FOGLIO DI COLLEGAMENTO INTERNO
DEL COMITATO PAUL ROUGEAU
Numero 302 - Gennaio 2023
Amber McLaughlin
SOMMARIO:
1) Siamo sommersi dalle terribili notizie che arrivano dall’Iran
2) Scott James Eizember giustiziato in Oklahoma
3) Amber McLaughlin messa a morte il 3 gennaio in Missouri
4) Giustiziato in Texas Robert Fratta che fece uccidere sua moglie 30 anni fa
5) Atlante della pena di morte nel mondo
1) SIAMO SOMMERSI DALLE TERRIBILI NOTIZIE CHE ARRIVANO DALL’IRAN
È davvero impossibile riportare tutto quanto sta accadendo in Iran, una nazione governata col terrore. Ci limitiamo a fornire alcune delle notizie più importanti.
Iniziamo leggendo il Rapporto sulla pena di morte in Iran nel 2022, pubblicato dalla Iranian Human Rights Society il 1° gennaio 2023.
Secondo questo rapporto, nel 2022 sono state messe a morte almeno 623 persone, 273 in più rispetto al 2021, soprattutto per crimini legati alla droga o per omicidio. Di queste, 608 erano uomini e 15 donne, e tra tutte almeno 12 erano prigionieri politici, 2 dei quali furono impiccati in pubblico. Tra i giustiziati c’erano anche 5 minorenni. Le province più colpite sono state il Baluchistan e Alborz.
Le proteste contro il regime iniziate il 18 settembre 2022, a seguito della morte della 22enne Jina Mahsa Amini (1), uccisa dai poliziotti mentre era in loro custodia con l’accusa di non aver indossato il velo in modo appropriato, sono ancora in atto. Per fermare questa ribellione, in 100 giorni sono state arrestate decine di migliaia di persone, molte sono state torturate, e moltissime sono state uccise in modo sommario o condannate a morte. Sono stati anche uccisi e torturati molti atleti iraniani che sostenevano pacificamente le proteste, a cui è stato sparato senza neppure subire un processo.
Anche molti giornalisti, uomini e donne, sono stati arrestati, in particolare ricordiamo l’editor delle notizie politiche per il giornale indipendente Etemad Online, Mehdi Beyk, catturato dopo che aveva intervistato i familiari di molti dei ribelli che erano stati arrestati. Ovviamente gli fu subito confiscato il cellulare e il computer.
Tanti giovani sono stati giustiziati in relazione alle proteste. Descriviamo qualche caso a modello di tantissimi altri.
- Mohammad Mehdi Karami, un campione di karate di 22 anni, è stato impiccato il 7 gennaio, appena 65 giorni dopo il suo arresto. Fonti hanno detto alla BBC Persian che gli furono concessi meno di 15 minuti per difendersi in tribunale. Era stato accusato del reato capitale di "corruzione sulla Terra" e processato davanti a un tribunale rivoluzionario a Karaj il 30 novembre insieme ad altre 16 persone, tra cui tre minorenni, anch'essi accusati di coinvolgimento nell'omicidio. I giornalisti e i membri della famiglia dell'imputato non possono essere in tribunale, quindi l'unica finestra su ciò che accade dietro le porte chiuse è il filmato pesantemente modificato rilasciato dalla magistratura. In uno di questi video, Karami appare visibilmente angosciato mentre "confessa" di aver colpito il membro Basij sulla testa con un sasso. Il suo avvocato d'ufficio non contesta questo e, invece, chiede perdono al giudice. Karami poi dice di essere stato "ingannato" e si siede. "Papà, ci hanno dato il verdetto. La mia è la pena di morte. Non dire niente alla mamma", ha raccontato il padre di Karami, ricordando la sua ultima telefonata e ribadendo l'innocenza del figlio. Successivamente, un gruppo di attivisti dell'opposizione ha pubblicato un account sui social media in cui afferma che Karami era stato torturato. Aveva detto alla sua famiglia durante un incontro in prigione di essere stato picchiato fino a fargli perdere i sensi dalle guardie. Queste avevano pensato che fosse morto e avevano scaricato il suo corpo in una zona remota, ma mentre se ne andavano si erano resi conto che era ancora vivo. Karami aveva anche detto alla sua famiglia che gli agenti di sicurezza gli avevano "toccato i genitali ogni giorno e minacciato di violentarlo" durante gli interrogatori. La famiglia ha quindi cercato di assumere uno dei più importanti avvocati per i diritti umani dell'Iran, Mohammad Hossein Aghasi. "Karami mi ha chiamato dalla prigione tre volte e mi ha chiesto di rappresentarlo. Anche i suoi genitori mi hanno esortato a rappresentare il loro figlio", ha detto Aghasi. Il signor Aghasi ha scritto al tribunale locale e poi alla Corte Suprema. In ogni fase, le sue lettere sono state ignorate o respinte. E anche il ricorso contro la decisione della Corte Suprema è stato escluso da un giudice.
- Secondo le notizie che circolano sui social, Zahra Nabizadeh, una donna incinta rapita nella città di Mahabad circa 3 settimane fa, ha ricevuto una condanna a morte ed è in attesa di esecuzione. Zahra Nabizadeh è stata rapita la sera del 25 dicembre 2022 dalle forze di sicurezza del regime clericale senza mandato di arresto e portata in un luogo segreto. Era incinta di 6 mesi al momento del suo arresto. Gli interrogatori l'hanno presa a calci nell'addome, tanto forte che la donna ha subito un aborto spontaneo sotto tortura e attualmente sta soffrendo di gravi emorragie.
- Hassan Firouzi, di 34 anni, è stato arrestato nel novembre 2022 e condannato alla pena di morte da eseguire appena si sarà rimesso dalle ferite subite in carcere, perché per una perversa e tragica ironia si deve essere “sani”, almeno in apparenza, per morire nella “guerra contro Dio”. Non gli è stata concessa alcuna assistenza legale ed è stato condannato dopo un processo sommario alla pena capitale. Il 16 gennaio 2023, prima di essere riportato dall’ospedale in prigione senza le necessarie cure, Hassan ha lanciato un appello al popolo iraniano. “Chiedo una sola cosa al popolo iraniano: fate qualcosa perché io possa vedere mia figlia per l’ultima volta. Che io firmi o meno la confessione mi uccideranno. Il mio unico desiderio è di vedere per l’ultima volta mia figlia prima che uccidano me. Dopo 10 anni, Dio finalmente ci ha dato una bambina e io ho potuto vederla solo per 18 giorni prima di essere arrestato”. Rapporti del 23 gennaio scorso di attivisti iraniani per i diritti umani indicano che Hassan, a causa delle gravi lesioni riportate durante l’interrogatorio e l’assenza di cure mediche, sia entrato in coma. Durante gli interrogatori sarebbe stato duramente picchiato con una sedia e l’assenza di cure avrebbe determinato una grave emorragia con perdita della funzionalità di un rene.
Hassan Firouzi
Buona parte del mondo è inorridita per le notizie e i video che arrivano dall’Iran e molte autorità politiche hanno manifestato la loro condanna.
Il ministro degli esteri inglese, James Cleverly, ha condannato l’esecuzione di due ribelli in Iran e ha spronato il governo iraniano a “porre immediatamente fine alla violenza contro il suo popolo”. “L’Inghilterra si oppone fortemente alla pena di morte in ogni caso.” Il Primo Ministro inglese Rishi Sunak ha poi condannato in particolare la ‘barbara’ esecuzione del 61enne Alireza Akbari, un Anglo-Iraniano, che era stato arrestato nel 2019 con l’accusa di “corruzione sulla terra e spionaggio per i servizi segreti del governo britannico”, secondo quanto comunicato da un’agenzia giornalistica iraniana. Non è stata neppure data notizia della data esatta dell’esecuzione.
Il Canada ha annunciato un inasprimento delle sanzioni a causa “della brutale repressione delle voci coraggiose iraniane”, come affermato dal Ministro degli Esteri Melanie Joly.
Il Consigliere della Casa Bianca per la Sicurezza Nazionale, Jake Sullivan, ha condannato le azioni del governo iraniano e ha dichiarato che gli Stati Uniti “continueranno a imporre dazi e conseguenze per questa ragione.”
L’Unione Europea e molte nazioni europee (Austria, Belgio, Danimarca, Inghilterra, Francia, Germania, Olanda e Norvegia) hanno convocato i diplomatici iraniani presenti nei loro Paesi protestando per le esecuzioni.
Le Nazioni Unite si sono anche espresse con forza contro l’Iran. L’ufficio del capo dei diritti umani Volker Turk, ha rilasciato una lunga dichiarazione, in cui, fra le altre affermazioni, dice: “I procedimenti penali e la pena di morte vengono utilizzati dal governo iraniano per punire le persone che partecipano alle proteste e per incutere timore nella popolazione in modo da reprimere il dissenso, in violazione del diritto internazionale sui diritti umani. … Tali uccisioni rappresentano omicidi di stato… Ribadisco ancora una volta la mia richiesta al governo dell’Iran di rispettare la vita e la voce del suo popolo, di attuare immediatamente una moratoria sulla pena di morte e di fermare le esecuzioni.”
Il 19 gennaio il Parlamento Europeo ha pubblicato la risoluzione che mette l’Iran nella lista dei Paesi terroristi. La reazione del popolo iraniano è stata di gioia: molte persone sono scese in strada cantando e inneggiando alla decisione, auspicando che questa risoluzione possa aiutare il governo iraniano a cambiare radicalmente rotta, perché essa implica una serie di sanzioni durissime nei confronti del regime. La risposta è arrivata dallo stato maggiore delle forze armate del regime. I commenti consistono in alcune minacce nel caso in cui l'UE seguisse la decisione di etichettare l'IRGC (Islamic Revolutionary Guard Corps) come un gruppo terroristico.
Secondo lo stato maggiore, ciò "influirebbe sulla sicurezza, sulla tranquillità e sulla pace regionali e globali, e il Parlamento europeo dovrebbe stare attento alle sue conseguenze". La dichiarazione sembrava anche presentare una giustificazione per possibili azioni future in Europa. Queste minacce indicano ulteriormente la necessità di proscrivere rapidamente l'IRGC e aumentare la pressione sul regime.
Anche la voce di Papa Francesco si è fatta sentire. Il pontefice ha tenuto il suo discorso annuale agli ambasciatori accreditati in Vaticano, e ha sottolineato le aree di maggiore preoccupazione della Santa Sede. In questa occasione ha ribadito il diritto fondamentale alla vita, e ha detto: “il diritto alla vita è anche minacciato in quei luoghi dove la pena di morte continua ad essere applicata, come nel caso dell’Iran in questi giorni, a seguito delle recenti dimostrazioni che chiedevano un maggiore rispetto della dignità delle donne. La pena di morte non può essere applicata per una presunta forma di giustizia di uno stato, perché non costituisce un deterrente e non rende giustizia alle vittime, ma alimenta soltanto la sete di vendetta.” Il Papa ha aggiunto: “E’ mia speranza che [in Iran] si arrivi a una soluzione concreta nel minor tempo possibile, al fine di garantire un futuro più sicuro.”
La risposta dell’Iran a tutte le proteste e alle condanne dal mondo è stata di inasprire ulteriormente l’uso della pena di morte: il 7 gennaio il regime ha fatto impiccare altri due giovani ribelli, Mohammad Mehdi Karami and Mohammad Hosseini. Erano stati arrestati un mese fa e torturati per ottenere false confessioni. Gli Iraniani che anelano alla libertà sono scesi ancora in strada, all’interno del Paese e all’estero, urlando la loro esasperazione e inneggiando a questi due giovani e agli altri 750 martiri che sono stati uccisi in vari modi durante le proteste.
Casomai quanto avviene non bastasse quanto a cieca crudeltà, il politico conservatore ed ex diplomatico Javad Larijani ha espresso in questi giorni il suo sostegno alla lapidazione nei casi di adulterio, dicendo che è una delle ottime leggi islamiche, che protegge “i valori della famiglia”. Ha dichiarato: “La lapidazione è un mezzo legale molto importante di deterrenza, che protegge il contratto matrimoniale delle famiglie”. Le vittime della lapidazione vengono messe in una fossa piena di sabbia lasciando fuori solo la testa e le spalle, poi le pietre vengono scagliate contro di lei. Un medico reclutato per sovrintendere l’esecuzione fa interrompere il lancio periodicamente per verificare se la vittima è morta. Se è ancora viva, la lapidazione riprende fino a ucciderla.
Questo avviene in caso di adulterio, e quasi sempre riguarda le donne. Invece, il 18 gennaio scorso, un uomo è stato condannato a soli 8 anni di carcere per aver decapitato la moglie 17enne. Questa pena così lieve è stata giustificata dal fatto che genitori della ragazza hanno “perdonato” l’uomo! La giovane era stata data in moglie al suo carnefice quando aveva 12 anni e aveva partorito un figlio a 14 anni.
Finora oltre 60 persone sono state giustiziate dall’inizio di gennaio (alcune senza che venisse neppure ufficializzata la loro accusa). Se il ritmo di esecuzioni non dovesse diminuire, questo nuovo anno si chiuderebbe con un totale di morti ancora più elevato del 2022.
E queste sono solo le morti conseguenti a una condanna alla pena capitale, molte altre persone sono state uccise e torturate direttamente dalla polizia. Tra le varie forme di tortura usate per estorcere confessioni, vi sono scariche elettriche, percosse, abusi sessuali, ghiaccio tenuto sui testicoli per giorni consecutivi, percosse sulla pianta dei piedi, isolamento totale per oltre un mese in celle infestate da topi e scarafaggi. (Grazia)
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(1) Vedi il numero 29
2) SCOTT JAMES EIZEMBER GIUSTIZIATO IN OKLAHOMA
Scott James Eizember fu condannato a morte per aver ucciso a bastonate un uomo nel 2003 (e fu anche condannato a 150 anni di detenzione per l’omicidio della moglie di costui). La condanna a morte è stata eseguita il 2 gennaio scorso. Il condannato è stato assistito dal suo consigliere spirituale.
Scott James Eizember
Scott James Eizember che aveva appena compiuto 62 anni è stato ucciso con un’iniezione letale il 12 gennaio 2023 alle ore 10:15’. Si è trattato dell’ottava esecuzione portata a termie nel penitenziario di Stato dell'Oklahoma dal 2021.
Eizember era stato condannato a morte nel 2005 per aver ucciso a bastonate il 18 ottobre 2003 il settantaseienne A.J. Cantrell. Era anche stato condannato a 150 anni di carcere per l'uccisione della moglie settantenne di costui, Patsy Cantrell. I Cantrell furono uccisi nella loro casa nella cittadina di Depew, a circa 40 miglia a sud-ovest di Tulsa.
Eizember ha sempre sostenuto che lui e A.J. Cantrell avevano lottato per impossessarsi di un fucile da caccia che si trovava in casa; tentando di sparare a Eizember, Cantrell aveva accidentalmente ucciso sua moglie. Eizember aveva quindi picchiato A.J. Cantrell uccidendolo.
Secondo l'accusa Eizember, dopo aver ucciso la coppia, ha attraversato la strada ed è entrato in casa di Smith, dove ha sparato al figlio alla schiena e ha aggredito la madre. Entrambi sono sopravvissuti. Successivamente, secondo quanto affermato dalle autorità, Eizember dopo aver rapito un medico e sua moglie sotto la minaccia di una pistola ha lasciato la città a bordo di un veicolo rubato dirigendosi vero l’Arkansas. Con la coppia in ostaggio ha guidato fino al Texas; è stato infine catturato dalle autorità del Texas vicino alla città di Lufkin, dopo che il medico, estratta una pistola nascosta nel furgone ha sparato quattro volte a Eizember.
Gli avvocati di Eizember non hanno negato l’uccisione di A.J. Cantrell e di sua moglie. Tuttavia, hanno sostenuto che gli omicidi non furono premeditati e che la sua vita aveva ancora un valore.
"Ha provato rimorso in ogni giorno della sua detenzione. Non c'è alcun motivo per ucciderlo il mese prossimo, se non la vendetta", ha detto l'avvocato Mark Henricksen alla Commissione per le grazie.
L’esecuzione di Eizember è stata la prima delle 11 programmate in Oklahoma per quest'anno. L'ondata di esecuzioni dello Stato è iniziata nel 2021, quando i funzionari hanno interrotto una moratoria di 6 anni che aveva fatto seguito a una serie di esecuzioni malriuscite (vedi nn. 87, 290).
L'Oklahoma prevede di uccidere altre 20 persone entro la fine del 2024.
Per Randall Coyne, avvocato di Eizember, le esecuzioni programmate rappresentano un periodo buio in uno stato che non ha mai reso facile praticare la difesa nei processi per crimini punibili con la pena di morte. L'Oklahoma è ora "lo Stato dei serial killer", ha detto ironicamente. "Venite per le esecuzioni, rimanete per i casinò". Dopo Eizember, Coyne difende altri due condannati a morte.
Secondo la richiesta di clemenza di Eizember, le prove sostenevano la sua versione dei fatti e avrebbero dovuto essere fondamentali per dimostrare che non era colpevole di omicidio premeditato. Coyne ha sottolineato che Eizember era disarmato quando è arrivato a casa. Non sarebbe pertanto possibile, ha affermato Coyne, paragonare Eizember ai “peggiori tra i peggiori” cui è riservata la pena di morte.
Il reverendo Jeff Hood
Eizember ha sostenuto che il suo posto era in prigione, ma che la sua esecuzione non sarebbe stata altro che una vendetta. In una serie di telefonate con il suo consigliere spirituale Jeff Hood, Eizember ha condiviso la storia della sua vita, compresi i suoi primi ricordi. Nell'appello di Eizember per la clemenza, i suoi avvocati hanno scritto che era stato profondamente colpito da un trauma infantile, a partire dal suicidio della madre.
Il Consiglio per le Grazie ha votato 3-2 per negare la clemenza.
Dopo l’esecuzione i giornalisti locali hanno ascoltato all’interno del penitenziario i familiari di A.J. e Patsy Cantrell, le vittime di Eizember, "Non è un buon giorno per tutti, ma è stato un buon giorno per le vittime", ha detto il nipote 47enne dei Cantrell, Justin Wyatt. Non sapeva se l'esecuzione avesse portato giustizia ma sapeva di essere “contento che il nostro nemico sia morto". Debra Wyatt, sua madre, ha negato che si possa parlare di “conclusione” dicendo: “Non mi piace che la gente usi questa parola con me. Perché l'unico modo in cui potremmo avere una conclusione è se [i nostri cari] tornassero da noi, e sappiamo che non succederà su questa terra". Johnny Melton, nipote dei Cantrell, ha esortato la società ad affrontare i fattori che portano alla violenza mortale, come i problemi di salute mentale e gli abusi domestici. Ha detto di aver pregato per la famiglia di Eizember. "Ci risulta che abbia dei figli adulti... e riconosciamo che anche loro sono vittime oggi".
Alle famiglie delle persone giustiziate in Oklahoma non viene data la possibilità di parlare. Mentre un rappresentante dei servizi alle vittime accompagnava i parenti dei Cantrell, Emily Eizember, 25 anni, ha assistito all’esecuzione con i due avvocati del padre. Dalla barella, Eizember ha detto alla figlia "ti voglio bene". Dopo l’esecuzione ha raggiunto un hotel economico, dove il figlio ventinovenne di Eizember, Allen, stava aspettando di abbracciare la sorella minore. Allen avrebbe voluto assistere all'esecuzione, ma non avendo rispettato la scadenza per entrare nella lista dei testimoni, non ha avuto il permesso di entrare in carcere per salutare il padre.
Eizember, che ha compiuto 62 anni poco prima dell'esecuzione, si è allontanato dai suoi figli nei quasi 18 anni in cui ha vissuto nel braccio della morte. Ma a dicembre Emily si era recata a McAlester per visitare il padre per la prima e ultima volta. Come ha scritto in un messaggio di testo scritto mentre tornava a casa, ha deciso di partecipare all'esecuzione "per assicurarsi che gli ultimi respiri di mio padre siano stati fatti in pace", Ha dichiarato che la pena di morte è disumana, affermando che questa convinzione è divenuta ancora più evidente dopo l’esecuzione del padre. Le persone che commettono crimini capitali dovrebbero essere in prigione, "non legate a un tavolo alla mercé di un altro uomo". Tuttavia, ha scritto, "è stato bello vedere mio padre un'ultima volta, perché è amato e molti nel braccio della morte lo sono!!!".
Tuttavia, per molti parenti di condannati a morte, vedere il loro caro prima dell'esecuzione può risultare proibitivo. La visita di Emily a dicembre era stata organizzata dal Death Penalty Action, che sostiene i familiari dei condannati morte, e dal consigliere spirituale di Eizember, il Rev. Dr. Jeff Hood. Eizember aveva detto chiaramente a Hood che riconciliarsi con i suoi figli avrebbe potuto dargli sollievo. Eizember covava in sé molta rabbia, che a volte sfogava contro i suoi stessi sostenitori e contro i suoi cari. Eizember però svolgeva anche un ruolo importante nella comunità dei condannati a morte: secondo Sue Hosch, coordinatrice dell'Oklahoma per Death Penalty Action. "Quando arrivano nuove persone, lui è uno di quelli che li aiuta a sistemarsi"
Nei giorni precedenti l'esecuzione il Reverendo Jeff Hood, consigliere spirituale di Eizember, ha dovuto far causa al Dipartimento di Correzione dell'Oklahoma per poter svolgere il suo ruolo di consigliere spirituale. Secondo il protocollo di esecuzione dello Stato, i consiglieri spirituali sono autorizzati a stare all'interno della camera di esecuzione per accompagnare i condannati. Ma all'inizio di gennaio, il Dipartimento aveva cercato di impedire l’ingresso a Hood, ritenendolo una minaccia per la sicurezza. Alla vigilia dell'esecuzione, il Dipartimento ha fatto marcia indietro. Ma la vittoria è stata agrodolce. "Mi sento bene", mi ha detto Hood. “Ma poi penso: 'Ok, fantastico. Devi guardare qualcuno morire' ”.
"Credo che tutti coloro che hanno assistito a quell'esecuzione rimarranno traumatizzati", ha detto Hood. "È inutile. Scott non era una minaccia per nessuno". L'esecuzione lo ha lasciato alle prese con un senso di complicità, di essere diventato parte del sistema che voleva smantellare.
Tra i molti traumi nascosti della pena di morte c'è la corsa alle cause legali che precede immediatamente un'esecuzione. Sebbene sia possibile indurre un tribunale a risparmiare la vita di una persona, spesso le sospensioni vengono concesse all'ultimo minuto, per poi essere revocate poco dopo, trascinando i condannati e le loro famiglie in un ciclo di terrore, speranza e disperazione. In diverse occasioni, i condannati sono rimasti sulla barella per ore mentre si risolvevano le controversie, un particolare tipo di tortura che spaventa le persone nel braccio della morte quasi quanto un'esecuzione mal riuscita.
Non essendoci altre richieste legali da parte di tribunali statali o federali, Eizember sembrava in grado di evitare questo caos. Ma una settimana prima dell'esecuzione, un cappellano del carcere lo ha informato che la sua richiesta di farsi accompagnare da Hood all'interno della camera di esecuzione era stata respinta per motivi di sicurezza. Hood era al telefono con Eizember in quel momento e ha sentito tutto. Agitato, Hood ha chiamato l'avvocato v Gregory Gardner, un veterano della difesa nelle controversie per reati punibili con la pena capitale.
Gardner ha discusso le richieste di libertà religiosa per conto di altre persone nel braccio della morte. A lui è sembrato subito chiaro che l'Oklahoma stava violando i diritti costituzionali di Hood e di Eizember. Lo Stato aveva modificato le sue linee guida per le esecuzioni dopo che la Corte Suprema degli Stati Uniti si era schierata a favore di un condannato in Alabama che aveva richiesto la presenza del suo consigliere spirituale nella camera dell'esecuzione nel 2021. Con un'altezza di 1 metro e 70 centimetri, Hood non poteva certo rappresentare un pericoloso rischio per la sicurezza all'interno di una camera di esecuzione piena di guardie; il vero problema era che Hood era un attivista contro la pena di morte.
Gli avvocati di Eizember hanno intentato una causa contro il Dipartimento di Correzione dell'Oklahoma, accusando i funzionari della prigione di aver violato il Primo Emendamento e altre leggi fondamentali sulla religione. In risposta, il portavoce del dipartimento Josh Ward ha accusato Hood di aver mancato di rispetto alle vittime di Eizember e alla solennità dell'esecuzione. I parenti dei Cantrell non erano tuttavia a conoscenza della controversia; quando ne sono stati informati dalla stampa, hanno dichiarato per bocca della nipote dei Cantrell, Melton, che non avrebbero avuto alcun fastidio se il consigliere spirituale di Eizember fosse stato presente, sebbene non fosse decisione che spettava a loro.
Dopo una serie di trattative tra Gardner e l'avvocato generale dell'Oklahoma, la questione è stata risolta. Hood ha potuto presenziare con l’impegno di recitare le sue preghiere a bassa voce e a non toccare Eizember o "disturbare, ritardare o impedire l'esecuzione". Se avesse violato l'accordo, sarebbe stato bandito per sempre dalle prigioni dell'Oklahoma. Dal punto di vista legale è stata una vittoria, ha detto Gardner, anche se si fa fatica a definirla tale. Ma l’aspetto più importante della causa, oltre a ribadire i diritti di tutti coloro che rischiano l'esecuzione in Oklahoma, è che dopo vent'anni di notizie dettagliate sui crimini di Eizember si è dato finalmente spazio al suo desiderio di essere accompagnato dal suo consigliere spirituale nell'ora della morte. (Pupa)
3) AMBER MCLAUGHLIN MESSA A MORTE IL 3 GENNAIO IN MISSOURI
Rea di un omicidio commesso 20 anni orsono e completamente pentita Amber McLaughlin è stata messa a morte in Missouri il terzo giorno dell’anno. Il governatore Mike Parson si è altezzosamente rifiutato di concedere la grazia alla condannata.
Il Missouri martedì 3 gennaio ha giustiziato con una iniezione letale Amber McLaughlin una persona apertamente transgender che aveva chiesto clemenza al governatore.
Il Dipartimento di Correzione del Missouri ha comunicato: “La McLaughlin è stata dichiarata morta alle 18:51”.
“Mi dispiace per quello che ho fatto”, aveva scritto la McLaughlin nella sua ultima dichiarazione diffusa dal dipartimento carcerario. “Sono una persona affettuosa e premurosa”.
Le esecuzioni di donne negli Stati Uniti sono rare. Prima di Amber McLaughlin, solo 17 donne sono state messe a morte dal 1976, anno in cui la Corte Suprema ripristinò la pena capitale negli Stati Uniti.
Amber McLaughlin e i suoi avvocati avevano invano chiesto clemenza al governatore repubblicano Mike Parson, domandandogli di commutare la condanna a morte.
Oltre al fatto che la giuria non era stata unanime nell’infliggere la pena di morte, la McLaughlin mostrava di avere un vero rimorso.
Ma Mike Parson aveva detto che l'esecuzione sarebbe andata avanti come previsto: “La famiglia e i cari della vittima, Beverly Guenther, meritano pace”, si legge nel comunicato del governatore. “Lo Stato del Missouri eseguirà la sentenza su Amber McLaughlin e farà giustizia”.
La McLaughlin era detenuta presso il Potosi Correctional Center vicino a St. Louis, che ospita detenuti maschi.
Amber McLaughlin è stata condannata a morte per l'omicidio di Beverly Guenther avvenuto nel novembre 2003.
I due avevano avuto una relazione, ma erano separati al momento dell’omicidio. Guenther aveva ottenuto un ordine di protezione nei confronti della McLaughlin che gli aveva svaligiato la casa.
Secondo i documenti del tribunale diverse settimane dopo, quando l'ordine era già in vigore, la McLaughlin aveva aspettato Guenther fuori dal posto di lavoro, lo aveva ripetutamente pugnalato e violentato.
Una giuria condannò la McLaughlin per omicidio di primo grado, stupro e crimine a mano armata. Tuttavia al momento della sentenza la giuria si trovò in una situazione di stallo.
Oltre alle incertezza della giuria, gli avvocati della McLaughlin avevano sottolineato i suoi problemi di salute mentale e una storia di traumi infantili. Nella petizione si ricorda che la McLaughlin è stata “costantemente trovata con disabilità intellettuale borderline” e “universalmente diagnosticata con danni cerebrali e sindrome alcolica fetale”.
Questo è uno dei motivi per cui gli avvocati della McLaughlin avevano detto che Parson avrebbe dovuto concederle clemenza.
La McLaughlin è stata “abbandonata” dalla madre e affidata al sistema di assistenza sociale, e una volta le sono state “buttate delle feci in faccia”, si ricorda nella petizione.
In seguito ha subito altri abusi e traumi, tra cui quello di essere stata colpita dal padre adottivo, e ha lottato contro la depressione che l'ha portata a “tentare più volte il suicidio”.
Al processo della McLaughlin, la giuria non ha ascoltato la testimonianza di esperti sul suo stato mentale al momento dell'omicidio di Guenther. Secondo i suoi avvocati, tale testimonianza avrebbe potuto far pendere l'ago della bilancia verso una condanna all'ergastolo, sostenendo i fattori attenuanti citati dalla difesa e confutando l'affermazione dell'accusa secondo cui la McLaughlin avrebbe agito con depravazione - ovvero che le sue azioni sarebbero state particolarmente brutali o "volutamente vili" - l'unico fattore aggravante che la giuria ha riscontrato.
Nel 2016 un giudice federale aveva annullato la condanna a morte della McLaughlin per inefficacia della difesa, citando la mancata presentazione da parte dei suoi legali della testimonianza degli esperti. Questa decisione, tuttavia, è stata successivamente revocata dalla Corte d'Appello dell'Ottavo Circuito.
Giustiziare la McLaughlin “metterebbe in evidenza tutti i difetti del sistema giudiziario e sarebbe una grave ingiustizia a diversi livelli”, aveva in precedenza dichiarato alla CNN l'avvocato difensore Komp.
4) GIUSTIZIATO IN TEXAS ROBERT FRATTA CHE FECE UCCIDERE SUA MOGLIE 30 ANNI FA
Il 10 gennaio sono cominciate in Texas le esecuzioni capitali del 2023 con l’uccisione dell’ex poliziotto Robert Fratta, condannato a morte per aver fatto ammazzare la moglie nel 1994. Sono già state programmate altre 8 esecuzioni nello stato americano che usa più intensamente la pena capitale.
Robert Fratta
Un ex agente di polizia di Houston è stato giustiziato martedì 10 gennaio per aver commissionato a due persone di uccidere la moglie, quasi 30 anni fa, nel mezzo di una controversa battaglia legale per il divorzio e l’affidamento dei figli.
Robert Fratta, di 65 anni, ha ricevuto un'iniezione letale nel penitenziario statale di Huntsville per l'uccisione di sua moglie Farah di 33 anni nel novembre 1994. È stato dichiarato morto alle 19:49, 24 minuti dopo che la dose letale del potente sedativo pentobarbital ha cominciato a fluire nelle sue braccia.
Per circa tre minuti prima dell'inizio dell’esecuzione, il consigliere spirituale di Fratta, Barry Brown, ha pregato su Fratta, che era legato alla barella nella camera della morte con aghi endovenosi inseriti in ciascun braccio.
Brown, con il suo libro di preghiere sul cuscino accanto alla testa di Fratta e la mano destra appoggiata sulla mano destra di Fratta, ha chiesto preghiere per “i cuori che sono stati spezzati ... per le persone che hanno sofferto e per coloro che soffriranno nei giorni a venire”. Ha chiesto a Dio di “essere misericordioso con Bobby.”
Alla domanda del direttore se avesse una dichiarazione finale, Fratta ha risposto: “No”.
Brown ha ripreso a pregare quando è iniziata l’iniezione dei farmaci letali e Fratta, con gli occhi chiusi, ha respirato profondamente e poi ha russato sonoramente sei volte. Poi tutti i movimenti si sono fermati.
I pubblici ministeri affermano che Fratta organizzò il complotto dell'omicidio su commissione, nel quale un intermediario, Joseph Prystash, assunse il tiratore, Howard Guidry.
Farah Fratta fu colpita due volte alla testa nel garage di casa sua nel sobborgo di Atascocita a Houston. Robert Fratta, che era un ufficiale di pubblica sicurezza per Missouri City, aveva a lungo affermato di essere innocente.
L’esecuzione della condanna è stata ritardata di poco più di un'ora in attesa del rigetto dell'ultimo di una serie di appelli.
Gli avvocati di Fratta hanno sostenuto senza successo che i Pubblici Ministeri avevano nascosto le prove che una testimone del processo era stata ipnotizzata dagli investigatori, portandola a cambiare la sua versione iniziale in cui ricordava di aver visto, sulla scena del delitto, due uomini e un autista in fuga.
I pubblici ministeri hanno sostenuto che l'ipnosi non ha prodotto nuove informazioni e nessuna nuova identificazione. Avevano anche detto che Fratta aveva ripetutamente espresso il desiderio di vedere sua moglie morta e aveva chiesto a diversi conoscenti se conoscessero qualcuno che l'avrebbe uccisa, dicendo a un amico: "La ucciderò e farò il mio tempo e quando uscirò, avrò i miei figli", secondo i documenti del tribunale.
Anche Prystash e Guidry furano condannati a morte per l'omicidio.
Fratta è stato uno dei 4 detenuti nel braccio della morte del Texas, che chiesero di impedire che il sistema carcerario statale utilizzasse quelli che sostengono essere farmaci per l’esecuzione scaduti e pericolosi. Anche quella causa è fallita.
La Corte Suprema e i tribunali di primo grado avevano precedentemente respinto i ricorsi degli avvocati di Fratta, che cercavano di esaminare le accuse, sostenendo che per condannarlo erano state utilizzate prove insufficienti e istruzioni della giuria errate. I suoi avvocati avevano anche sostenuto senza successo che un giurato non fu imparziale nel suo caso, e che le prove balistiche non lo collegavano all'arma del delitto.
In ultimo si è saputo che il Texas Board of Pardons and Paroles ha rifiutato all'unanimità di commutare la condanna a morte di Fratta in una pena minore o di concedere una sospensione di 60 giorni dell’esecuzione.
Robert Fratta fu condannato a morte una prima volta nel 1996, ma la sua condanna fu annullata da un giudice federale che stabilì che le confessioni dei suoi complici non avrebbero dovuto essere ammesse come prova. Nella stessa sentenza, il giudice scrisse però che “le prove processuali hanno mostrato un Fratta egoista, misogino e vile, con un forte desiderio di uccidere sua moglie”.
Fratta fu processato di nuovo nel 2009 e condannato a morte.
Andy Kahan, direttore del Crime Stoppers di Houston, ha affermato che il padre di Farah Fratta, Lex Baquer, morto nel 2018, ha dovuto allevare con sua moglie i 3 figli di Robert e Farah Fratta.
Andy Kahan, il figlio di Fratta, Bradley Baquer, e il fratello di Farah, Zain Baquer, erano tra i testimoni che hanno assistito all’esecuzione. Fratta non li ha riconosciuti né guardati mentre essi erano in piedi davanti alla finestra che dava sulla camera della morte.
“Robert si comportò da codardo nel 1994, quando organizzò l'omicidio su commissione della sua ex moglie”, ha detto Kahan dopo l'esecuzione. “E più di 28 anni dopo, stasera, è stato ancora un codardo. Quando gli è stata offerta l'opportunità di tendere almeno un ramoscello d'ulivo a suo figlio che, egli sapeva, stava guardando.
“E ha ancora scelto il congedo del codardo. Avrebbe potuto dire: “Mi dispiace.”
Fratta è stato il primo detenuto messo a morte quest'anno in Texas e il 579º in totale da quando lo stato ha riattivato la pena capitale il 7 dicembre 1982.
È stato il sessantunesimo detenuto messo a morte da quando Greg Abbott è diventato governatore del Texas nel 2015. Sono previste altre otto esecuzioni in Texas entro la fine dell'anno.
Fratta è il secondo condannato messo a morte quest'anno negli Stati Uniti e il 1.560° in totale, da quando la nazione ha ripreso le esecuzioni il 17 gennaio 1977. (Anna Maria)
5) ATLANTE DELLA PENA DI MORTE NEL MONDO
Paesi mantenitori della pena di morte in Rosso
Paesi abolizionisti per tutti i reati in Blu
Paesi abolizionisti per i crimini ordinari in Avana
Paesi abolizionisti in pratica in Verde