne ogni anno. E questo senza tener conto delle migliaia di donne uccise dalle forze dell’ordine durante le manifestazioni o con esecuzioni sommarie. Le donne processate e condannate a morte sono per la maggior parte vittime di violenza domestica che hanno commesso qualche reato nel tentativo di difendersi.

E le esecuzioni, sia di uomini che di donne, proseguiranno: numerosi altri condannati a morte sono stati trasferiti alla fine di febbraio nelle carceri di isolamento in attesa dell’esecuzione, e sono anche state emesse molte nuove condanne a morte.

Tra i giustiziati c’è stato anche il prigioniero politico ventinovenne Arash Ahmadi, impiccato il 22 febbraio in una prigione nella città di Kermanshah. L'esecuzione è stata portata a termine in segreto senza che la sua famiglia fosse informata in anticipo. Attivista politico, Ahmadi era stato un membro del partito politico curdo Komala, che opera per una maggiore autonomia per la minoranza curda iraniana, ma è bandito come gruppo terroristico da Teheran.

Ahmadi aveva trascorso un po' di tempo nel vicino Iraq, dove ha sede la leadership di Komala, prima di tornare in Iran.

“L'esecuzione di questo prigioniero politico curdo è stata effettuata senza avvisare la famiglia e senza permettere un ultimo incontro”, ha affermato Iran Human Rights.

Inoltre, il Kurdistan Human Rights Network ha affermato, citando i parenti, che Ahmadi era stato “sottoposto a gravi torture per accettare le accuse contro di lui e rendere confessioni forzate”.

Successivamente, l'AFP (Agenzia di Stampa Francese) ha citato la televisione di stato iraniana che ha detto: “Arash Ahmadi, noto anche come Sarkot, un membro del gruppo terroristico Komala, è stato giustiziato questa mattina”.

La televisione di stato iraniana ha detto che Ahmadi aveva assassinato il maggiore della polizia Hassan Maleki a Ravansar, una città nella provincia occidentale di Kermanshah, nell'agosto 2018.

Il canale ha mostrato video di Ahmadi che “confessava” di essere stato il responsabile dell'attacco.

Tali video sono comuni in Iran e sono spesso condannati dai gruppi per i diritti umani, sostenendo che le confessioni spesso sono forzate e il risultato di torture.

Per dare ulteriore idea della situazione, riportiamo anche un caso di tortura: Danial Aghili, di 19 anni, stava scrivendo graffiti a sostegno delle proteste delle donne a Teheran l'11 ottobre quando le forze armate lo hanno placcato a terra, gli hanno messo un coltello in tasca e gli hanno fatto delle foto con bottiglie molotov che sarebbero state usate come prova nel suo processo.

Aghili è stato trasferito in un centro di detenzione del Corpo delle Guardie Rivoluzionarie Islamiche (IRGC), dove 6 guardie lo hanno torturato per 9 giorni consecutivi per costringerlo a confessare di essere un “leader della rivolta”. Il giovane era sempre bendato. “L'interrogatore ha poi premuto il grilletto, ma la pistola era scarica”. Durante le prime 48 ore della sua detenzione, i carcerieri hanno picchiato costantemente Aghili e non gli hanno dato niente da mangiare o da bere. Poi è stato lasciato al freddo per ore con un secchio di ghiaccio sul corpo. Almeno 6 volte, gli interrogatori hanno inferto scariche elettriche sul collo di Aghili con una pistola Taser finché non è svenuto. Hanno quindi versato un secchio di acqua fredda sul detenuto e l’hanno lasciato nudo nel cortile del centro di detenzione.

Aghili è stato trasferito nella famigerata prigione di Evin a Teheran dopo aver trascorso 9 giorni nel centro di detenzione dell'IRGC. Dopo che gli sono state spiegate le accuse contro di lui, lo hanno portato in una stanza e gli hanno messo davanti un pezzo di carta per fargli confessare che era un leader. Lui ha solo scritto che era uscito un’unica volta per scrivere uno slogan ed era stato arrestato. Poi colui che lo interrogava ha strappato il foglio, ha scritto lui stesso e ha detto a Danial di firmare. Ma il giovane non l'ha fatto, dicendo che non poteva firmare qualcosa di cui non sapeva nulla. Infine Aghili è stato condannato a 6 anni di carcere per "raduno e collusione contro la sicurezza nazionale" e "attività di propaganda" contro il regime.

Con questo comportamento dittatoriale e ottuso, l’Iran sta perdendo anche suoi cittadini importanti. Alcune persone sono riuscite a fuggire dal Paese e a rifugiarsi in luoghi più sicuri, dai quali sono in grado di denunciare le nefandezze che vengono compiute in Iran.

È il caso di un campione di lotta iraniano vincitore di medaglie, che è fuggito in Germania per evitare una possibile condanna a morte o di essere accecato dalle autorità della Repubblica islamica dell'Iran per i suoi post sui social media a sostegno della rivolta contro lo stato teocratico iraniano. Il famoso lottatore Mohammad Namjoo-Motlagh ha detto alla testata giornalistica RFE/RL Radio Farda alla fine di gennaio che “era chiaro dove si stava andando a parare” e “avrei perso la vita o mi avrebbero accecato, o nel migliore dei casi sarei finito in prigione”.

Radio Farda ha detto: “La defezione del lottatore è l'ennesimo esempio di come la Repubblica islamica abbia cacciato milioni di Iraniani intelligenti, talentuosi e ambiziosi dal loro paese. L'Iran dovrà affrontare la rovina definitiva a meno che la Repubblica islamica non venga rovesciata e l'Iran sia in grado di utilizzare il suo vasto patrimonio naturale e le risorse umane per raggiungere il suo pieno potenziale come nazione”.

Namjoo-Motlagh non ha rivelato come sia fuggito dall'Iran e sia arrivato in Europa. Ha detto a Radio Farda che anche se alcuni atleti iraniani hanno protestato contro la repressione del regime, molti atleti sono rimasti in silenzio a causa delle minacce alla loro esistenza. “È stato estremamente triste vedere che i membri della squadra nazionale di wrestling, della squadra di calcio e altri sono stati condannati al silenzio per paura per le loro vite e per le vite delle loro famiglie”, ha detto Namjoo-Motlagh. I lottatori iraniani sono tra i migliori al mondo e l'Iran vince spesso medaglie alle Olimpiadi e nelle competizioni internazionali. La lotta è uno sport nazionale in Iran.

Il 20 febbraio il ministro degli Esteri lussemburghese Jean Asselborn ha dichiarato che L'Unione Europea imporrà sanzioni contro dozzine di Iraniani, compresi i giudici, per il loro ruolo nell'imposizione della pena di morte ai manifestanti. “Giudici, personale carcerario, persone che hanno condannato altre persone a morte, decine di loro entreranno nella lista", ha detto Asselborn prima di un incontro con altri ministri degli Esteri dell'UE a Bruxelles. (Grazia)

 

Questo numero è aggiornato con le informazioni disponibili fino al 28 febbraio 2023

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