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FOGLIO  DI COLLEGAMENTO  INTERNO

 

DEL COMITATO PAUL ROUGEAU

 

Numero 314  -  Gennaio 2024

Kenneth Eugene Smith

SOMMARIO:

1) L’Alabama introduce un nuovo metodo di esecuzione pur di non abbandonare la pena di morte

2) La Corte Suprema utilizzi il caso di Richard Glossip per stabilire che la costituzione USA vieta di mettere a morte persone innocenti !

3) Libertà “esaltante” per Glynn Simmons scagionato dopo 48 anni

4) Oltre 850 esecuzioni in Iran nel 2023

1) L’ALABAMA INTRODUCE UN NUOVO METODO DI ESECUZIONE PUR DI NON ABBANDONARE LA PENA DI MORTE

 

Il mondo civile inorridisce constatando che, invece di progredire verso l'abolizione della pena di morte, l'Alabama ha sperimentato su un essere umano un nuovo metodo di esecuzione e ne va fiero!

 

Del triste caso di Kenneth Eugene Smith avevamo parlato già a fine agosto 2023, quando il Procuratore Generale dell’Alabama chiese di fissare una nuova data per la sua esecuzione, utilizzando l’ipossia da azoto, un metodo mai usato prima nella storia della pena di morte americana. La richiesta fu accolta dalla Corte Suprema dello Stato e fu fissato il 25 gennaio 2024 come data per eseguire la sentenza (1).

Riassumiamo allora l’iter giudiziario di Kenneth e vediamo poi cosa è accaduto nelle sue ultime settimane di vita.

Nel 1988 Kenneth Smith, allora ventiduenne, fu assoldato, insieme a un sicario, dal predicatore Charles Sennett, perché uccidesse sua moglie, Elizabeth Sennett, in cambio di un compenso di mille dollari. La donna fu trovata morta nella sua casa, uccisa con otto pugnalate al torace e due ai lati del collo. Il marito, mandante dell’omicidio, si suicidò poco tempo dopo, mentre Kenneth e il suo complice furono arrestati e condannati. Il complice fu poi messo a morte nel 2010.

La prima ingiustizia nei confronti di Kenneth si verificò però già al processo, in quanto egli sarebbe stato condannato all’ergastolo sulla base della decisione dei giurati, che avevano votato 11 a 1 per risparmiargli la vita, ma tale scelta fu sovvertita dal giudice che decise di condannare comunque Kenneth a morte. Oggi questo comportamento non sarebbe più possibile, in quanto dal 2017 in Alabama è la giuria a dover decidere la sorte dell’imputato, ma ci sono ancora alcuni condannati a morte in carcere, per i quali la pena capitale è stata imposta dal giudice, che ha ignorato il volere dei giurati. E per questi detenuti paradossalmente non vale la retroattività delle nuove disposizioni!

Il secondo drammatico evento nel caso di Kenneth si ebbe il 17 novembre 2022, quando lo Stato dell’Alabama cercò di metterlo a morte con il consueto metodo dell’iniezione letale. Dopo quattro ore di vani tentativi di piantargli gli aghi nelle vene (furono cercati punti di inserimento praticamente in tutto il corpo) il personale del carcere dovette interrompere le operazioni perché non riuscirono a completarle entro la mezzanotte del giorno fissato per l’esecuzione. Prima di questo incidente, i giudici della Corte Suprema degli Stati Uniti avevano genericamente affermato che, quando uno Stato effettua "una serie di tentativi falliti [di esecuzione] o anche un singolo, crudelmente intenzionale tentativo", un secondo tentativo di giustiziare la persona dovrebbe essere escluso in quanto punizione crudele e insolita.

In altre parole, alla luce della prima tortuosa esecuzione fallita in questo caso, l’Alabama avrebbe dovuto rinunciare a mettere a morte Smith.

Ma non è andata così. Anzi, Kenneth è diventato la cavia umana per testare il nuovo metodo di esecuzione.

L’utilizzo dell’ipossia di azoto è stato da tempo bandito dai veterinari per l’eutanasia degli animali, in quanto presenta molte possibili complicazioni: oltre che atroci sofferenze, potrebbe provocare un ictus e lasciare l’animale paralizzato senza ucciderlo.

Ma evidentemente i condannati a morte contano meno degli animali.

L’esecuzione di un essere umano con questo metodo prevede che venga fatta aderire una maschera sul viso del condannato, in modo da costringerlo a inalare solo azoto. Questo elemento chimico costituisce in natura il 78% dell’aria che respiriamo, ma in dosi superiori si sostituisce all’ossigeno e provoca la morte per soffocamento di chi lo inala. I rischi sono altissimi: la maschera potrebbe non aderire del tutto sul viso, lasciando passare così un po’ di ossigeno e protraendo le sofferenze del

condannato; il condannato potrebbe vomitare come reazione a questa inalazione e soffocare nel suo vomito; il gas potrebbe uscire dalla maschera e intossicare le altre persone presenti nel locale.

Ovviamente non è importato niente allo Stato dell’Alabama che Smith avesse incubi ogni notte dopo la prima esecuzione fallita, soffrisse di sindrome post-traumatica da stress e fosse terrorizzato all’idea di tornare nella camera della morte e di essere ucciso con un metodo mai tentato finora e altamente dubbio. Kenneth ha detto, giustamente: “Se una persona facesse una cosa del genere [tentare di uccidere nuovamente qualcuno con metodi crudeli e sconosciuti] sarebbe considerata un mostro: ma se lo fa lo Stato, allora è un’altra cosa”.

Ma all’Alabama non è importato niente neppure delle reazioni del mondo civile.

Appena la notizia di questa esecuzione programmata si è diffusa, ci sono state moltissime azioni di condanna, di protesta e di richieste di intercessione.

In una dichiarazione congiunta rilasciata agli inizi di gennaio a Ginevra, 4 osservatori indipendenti delle Nazioni Unite hanno chiesto al governo degli Stati Uniti e all'Alabama di fermare l'esecuzione, accusando lo Stato di portare avanti una tecnica sperimentale che avrebbe potuto infliggere gravi sofferenze a Smith in violazione del divieto internazionale di tortura.

Il Rev. Jeffrey Hood, consigliere spirituale dei condannati a morte, aveva dichiarato a CBS News a dicembre di aver intentato una causa contro le esecuzioni mediante gas di azoto, sulla base del fatto che questo gli impedisce di dare il giusto sostegno a prigionieri come Smith. Hood aveva affermato nella causa che l'uso dell'ipossia di azoto da parte dell'Alabama come metodo di esecuzione presenta pericoli potenzialmente significativi per la sua stessa vita e viola le libertà religiose sia di lui stesso che del signor Smith. "L'orrore è un eufemismo", ha detto Hood all'Associated Press riguardo alla sentenza. "Lo Stato dell'Alabama ha ora il permesso di un tribunale federale di soffocare i suoi cittadini."

Questo avrebbe potuto fermare l’esecuzione? Ma nemmeno per sogno! Ecco come il problema è stato risolto: il protocollo di esecuzione dell'Alabama per l'ipossia da azoto, pesantemente oscurato, delinea le procedure di sicurezza in atto per il personale che esegue l'esecuzione e riconosce alcuni rischi derivanti dalla manipolazione del gas azoto. Il protocollo dice che ai detenuti giustiziati mediante ipossia di azoto verrà negato un consigliere spirituale nella camera della morte, a meno che lo stesso non firmi un modulo di accettazione dei rischi!

Il dottor Jeffrey Keller, presidente dell'American College of Correctional Physicians, che forma e rappresenta i medici che lavorano dietro le sbarre, ha dichiarato in un’intervista: “Non ho molto da dire su come funzionerà perché nessuno lo sa. È del tutto sperimentale. Si dice anche che sia indolore, e so che è sbagliato: i sostenitori si riferiscono a persone intossicate dall'azoto durante i voli in aereo o le immersioni subacquee, che poi si sono svegliate e hanno riferito di non aver sentito nulla. Ma la persona detenuta sa esattamente cosa succederà. Se ti dicessi, domani alle 11,00, ti metterò un sacchetto di plastica sulla testa e ti soffocherò a morte, proveresti un'ansia e una paura intense e il rilascio degli ormoni dello stress, fino al momento in cui ciò accade. Questa è sofferenza? Ovviamente sì. Ma ciò che proveranno quando l'azoto colpirà, non lo so, perché, ancora una volta, nessuno lo sa.”

Anche le grandi organizzazioni per i diritti umani si sono espresse con veemenza.

Justin Mazzola, ricercatore di Amnesty International USA, ha dichiarato: "La pena di morte è la punizione crudele, inumana e degradante per eccellenza e invitiamo la governatrice dell'Alabama Kay Ivey a usare il suo potere di clemenza per fermare l'esecuzione di Kenneth Smith prima che sia troppo tardi. Ci sono dettagli nella situazione di Kenneth Smith che rendono ancora più inquietante il fatto che l'Alabama sia disposto a portare a termine questa esecuzione.”

La Comunità di Sant’Egidio ha lanciato il 23 gennaio un appello urgente all'Alabama affinché interrompesse l'esecuzione pianificata, affermando che il metodo è “barbaro” e “incivile” e porterebbe “una vergogna indelebile” allo Stato. “Per molti aspetti, l'Alabama sembra avere la terribile ambizione di stabilire un nuovo standard di umanità al ribasso nel mondo già discutibile e barbaro delle esecuzioni capitali” ha detto a Roma Mario Marazziti, responsabile del gruppo per l'abolizione della pena di morte di Sant'Egidio. “Chiediamo che questa esecuzione venga fermata, perché il mondo non

può permettersi di regredire allo stadio dell'omicidio in modo più barbaro”, ha detto in uno dei numerosi briefing di Sant'Egidio svoltisi in Europa per attirare l'attenzione sul caso.

E l’Alabama cosa ha fatto di fronte a tutta questa opposizione? Se ne è infischiato, anzi! La settimana prima dell’esecuzione l'ufficio del procuratore generale dell'Alabama ha detto ai giudici della corte d'appello federale che l'ipossia da azoto è “il metodo di esecuzione più indolore e umano conosciuto dall'uomo”!

La Corte Suprema ha respinto tutti gli appelli e l’esecuzione ha avuto il via libera.

Il procuratore generale dell'Alabama, Steve Marshall, ha accolto con favore la decisione dell’alta corte, affermando che avvicina lo stato a “far rispondere Kenneth Smith della sua responsabilità per l'efferato omicidio su commissione” della Sennett. “Smith ha evitato la sua legittima condanna a morte per oltre 35 anni, ma il rigetto odierno della corte delle affermazioni speculative di Smith rimuove un ostacolo alla possibilità che finalmente venga fatta giustizia”, ha detto Marshall in una nota.

Anche i familiari della Sennett hanno dimostrato di apprezzare la decisione. Uno dei suoi figli ha detto che lui e altri membri della famiglia avevano intenzione di assistere all'esecuzione e di essere frustrato dal fatto che lo Stato ha impiegato così tanto tempo. “Non mi importa come se ne va, purché se ne vada”, ha detto, sottolineando che il signor Smith era stato in prigione “il doppio del tempo in cui io ho vissuto con mia madre”.

La governatrice dell'Alabama, Kay Ivey, che ha il potere di fermare le esecuzioni, ha rifiutato di commentare gli avvertimenti degli esperti e le accuse contro lo Stato. L'ufficio del procuratore generale ha definito le preoccupazioni dell'ONU “infondate quanto quelle di Smith”.

Si legge in una dichiarazione: “Il tribunale di prima istanza ha esaminato la sfida di Smith, ha ascoltato numerosi esperti medici e ha stabilito che le preoccupazioni di Smith sull'ipossia da azoto erano 'speculative' e 'teoriche' ".

Ha aggiunto: "Intendiamo procedere con la sua esecuzione il 25 gennaio".

E così, Smith, ora 58enne, è stato ucciso. Vediamo com’è andata.

Poco prima di indossare la maschera che gli avrebbe fatto inalare il gas, Smith ha pronunciato le ultime parole: “Stasera l’Alabama fa compiere all’umanità un passo indietro. Me ne vado con amore, pace e luce, vi amo. Grazie per avermi sostenuto, vi amo tutti”. Mentre il direttore del carcere gli ha letto l’ordine d’esecuzione, lui ha continuato a fare gesti con la mano e dedicando alla famiglia, che stava al di là del vetro, segni d’amore.

La procedura di esecuzione è durata circa 22 minuti. Smith, secondo il resoconto dei testimoni, è rimasto cosciente per “diversi minuti dall’inizio dell’esecuzione” e per oltre due minuti dall’inizio “ha tremato e si è contorto sulla barella e le braccia si sono tese contro le cinghie”.

Dopo un lungo periodo di respirazione profonda, il respiro ha iniziato a rallentare, “fino a quando non è stato più percepito dai testimoni dei media”.

Nella sala di osservazione sedevano 4 testimoni per Smith: sua moglie, suo figlio, un avvocato e un amico. Sua moglie indossava una maglietta con la scritta “Non sei mai solo”.

Il Rev. Hood ha toccato Smith con la Bibbia e lo ha benedetto continuamente, facendo il segno della croce durante tutta l'esecuzione.

Alle 20:25 Kenneth è stato dichiarato morto.

Il suo corpo è stato consegnato al coroner e sarà sottoposto a un esame post mortem da parte del Dipartimento di scienze forensi dell'Alabama.

Appare lampante che Smith abbia sofferto, ma naturalmente l’Alabama non ha dato peso alla cosa.

Anzi, alla domanda sui tremori e le convulsioni di Smith sulla barella, il commissario del dipartimento carcerario dell'Alabama, John Q.Hamm, ha detto che sembravano movimenti involontari !

Tutto questo era previsto ed era negli effetti collaterali che abbiamo visto o studiato sull'ipossia da azoto”, ha detto Hamm. “Non c'era niente di straordinario rispetto a quello che ci aspettavamo.”

Diverse le reazioni negli ambienti abolizionisti. “Il mondo è rimasto a guardare mentre si verificava un'ingiustizia scandalosa e inutile, e la governatrice Kay Ivey è complice di una grave violazione dei diritti umani e del diritto alla vita”, ha affermato Abraham Bonowitz, direttore esecutivo di Death Penalty Action. “Se Kenny Smith fosse processato oggi, non potrebbe essere condannato a morte perché la sua giuria non è stata unanime riguardo alla sentenza, e le istanze della giuria sono state accantonate dal giudice.”

In risposta all'esecuzione di Kenneth Smith da parte dello stato dell'Alabama, Justin Mazzola, ricercatore di Amnesty International USA, ha dichiarato quanto segue: “La pena di morte è una violazione dei diritti umani e condanniamo la crudele esecuzione di Kenneth Smith in Alabama. È vergognoso che la governatrice Ivey abbia deciso di procedere e di togliere la vita a Kenneth Smith, anche a causa delle molte preoccupazioni sul suo caso e dell'allarme lanciato dagli esperti delle Nazioni Unite sul nuovo metodo di esecuzione non testato. Questo metodo nuovo e non testato fa seguito a diversi tentativi falliti di esecuzione tramite iniezione letale in Alabama, incluso un tentativo precedentemente fallito di giustiziare Kenneth Smith appena 14 mesi fa. È vergognoso che la governatrice Ivey non abbia agito per accogliere la decisione della giuria di Kenneth Smith e fermare la sua esecuzione, ma ha ancora la possibilità di usare la sua potente penna e abrogare la pena di morte per coloro che sono ancora nel braccio della morte”.

La risposta dell’Alabama? Fenomenale! “L'Alabama ha realizzato qualcosa di storico. Come la maggior parte degli stati, l'Alabama ha giudicato che alcuni crimini sono così orribili da giustificare la pena definitiva”, ha osato dire il procuratore generale Steve Marshall in una dichiarazione poco dopo l’esecuzione.

E così L’Alabama sta spianando la via a molte ulteriori atroci esecuzioni, visto che l’azoto è facilmente reperibile. Anche l’Oklahoma e il Mississippi avevano già inserito l’ipossia di azoto sin dal 2015 tra i metodi approvati per le esecuzioni nel loro Stato, pur non avendo mai sfruttato questa nuova tecnica. Che Dio abbia pietà di noi! (Grazia)

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(1) Vedi numero 310

2) LA CORTE SUPREMA UTILIZZI IL CASO DI RICHARD GLOSSIP PER STABILIRE CHE LA COSTITUZIONE USA VIETA DI METTERE A MORTE PERSONE INNOCENTI !
 

Richard Glossip, condannato a morte senza alcuna prova, solo perché coinvolto nel caso dal vero autore del crimine, dopo aver subito ben 9 date di esecuzione fissate e annullate all’ultimo momento, ha presentato un appello alla Corte Suprema, che potrebbe quindi ora decidere non solo il riesame del suo caso in vista di un’assoluzione definitiva, ma anche la chiara affermazione del principio secondo cui giustiziare una persona innocente sarebbe un'atroce violazione della Costituzione americana e dei principi su cui essa si basa.

 

Il 22 gennaio la Corte Suprema degli Stati Uniti ha annunciato che esaminerà l'appello di Richard Glossip, ora in attesa di esecuzione nel braccio della morte nello Stato dell'Oklahoma. Glossip, che è uno dei condannati a morte più noti degli Stati Uniti, è stato giudicato colpevole e condannato nel 2004 per il suo ruolo in un presunto complotto per omicidio su commissione.

Sette anni prima, avrebbe pagato il suo coimputato, Justin Sneed, per uccidere Barry Van Treese, proprietario del motel in cui Glossip lavorava come manager. Sneed, un addetto alla manutenzione del motel, pugnalò e picchiò a morte Van Treese con una mazza da baseball, rubando i soldi dal motel e confessando la rapina e l'omicidio subito dopo essere stato arrestato.

Sneed avrebbe poi svolto un ruolo chiave e preoccupante nel processo e nella condanna di Glossip. Da allora, Glossip ha vissuto un’odissea di proporzioni kafkiane, compreso il fatto che ha visto fissate ben 9 diverse date di esecuzione contro di lui. In molte di queste occasioni, ha consumato il suo "ultimo" pasto e ha salutato la sua famiglia, solo per essere poi risparmiato all'ultimo minuto.

Nel frattempo, i molti e spinosi problemi nella gestione del caso Glossip da parte dello Stato dell'Oklahoma hanno dato luogo a numerosi ricorsi legali e attirato l'attenzione nazionale e internazionale di un'ampia platea di persone, inclusi alcuni dei legislatori repubblicani più conservatori dell'Oklahoma, che oggi pensano che, se lo Stato lo mettesse a morte, equivarrebbe a “giustiziare” un uomo innocente. Durante tutto questo tempo, si sono svolte due indagini indipendenti, ciascuna delle quali ha gettato una cattiva luce sui problemi e sui gravi vizi procedurali verificatisi nel caso di Glossip.

Quei problemi e quella cattiva condotta nelle indagini danno oggi alla Corte Suprema una molteplicità di ragioni per annullare la condanna di Glossip e ordinare un nuovo processo. Ma il suo appello dà anche la possibilità ai giudici di dire una volta per tutte che la Costituzione vieta di mettere a morte gli innocenti.

Dal momento che si tratta di un giudizio in sede di Corte d'appello, la Corte Suprema non può dire autonomamente che Glossip sia innocente. Ma può dire che, per legge, nessuno che si trova in quella posizione dovrebbe essere soggetto ad alcuna punizione, soprattutto alla pena capitale.

Non è mai successo prima. In effetti, in un caso del 1983, Herrera v. Collins, sembrò piuttosto dire il contrario. In quel caso, una maggioranza di 6 voti a favore e 3 contrari concluse che la prova dell'effettiva innocenza "non era rilevante" in un ricorso per habeas corpus "in assenza di qualche [altra] violazione costituzionale". Come affermò il Presidente della Corte Suprema William Rehnquist: "Un giusto processo non richiede che venga intrapreso ogni passo immaginabile, a qualunque costo, per eliminare la possibilità di condannare una persona innocente... Concludere altrimenti paralizzerebbe del tutto il nostro sistema di applicazione della legge penale".

E dopo aver ripercorso la storia della clausola costituzionale del giusto processo, Rehnquist concluse che una pretesa di “effettiva innocenza” non è di per sé una pretesa rilevante ai fini di una sua illegittimità costituzionale. In un parere concorde, il giudice Antonin Scalia convenne che la Costituzione non impedisce al governo di giustiziare qualcuno a fronte di nuove prove che indichino che egli potrebbe essere "effettivamente innocente" - qualcuno che, come disse il Washington Post, “ha il

potenziale per dimostrare legalmente di non aver commesso il crimine per il quale è stato condannato.”

Negli ultimi trent'anni, i tribunali di tutto il Paese hanno citato Herrera come motivo per negare l'accoglimento di appelli proposti da persone che sollevavano rivendicazioni di innocenza. E nel 2022, anche la Corte Suprema è sembrata riaffermare quella decisione stabilendo nuovamente che le Corti d’appello non devono esaminare azioni volte ad affermare l’effettiva innocenza dei condannati.

Non sorprende che Herrera abbia generato molte controversie giudiziali. Ad esempio, nel 2009, il giudice John Paul Stevens utilizzò una concorrenza di fatti e circostanze in un altro caso di innocenza effettiva per rilevare che qualsiasi statuto che "impedisca rimedi per un condannato a morte che abbia dimostrato la sua innocenza" è "probabilmente incostituzionale". Egli suggerì che "le decisioni di questa Corte sostengono chiaramente il principio secondo cui giustiziare una persona innocente sarebbe un'atroce violazione della nostra Costituzione e dei principi su cui essa si basa".

Se c’è un caso che si qualifica come “atroce violazione” della Costituzione, quello è il caso di Glossip. Il suo ricorso alla Suprema Corte per la revisione del processo lo chiarisce.

In primo luogo, esso documenta un modello molto preoccupante di cattiva condotta della pubblica accusa. Come sottolinea il ricorso, "anche in questa fase avanzata del suo caso... continuano ad emergere nuove prove del fatto che lo Stato sapeva benissimo che le prove utilizzate per accusare [Glossip] e condannarlo a morte erano false".

Il ricorso si concentra su Sneed, che ha fornito le prove chiave contro Glossip in cambio dell'accordo dello Stato secondo cui non sarebbe stato condannato a morte. La polizia ha ripetutamente e falsamente detto a Sneed che Glossip lo stava implicando, convincendolo alla fine a puntare il dito contro Glossip e testimoniare contro di lui al processo.

Il ricorso di Glossip rileva che "la credibilità di Sneed è sempre stata debole". Prosegue sottolineando che, su quelle che definisce "domande preliminari", la testimonianza di Sneed è stata sempre incoerente.

La polizia e i pubblici ministeri hanno istruito Sneed "a cambiare la sua testimonianza su aspetti materiali riguardanti il modo in cui uccise Van Treese per evitare conflitti con altre prove, istruzioni che egli ha accettato e seguito" durante tutte le fasi del caso Glossip.

Inoltre, Sneed ha mentito sul banco dei testimoni quando ha negato di essere in cura da uno psichiatra e di prendere medicine per il suo disturbo bipolare. Niente di tutto questo era stato rivelato prima del processo di Glossip e ciò ha violato i precedenti chiaramente stabiliti dalla Corte Suprema.

Inoltre, il ricorso di Glossip sostiene che lo Stato dell'Oklahoma ha distrutto o perso le prove chiave del caso. E qui, come ovunque, l’Avvocato generale dell'Oklahoma, Gentner Drummond, ha ammesso che ciò che sostiene Glossip è vero.

Il ricorso di Glossip sottolinea giustamente che la cattiva gestione del suo caso da parte dello Stato ha violato la regola costituzionale del giusto processo e chiede alla Corte di determinare se il giusto processo richieda l'annullamento di una condanna laddove questa sia "così affetta da errori che lo Stato non cerca più di difenderla".

Per una Corte che ora è generalmente riluttante ad annullare le condanne a morte, soprattutto quando farlo stabilirebbe ampi confini costituzionali, ciascuna delle domande a cui Glossip chiede di rispondere fornisce un veicolo per revocare la sua condanna e rinviarlo ad un nuovo processo.

Ma la questione più ampia che deve essere riesaminata è se la Costituzione proibisca “l’esecuzione di un uomo innocente che non abbia mai avuto un processo equo”. La Corte Suprema, suggerisce il ricorso di Glossip, "si trova di fronte a una scelta difficile: se lo Stato dell'Oklahoma può giustiziare una persona che il capo delle forze dell'ordine ritiene sia stata condannata ingiustamente a causa della cattiva condotta dello Stato".

La risposta dovrebbe essere un inequivocabile no. Se la Corte restasse in silenzio su questa scelta, o evitasse di affrontarla apertamente, renderebbe uno straordinario disservizio non solo a Richard Glossip, ma a tutti gli Americani che credono che sia sbagliato punire persone innocenti.                                                                                                                                  (Federica)

3) LIBERTÀ “ESALTANTE” PER GLYNN SIMMONS SCAGIONATO DOPO 48 ANNI

 

L’afroamericano Glynn Simmons ha passato quasi tutta la sua vita in carcere nell’Oklahoma, accusato di un omicidio che non ha commesso. Ora che la sua innocenza è stata riconosciuta si prospetta per lui un risarcimento in denaro. Simmons vuole trascorrere la sua nuova vita in libertà condividendo la sua storia e lavorando per riformare il sistema di giustizia penale del suo stato.

Glynn Simmons

Glynn Simmons ha lanciato una lunga occhiata fuori dal finestrino del sedile del passeggero dell'auto mentre viaggiava con un amico lungo l'autostrada per Tulsa, in Oklahoma. Il suo sguardo era fisso sul cielo notturno, illuminato dalle stelle.

Era uno spettacolo a cui il settantenne non aveva potuto assistere per quasi mezzo secolo, dopo aver trascorso la maggior parte della sua vita in prigione per un omicidio che non aveva commesso.

“Sono cose come questa... guardare le stagioni che cambiano, il fogliame, cose semplici che non potevi fare in prigione. Non potevi godertele. Non potevi vederle”, ha detto Simmons alla BBC. “È esaltante”.

Simmons è stato rilasciato nel luglio 2023. A dicembre è stato dichiarato innocente per l'omicidio di Carolyn Sue Rogers, avvenuto nel 1974. La sua è la più lunga detenzione ingiusta conosciuta negli Stati Uniti.

La sua condanna è stata annullata dopo che un tribunale distrettuale ha scoperto che i pubblici ministeri non avevano consegnato tutte le prove agli avvocati della difesa, tra cui l’identificazione di altri sospetti da parte di un testimone.

È stato portato in una stazione di polizia, dove gli agenti gli hanno chiesto di partecipare a un confronto per l'omicidio della Rogers avvenuto il mese prima, durante una rapina in un negozio di liquori in un sobborgo di Oklahoma City. L'omicidio della Rogers - che lavorava come commessa quando le hanno sparato alla testa - non è ancora stato risolto.

“Avevo appena compiuto 21 anni. Non avevo alcuna esperienza precedente con il sistema giudiziario”, ha detto Simmons. “Non sapevo di avere il diritto a un avvocato, il diritto di rifiutarmi. Non ne avevo la minima idea”.

Glynn Simmons vuole lottare per la riforma della giustizia penale

A una cliente del supermercato, colpita alla testa durante l'incidente, è stato chiesto, pochi giorni dopo essere uscita dall'ospedale, di identificare il sospetto omicida in base al line-up effettuato, ha detto il signor Simmons. Non ha mai identificato il signor Simmons. Secondo l'avvocato di Simmons, Joe Norwood, ha invece indicato caratteristiche diverse comuni ad almeno altre tre persone nel confronto.

Tuttavia, Simmons – benché avesse dichiarato di trovarsi in Louisiana al momento dell'omicidio - è stato condannato e gli è stata inflitta la pena di morte.

“Non lo definisco un errore giudiziario. Non è stato un errore. È stato un atto deliberato”, ha detto Simmons. “È stato un consapevole disprezzo della giustizia”.

Era il 1975 in Oklahoma, quando l'atmosfera di razzismo era ancora palpabile, ha detto Simmons, un uomo di colore.

La polizia “aveva un sacco di casi in sospeso che non erano stati risolti, e c'era un sacco di pressione”, ha aggiunto.

Secondo il Registro Nazionale degli Esoneri, negli Stati Uniti le persone di colore hanno una probabilità 7,5 volte maggiore di essere condannate ingiustamente per omicidio rispetto ai bianchi.

Simmons ha ricordato come ci siano stati in prigione giorni in cui ha "perso la testa”. Ha avuto attacchi d'ansia e, con l'avanzare dell'età, a volte gli è stato difficile mantenere la speranza che il suo nome venisse scagionato.

“Quando vedi morire persone intorno a te per tutto il tempo, fai i conti”, ha detto.

Ci sarebbero state altre brutte notizie per il signor Simmons. Un anno prima della liberazione gli era stato diagnosticato un cancro al fegato, la sua seconda battaglia contro la malattia. È stato inserito in una lista d'attesa per il trattamento, ma non ha potuto ricevere la chemioterapia prima di uscire di prigione. In quel periodo, si sono prodotte delle metastasi, ha detto.

“La mia lotta per il rilascio si è intensificata più di quanto non fosse accaduto negli anni precedenti”, ha detto. “Cominci a perdere la fede. Ma per me non dura mai a lungo”.

Da quando è uscito di prigione ed è stato dichiarato innocente, il signor Simmons ha detto di aver provato un turbinio di emozioni, la più forte delle quali è la gratitudine.

Ha trascorso il Natale con il figlio, i 3 nipoti e i 7 pronipoti.

"È stato bellissimo. Mi sono divertito un mondo. Tutto quello che abbiamo fatto è stato come una prima volta", ha detto.

Simmons ha detto che la consapevolezza della propria innocenza lo ha aiutato a superare il periodo dietro le sbarre.

Tuttavia, la sua gratitudine è stata costellata da sentimenti di amarezza per i decenni di vita persi.

Simmons ha detto di non aver ricevuto scuse dallo Stato dell'Oklahoma.

Ha lasciato il carcere senza effetti personali né denaro per le sue necessità di base e per le cure mediche. Le persone che scontano una pena in Oklahoma perché condannate ingiustamente hanno diritto a un risarcimento fino a 175.000 dollari (poco più di 160.000 euro) - circa 3.600 dollari per ogni anno scontato in prigione. Tuttavia, Simmons ritiene che un eventuale risarcimento probabilmente arriverà dopo di anni.

Nel frattempo, sono stati raccolti fondi per Simmons per un ammontare di 326.000 dollari, anche con donazioni anonime fino a 30.000 dollari.

Simmons vuole trascorrere la sua nuova vita in libertà condividendo la sua storia e lavorando per riformare un sistema di giustizia penale che ha visto un uomo innocente trascorrere la maggior parte della sua vita dietro le sbarre.

“È questa la mia aspirazione per il futuro: cercare di aiutare i ragazzi che si trovano nella mia stessa situazione”, ha detto. “Dobbiamo fare qualcosa per la riforma della giustizia penale. Dobbiamo ripensarla”.

Simmons ha intenzione di prendersi del tempo anche per sé stesso. È già stato a una partita degli Oklahoma City Thunder dell'NBA. E vuole viaggiare per il mondo.

“Sono stato a un estremo dell'incarcerazione”, ha detto. “Ora voglio andare all'altro estremo della liberazione”.

Sta anche cercando di lasciar andare il risentimento per la sua ingiusta detenzione, al fine di trarre il massimo dalla sua libertà.

“C'è stata rabbia per quasi 50 anni - rabbia, amarezza”, ha detto. “Ma devi regolarla o ti divora”.

“Quello che è stato fatto non si può cancellare, quindi non mi piango addosso”. (Pupa)

4) OLTRE 850 ESECUZIONI IN IRAN NEL 2023

 

Non è facile ottenere informazioni dall’Iran, paese governato in maniera dittatoriale che viola i diritti umani e che usa in maniera massiccia la pena di morte. Le organizzazioni per i diritti umani raccolgono i dati più evidenti e li diffondono nel mondo. Ecco il bilancio di quello che è successo nel 2023

 

L'Iran si è lasciato alle spalle uno dei suoi anni peggiori in termini di esecuzioni, con almeno 864 prigionieri messi a morte nel 2023, secondo i rapporti dell'Organizzazione dei Mujahedin del popolo iraniano (PMOI/MEK). Ciò segna un aumento del 34% rispetto all’anno precedente e il più alto negli ultimi 8 anni.

La pena di morte, infatti, è considerata una delle forme di punizione più severe ed è stata abolita o notevolmente ridotta in oltre 170 paesi in tutto il mondo. Solo circa 30 paesi utilizzano ancora attivamente la pena di morte. Sfortunatamente, il regime iraniano rimane costantemente in prima linea tra questi paesi che continuano ad applicare la pena capitale. Julia Duchrow, vicesegretaria generale di Amnesty International (Germania), ha dichiarato riguardo alle esecuzioni in Iran: “Il leader dell'Iran è responsabile del 65% delle esecuzioni effettuate in tutto il mondo lo scorso anno”.

Il trend delle esecuzioni ha continuato ad aumentare nel corso del 2023, con oltre il 36% delle esecuzioni (313 casi) avvenute negli ultimi 3 mesi dell’anno, in coincidenza con la guerra a Gaza, che il regime ha utilizzato come cortina di fumo per aumentare le violazioni dei diritti umani in patria.

Le esecuzioni sono state particolarmente dure nei confronti delle minoranze etniche. Tra le vittime, 191 persone, ovvero più del 22%, sono i più oppressi ed emarginati cittadini del Belucistan.

In particolare, tra i giustiziati c'erano 8 minorenni che avevano meno di 18 anni al momento del crimine. Sette esecuzioni sono state effettuate in pubblico in modo scioccante.

Il 1 gennaio 2024, 5 prigionieri sono stati giustiziati nella Prigione Centrale di Karaj..

Il 4 Gennaio, 2 prigionieri sono stati impiccati ad Ardabil e 1 a Hamedan, mentre altri 3 sono stati impiccati nella Prigione Centrale di Ardabil con le modalità precedenti. Martedì 2 gennaio l'agenzia di stampa governativa IRNA ha riferito dell'esecuzione di 9 prigionieri ad Ardabil.

Sei manifestanti sono stati giustiziati nel 2023 e 2 nel dicembre 2022. Gli 8 manifestanti sono stati condannati a morte e impiccati al termine di processi iniqui, esclusivamente per la loro partecipazione alle proteste.

La Magistratura Iraniana aveva emesso condanne a morte per oltre 100 persone che avevano preso parte alle proteste del 2022-2023. Alcuni manifestanti si trovano ancora in uno stato di incertezza, mentre altri restano sotto l’ombra delle condanne a morte.

Nel 2023, le condanne a morte di 693 prigionieri sono state eseguite in segreto, senza alcuna copertura mediatica. La maggior parte dei dati sulle esecuzioni vengono ottenuti attraverso media indipendenti e attraverso la comunicazione all'interno del carcere.

Dal Gennaio 2023, nelle carceri del regime iraniano sono state eseguite condanne a morte di 26 detenute, con una crescita del 37% rispetto all’anno precedente.

L'anno precedente, l'Iran è diventato il più grande carnefice di donne al mondo giustiziando almeno 16 donne nel 2022. Secondo il rapporto di Amnesty International nel 2022 in tutto il mondo sono state giustiziate 24 donne in totale, 16 delle quali appartenevano all'Iran. Nel 2023, il regime ha battuto il proprio record. (Anna Maria)

 

 

Questo numero è aggiornato con le informazioni disponibili fino al 31 gennaio 2024

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